Come promesso nel mio precedente articolo in cui annunciavo l’evento degli Amaroni a Coppie di San Briccio, ecco le mie impressioni di questa mitica degustazione fatta in una caldissima giornata di inizio settembre. Nella splendida cornice di Villa Verit?-Fraccaroli a Lavagno (VR), si ? svolta questa splendida verticale di Amaroni prodotti da quattro aziende di San Briccio, in annate che partivano dal 2004 per arrivare al 1997. San Briccio, paese posto nella Valle di Mezzane, fa parte di quella zona vinicola detta, con una bruttissima parola “Valpolicella Allargata”. Per spiegare questa brutta parola torniamo alla recente storia della Valpolicella e del suo vino pi? famoso: l’Amarone, per l’appunto. Tanto si ? discusso sulla nascita dell’Amarone, soprattutto a livello di date, visto che ormai ? assodato che ? nato da un’evoluzione di quello che ? sempre stato (e sempre sar? per molti appassionati, tra cui il sottoscritto) il Re dei Vini della Valpolcella, Sua Maest? il Recioto, ovvero il vino dolce ottenuto vinificando le uve rosse appassite tipiche della Valpolicella, dolcezza ottenuta bloccandone la fermentazione per ottenere un buon residuo zuccherino: dolcezza che, completando la fermentazione ed esaurendo tutti gli zuccheri, sparir? e come risultato otterremo l’Amarone. Solo che il “Recioto Evoluto”, nominato in un editto del ‘700 citato dal padrone di casa, Sig. Fraccaroli, ha s? storia antica, ma solo recente notoriet?: si parla di Amarone, anzi, di Recioto tipo Amarone, solo dai primi anni ‘60, e il successivo successo di pubblico degli ultimi anni, ne ha fatto diventare uno dei quattro vini pi? famosi dell’Italia enologica, assieme alle tre B, ovvero Barbaresco, Barolo e Brunello. Tale successo, per motivi, diciamo “politici”, ha “costretto” ad allargare, megli anni ‘90, la zona di produzione della Valpolicella e dell’Amarone anche alle valli all’Est della zona storica o Classica: la Valpantena e le valli di Mezzane ed Illasi. Qui le uve tipiche della Valpolicella sono da sempre coltivate, ma il bello ? che quella che doveva essere solo una “zona politica”, alla fine si ? rivelata una vera e propria miniera di Cru ed ottime piccole cantine: da Cenerentola la Zona Est (ormai guai a chiamarla Allargata, vi guarderanno male come quando date dello Spumante al Franciacorta..) ormai esprime dei veri e propri riferimenti nel campo degli Amaroni. Le caratteristiche marne e rocce basaltiche della Zona Est, assieme alla pratica di tecniche di coltivazione viticole diverse dalla classica Pergola Veronese, stanno esprimendo riferimenti assoluti nel campo dell’Amarone. Due di questi riferimenti li abbiamo degutati ad Amarone a Coppie, e senza dubbio alcuno sia Roccolo Grassi che la Tenuta Sant’Antonio (il sito) lo sono diventati, e nonostante siano di storia recente, nella realt? sono le nuove forze di due aziende storiche della zona. Poi erano in degustazione l’azienda Grotta del Ninfeo (il sito), altra storica azienda, che per? si ? affacciata nel mondo dell’Amarone solo da poco, ovvero il primo millesimo in commercio ? stato il 2002, e infine Ernesto Ruffo (il sito), che si definisce l’Artigiano del Vino, ma qualcuno pi? che un’ artigiano lo ha paragonato ad un artista del calibro di Benvenuto Cellini, comunque un viticoltore per passione. Veniamo alla fredda cronaca delle mie brevi impressioni di degustazione:
Amarone della Valpolicella DOC 2004 Grotta del Ninfeo Al naso principalmente la marasca e varie spezie come pepe verde e cannella, e anche una leggera liquirizia. Discreta acidit?, tannini rotondi ma non molto lungo, manca in bocca quanto promesso al naso, ma si presenta comunque elegante e beverino. Essendo giovane ? ancora slegato, ma rispetto alle precedenti degustazioni di qualche mese f?, col tempo ? migliorato e ancora migliorer?.
Amarone della Valpolicella DOC 2003 Roccolo Grassi Al naso ciliegia matura, speziatura, tabacco e mineralit?.In bocca buona acidit?, la mineralit? si ripresenta, buona alcolicit?, e alcune aromaticit? da legno un pelo invadenti per i miei gusti, ma che a molti risultaranno perfette. Da un annata difficile come il ‘03 si viene colpiti dalla sua freschezza: allo stato attuale non ? Amarone da meditazione, ma pi? da abbinamento, e ci? sia considerato un complimento.
Amarone della Valpolicella DOC 2002 Grotta del Ninfeo Al naso sia marasca che ciliegia, spezie, pepe e leggero tabacco. Buona acidit? e mineralit?, liquirizia e alcol leggermente prevalente, ma rotondo e beverino. Nell’altra annata difficile degli anni 2000, la zona est ha comunque dato buoni risultati, ? questo il primo Amarone messo in commercio dall’Azienda.
Amarone della Valpolicella DOC 2001 Ernesto Ruffo Vinoso, ciliegia fresca, leggero tabacco e spezie come pepe bianco e chiodo di garofano, minerali. Buona acidit?, tannino elevato ma da uva e non da legno, vinoso anche in bocca e soprattutto buono e beverino e con ancora molta molta vita davanti, in cui non potr? che affinarsi e migliorare.
Amarone della Valpolicella DOC 2000 Campo dei Gigli Tenuta Sant’Antonio Minerale e quasi leggermente floreale e salino, mentolato e marasca. Buona acidit? e mineralit?, ancora fresco e addirittura leggermente slegato, nel senso che ? ancora fin troppo giovane.
Amarone della Valpolicella DOC 1999 Campo dei Gigli Tenuta Sant’Antonio Le caratteristiche del fratellino del 2000 le ritrovo tutte, ma ? leggermente pi? acido, minerale e tannico: in parole povere lo diresti addirittuta pi? giovane.
Amarone della Valpolicella DOC 1998 Roccolo Grassi Subito balsamico al naso, confettura di prugne, leggera speziatura, tabacco e liquirizia. In bocca buona acidit?, rotondo, tannini morbidi e non si sente quasi l’alcool, liquirizia e cacao e ottima bevibilit?: da meditazione.
Amarone della Valpolicella DOC 1997 Ernesto Ruffo Che spettacolo: al naso menta, china, agrumi canditi, erbe officinali. In bocca china, erbe officinali, rotondo, caldo e non dimostra affatto i suoi 17 gradi alcolici: ad ogni riassaggio spunta qualcosa di nuovo. Mai mi sarei aspettato una simile evoluzione, con sentori balsamici quasi da Barolo Chinato: il Ruffo ha detto che questo Amarone gli ? costato molto tempo, nel senso che lo ha dovuto affinare in botte e in vasca fino al 2004 per fargli perdere un residuo zuccherino che non voleva andarsene e finalmente imbottigliarlo! Per quanto mi riguarda su questo Amarone tarer? le mie papille per i futuri assaggi.
Quali sono le mie impressioni di Settembre? Che l’Amarone deve affinare, ancora affinare e solo affinare, alla faccia di quelli che i vini li vogliono giovani: la mia esperienza di Amaroni ? poca cosa, prima di questa verticale ero arrivato ad assaggiare il 2000 e in cantina ho un ‘98, e a sentire tutti i produttori presenti, l’Amarone ha un affinamento nel tempo diverso dagli altri grandi vini rossi: mediamente questi dopo anni raggiungono il loro apice, e subito dopo una costante decadenza, mentre l’Amarone il suo apice lo pu? mantenere per moltissimi anni, il problema rimane sempre il scoprire quando, ma lo imparer?. Per un commento agli Amaroni di San Briccio posso solo dire che sono lunghi, ovvero hanno bisogno di un lungo affinamento, sinonimo di lunga vita, vedi il caso del Campo dei Gigli, che infatti ? difficile da capire per chi non cerca la longevit? in un vino: ma lo stesso vale anche per gli altri. Quindi, cari amici, se comprate un Amarone, abbiate il coraggio di tenerlo in cantina, non ve ne pentirete e ringrazierete Dio Bacco. Max Pigiamino Perbellini
Eccezionali i report relativi alla giornata di ieri: 2677 visitatori unici e, particolarmente lette, le pagine dedicate al vino. Tutto questo ci ricompensa dei numerosi sforzi fatti pur partendo dalla piattaforma comune di myblog. Alcune precisazioni importanti! I comunicati stampa sono ben accetti, ma devono essere vagliati dal responsabile editoriale e in linea con contenuti food&beverage del foodwineblog. Non saranno pubblicati publiredazionali, comunicati commerciali, richieste di affiliazione, comunicati pubblicitari, politici, di contenuto contrario alla morale e buon costume. I comunicati dovranno essere formattati e corretti in Word. Ogni comunicato rester? in home per 18 ore e poi cancellato. Le campionature food&wine sono gradite e per essere valutate da Stefano Buso inviatemi una mail a mangiaeabbina@gmail.com. Idem per i banner e le pianificazioni pubblicitarie. Il vostro eventuale logolink sar? collocato in evidenza. Agli inserzionisti offriamo inoltre il nostro servizio Di_Logos, in pratica una sorta di report mensili che offrono dati relativi ai flussi del blog. Possiamo fornire gli elaborati in Excel (istogrammi, barre, torte, anello e pivot), su tabelle di MWord e Pdf GRATUITAMENTE! Ricordo agli attenti lettori che le rubriche di Stefano on line confermate per il 2008/09 sono Edamus Vinit.net, La Cucina che non c'? Tigulliovino, Assaporando Il Cronista del Vino e comunicazione e storia della cucina Taccuini Storici. Foto Vinit.net
E' online la prima versione - rigorosamente beta - di Chrome, il nuovo easy-browser di casa Google. Ne parla gi? tutto il web tecnologico da diversi giorni e a ragione considerata la semplicit? di utilizzo. Non mi perdo in dettagli tecnici vi dico soltanto che Chrome ? velocissimo, soprattutto con tutte quelle applicazioni web che utilizzano javascript (la console java di Chrome pare infatti sia ben 56 volte pi? veloce del compagno di casa microsoft).
Per conto mio la scelta di Google di realizzare un browser proprio ? vincente. Google acquisir? in breve tempo una posizione di rilievo nella battaglia tra i browser pi? utilizzati e se qualcuno dovr? subirne le conseguenze penso sar? pi? Internet Explorer di Firefox che per quanto bello e supportato da un'ampia community, resta ancora piccolissimo in termini numerici rispetto al gigante pasticcione di casa Microsoft.
Ma c'? un altro dato secondo me che ha spinto Google ad entrare da protagonista nel campo dei browser. Stanno spuntando come funghi, nell'ultimo periodo, sistemi per bloccare la pubblicit? sui siti internet: dai vari blocker alle nuove funzioni di navigazione di Internet Explorer 8. Si tratta per il momento di un impatto insignificante per il complesso del mercato pubblicitario ma se tali browser o sistemi dovessero prendere piede credo che dovremmo prepararci ad un totale ridimensionamento dell'offerta di contenuti che nel bene e nel male ? per il momento ancora inscindibilmente legata al traffico e quindi agli introiti pubblicitari.
Ora, siccome google conta molto sul mercato pubblicitario per la propria crescita economica immagino non metter? particolari barriere - se non quelle ottime gi? previste contro pop ups, pop under et similia - alla pubblicit? online.
Neanche a dirlo, da editore di contenuti gratuiti sono totalmente contrario ad ogni forma di restrizione della pubblicit? online eccetto verso quelle forme molto invasive e fastidiose che io stesso detesto e blocco in ogni modo. Credo fermamente che se il web deve e vuole restare sostanzialmente gratuito, dall'altra parte (chi legge) non possa pretendere la completa assenza di forme di monetizzazione da parte degli editori, certo, trasparenti e separate dai contenuti. Al contrario, sarebbe un po' come volere la botte piena e la moglie ubriaca.
Quello che c'? da augurarsi ? che la qualit? pubblicitaria si alzi sempre pi?, sia sempre pi? contestualizzata, sartoriale, diretta esclusivamente a coloro che effettivamente sono interessati a riceverla e in questa direzione stanno andando tutti coloro che online lavorano anche per offrire una pubblicit? che sia sempre pi? informativa ed utile e non invasiva per il lettore.
Quanto allo scontro tra titani che l'introduzione di Chrome mette inevitabilmente in moto (chrome parte da zero ma a lanciarlo ? il brand numero uno del mondo, Google) penso che da sempre la gente ama i confronti e le sfide. Non credo che ci ritroveremo un unico browser definitivo, sia esso Chrome, Firefox o Internet Explorer, credo piuttosto che lo scontro attuale tra Internet Explorer e Firefox si sposter? forse tra Firefox e Chrome (preferibile) o muter? (probabile) in un nuovo scontro a tre, dove Chrome rischier? per? di passare rapidamente al posto scomodo del "monopolista", oggi rivestito da Internet Explorer.
Bisogna vedere come Google riuscir? nel tempo a mantener fede al suo motto don't be evil: il successo a volte fa scordare i punti cardine sui quali si era cominciato il lavoro. Staremo a vedere, sicuramente sar? entusiasmante assistere in prima fila ai capovolgimenti con i quali stiamo scrivendo la storia del web.
Senza trucco ? un documentario che parla di vino...anzi no, un documentario che parla di donne. Ed ? proprio questo che mi intrigava di pi?. Quattro donne del vino, quattro momenti della della vita del vino. Elisabetta Foradori (non nascondo un debole per i vini di questa donna..), Arianna Occhipinti, Nicoletta Bocca, Dora Forsini raccontate da una donna, Giulia Graglia filmaker appassionata di enogastronomia. I tempi sono dettati dalla natura e dal suo evolversi, dalla semina, alla potatura fino ad arrivare alla vendemmia. Storie di donne che il vino lo vedono in modo un po' diverso e vogliono trasmetterlo in modo diverso, fuori dagli schemi preconfezionati e magari, perch? no...mettendoci quell'amore materno e passionale che solo una donna pu? trasmettere. Senza trucco forse parla pi? alle donne che delle donne del vino, ma che comunque offre un punto di vista interessante anche agli uomini. Da vedere...!!!
Invitiamo tutti gli editori, gli inserzionisti e le agenzie media a partecipare a Terroir Vino, la quarta edizione del meeting nazionale organizzato da TigullioVino.it, momento d'incontro tra operatori e appassionati del vino e mondo della comunicazione online nel settore wine & food. L'appuntamento ? per luned? 16 giugno a Palazzo Ducale a Genova e in tale occasione VinoClic avr? un proprio spazio espositivo tramite il quale sar? possibile approfondire le attivit? del network. Chiunque desiderasse fissare un appuntamento tra le ore 11.00 e le ore 22.00 di luned? 16 giugno, potr? farlo scrivendo a : info@vinoclic.it o telefonando al 347 2119450.
You're standing in front of a wine list. Barbaresco, Barolo, Brunello?all those B's swimming together. Someone at the table asks what the difference is between DOC and DOCG, and you realize you're not entirely sure yourself. Or maybe you are sure, but explaining it without sounding like you're reading from a textbook is another matter entirely.
I've spent forty years navigating Italian wine in America, and I still find myself circling back to these fundamentals. Not because they're complicated?they're not, really?but because understanding them changes how you see the entire Italian wine landscape. It's like learning to read the grain in a piece of wood before you start carving.
The Architecture of Italian Wine
Think of it as a pyramid, if you must have a structure. At the base, generic wines?what we used to call table wines before that term fell out of favor. Then IGT/IGP, wines with geographic indication but breathing room in the regulations. And at the top, DOC and DOCG.
But here's what matters about IGT, which was initiated in 1992: there are 119 of them, and some of Italy's most expensive and sought-after wines have carried this designation. The Super Tuscans that rewrote the rules in the 1970s and 80s started as vino da tavola, before there was even an IGT classification ?wines like Sassicaia (now Bolgheri Sassicaia DOC) and Ornellina (now Bolgheri DOC) that planted Cabernet in Tuscany when that was heretical. These producers deliberately chose to work outside the DOC system because they didn't want to be bound by regulations that prohibited what they were trying to do. IGT was created later, in part to accommodate these wines. IGT doesn't mean inferior. It means different choices.
Interestingly, Piedmont?despite having 60 denominations?has zero IGT wines. The region has structured its entire quality wine production within the DOC and DOCG framework.
Currently, Italy has 410 quality wine denominations. That's 78 DOCGs and 332 DOCs. Both are technically the same level under EU law?DOP, Denominazione di Origine Protetta?but Italy maintains the distinction because DOCG is meant to represent the pinnacle. The guarantee.
What makes a DOCG? It has to have been a DOC for at least ten years first. The wines must pass tasting panels. The rules are stricter?specific grape varieties, precise production areas, aging requirements. When you see that numbered band wrapped around the neck of a bottle, you're looking at Italy's way of saying this wine matters. This place matters.
Where the Wines Come From
Piemonte dominates the count with 60 total denominations?19 of them DOCGs. Barolo, Barbaresco, Gavi, Nizza. Names that mean something when you put them on a wine list. Toscana follows with 52, including Brunello di Montalcino and Chianti Classico. Veneto brings 43 to the table, among them Amarone della Valpolicella and the various Prosecco designations.
But the distribution tells you something about Italian wine politics and history. Piemonte and Veneto have the most DOCGs?19 and 14 respectively. Meanwhile, Trentino-Alto Adige and Liguria have zero DOCGs but produce excellent DOC wines. Does that mean their wines are lesser? Not to anyone who's tasted a good Alto Adige Pinot Bianco or a Rossese di Dolceacqua.
Then there's the south. Puglia has 32 denominations but only 4 DOCGs. Sicilia? Just one DOCG?Cerasuolo di Vittoria?but 23 DOCs. The designation doesn't tell you everything about quality. It tells you about tradition, about how long a region has been navigating the bureaucracy, about political will and consortium organization.
The Original Four and What's Happened Since
In 1980, the first DOCGs were awarded. Brunello di Montalcino and Vino Nobile di Montepulciano from Tuscany. Barolo and Barbaresco from Piedmont. Two regions, four wines. Since then, in 45 years, only 74 more have been added.
That tells you something. Italy doesn't hand out DOCGs like participation trophies.
The most recent? Just five since 2011: Canelli, Nizza, Terre Alfieri, Terre Tollesi/Tullum, and Cir? Classico. That last one?Cir? Classico?just received EU recognition in July 2025. It's Calabria's first DOCG, a significant moment for southern Italian wine. The designation elevates what was previously Cir? Rosso Riserva DOC, made from at least 90% Gaglioppo in the historic communes of Cir? and Cir? Marina along the Ionian coast. Thirty-six months of aging required, minimum six in wood.
The application process started in 2019. Years of work by the Consorzio di Tutela Vini DOC Cir? e Melissa. Proving historical significance, demonstrating consistent quality, navigating layers of bureaucracy at both Italian and EU levels. When a new DOCG appears, it matters.
Beyond that, the real movement in recent years has been at the DOC level. Delle Venezie DOC and Riviera del Garda Classico DOC, both approved in 2017. These multi-regional DOCs?spanning Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige in the case of Delle Venezie?reflect how Italian wine law is adapting to market realities while still trying to respect terroir-based traditions. It's a slow evolution, and probably that's as it should be.
What This Means in Practice
When you're building a wine list or training staff or just trying to make sense of what you're tasting on a buying trip through Piemonte, this system gives you a framework. A DOC isn't automatically inferior to a DOCG. Some producers make outstanding DOC wines that drink circles around DOCGs from less talented winemakers. But the system does tell you something.
When someone orders a Barolo, you know it's Nebbiolo from specific hillsides, aged according to regulations that have been argued over and refined for decades. When they ask for Chianti Classico, you know it's at least 80% Sangiovese from the historic heart of the Chianti zone, not from the expanded areas that were added later.
Some denominations span multiple regions?Prosecco DOC covers parts of Veneto and Friuli-Venezia Giulia, Lugana DOC straddles Lombardia and Veneto. These inter-regional denominations remind us that great terroir doesn't always respect administrative boundaries drawn on maps in Rome.
Italy's wine classification system can seem Byzantine. In some ways it is. But it exists to protect tradition, ensure quality, give consumers confidence in what they're buying. You don't need to memorize all 410 denominations. But understanding the structure?knowing where to find the complete list when you need it?that serves you well. Every single day in this business.
There are a variety of ways to lose weight, some of them proven to be unhealthy and unscientific. The quest of losing fat to attain than awesome and appealing physique might not be easy and shouldn’t be made rapid, patience is key for such a quest to prevent possible health impediments.
Besides commonly known fat loss procedures, science is actively innovating new, simple and healthy ways of losing fat. Losing fat through the intake of healthy supplements is one scientifically proven way that has no side effects. Ultra-Omega Burn, as explained via Ultra Omega Burn Review is one good supplement known for faster and healthier fat loss. Besides supplements, there are other various healthy and scientific ways to lose fat.
Reducing Sugar and Starch Intake
Both these food types are a huge impediment to a lean appearance. They highly contribute to fat formation inside the body and so shouldn’t be taken in huge amounts during your meals. Starch is another name for carbohydrates and is a food type used to produce energy in your body. When that energy isn’t well-utilized, fat from the body doesn’t get used up and so continues to add up. Such food types should mostly be taken if you are an active person who works intensely on a daily basis. Either way, too much of both these food types is not healthy to your body.
Lowering carb intake also lowers the levels of insulin in the body. This prompts the kidneys to shed off more sodium and excess water from the body reducing unnecessary water weight and bloat.
Eating a Balanced Diet
For a nutritional and healthy diet, it should contain the three main food types, a fat source, a protein source, and a low-carb source. A meal containing all these components is considered to be balanced and is recommended to help in reducing fat in the body.
There are a variety of sites explaining the examples of foods falling under each category and which of the food is more nutritious. Make sure your meal is balanced for optimal nutritional balance in the body.
Regular Exercises
This is one of the oldest methods to lose weight. People adapted to this method because of its uniqueness and fun. Exercising is a method that has a significant influence on one’s physique. You should create a regular gym schedule that suits you. It’s not advisable to adapt to one’s mode of exercising because people have different energy levels. Instead, you can strive to match someone you admire exercising. This gives you morale, and after a short while, you’ll start noticing the change in your body. Hiring a fitness instructor is also another good alternative because of their expertise. They are fitness professionals who work conveniently with your schedule to help you attain the optimum results that you wouldn’t achieve on your own. They have the expertise to understand your fitness viability, something you maybe can’t notice by your own.…
Dopo circa un anno di attivit? su questo blog ci siamo spostati: il nostro nuovo corporate blog su cui seguire la nostra attivit? di marketing, comunicazione, PR si chiama VinoPR e lo potete vedere cliccando qui. Questo blog pertanto non verr? pi? aggiornato, ma rimarr? ancora per un po’ presente sempre su questo link.
Per chi ci segue via feed, consiglio vivamente di aggiornarsi al nuovo feed disponibile su VinoPR. Per il momento VinoPR ? scritto principalmente in lingua italiana, salvo alcune eccezioni come l’intervista che abbiamo fatto al Chief Exsecutive di Vinexpo circa l’apertura del corporate blog della fiera francese. Tuttavia, crediamo che in futuro passeremo a scrivere, con ogni probabilit?, solo in lingua inglese.
Inoltre, per chi ci ha aggiunto nel proprio blogroll, il nuovo link da linkare ? quello di VinoPR. Ne approfitto anche per segnalarvi il nuovo blog del nostro network di informazione sul vino: VinoGlocal (logo immagine precedente). Per ogni domanda, richiesta, … non esitate a contattarci, anche personalmente alla email fabio [at] vino24.tv.
Thai Airways celebra 65 anni di eleganza in volo con un esclusivo Amenity Kit firmato SIRIVANNAVARI
Thai Airways International, compagnia di bandiera della Thailandia e orgoglioso membro di Star Alliance, celebra con classe il proprio 65? anniversario, svelando un nuovo amenity kit in edizione limitata creato in collaborazione con SIRIVANNAVARI, l?iconico marchio fondato da Sua Altezza Reale la Principessa Sirivannavari Nariratana Rajakanya.
Una sinergia di rara raffinatezza, che fonde il savoir-faire sartoriale thailandese con l?eleganza del viaggio contemporaneo, offrendo ai passeggeri di Royal Silk Class non solo comfort ma anche un?autentica immersione nella cultura e nell?estetica del Paese del sorriso.
Un kit che racconta una storia
Disponibile a bordo dei voli internazionali su Milano, Parigi, Tokyo Narita e Shanghai, l?amenity kit si presenta in due versioni ispirate ai motivi batik della Thailandia meridionale, veri e propri intrecci cromatici che evocano artigianato, territorio e bellezza. Ogni dettaglio ? pensato per comunicare simbolicamente l?anima del Paese:
Fiore di Iris: emblema del brand SIRIVANNAVARI, rappresenta saggezza, fiducia e nobilt? d?animo.
Orchidea: icona di Thai Airways e fiore nazionale, simbolo di accoglienza, grazia ed eleganza.
Elefante: simbolo sacro della Thailandia, evocazione di forza, prosperit? e spiritualit?.
Accompagnate da mascherine da riposo coordinate, queste sofisticate pochette rappresentano un vero e proprio oggetto da collezione per i viaggiatori pi? esigenti.
Benessere a bordo, firmato SIRIVANNAVARI MAISON
L?esperienza si completa con una linea di prodotti esclusivi per la cura personale firmati SIRIVANNAVARI MAISON, che include:
crema mani idratante
balsamo labbra rigenerante
spray corpo delicatamente profumato
spazzolino in bamb? ecologico
dentifricio italiano Marvis, scelto per il suo tocco di lusso quotidiano
Un gesto che sottolinea l?attenzione di THAI ai dettagli, al benessere in volo e alla sostenibilit?.
Il futuro del viaggio, nel segno dell?eccellenza
Con oltre sei decenni di storia, Thai Airways continua a rappresentare un riferimento globale per l?ospitalit? orientale in alta quota. Oggi opera sette voli diretti settimanali da Milano Malpensa a Bangkok con aeromobili Boeing 787 Dreamliner di ultima generazione, offrendo coincidenze rapide verso le pi? affascinanti destinazioni del Sud-Est Asiatico: Vietnam, Malesia, Cambogia, Indonesia, Corea, Giappone, solo per citarne alcune.
Un viaggio con Thai Airways non ? mai solo uno spostamento, ma un rito elegante, un invito all?esplorazione e all?armonia.
Thai Airways International, membro di Star Alliance e compagnia aerea di bandiera della Thailandia, ? sinonimo di eccellenza nel settore dell?aviazione. Fondata nel 1960, THAI si impegna a fornire servizi di trasporto aereo di alta qualit?, puntando sull?innovazione continua e sull?attenzione meticolosa ai dettagli per soddisfare e superare le aspettative dei passeggeri. Con una flotta versatile che copre destinazioni in tutto il mondo, THAI si distingue per la sua capacit? di offrire un?esperienza di viaggio unica e conferma la sua posizione leader nei collegamenti tra l?Italia ed il Sud-Est Asiatico.?
Thai Airways International opera sette voli non-stop alla settimana dall?Italia alla Thailandia dall?aeroporto italiano di Milano Malpensa verso Bangkok, con aeromobili di ultimissima generazione?Boeing 787 Dreamliner?configurati in due classi di servizio, Economy Class e Royal Silk Class, consentendo ai passeggeri di proseguire con comode coincidenze verso numerose destinazioni in Asia tra cui Thailandia, Vietnam, Cambogia, Filippine, Birmania, Malesia, Indonesia, Corea e Giappone.??
The weak dollar has shown itself in the latest stats on wine sales. Here's the bad news from Winespiritsdaily.com: DOMESTIC WINES OVERWHELM IN JULY Growth of domestic wines overwhelmed imports in the four weeks to August 10, according to IRI data. Dollar sales of domestics grew 5.1%, while volume rose 2.8%. Meanwhile, imported wines declined -1.4% in value and a whopping -6% in volume. All table wines combined grew 3.6% in dollar sales and 1.2% in volume. Countries with a strong currency, and coincidentally more developed wine industry, seemed to...
The buffalos are coming back. The soccer moms in Escalades have upgraded to Teslas. And the crystal ball I peered into a decade ago sits on my desk, a little cloudier, a little wiser, mocking me gently as I thumb through that 2015 post about Italian wine regions to watch.
Ten years I wrote 5 Italian Wine Regions to Watch in 2015. Ten years - long enough to age a Barolo, to see a vineyard replanted reach maturity, to watch trends rise and fall like the tides at San Benedetto del Tronto. So what did I get right? What did I miss? And what does the murky sphere tell me now?
The Damage Report
Alto Piemonte - The Prophecy Fulfilled
I'll take a bow here. Boca, Gattinara, Ghemme, Sizzano ? these names that once drew blank stares from sommeliers are now spoken with reverence. Roberto Conterno's purchase of Nervi-Conterno wasn't just an investment; it was a coronation. The cult producers I mentioned ? Le Piane, Vallana, Monsecco, Ferrando ? they're harder to find now, more expensive, more sought after. This one I got right, and it feels good.
The wines still deliver what I loved then: transparency, terroir, affordability (relatively speaking), and that Nebbiolo character that doesn't need the Barolo price tag to prove itself. If anything, I understated it. Alto Piemonte didn't just arrive ? it conquered.
Lazio and Cesanese - The Slow Burn
Here's where humility sets in. Cesanese has gained ground, yes. Damiano Ciolli is still making beautiful wines, and the word is out among the cognoscenti. But did Lazio become the red wine destination I envisioned? Not quite. It remains an insider's game, a wine for those who seek rather than those who trend. Rome's food and wine culture has certainly evolved, but Cesanese hasn't stormed the gates the way I hoped.
Maybe I was early. Maybe I'm still right, just on a longer timeline. Or maybe some wines are meant to remain beautiful secrets, shared among friends over plates of rigatoni con la pajata rather than splashed across wine lists in Manhattan.
Sicily Beyond Etna - Leave the Gun, Take the Cannoli
Gaetano di Carlo's L? continues to prove that Sicily has more stories to tell than just Etna. Indigenous whites have found their audience, and the island's diversity remains compelling. But did non-Etna Sicily become the story I predicted? It's complicated. Etna itself became such a juggernaut that it overshadowed everything else on the island. The whites I championed are still there, still good, still reasonably priced. But the spotlight moved to the volcano, and everything else became supporting cast.
Chianti Rufina and Montespertoli - The Steady Hand
Selvapiana remains Selvapiana ? timeless, reliable, a wine that makes me feel smarter than I am. Sonnino continues its quirky excellence. These weren't dramatic predictions, and they didn't produce dramatic results. They're the tortoise in a world obsessed with hares. Sometimes being right means being steady, and I'll take it.
Abruzzo Trebbiano - Through a Lens Lightly
Trebbiano d'Abruzzo is still affordable, still clean, still perfect with grilled fish. It didn't become trendy. It didn't need to. Perhaps this was less prediction than affirmation ? a love letter to a wine that has always been there and always will be. The cult bottles (Valentini, Pepe) are now absurdly expensive, but the everyday expressions remain honest and true. Maybe that's victory enough.
Onward Through the Fog
So what does the crystal ball show now, in 2025? I see producers in unexpected places ? Campania's whites beyond Fiano, the volcanic soils of Lazio's Castelli Romani being taken seriously for red wine, the continued rise of Alpine wines from Alto Adige and Valle d'Aosta as climate change reshapes what's possible.
I see a world where "natural" has become less dogma and more integrated, where small importers continue to unearth treasures, where affordability becomes increasingly precious as global wine prices march upward.
But mostly I see what I've always seen: Italy's endless capacity to surprise, to reward curiosity, to offer joy to those willing to look beyond the obvious.
Time to dust off the crystal ball here in flyover country and see what the future has in store. Stay tuned.
Reduci dall?edizione 2014 di Sicilia en Primeur, svoltasi quest?anno nella suggestiva Isola di Vulcano e che ha portato anche a Tenuta di Fessina i pi? importanti giornalisti del mondo del vino, ecco i dieci motivi per cui amare la Sicilia. ?I 10 motivi perch? la Sicilia Mi piace: Che la Sicilia, un ?continente?, per le sue tante ?anime?, le sue storie antiche e la continua voglia di innovare, le realt? consolidate e quelle emergenti, dove vecchie e nuove generazioni ancora convivono, con tutti i suoi pregi e contraddizioni, sia una delle Regioni rampanti del vino italiano, i cui nettari sono sempre pi? apprezzati in tutto il mondo, ? ormai un fatto. Una nuova ed ultima conferma, ma solo in ordine di tempo perch? di certo altre ce ne saranno, ? arrivata quando, freschi di entusiasmo per il trionfo agli Oscar del capolavoro di Paolo Sorrentino ?La grande bellezza?, e dell?Italia in generale, WineNews ha pensato subito al vino italiano, al successo che ha nel mondo, e a quale fosse la sua ?grande bellezza?. E lo ha chiesto, di recente, alle firme pi? prestigiose della stampa enoica internazionale (da The Wine Advocate a Wine Enthusiast, da JancisRobinson.com a Master of Wine e famosi wine writer ?). Il risultato? La Sicilia ? una delle Regioni del vino italiano che, con Toscana e Piemonte, racconta meglio ?La grande bellezza? dell?Italia del vino. Ma non ? questo l?unico motivo, per cui quest?isola affascinante, complicata e divertente, mi piace.
1 ? Perch? guardando nel passato, vede sempre il suo futuro, in un ?laboratorio? di soggetti privati e pubblici, studiosi ed importanti universit?, in cui si riscoprono antichi vitigni e si fanno rinascere con successo interi territori. 2 ? Per la contaminazione che si riflette anche nei vini, tra autoctoni e internazionali che nel ?continente siciliano (con le sue isole)? si incontrano per la gioia di chi ama i grandi vini. 3 ? Per la stratificazione storica, dalla colonie greche all?abusivismo edilizio, passando per Bizantini, Arabi, Normanni, spagnoli, francesi ? 4 ? Perch? le ?grandi? cantine si alleano con le pi? piccole, grazie ad aziende ?pioniere? che hanno fatto e fanno ancora oggi da apripista a tante altre realt?, non solo del vino, diventate di eccellenza. 5 ? Per le tavolate con i prodotti che si prendono dal campo e si portano direttamente in tavola, preparati sul momento, dai pomodori ai capperi, dai pistacchi alle nocciole, ma anche per i ?trionfi? di crudit? e dolci siciliani. 7 ? Perch? vecchie e nuove generazioni fanno ancora le cose insieme, e i pi? anziani non si tirano mai indietro, ma anzi sostengono, le idee che partono da figli e nipoti (dall?attenzione alla sostenibilit? al mondo della rete, solo per fare un esempio). 8 ? Perch? c?? il feudo antico ma anche il resort pi? moderno, conservati, restaurati, in entrambi i casi alla base del rilancio, insieme a molto altro, della Sicilia come una delle mete turistiche pi? importanti al mondo. 9 ? Perch? ci sono il mare ed il vulcano, sintesi estrema delle tante anime di questo ?continente?, meglio ancora, dal punto di vista enologico, di quelle nuove, capaci in poco tempo di raggiungere un grande successo. 10 ? Perch? senza i suoi ?mali? che, purtroppo, l?affliggono non sarebbe la Sicilia che ?Mi piace? raccontare. (Credit Alessandro Regoli, direttore WineNews)
[English translation at the end of the document] Frescobaldi ci ha gentilmente inviato il suo bilancio 2007. Per l’azienda il 2007 e’ stato un anno di consolidamento, cioe’ di riorganizzazione aziendale dopo l’acquisizione (e la successiva vendita di un interesse di minoranza) di Tenute di Toscana (Luce della Vite e Castelgiocondo). Il 2007 ha fatto segnare un modesto incremento del fatturato e ha confermato i buoni margini. Le novita’ piu’ significative stanno avvenendo su altri fronti: l’azienda ha continuato nel suo sentiero di ristrutturazione attraverso la vendita di immobili, cui ha fatto da contr’altare un livello di investimenti molto significativo sia di tipo industriale (EUR11m nel 2007), che nel magazzino (EUR1.7m di maggiori prodotti finiti), presumibilmente come risultante dell’innalzamento del livello medio dei prodotti commercializzati. La prospettiva per il 2008 e’ purtroppo meno positiva e, come dice la relazione degli amministratori, il budget e’ stato rivisto al ribasso.
La Dalmazia costituisce una regione geografica del tutto particolare, in quanto rappresenta il connubio di numerosi elementi che in quest'area si intersecano in maniera mirabolante.
Il territorio dalmata ? caratterizzato da catene montuose importanti che si sviluppano in prossimit? dell'Adriatico e dalla estrema insularit? della costa, che arriva a superare il numero di mille isole. Il clima ? prettamente mediterraneo, la cui alternanza ? condizionata dai due venti che interessano i versanti delle isole e delle coste: lo "jug" (da sud) e la bora (da nord-est). I versanti delle isole, le cui orografie presentano quasi senza eccezioni rilievi collinari aspri, vengono diversificati nell'aspetto e nella flora, caratterizzandosi dall'essere brulli nelle zone esposte a bora e rigogliosamente verdi nelle parti esposte allo "jug" ed allo scirocco.
In Dalmazia assumono una piacevole peculiarit? anche gli aspetti antropici e culturali, essendoci una naturale presenza multietnica, legata alle passate dominazioni ed alla limitata vastit? del Mare Adriatico, da sempre attraversato da scambi commerciali e creativi, tanto da renderlo una realt? unica. Roma (a Salona ? nato l'imperatore Diocleziano), Costantinopoli, l'antica Grecia, Venezia, l'Austria, l'Ungheria, gli ottomani ed altri ancora, fondendosi con la cultura croata, hanno contribuito alla variet? culturale di questo bell'angolo di Europa. Una realt? perfettamente fotografata dallo scrittore Predrag Matvejevi? il quale, facendo paragoni tra i vari bacini del mondo, definiva gli oceani come mari delle distanze, il Mediterraneo come mare della vicinanza e l'Adriatico come mare dell'intimit?. Anche lo scrittore Fernand Braudel afferma che, per le sue caratteristiche, l'Adriatico riassume in se tutto il Mediterraneo.
Tutte queste vicissitudini hanno condizionato anche la viticoltura, rendendo oggi disponibili numerosissime cultivar viticole, alcune delle quali diffuse in una sola isola. Come accade per la variet? oggetto del mio post, la Bogdanu?a, coltivata nell'isola di Hvar (Lesina), in Dalmazia centrale.
Questo vitigno si caratterizza dall'avere racemi di dimensioni medio-piccole raramente alati, acini di buone dimensioni e dal colore tendente all'ambrato. La sua diffusione ? di fatto limitata alla sola isola di Hvar ed in particolare nelle localit? di Svir?e, Jelsa e Vrboska, i cui terreni sono caratterizzati dall'abbondanza di scheletro nella tessitura e da alte percentuali di ferro nella frazione argillosa. Tali caratteristiche, unite al clima caldo secco ed al sistema di allevamento ad alberello, costituiscono fattori che consentono l'ottenimento di prodotti dalla qualit? eccellente.
Il Bogdanu?a da me assaggiato ? quello prodotto dalla Vinarija Plan?i? (una delle primissime cantine private in Croazia), la cui sede ? situata nel territorio di Vrbanj. La vendemmia avviene a settembre inoltrato e la vinificazione si effettua in vasi di acciaio inox, dopo aver svolto una breve criomacerazione. Il prodotto che se ne ottiene va bevuto giovane, al fine di cogliere tutta la suadenza del vitigno.
Questo vino ? caratterizzato dall'avere un colore giallo paglierino con riflessi tendenti all'oro, profumo floreale che ricorda lievemente la fioritura del tiglio, un gusto armonico, sapido ed avvolgente che, nel finale, rivela una acidit? importante, tale da conferire una straordinaria freschezza al prodotto. Il moderato tasso alcolico (12% vol.) lo rende ideale per il consumo estivo.
Si abbina perfettamente con piatti a base di pesce e frutti di mare. Penso per? che il suo meglio lo possa esprimere con un buon piatto di scampi alla buzarra.
Il prezzo??? E' possibile trovarlo ad un costo di circa 8 euri in enoteca. un prezzo sicuramente onesto per un prodotto fantastico come il Bogdanu?a, dal nome cos? musicale che, tradotto in italiano, significa "dono del Signore".
Allora cosa dire??? Buona Salute a Tutti!!!! Pierluigi Salvatore.
NEL VIDEO: FILMATO PROMOZIONALE DELLA DALMAZIA. NELLE FOTO: VEDUTA DELLA CITTA' E DEL PORTO ANTICO DI SPALATO, AREA ARCHEOLOGICA DI SALONA (SOLIN), VIGNETO A HVAR, BOTTIGLIA DI BOGDANU?A PLAN?I?. maptalks_motif={"background":"#f7f0e9","top_background":"#c5b4b9","top_text_color":"#a3234e","comment_background":"#f5e4e9","text_color":"#632035","blurred_text_color":"#632035","anchor_color":"#bf277e","border_color":"#ab8d9c","separators_color":"#ebbdcc"};maptalks_widget={"api":{"apiKey":"UxA8aXamtD9NgD6y47ZCYVancrFq0Wf5","type":"post","version":"0.1","id":"726","features":{"photos_box":"on","linked_resource":"on","comments_brief":"on","comments":"on"}},"iframe":{"width":"100%","height":"240px"}};
Si ¨ chiusa l’Expo 2015 di Milano, e con essa anche “Vino – A Taste of Italy”, il Padiglione del Vino realizzato dal Vinitaly.
Aristide – durante tutto il periodo della manifestazione – ha mantenuto un certo “silenzio radio” sulle polemiche, gli eventi, le perplessit e tutto l’ammasso (notevole) di comunicazione (auto-referenziale) generata dai questi 6, lunghi mesi di Expo.
Durante l’unica visita svoltasi lo scorso 2 luglio, ho avuto modo di visitare il Padiglione del Vino. Anzichİ raccontarvelo, lascio a voi farvi un’idea tramite un breve video che documenta una passeggiata all’interno dell’area dedicata alla degustazione dei vini:
Infine, come “servizio pubblico” ai lettori, provo a sintetizzare i risultati annunciati dagli organizzatori in una sola immagine:
Ecco il comunicato ufficiale rilasciato da Veronafiere, comprensibilmente enfatico nei toni:
Il bilancio di un?esperienza unica del Padiglione VINO ? A Taste of ITALYÂ
CONOSCENZA, CULTURA, FASCINO:
L?EREDIT DEL PRIMO PADIGLIONE DEDICATO AL VINO
NELLA STORIA DELL?ESPOSIZIONE UNIVERSALE SAR PORTATA NEL MONDO
 Fortemente voluto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e da Veronafiere-Vinitaly, ¨ stato visitato da piı di 2,1 milioni di persone, il 20% provenienti dall?estero, che sono state accolte sia lungo il percorso conoscitivo, sia degustativo da un team preparato e attento che ha contribuito a far vivere un?esperienza che rester nel bagaglio culturale e di emozioni di tutti i visitatori.
Ieri a Milano, presso l?Unicredit Pavilion, la consegna a Veronafiere-Vinitaly del Premio Class Expo Pavilion Heritage Awards per il migliore Padiglione di un Unico Prodotto Alimentare.
 Verona, 31 Ottobre 2015 –  L?obiettivo del Padiglione VINO A Taste of ITALY era quello di affascinare, coinvolgere, far portare con sİ un?emozione, un ricordo ed una suggestione legate alla conoscenza della cultura del vino italiano, dei territori nei quali viene prodotto, delle tradizioni di un paese che un tempo si chiamava Enotria, terra delle viti, del vino.
ÂĞAl termine di Expo possiamo dire di aver vinto la sfida ? sottolinea il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina -. Siamo la patria del Vino, con oltre 500 vitigni coltivati e con il primato di produzione riconquistato quest’anno. Con il Padiglione del Vino abbiamo mostrato al mondo la forza di questo settore, fatta di passione, storia e di una fortissima spinta all’innovazione. Un successo reso possibile da chi ha lavorato ogni giorno in questi sei mesi per rappresentare al meglio l’esperienza vitivinicola nazionaleÂğ.
ÂĞUn grande lavoro di squadra, un impegno gestito in tempi strettissimi dall?ideazione alla realizzazione sino alla gestione durante i sei mesi di Expo che solo un organizzatore fieristico di grande esperienza e di specifica competenza nel settore vinicolo poteva affrontare con successo ? dice il Presidente di Veronafiere, Maurizio Danese ?. L?Expo non finisce oggi per noi. Il Padiglione ¨ stato, grazie anche alle numerose delegazioni istituzionali e commerciali presenti, sia italiane che straniere, una straordinaria occasione di relazioni per la Fiera di Verona che pu² metterle a sistema a favore della propria attivit , delle aziende e associazioni di categoria dei settori nei quali operaÂğ.
ÂĞL?esperienza del Padiglione VINO A Taste of ITALY prosegue ? specifica il Direttore Generale, Giovanni Mantovani ?. A partire dal 50° Vinitaly, in programma a Verona dal 10 al 13 aprile prossimi, inizier un percorso lungo il quale porteremo la conoscenza, la cultura ed il fascino del vino italiano e dei suoi territori, che attraverso di esso abbiamo raccontato, direttamente all?attenzione di altri paesi interessati dalle iniziative del Vinitaly International o che ci faranno richiesta per eventi legati alla promozione del made in ItalyÂğ.
Fortemente voluto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e da Veronafiere-Vinitaly, il Padiglione VINO ? A Taste of ITALY, ¨ stato visitato da 2,1 milioni di persone, il 20% provenienti dall?estero, che sono state accolte sia lungo il percorso conoscitivo, sia degustativo nella Biblioteca del Vino ? Enoteca del Futuro da un team preparato e attento che ha contribuito a far vivere un?esperienza che rester nel bagaglio culturale e di emozioni di tutti i visitatori.
Piı di 3600 le etichette proposte per 150 mila bottiglie e circa 800 mila degustazioni tra Enoteca del Futuro ? Biblioteca del Vino, ?Vino is Aperitivo?, eventi, seminari, workshop, wine tasting e visite di delegazioni internazionali e della stampa. Sono state 2000 le aziende che hanno presentato i loro vini e piı di 500 gli eventi e i convegni promossi nelle Sale Convivium e Symposium.
Autorevoli partner del Padiglione VINO – A Taste of ITALY sono stati il Comitato Scientifico, presieduto da Riccardo Cotarella, con le iniziative ?Viaggio nell?Italia del Vino?, Gambero Rosso con i Tre Bicchieri, Civilt del Bere con ?Italian Wine is More?, Club Papillon con la ?Giostra dei Wine Bar?, Cronache di Gusto con ?La bellezza del vino? e ?I vini bussola?, Doctor Wine di Daniele Cernilli con ?Il giro d?Italia in 80 vini? e le degustazioni organizzate con AIS e ONAV.
Un successo sottolineato anche dal riconoscimento ricevuto ieri a Milano presso l?Unicredit Pavilion Premio Class Expo Pavilion Heritage Awards per il migliore Padiglione di un Unico Prodotto Alimentare.
A ritirare il Premio il Presidente di Veronafiere, Maurizio Danese, eletto il 27 ottobre scorso, il Presidente uscente, Ettore Riello, che ¨ stato ringraziato per il grande lavoro svolto, anche in vista dell?Expo, il Direttore Generale, Giovanni Mantovani, l?architetto Italo Rota, che ha curato l?allestimento del Padiglione e Riccardo Cotarella, presidente del Comitato scientifico.
Class Expo Pavilion Heritage Awards
I Class Expo Pavilion Heritage Awards sono stati dedicati ai padiglioni e ai cluster che meglio hanno saputo interpretare e comunicare il tema dell?esposizione universale, ?Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita?, lasciando cosĴ la migliore eredit , in termini di impatto, interesse, cambiamento delle abitudini di consumo e rispetto per quanto il pianeta produce.
Gli Awards sono stati ideati e organizzati da Class Editori, insieme con Laureate International Universities, il network di 80 universit in 29 Paesi cui fanno capo, a Milano, Domus Academy e NABA (Nuova Accademia di Belle Arti Milano). Advisor scientifici, l?Associazione mondiale degli Agronomi (WWA) e il Consiglio dell?Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali. IBM ha supportato l?iniziativa come Official Sponsor.
Di primissimo piano la giuria internazionale che ha assegnato i riconoscimenti, dopo aver valutato anche il lavoro di un?equipe di studenti di NABA e Domus frutto di un?accurata ricerca e confronto nel corso dei sei mesi di Expo 2015: Letizia Moratti, Romano Prodi, il Cardinale Tagle, Shenggen Fan, Maria Cruz Alvarez ed il Premio Nobel Eric Maskin.
"Generosa Barbera bevendola ci pare d'essere soli in mare sfidanti una bufera"
Incipit Carducciano d'obbligo per il Vino dei Blogger #10, organizzato questo mese da Via Freud 33. La Barbera ? un vino che fa parte del DNA di ogni Italiano, a prescindere dalla provenienza geografica. E' passata sulla tavola di tutti spesso contenuta in bizzarri recipienti: bottiglioni, fiaschi e fiaschetti; molto volentieri sfusa e versata in una brocca. Allungata con acqua, ferma o frizzante, ? stata anche "stuprata" in vari modi, a partire dallo scandalo del vino al metanolo fino ad arrivare a improbabili prodotti supermodernisti che con la Barbera come Dio comanda hanno ben poco a che fare. Come una fenice, ? sempre risorta dalle proprie ceneri; generosa com'?, si ? sempre accontentata di un ruolo da comprimaria -soprattutto in Langa- occupando particelle di vigneto un po' pi? sfigate, cedendo i sor? a Mr. Nebbiolo, salvo poi corrergli in soccorso laddove mostrava i propri limiti, vero mons? Gaja?
Amo questo vino, e lo amo nella sua forma pi? sincera, quando non vede legno, quando si sente il fruttino fresco, il bel floreale e l'acidit? ti spacca la mandibola, facendoti salivare come una fontana. Lo so, sono enoperverso, ma tant'?, ho trovato la Barbera nella sua espressione perfetta in quel di Agazzano (PC) ad Anni Luce dalla culla storica del vitigno, l'Astigiano. L'artefice di questo gioiellino enologico ? il Principe Gianlodovico Gonzaga, il vino ? Rocca Barbera 2004, l'azienda ? Le Torricelle. Un paio di ettari a Barbera e Croatina che, se solo in Italia si fosse un po' pi? lungimiranti, sarebbe classificato Gran Cru: un vero e proprio clos accanto la Rocca di Agazzano, viti vecchissime, terreno povero, esposizione a pieno sud e rese basse di natura. Completa il tutto la cantina scavata sotto la Rocca che ?, per definizione, LA cantina, come tutti se l'immaginano, e la passione di Ludovico -un vero Principe "contadino", uno che si spacca le mani sul serio sia in vigna che in cantina- per il suo lavoro, nonostante le difficolt? e i problemi di ogni giorno.
Il risultato ? questo vino che nel millesimo 2004 si esprime al suo meglio, a partire dal fantastico colore rosso porpora con bellissimi riflessi violacei, che la dice lunga su cosa ci aspetta nel bicchiere. Un naso vinoso, profumato di violetta, di prugna matura al punto giusto, elegante e delicato. In bocca un'acidit? che ? una goduria vera, un bel corpo pieno e tannini vellutati. Bevibilit? stupenda, apri la bottiglia e in un attimo ? gi? finita.
Prodotta in 2500 bottiglie e 200 magnum, se siete fortunati potete trovarne ancora qualcuna direttamente in cantina. Visita che comunque vi consiglio, anche per provare gli altri prodotti delle Torricelle, il Milione Rosso e il C? del Barigello, rispettivamente Gutturnio Superiore e Riserva e la Barbera Massaveggia.
Most drug addicts are isolated from the rest of the community because they are regarded as people who are living a lifestyle that they chose. What most us do not apprehend is that; drug addiction is a disease. Once you buy the idea that drug addiction is a disease, you will be able to help people who are facing this problem. We should all fight together to have a drug free society. In fact, addiction has made many families break, young kids, to get involved in socially unaccepted activities like thuggery and prostitution. That is why there are many drug rehab treatment facilities all over the world. These facilities are working hard to hell those people that are engulfed in this drug addiction menace. You are probably reading this post because you are the victim or you want to help someone you know. Actually, the first step towards healing this problem is by self-acceptance. We just want to let you know that you are on the right track and doing the right thing. Our guide will help you to find the best drug rehab treatment facilities within your locality. Keep reading in order to make the right selection.
Funding
Most of these facilities are private and you need to pay for the services that you will be offered. After conceiving your idea to go for a rehab, you should keep in mind the type of financial support you will need. Always inquire about the cost of service in each facility before making up your mind. Actually, several programs for drug rehabilitation accept the insurance. If you have a health insurance cover, consider shortlisting those facilities that accept the insurance. This will make your healing process very simple. At such a situation, you need maximum concentration and less stress since most people are willing to leave drug but they get back due to lack of funds. So make sure you choose a facility that accepts an insurance if you have one. And if you do not have once, there are facilities that offer cheap yet quality services.
Availability of a Drug Detox
For alcohol and opiate addicts, they are required to attend any detox program available. The right facilities for this kind of people are one that offers a detox program. Actually, for those who do not know what a detox means; it is a situation when your body is suffering from withdrawal. Withdrawal symptoms are normally due to lack of any drug in your body system. In most cases, alcohol addict suffers from seizures. It is, therefore, good for you to choose a treatment facility that embraces detox programs for a better healing process.
Aftercare
You need to focus on what happens after the rehab is finished. Statistics show that quite a good number of former addicts return to their past ways due to lack of aftercare services. If you are ready to do away with drug addiction, make sure you choose a drug rehab facility that monitors its patients even after the treatment is done. You can ascertain this by getting referrals from a friend and family members. After your recovery process, you surely need an aftercare program to keep you on track. And any facility offering this is a sure bet for a permanent …
Al Presidente della Commissione Europea - Bruxelles Al Parlamento Europeo ? Segreteria Comitato sulle Petizioni - Bruxelles Al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali - Roma
Appreso che: ? la Commissione Europea, nell?ambito degli interventi applicativi del Regolamento n. 479/2008, intende autorizzare la pratica del taglio dei vini da tavola bianchi e rossi; ? il Consorzio Tutela Vini Bardolino doc e il Consorzio Tutela Vini Garda Classico doc hanno espresso la loro contrariet? all?introduzione di tale pratica vinicola nell?ordinamento europeo (i disciplinari di produzioni delle denominazioni di origine controllata Bardolino e Garda Classico prevedono entrambi la tipologia Chiaretto, di colore rosato, ottenuta dalla tradizionale breve macerazione delle bucce: tale pratica, nell?area del lago di Garda, territorio di pertinenza dei due citati Consorzi di Tutela, ? documentata almeno sin dalla seconda met? dell?Ottocento);
ritenendo i sottoscritti che, qualora il Regolamento sulle pratiche enologiche consentisse la produzione e commercializzazione di vini di colore rosato ottenuti da miscele di vini bianchi e rossi ? verrebbe snaturata la tradizionale caratterizzazione dei vini rosati ? verrebbe potenzialmente indotta nei consumatori la percezione della tipologia del vino rosato come prodotto soggetto a manipolazioni industriali, in tutto simile a qualsiasi altra bevanda di fantasia, mettendo in tal modo a repentaglio i valori costruiti nella storia dalle comunit? locali delle aree di tradizionale produzione dei rosati ? verrebbe creato nocumento ai produttori di vini rosati tradizionali, introducendo una sleale concorrenza sul medesimo genere merceologico, in ragioni dei minori costi di produzione di vini rosati ottenuti da miscele
sottoscrivono la presente petizione allo scopo di chiedere ? al Presidente della Commissione Europea ? al Parlamento Europeo ? al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali di adoperarsi affinch? la pratica del coupage di vini bianchi e rossi non venga introdotta nella normativa europea e di attivarsi per la salvaguardia dei vini rosati prodotti secondo le pratiche tradizionali.
Primi firmatari:
Giorgio Tommasi Presidente Consorzio Tutela Vini Bardolino doc
Sante Bonomo Presidente Consorzio Tutela Vini Garda Classico doc
Il risotto mantecato alla cannella e parmigiano con ragù di maialino allo spiedo era mondiale, perfetto, da concorso e noi abbiamo goduto non poco pensando che era valsa la pena partire da Roma alle 7,30 in treno, fare il cambio...
Navigando in internet per una ricerca - perch? s?, malgrado il mio silenzio mi sto continuando a occupare dell’argomento di questo blog, ho trovato questa nuova iniziativa dell’azienda abruzzese San Lorenzo Vini. Si tratta di Scatta e scopri la bottiglia che riprende i progetti di tracciabilit? via sms di cui ho gi? parlato a suo [...]
Ci sono luoghi in cui il tempo sembra sospeso, dove la natura parla sottovoce e il mare sussurra storie antiche. B?tu ? uno di questi. Incastonato tra i profumi della macchia mediterranea e la vista struggente sul blu del mare siciliano, nasce il ristorante gourmet del Grand Hotel San Pietro, un?esperienza pensata per chi, nel gusto, cerca ancora un?emozione autentica, primordiale, liberatoria.
Il nome ? B?tu?? ha il suono di una parola antica, misteriosa. Viene dal greco e attraversa i secoli per evocare il fiore dell?ulivo: discreto, delicato, profumato, come la cucina di Luca Miuccio, Executive Chef profondamente legato alla sua terra, ai ricordi dell?infanzia, ai sapori della Sicilia pi? vera. La sua ? una cucina sensoriale e colta, che affonda le radici nella tradizione ma sa parlare il linguaggio contemporaneo delle consistenze, della materia prima eccellente, dell?estetica del gusto.
Con lui, una squadra d?eccellenza: Luigi Bonomo alla guida del servizio, Carmelo Fam? in sala, Angela Fresta in cantina e Luca Cammaroto a firmare i dolci finali. Insieme costruiscono un racconto che non ? solo gastronomico, ma profondamente umano. Signature dish? Una ricciola alla brace con umami di pomodori che racchiude, in un gesto semplice, l?essenza stessa del Mediterraneo.
La squadra
Head Chef: Luca Miuccio Sous Chef: Gabriele Sciacca? Pastry Chef: Mattia Aleo? Food & Beverage manager: Luigi Bonomo Ma?tre: Carmelo Fam?? Sommelier: Fresta Angela? Chef de Rang: Giulia Meli
Il Grand Hotel San Pietro ? il gioiello del gruppo Lindbergh Hotels, un esclusivo 5 stelle lusso sospeso tra il blu profondo del Mar Ionio e il fascino senza tempo della storica Taormina. Nato all?interno di una nobile villa dei primi del Novecento, finemente restaurata nel rispetto della sua eleganza originaria, l?hotel conserva intatta la sua anima aristocratica, fatta di dettagli preziosi, atmosfere d?altri tempi e uno charme inconfondibile. Immerso in un rigoglioso giardino mediterraneo, il Grand Hotel San Pietro regala agli ospiti viste spettacolari: da un lato, l?incantevole Isola Bella incorniciata dalle infinite sfumature del mare; dall?altro, la maestosit? dell?Etna, il vulcano attivo pi? alto d?Europa, che domina l?orizzonte con la sua presenza imponente. Un luogo in cui il tempo sembra sospeso, dove ogni soggiorno si trasforma in un?esperienza di autentico lusso siciliano.
Il benvenuto in camera…
Ogni camera ? un piccolo omaggio al territorio: sfumature vibranti di giallo, rosso e blu si intrecciano in un?armonia cromatica che richiama i fiorimediterranei, il mare cristallino e il sole della Sicilia. Le maioliche, le ceramiche artigianali e i dettagli coloniali impreziosiscono gli spazi con richiami alla tradizione e alla cultura locale, creando un dialogo visivo continuo con il paesaggio circostante.
Dettagli:? La doppia doccia ? sempre un plus.
Scendiamo per l’aperitivo…
E un pranzo light con golosa pizza gourmet sulla terrazza panoramica vista mare. Qui nella Ulivum Terrace, dove la cucina si muove tra influenze internazionali e piatti della tradizione isolana, come gli arancini, lo spaghetto al pomodoro datterino o il pesce alla griglia, il forno a legna arricchisce l?esperienza con una selezione di pizze d?autore, ciascuna abbinata a cocktail e drink pensati ad hoc da una drink list dedicata.
Ce n’? per tutti i gusti…pi? uno!
Ogni spicchio un’esplosione di sapori, come i bocconcini fritti adornati di crudit?…
Come prima cena del nostro soggiorno, proviamo Il Giardino degli Ulivi con una proposta che omaggia la cucina classica mediterranea e le tradizioni siciliane.
Calice di benvenuto niente meno di uno Aoc Champagne Extra Brut Blanc de Noirs Les Vignes Blanches 2019 – Alexandre Bonnet
Dal perlage stuzzicante, profuma di frutta a polpa bianca, agrumi e spezie con tocchi iodati a rifinitura. Il sorso ? bencalibrato, sapido e dalla carbonicacarezzevole, chiudendosi con un finale lungo con richiami mentolati.
Pane homemade e burro montato.
Ci facciamo viziare con qualche bocconcino che parla la lingua locale…
Spaziamo poi dalle ostriche al mosaico di crudi del Mediterraneo…
Battuto di crudi del Mediterraneo…
Il servizio si distingue per le preparazioni ?live? in sala, come i piatti flamb?, tra cui la celebre pasta con le sarde o il pesce all?eoliana, che trasformano la cena in uno spettacolo per i sensi.
L’incredibile linguina all?astice flamb?…
Servito al tavolo trancio di cernia al limone con bottarga di tonno e morbido di patate
Concludiamo con una delicata crepes suzette con gelato.
Ogni angolo di questo Hotel lascia stupefatti per la sua bellezza e meticolosit? dei dettagli…come l’ammirevole Rotonda sul mare!
Uno spazio privato (per le cene di sera c’? una importante lista di attesa) , con affaccio sul mare, in cui si pu? godere di una delle colazioni pi? sbalorditive di tutti i tempi…
Volendo godere ancora di qualche sfizio di pu? proseguire nella sala colazioni, per una scelta veramente vasta.
Nella zona piscina si trova Rizza, il pool bar dell?hotel, con una proposta leggera e fresca: insalate gourmet, baguette artigianali, panini siciliani e centrifughe salutari, serviti in packaging sostenibili e riciclabili. A completare l?offerta, una carta di cocktail freschi e low-alcohol, perfetti per le giornate di relax al sole.
Una?grande vasca all?aperto, a picco sul luccicante mare blu della Sicilia, circondata da comodi lettini e bianchi ombrelloni.
Si avvicina l’ora di cena, e finalmente ci avviamo al ristorante B?tu! Iniziando dall’aperitivo…
Sala e mise en place…
Il men? “Luca, ago e filo”
Partiamo con Canap?: lo chef vuole creare un gioco di illusione, con piatti di verdure che ricordano piatti di pesce:
Lenticchia nera ?beluga? di ustica con miso e lime
Spuma di topinambur e umami di pomodoro
Barbabietola – trattata come se fosse un tonno – cotta, marinata, affumicata, marinata con dello yuzu. Accompagnata da estratto di prezzamolo e polvere di barbabietola
Crostino di pane con maionese di asparago, composta di peperone anice e finocchietto – Da completare con: Peperone sott?olio
Finta seppia – Cipolla fermentata in ossidazione per 60 giorni
Proseguiamo con l’amuse-bouche: asparago crudo, pan di zucchero, foglia di quercia, due tipologie di carota (rossa e gialla), cicoria, radicchio, piselli (12 erbe in base alla stagionalit?) e 2 baccelli. Alla base: patata e estratto di olive. Adornato con una cialda di patata.
La leggenda racconta che San Pietro viene chiamato a Taormina per proclamare primo vescovo di sicilia San Pancrazio. Alcuni anticlericali cercarono di ucciderlo per impedire la proclamazione. Fu quindi invitato a cena, in un?orto, durante la quale venne servito un piatto avvelenato. Si dice che fu guidato dallo spirito santo verso un?albero di ulivo, stacc? un ramo dalla pianta e lo avvicin? al piatto. A quel punto il piatto si illumin? e si ruppe. L?evento determin? la salvezza di San pietro. In questo piatto hanno voluto ricreare l?evento fortunato, creando una cialda di patata che v? spezzata con il cucchiaio, al di sotto della quale si trovano dei vegetali che richiamano l?orto.
Come prima portata arriva PESCE ROSSO, il signature dish di Luca: un tripudio di pomodoro con 7 lavorazioni differenti. All?esterno troviamo un pomodoro arrosto, all?interno un’estrazione pura di pomodoro ed un?estratto di prezzemolo. Nella ciotola: pomodoro fermentato alla base, aglio nero e 4 tipologie di pomodoro in gelatina (rosso, giallo,verde e datterino). Da completare con la panzanella.
Proseguiamo con Cipolla: cipolla fermentata con foglia d?argento edibile e latticello con olio al basilico. Incredibile viaggio, dalla vista al gusto!
Segue il Radicchio: radicchio fermentato per 3 settimane con miele lacto fermentato servito con crema al miso e olio al prezzemolo. Un piatto che racconta una visione audace e consapevole della cucina contemporanea. Il radicchio, sottoposto a tre settimane di fermentazione, perde l?amaro pi? ruvido e guadagna profondit?, mineralit? e una vena acidula che stuzzica. Il miele lacto-fermentato aggiunge una dolcezza complessa, mai banale, che danza con la sapidit? decisa della crema al miso. L?olio al prezzemolo chiude il cerchio con una nota verde, fresca, quasi balsamica. Un piatto che parla di tecnica, di terra, di tempo e di equilibrio.
CAROTA si compone di un flan di pastinaca bianca fermentata a forma di coniglietto, una carota scottata con burro chiarificato ed aromi, estratto di foglie di carote e glassa di carota acidificata con passion fruit ed umami di carota e, infine, lo scampo maturato con aglio nero ed erba cipollina.
In abbinamento Passobianco 2022 – Passopisciaro
Il vino si presenta al calice di colore giallo paglierino intenso. Il profilo olfattivo ? elegante, con note di frutta gialla, frutta tropicale, sfumature di miele, pasticceria e sensazioni delicatamente tostate. Al palato ha un buon corpo, con aromi complessi, frutto molto espressivo e una piacevole chiusura fresca su note sapide e minerali tipiche del terroir vulcanico.
Proviamo ora il Bottone ripienocon zucca in agrodolce, accompagnato da lamelle di zucca, caviale e delicata capasanta in lamelle. Un piatto che unisce eleganza e memoria, in cui la zucca in agrodolce evoca suggestioni domestiche e mediterranee, racchiusa in un bottone dalla sfoglia precisa, una composizione armonica, raffinata, dove dolcezza e sapidit? si rincorrono con misura.
Sapientemente abbinato a Etna Rosato 2024 – Girolamo Russo
Questo vino nasce da uve Nerello Mascalese. Il bouquet richiama note di melograno e fragoline che si alternano a richiami di ginestra; il sorso ? sorretto da una grande spinta sapida e minerale, con un finale persistente e di grande freschezza.
La tensione gustativa sale con PEPERONE ?AMMUTTUNATU?: un peperone abbottonato con mollica di pane, olive, capperi, mandorle, cipolla. Il tutto viene fermentato per due settimane e accompagnato con estratto di olive e salsa di umami di peperone e piccione.
Accompagnandoci verso il gran finale, sgrassiamo con il pre-dessert: sorbetto al frutto della passione con cialda alla mandorla e cipolla rossa caramellata.
Ed ecco la chiusura di questo spettacolo! La raccolta delle olive: souffle? alla nocciola e sorbetto alle more.?Un dolce che racconta la terra con eleganza e misura. Un finale di pasto che riesce a essere insieme confortevole e raffinato, giocando sulla stagionalit? con grande sensibilit?.
Coccole finali con caff? e piccola pasticceria:
Cioccolatino al caramello mou e miso
Cioccolatino al limone fermentato e praline al pistacchio
Iris con crema di banana -Cialda alla mandorla con gel? alla cannella
Cannolo alla ricotta con cialda alla carruba
Scorzetta d?arancia
Gel? alla fragola ed ibiscus
Marshmallow al bergamotto
Torroncino alla mandorla e pistacchio
Caff? Morora 34 bio, torrefazione Pascucci, Origine Colombia, Guatemala e India, Blend.
Uno scatto finale con questo incredibile team!
Un grazie immenso a tutto lo staff e..alla prossima!!
Cucina
Per un?esperienza pi? intima e sofisticata, B?tu?? un indirizzo imperdibile. Firmato dallo chef Luca Miuccio, il ristorante propone cinque menu degustazione ispirati alla terra, con una cucina creativa e contemporanea che valorizza ingredienti vegetali e prodotti locali di eccellenza.
La sua ? una cucina identitaria, che guarda al mare e alla terra con rispetto, lavorando solo materie prime stagionali di altissima qualit?, scelte con cura quasi maniacale. Il suo stile si riconosce in una sottile tensione tra tradizione e innovazione: ogni piatto custodisce una storia antica, ma viene tradotta con codici moderni, spesso sorprendenti. Le consistenze giocano tra il croccante e il vellutato, i sapori si bilanciano con precisione millimetrica, gli umami naturali sono esaltati con intelligenza.
Servizio e accoglienza
Il servizio al ristorante B?tu?riflette con eleganza la filosofia dell?intera struttura: sobria raffinatezza, cura dei dettagli e una profonda attenzione alla persona. Fin dal primo istante, l?accoglienza ? calda ma mai invadente ? un equilibrio raro, che fa sentire l?ospite immediatamente al centro di un?esperienza pensata su misura. Il personale di sala, guidato dal Ma?tre Carmelo Fam?, si distingue per professionalit? e discrezione: ogni gesto ? misurato, ogni intervento preciso, ogni spiegazione dei piatti carica di passione e competenza, senza mai sfociare nell?eccesso. La sommelier Angela Fresta accompagna il percorso gastronomico con proposte mai scontate, capaci di esaltare la cucina dello chef Luca Miuccio con accostamenti intelligenti e talvolta audaci. L?atmosfera, complice la vista mozzafiato sul mare e i profumi della macchia mediterranea, ? rilassata e rarefatta. Tutto, dalla disposizione dei tavoli all?illuminazione serale, sembra progettato per favorire un?immersione profonda nel gusto e nell?emozione del momento. Batu non ? solo un ristorante, ma un luogo dove il tempo rallenta e l?ospitalit? diventa parte integrante della narrazione culinaria.
Conclusioni
Il ristorante B?tu, fiore all?occhiello del Grand Hotel San Pietro, ? dedicato a chi dal gusto cerca ancora un?emozione autentica, primordiale, liberatoria. La sua cucina esalta la cultura siciliana, impiega materie prime di qualit? elevatissima, gioca con le consistenze, mixa i migliori prodotti stagionali. Offre?un vero?spettacolo di sapori,?assaggi di grande valore e un bellissimo ricordo da custodire nel tempo.
B?tu al San Pietro
Via Luigi Pirandello, 50 – 98039 – Taormina (Messina)