Grande notizia: dalla bella e lontana perla di Conversano (BA) arriva a Torino la carovana del Pashà, celeberrimo ristorante di Puglia; farà tappa a Eataly il 30 di maggio per...
Di Argiolas ho avuto modo e piacere di parlare in altre sedi e momenti. Rammento il Korem che ho premiato tra i dieci rossi pi? emozionanti di questo 2008. Va da s? che per parlare di vino si deve instaurare un momento empatico particolare, dove tempo e spazio, per un istante, si fermano. Costera ? un Cannonau di Sardegna D.O.C che proviene da vigneti di propriet? nella Costera di Siurgus Donigola, zona di Sarais e di Angialis a 220 metri s.l.m. Uvaggio: Cannonau per circa il 92% con modeste percentuali di Carignano, Muristellu e Pascale. Il Costera si presente di un classico rosso rubino, il profumo ? quello tipico del Cannonau. Leggermente fruttato con note vegetali appena in rilievo e dal sapore pieno, rotondo, avvolgente. Consiglio di abbinare il Costera a carni di selvaggina o a formaggi piccanti. Servitelo a 22? per godere di una degustazione indimenticabile. [Giudizio buono]
Fuori piove, e cos? mi sono seduto un attimo davanti alla scatola catodica: su Raitre, a GeoMagazine, parlavano di biodinamica ! Rispetto chi lavora seguendo la biodinamica perch? ? un lavoratore come gli altri, ma non accetto che si diano per fondate, talvolta miracolose o rivoluzionarie (!) cose di cui non c'? alcuna dimostrazione scientifica, cose che a volte sono ai limiti della semplice creduloneria. Pur apprezzando qualche principio di fondo, che tuttavia rientrano nel semplice buon senso, per me l'agricoltura biodinamica rimane essenzialmente un atto di fede. Non mi pare un'evoluzione del pensiero, piuttosto un'involuzione.
Fonte: ISMEA/Agreste Stravolgo un pochino il calendario del blog per dare la precedenza alle prime previsione relative alla vendemmia 2008 che sono state emesse questa mattina da ISMEA-UIV e qualche giorno fa da Agreste in Francia. Diciamo subito che sono stime soggette a forti revisioni (la stima dello scorso anno di Agreste aveva sbagliato di un buon 4-5m/hl), ma che danno la sensazione di una vendemmia in recupero sul 2007 (soprattutto in Italia), ma comunque sotto le medie degli ultimi 5 anni. I am shifting the calendar of blog post to promptly report the first estimates of 2008 wine production in Italy and France, issued today by ISMEA-UIV (for Italy) and a couple of weeks ago for France by Agreste. These are very rough forecasts, with a potentially large forecasting error (last year Agreste in July was overestimating by 4-5m/hl the actual level of production), but they give a first flavour of what might happen: both expects are slight recovery (mainly in Italy), but production will anyway fall below the average of the last 5 years.
Passiamo ai numeri brutali: (1) 46.8m/hl in Italia, il 10% sopra il 2007 e il 3% sotto la media quinquennale; (2) 47.1m/hl in Francia, 1% sopra lo scorso anno ma 8% sotto la media quinquennale. Per farla breve, sembrerebbe una vendemmia piu’ positiva in Italia che in Francia, per quanto nel 2007 si era verificato esattamente l’opposto. (1) 46.8m/hl production seen in Italy, +10% vs. 2007 and about 3% below the historical level; (2) 47.1m/hl seen in France, 1% better than in 2007 but 8% below the 5-year average. Shortly said, it seems a better vintage in Italy than in France in terms of volumes, although in 2007 the exact contrary was happening.
Per il secondo anno consecutivo, viene proposta nella cinquina finalista dei "territori del vino" aspiranti al prestigioso "Wine Ethusiast Wine Star Awards", insieme a Mendoza (Argentina), Paarl (South Africa), Santa Barbara County (California) e Willamette Valley (Oregon).
My recent obsession with the US presidential campaign has overwhelmed my blogging about wine. Wine is supposed to be the focus of this blog, and it usually is. I love tasting, drinking, thinking, reading, writing and debating wine. My deepest passion, as we know, is for Italian wine, and I am strongly attracted to the landscapes, culture and the people who make the wine. I love crazy old Italy. I feel at home there. But we live in perilous times, as the cliche goes. I'm not speaking so much about...
Come tutti i grandi, Salvatore De Riso non ha preoccupazione di svelare i suoi segreti dolciari. Così è nato “Dolci del Sole”, edito dalla Rizzoli, e in libreria da oggi. Di più, chi vorrà assistere alla presentazione ufficiale c'è un doppio appuntamento. Il primo si terrà giovedì 27 novembre, 17,30 presso la Feltrinelli di Napoli in Piazza Dei Martiri. Qui, affianco a Salvatore De RIso, ...
_Con la nostra Debora, l?amico Luigi Parrinello e il suo splendido gruppo in visita a Fessina. Paolo Trimarchi ph._ Poich? la qualit? intima di un vino dipende dalla personalit? di chi lo ha prodotto, per noi ? determinante che a condurre i wine-tour in azienda sia il produttore o chi vive l?azienda in prima persona giornalmente. E? l?emozione che fa la differenza oggi, non pi? solo la destinazione. E questa emozione la donano la cura dei particolari, la capacit? di coinvolgimento, l?espressione della nostra identit?, unica ed irripetibile come lo sono le singole persone. Spesso l?assuefazione percettiva ci induce a perdere a poco a poco lo ?sguardo altro? sulle nostre meraviglie, in mezzo alle quali viviamo quotidianamente: questo occhio vivo e vivace possiamo recuperarlo attraverso una comunicazione fortemente personale e la condivisione di ci? che gli altri dicono di noi. Una rete circolare, sviluppata soprattutto on line ? con la pubblicazione dei video delle nostre visite e degustazioni in azienda ? che permetta a chiunque di accedere al valore di un?esperienza. L?impegno nel mondo dell?enoturismo ? oggi anche quello mirato a creare un marketing dei servizi per costruire proposte sempre pi? articolate e personalizzabili, per nicchie di mercato alla ricerca di un valore aggiunto, la valorizzazione dell?intera filiera aziendale, di cui comunichiamo costantemente storia, stile e filosofia di lavoro. Cerchiamo di far partecipare in prima persona al ?rito del vino? i nostri ospiti con proposte quanto pi? possibile differenziate, che esprimano tutte le sfaccettature di Tenuta di Fessina.
?La nobilt? del vino ? proprio questa: che non ? mai un oggetto staccato e astratto, che possa essere giudicato bevendo un bicchiere, o due o tre, di una bottiglia che viene da un luogo dove non siamo mai stati. Che cosa ci dice l?odorato, e il palato, quando sorseggiamo un vino prodotto in un luogo, in un paesaggio che non abbiamo mai visto, da una terra in cui non abbiamo mai affondato il piede, e da gente che non abbiamo mai guardato negli occhi, e alla quale non abbiamo mai stretto la mano? Poco, molto poco?. (Da vino al vino di Mario Soldati)
La Guida MICHELIN torna a Parma per la 71^ edizione (2026) della selezione Italia.
La cerimonia di presentazione si terr? il 19 Novembre 2025, al Teatro Regio di Parma.
Michelin ? felice di annunciare che la selezione 2026 dellaGuida MICHELIN Italia verr? presentata a Parma, in Emilia-Romagna. Una conferma per la regione ? che lo scorso anno ha ospitato l?edizione dei 70 anni a Modena ? e un ritorno nella citt? ducale, capitale della Food Valley regionale e Citt? Creativa per la Gastronomia UNESCO, dopo le tre edizioni che l?hanno vista protagonista dal 2016 al 2018.
La MICHELIN Guide Ceremony Italy si terr? mercoled? 19 novembre 2025 al Teatro Regio. Durante la cerimonia verranno svelate le nuove Stelle MICHELIN, le nuove Stelle Verdi, i premi speciali Sommelier Award, Service Award, Young Chef Award e Mentor Chef Award, oltre alla distinzione Passion Dessert, il riconoscimento conferito ai ristoranti che offrono una vera e propria esperienza per l?alta qualit? della proposta dei dessert.
Gwendal Poullennec, Direttore Internazionale della Guida MICHELIN commenta: ?Siamo lieti di tornare in Emilia-Romagna e nella citt? di Parma, due destinazioni rinomate a livello internazionale per il loro ricco patrimonio culinario, per svelare la prossima selezione italiana di ristoranti della Guida MICHELIN. Dai rinomati prodotti tipici alle ricette iconiche, dalle caratteristiche vigne ai grandi ristoranti, questa terra ha dato vita ad alcuni dei tesori gastronomici pi? iconici d’Italia. Parma, con il suo status di Citt? Creativa per la Gastronomia UNESCO, incarna perfettamente l’eccellenza della regione, rendendola una cornice naturale e stimolante per la nostra celebrazione dei migliori talenti culinari del paese.?
Roberta Frisoni, Assessora Regionale al Turismo, commenta: ?Siamo estremamente felici di poter nuovamente ospitare la presentazione della Guida MICHELIN. Per la sua continua ricerca di innovazione e grande cura dei particolari da una parte, ed esaltazione della genuinit? delle materie prime, valorizzazione e custodia della tipicit? e delle tradizioni dall?altra, la cucina stellata ha un ruolo ed un valore centrali per la tavola dell?Emilia-Romagna. Si tratta anche di un potente attrattore turistico, di portata internazionale: ogni anno sono tanti gli ospiti stranieri e non, che una volta alzati da tavola vanno alla scoperta non solo della nostra Food Valley unica, ma anche delle Citt? d?Arte, della Motor Valley e di tanto altro, generando presenze turistiche e creando un indotto rilevante per il territorio?. ?Siamo l?unica regione ? prosegue l?Assessore Regionale ad Agricoltura, Caccia, Pesca e rapporti con l?UE, Alessio Mammi ? unita da una strada, la via Emilia, da Piacenza a Rimini. La via, le comunit? che la caratterizzano con la loro accoglienza, sono un tratto distintivo unico.
L?Emilia-Romagna ? la Food Valley d?Italia con le sue 44 produzioni DOP e IGP che valgono 3,6 miliardi di euro alla produzione su 8,5 miliardi a livello nazionale. Il comparto agro-alimentare della nostra regione nel suo complesso vale 34 miliardi di euro, di cui quasi 10 miliardi esportati, ed ? la seconda voce di export dopo la meccanica. Un patrimonio immenso che coniuga qualit?, tradizione e innovazione e che i nostri chef sanno esaltare al meglio. ? innegabile: cibo, vino e motori sono identit? del nostro territorio, una peculiarit? che garantisce occupazione, competitivit? delle imprese e benessere sociale. Un grazie alla Guida MICHELIN per aver scelto ancora una volta l?Emilia-Romagna.? La cerimonia di presentazione della Guida MICHELIN Italia 2026 sar? trasmessa in diretta streaming sul canale Youtube MICHELIN Guide e sulla pagina Facebook Michelin Italia, consentendo a tutti gli appassionati di vivere in diretta le emozioni di questo prestigioso evento. Come di consueto, al termine dell?evento la nuova selezione sar? disponibile sul sito e sull?app della Guida MICHELIN.
SEGNALIAMO ANCHE CAMBIO AL VERTICE DELLA MICHELIN ITALIANA S.P.A.?
A partire dal 14 luglio 2025, Agostino Mazzocchi ? il nuovo Presidente, Amministratore Delegato e Direttore Commerciale della Michelin Italiana S.p.A.
Subentra a Matteo De Tomasi, che lascia il comando del Gruppo in Italia per diventare Presidente & CEO della Regione Europa Centrale & Asia Centrale.
Agostino Mazzocchi ? entrato in Michelin nel 1998, maturando un?importante esperienza in ambito commerciale.
Dopo 9 anni in Italia, dove ha ricoperto vari incarichi per la Linea Business Genio Civile, nel 2007 si trasferisce a Clermont-Ferrand diventando Direttore Commerciale Europa per la Linea Business Agricoltura, ruolo ricoperto fino al 2012, quando diventa Direttore Commerciale Vettura e Trasporto Leggero in Giappone e Corea. L?esperienza nel paese del Sol Levante termina nel 2016, con il rientro a Clermont-Ferrand in qualit? di Direttore Commerciale Europa di Michelin Solutions. Nel 2019 l?ultimo trasferimento, a Francoforte, per ricoprire il ruolo di Direttore Vendite B2C per il territorio Germania-Austria-Svizzera al quale, nel 2022, si aggiunge il ruolo di Vicepresidente Vendite B2C per la Regione Europa del Nord.
About Michelin Michelin sta diventando un produttore leader a livello mondiale nel campo dei compositi e delle esperienze che cambiano la vita. Pioniere nella progettazione di materiali innovativi da oltre 130 anni, mette a disposizione la propria esperienza per dare un contributo decisivo al progresso umano e per un mondo pi? sostenibile. Grazie al suo profondo know-how nel settore dei polimeri compositi, Michelin ? costantemente all’avanguardia nella produzione di pneumatici e componenti di alta qualit? per applicazioni critiche in settori esigenti come la mobilit?, l’edilizia, l’aeronautica, la sanit? e le energie a basse emissioni di carbonio. La qualit? dei prodotti e la profonda conoscenza del cliente consentono a Michelin di offrire le migliori esperienze: dalle soluzioni connesse basate su dati e intelligenza artificiale per le flotte professionali, alle raccomandazioni di ristoranti e hotel eccezionali selezionati dalla Guida MICHELIN. Con sede a Clermont-Ferrand, Francia, Michelin ? presente in 175 paesi ed impiega 129.800 persone. Presente in Italia dal 1906, Michelin ? oggi, con circa 3800 dipendenti, il primo produttore di pneumatici del Paese con due importanti stabilimenti produttivi: Cuneo, pneumatici vettura; e Alessandria, pneumatici autocarro. La Sede Centrale ? a Torino insieme ad un?attivit? di produzione di semi finiti e ad un importante Centro Logistico, mentre la Direzione Commerciale ? a Milano.
[English translation at the end of the document] Fonte: Viniflhor Viniflhor pubblica una specie di classifica della competitivita? del prodotto vino per nazione. Lo fa praticamente dando un voto a ciascuna nazione misurandola su sei parametri, con un peso diverso, che portano a un giudizio espresso i millesimi. Il risultato lo vedete nel primo grafico. La Spagna, l?Italia e la Francia sono i tre mercati che eccellono nel panorama mondiale, seguiti dagli USA (a una certa distanza). In cosa eccelliamo? Secondo lo studio i nostri due punti forti sono la struttura molto diversificata delle esportazioni (coadiuvata dal mercato interno comunque molto grande), per cui siamo al primo posto, e la struttura del vigneto, ivi comprese le condizioni climatiche e ambientali.
Vincenzo D'Antonio entra in VinoClic con il suo "Il Comm. Ensale", blog dedicato a quelle soste gastronomica che dopo cena consentono il pernottamento a km zero. Ecco come si presenta Vincenzo : "Ci si pu? definire oggi, nel XXI secolo, patrioti ? Io ritengo di s? e molto degnamente, allorquando diamo al termine la sua valenza dolce e giammai patriottarda. Ecco, allora, come definirei lo starter di questo blog: il patriottismo dolce che mi pervade, la sana voglia che ho di arrecare il mio piccolo contributo a chi, negli USA, si accinge a pianificare il suo trip to Italy. Il mio target, sia chiaro, non ? costituito dai neofiti. E' doveroso e normale che costoro, in viaggio di prima volta, optino per le mete imperdibili e magari, scotto di noviziato, si affidino all'ombrello rassicurante di un tour operator."La presentazione completa su VinoClic
La sangria ? una bevanda alcolica a base di vino e frutta di origine spagnola e portoghese. Inoltre, va servita fredda. Per il resto, non esiste una ricetta unica. La sangria ? un drink che viene fatto molto con l’ispirazione, mettendo un po’ di questo e un po’ di quello.
Una versione base (che quindi lascia ampio spazio all’improvvisazione) pu? essere quella che segue.
Ingredienti: - 1 bottiglia di vino rosso (di qualit?, se volete una sangria all’altezza delle aspettative!) - 2 arance - 2 limoni - 2 pesche - 1 cucchiaino di zucchero - soda (o gassosa), circa 25 cl
Procedimento: spremete una arancia ed un limone e versate il succo in una grossa coppa o un’ampia caraffa. Tagliate invece a fettine sottili l’altra arancia e l’altro limone. Mettete anche queste fettine nella coppa. Tagliate le pesche a pezzetti e mettete anche questi nella coppa. Versate anche il vino e aggiungete lo zucchero. A questo punto, mescolate un po’ il tutto e mettete in frigo per diverse ore (la sangria deve essere fredda!). Prima di servire, aggiungete la soda e del ghiaccio.
Come detto, questa ? una versione base (molto base) della sangria. Spesso nella sangria si trovano anche altri ingredienti, come chiodi di garofano, cannella, vaniglia, qualche superalcolico (gin, cointreau, rhum, brandy, vodka, etc…), altra frutta (mele, pere, etc.).
Inoltre, in alcune zone della Spagna esiste anche una versione fatta con vino bianco anzich? rosso e prende il nome di sangria blanca.
Non esistendo una ricetta ufficiale, ? chiaro che un ingrediente chiave diventa l’ispirazione del momento. L’unica cosa davvero importante da tenere a mente ? che tutti gli ingredienti (a partire dal vino, ovviamente) devono essere di qualit?. Con questo non dico che vada usato del Barolo, ovviamente. Per? evitate vini da 1€ al litro, ecco
In particolare, vi consiglio un rosso abbastanza corposo: aglianico, cannonau, primitivo, etc.
La domanda mi viene posta nel corso di un incontro gastronomico, qualche settimana prima di agosto. A farmela una bella donna sotto la trentina; impossibile tergiversare! Quando la stessa domanda riappare nel corso della cena dinnanzi ad una schiera di persone che ascoltano in cerca di novit?, sei costretto a svelare le tue preferenze. Poich? mi occupo da anni di queste cose, la mia personal list era gi? pronta, conservata nel mio cuore. M'intriga esporre queste mie considerazioni prima della vendemmia, proprio come sorta d'auspicio. Il rosso ? un colore che stuzzica, che seduce. Tra i dieci rossi che mi hanno fatto battere il cuore scelgo due Barolo Oddero, il Bussia Soprana Vigna Mondocae ilBarolo Rocche di Castiglione. Di Oddero ho parlato spesso, mi piace la loro produzione, il vino, l'immagine di questa Azienda che palesa professionalit? e amore per il vino. Restando in Piemonte non poche soddisfazioni mi sono state donate dal Barbaresco Ripa Sorita La Contea, delizioso. Korem Argiolas ? un altro rosso che conquista, da provare. Anche di Argiolas troverete la mia recensione e note. Lasciamo la Sardegna, magnifica terra, per approdare in Sicilia. Benanti, casa che ho spesso magnificato. Per Benanti mi esprimo con due vini Rovittello Etna DOC Rosso e il Serra della Contessa. Il ricordo mi emoziona. L'Aglianico non poteva mancare nel mio umile bagaglio e annovero L'Atto delle Cantine del Notaio. Anche di questo vino troverete cronaca attenta e curata nel wineblog. Una citazione speciale per il Pathos Marche Rosso Santa Barbara di Stefano Antonucci, un vino notevole. Concludo con il Sagrantino Il Medievale di Col Sant Angelo, particolare, totalizzante e una rivelazione, L'Azob? di Albino Piona realizzato con uvaggio corvina e merlot un rosso di cui val la pena far la giusta conoscenza. Dieci magnfici rossi, cos? diversi, dal nord e al sud della Penisola ma, ognuno con personali carattterstiche cos? piacevoli, cos? intense... vini degustati e valutati da Stefano Buso***
Ogni tanto mi si chiede: "A cosa deve somigliare un Bardolino?". La risposta ? ovvia: "A un Bardolino". Ma l'affermazione cos? ovvia non ?, in realt?, se c'? chi ? costretto a domandare quale sia il punto di riferimento. E allora lascio la parola a quel che scrive la guida Vini d'Italia, targata Gambero Rosso & Slow Food, in poche, ma secondo me del tutto significative righe scritte, credo, da Nicola Frasson. Quste: "Interpretare la corvina, protagonista assoluta dei rossi veronesi, come fosse un pinot nero, trasmette al vino una splendida espressivit? aromatica fatta di frutti di bosco e pepe, leggerezza gustativa, sapidit? e tensione acida". Ecco, credo che qui ci sia dentro tutto. Primo: "interpretare la corvina". S?, i veronesi son maestri dell'uvaggio e pi? ancora della cuv?e, e il disciplinare del Bardolino (come quello del Valpolicella) prevede pi? uve. Ma talvolta - mica sempre - son uve che poco o nulla aggiungono, e semmai qualche volta tolgono, alla bellezza espressiva della corvina coltivata sulle colline moreniche gardesane, ch? l? la corvina s'esprime in maniera del tutto diversa che nelle vallate valpolicellesi. E dunque s?: che si faccia pi? o meno uvaggio o cuv?e, ? la corvina l'anima del territorio. Una delle matrici del terroir. E va interpretata. Secondo: "intrepretare la corvina come fosse un pinot nero". Lo sto dicendo e scrivendo da anni: il punto di riferimento de vigneron bardolinisti ha da essere la Borgogna. Mica per imitazione: il Bardolino deve somigliare a s? stesso. Ma per filosofia. E la filosofia ? quella dei Borgogna pre infatuazione americana (diciamo fino agli anni Ottanta) e post risveglio dalla sbornia parkeriana (diciamo gli ultimi cinque anni). Il Borgogna cio? che non punta a un colore che non ? suo, e dunque s'accontenta di tonalit? leggere, a volte cristalline. Il Borgogna che rifiuta il tannino eccessivo, e dunque rifugge dal legno marcato. Il Borgogna che ha il fruttino di bosco, e la fragolina e il lampone, in bell'evidenza, e sotto una speziatura che affascina. Il Borgogna che non crede che l'acidit? sia negativa, se ben calibrata. Terzo, dunque: "iterpretare la corvina come fosse un pinot nero per tasmettere al vino una splendida espressivit? aromatica fatta di frutti di bosco e pepe, leggerezza gustativa, sapidit? e tensione acida". Aggiungo solo: pi? fragolina a nord, pi? ciliegia a sud, e comunque, a partir dall'estate, chiodo di garofano, cannella, pepe, e una bella freschezza che d? slancio al frutto e alla spezia. Ecco: questo ? il "mio" Bardolino. Il Bardolino che risponde al richiamo del terroir e di nient'altro. E poco importa il resto, davvero. Se cos? fosse (e cos? confido che sar?, e gi? un bel manipolo di produttori cos? fa), davvero per il bevitore curioso sar? difficile resistere al fascino d'un rosso "che si beve". O almeno, quest'? la mia opinione.
C'? un mare, che dell'elemento mediterraneo rappresenta l'ideale e sostanziale prosecuzione verso l'oriente. Uno strano bacino, che agli osservatori poco avvezzi alle discipline geografiche da l'impressione di un grande lago. Ma solo un disattento e colpevole sguardo pu? travisare la vera natura del Mar Nero. Un anomalo limes climatico, geografico e culturale, nel quale i fenomeni marini, meteorici ed antropici si intrecciano, si combattono e dialogano, come nell'ideale preludio ai limitrofi orizzonti caucasici.
A dispetto del suo aspetto lacustre era molto temuto dai navigatori dei secoli passati, che avevano come riferimento il faro della citt? anatolica di Trebisonda. Nelle notti buie e burrascose, "perdere la Trebisonda" poteva significare il trovarsi dispersi in un mare insidioso ed inospitale solcato dalle gelide ed indomite correnti provenienti dalla pianura ucraina, abili a rendere le sue acque fredde e scure. Il nome stesso (Mar Nero) pare che sia stato attribuito dai turchi sopraggiunti nell'area per distinguerlo dal meridionale e caldo Mediterraneo, da loro chiamato "Mar Bianco". Con lo stesso criterio, secondo alcuni, pare che siano stati attribuiti anche molti altri top?nimi (Nilo Azzurro e Nilo Bianco, la Bielorussia, il Montenegro e l'Albania).
Il clima di questo bacino ? in alcuni casi temperato, in altre zone pi? freddo. Ma in particolari situazioni, dove le catene montuose frenano i gelidi venti del nord, il clima si fa decisamente mediterraneo, con caratteristiche temperate e gradevoli, ideali alla viticoltura di qualit?. E pare che alcuni dei ceppi originari della vite abbiano proprio avuto origine nelle regioni costiere della Georgia e della Crimea.
La Crimea, il cui nome ci evoca guerre antiche e cariche avvincenti. La cui terra si rivela sorprendentemente prodiga di vini dolci e pregiati.
I vini di queste terre assumono prerogative antiche, con tendenze diverse da quanto ? oramai consolidato nelle enologie occidentali. Difatti, diversamente da quanto avviene per la nostra produzione, la gran parte dei volumi di vini prodotti nell'area ? costituita da vini ad alto contenuto zuccherino residuo, ottenuti anche con l'impiego delle anfore nelle fasi di vinificazione ed affinamento.
In occasione del vino dei blogger#12, proposto da Marco Cenci, ho pensato di parlare del pinot grigio 2002dolce (?i?? ??i) prodotto dall'azienda Massandra (????????), situata nell'omonima localit?ucraina. Ho cercato, con molte peripezie, di ottenere alcune bottiglie prodotte da queste azienda, il cui nome suscita molte suggestioni nel cuore di ogni amante del mondo enologico. Quando, finalmente, mi sono arrivati questi oggetti da noi pressoch? introvabili non ho potuto resistere da un assaggio.
Il fascino del retroterra storico, geografico e culturale che questo vino ha estrinsecato all'assaggio, hanno pienamente ricompensato il disagio di una lunga attesa, ripagandomi con una pienezza di gusto e di aromi di grande eleganza.
Questo splendido vino viene ottenuto con uve della cultivar pinot grigio raccolte in vendemmia tardiva, sottoposte a leggero appassimento ed avviate alla vinificazione in anfora. Successivamente, la prelibata bevanda, subisce un periodo di invecchiamento in legno di due anni dopo di che viene destinato all'imbottigliamento ed all'affinamento in bottiglia. Il grado alcolico finale ? pari al 13% del volume (senza ricorso alla pratica dell'arricchimento). Il colore ? rosso granato, molto caratteristico. Il profumo ? molto piacevole e ricorda il miele ed i fiori degli agrumi. Il gusto ? pieno e raffinato, molto dolce, bilanciato da una gradevole nota acida, in un connubio tale da renderlo molto adatto come compagno di un pomeriggio di lettura. Ottimo anche abbinato al consumo di dolci a base di frutta. In Ucraina si usa, ad esempio, degustarlo insieme ad uno strudel di prugne (???????? ?? ???????). La prova da me fatta mi ha dato soddisfazioni davvero notevoli.
Il prezzo??? In Italia non ho parametri economici precisi ma, in Ucraina, viene venduto ad un prezzo di circa 12 euri. Un costo davvero contenuto per un autentico capolavoro.
Allora cosa dire??? Buona Salute a Tutti!!! Pierluigi Salvatore.
NELLE FOTO: VEDUTA DELLA FORTEZZA GENOVESE DI BALACLAVA, ALCUNE BOTTIGLIE PRODOTTE DALLA CASA VINICOLA "MASSANDRA". NEL VIDEO: ALCUNE IMMAGINI GIRATE NELLA STESSA CASA VINICOLA (VIDEO TROVATO IN RETE).
“Andrea Moser e Gerhard Sanin sono due Kellermeister, ovvero responsabili enologici rispettivamente della Kellerei Kaltern-Caldaro e della Erste+Neue, le due cantine cooperative di Caldaro. Ciclisti nel tempo libero, hanno dedicato la loro vita professionale alla valorizzazione dei vitigni tipici dell’Alto Adige, accettando in particolare la sfida della varietà Vernatsch (Schiava), l’uva con cui si produce il Kalterersee (Lago di Caldaro DOC).”
Sono stato invitato e coinvolto in una tappa della loro simpatica iniziativa:
“Portare il Kalterersee in un viaggio lungo l’Italia. Incontrare cuochi, artigiani del cibo, appassionati di vino; andare nei mercati, provare nuovi abbinamenti; raccontare l’Alto Adige in un modo nuovo, grazie all’ incrocio con altre cucine e altre culture.
È su questi basi che si origina il progetto Pirati del Kalterersee, attraverso il quale Andrea Moser e Gerhard Sanin porteranno da Caldaro e Capri il vino Kalterersee per farlo scoprire ad un pubblico vasto ed eterogeneo, che probabilmente finora l’ha conosciuto poco e forse distrattamente. Per farlo hanno scelto il mezzo più semplice ed ecologico, ma al tempo stesso il più vicino alla gente: la bicicletta. Il mezzo che incarna quello spirito fresco e spontaneo, coinvolgente e per certi versi trasgressivo che appartiene proprio al Kalterersee”.
Bella questa idea di portare in giro su una bicicletta-tandem una certa immagine scanzonata e rilassata del mondo del vino dell’Alto Adige. Due testimoni per due vini, il Pfarrhof Kalterersee Classico Superiore 2015 e il Leuchtenburg Kalterersee 2015. Due Vernatsch molto buone, da due cru del Lago di Caldaro.
E, per una volta, si può dire che per certe azioni di marketing occorre il fisico. Bravi.
__________________ Alcune foto del pranzo che abbiamo condiviso con i pirati sul Lago di Garda, all’Albergo-Locanda Punta San Vigilio:
Il marketing è l'insieme degli strumenti e dei mezzi che permettono di vendere un prodotto/servizio in maniera redditizia e duratura ad un cliente, in modo che quest'ultimo possa raccomandarlo ad altri. La mancanza di una strategia di marketing, che racchiuda le strategie di prodotto, comunicazione, distribuzione e prezzo, non permette un reale sviluppo aziendale e conseguentemente un reale sviluppo commerciale. Il marketing è quindi un processo, che pone al centro dell'attenzione non più il prodotto ma il cliente, al fine di creare una relazione stabile e duratura (fidelizzazione). Vendere vino equivale a vendere un piacere, un sogno, un territorio, una storia. La comunicazione è una componente essenziale del marketing mix del mondo del vino. La promozione è un'attività di comunicazione del marketing che ha lo scopo di informare, ricordare e persuadere le persone a comprare, rivendere (se sono intermediari), raccomandare (se sono opinion leader), utilizzare un prodotto. La comunicazione è quindi una delle leve del marketing, ma solo una gestione consapevole e programmata dell'immagine aziendale può dare risultati. Risulta necessario elaborare un piano strategico ed operativo di comunicazione, ovvero elaborare e sviluppare una serie di azioni che riprendo gli obiettivi aziendali; semplicemente bisogna comprendere cosa e a chi comunicare. Contenuti, linguaggi, modalità dovranno essere elaborati in funzione del destinatario; diverso è rivolgersi ad un consumatore, ad un giornalista o ad un operatore, stackholder. Per praticità le attività vengono tradizionalmente divise in macrocategorie: _le attività che utilizzano i media tradizionali (tv, radio, giornali), denominate ATL (above the line); _le attività di direct marketing, pubbliche relazioni, promozione, che non prevedono l'utilizzo dei media, denominate BTL ( Below the line): includono le attività on line, ovvero quelle dedicate al web (web marketing, sito, pubblicità on line, blog, community, etc); Particolare attenzione dobbiamo rivolgere al web e a tutte quelle attività che possono essere sviluppate in rete o 'sfruttare' la rete come veicolo di trasmissione. Lavoriamo e viviamo nell'era del web 2.0, ovvero in un'era internet il cui filo conduttore è una nuova filosofia all'insegna della collaborazione, dell'interazione sociale realizzata grazie alla tecnologia. I servizi e gli strumenti del Web 2.0 trasformano ogni utente da consumatore a partecipante, da utilizzatore passivo ad autore attivo di contenuti, messi a disposizione di chiunque si affacci su Internet, indipendentemente dal dispositivo che utilizza. Sono molti i modi con cui un?azienda può 'essere online': web, forum, newsgroup, mail, pubblicità (online advertising ), ecc. Investire nella rete oggigiorno risulta fondamentale perchè permette di raggiungere un più vasto numero di interlocutori, sia professionisti che consumatori; permette inoltre di ottenere feedback necessari a comprendere la reale percezione che l'esterno ha della nostra azienda. Per quanto riguarda le attività di comunicazione, il Web presenta alcuni aspetti del tutto peculiari: può essere considerato uno strumento di comunicazione, una tecnologia di trasmissione e un mezzo con moltissimi veicoli. Ma l'attenzione va puntata sulla possibilità di interattività comunicativa che si basa su 4 principi fondamentali: _la reciprocità: consente una mutua azione tra fonte (d'informazione) e fruitore. _la significatività, ovvero il grado in cui le risposte in una comunicazione sono percepite come appropriate e soddisfacenti il bisogno informativo; _la velocità di risposta; _l'informazione non verbale, caratterizzazione multimediale e multicanale della comunicazione. Un esempio è il sito web che è comunicazione in sé ed allo stesso tempo portatore di comunicazioni. Un altro esempio è l'utilità di internet come mezzo pubblicitario per mantenere il ricordo della marca nel top of mind del consumatore fino al momento dell'acquisto. La definizione dei tempi di attuazione della campagna di visibilità riveste un ruolo strategico importante per la realizzazione di una campagna promozionale di successo. Attraverso una corretta definizione della tempistica di attuazione si può controllare l'efficacia della campagna, i risultati attesi ed effettuare quelle piccole modifiche in corsa per ottimizzare al meglio le strategie scelte. Definire i tempi di realizzazione significa progettare la campagna in ogni suo dettaglio, pianificare i tempi di realizzazione e la tempistica di pubblicazione, pianificare aggiornamenti, stimare le previsioni di crescita ed eventuali up-grade delle strategie adottate. Una campagna di visibilità rientra tra gli obiettivi a medio/lungo termine delle attività di marketing di una azienda.
Se ne ? gi? parlato a sufficienza dello scandalino winespectator. Quel brighella di Robin Goldsteinpotr? forse appendere il cappello dopo questo botto che ha ormai fatto il giro del mondo. Vorrei solo provare a vedere la cosa anche da un'angolazione diversa. Se qualcuno mette in atto dei comportamenti e delle azioni volte ad indurti in errore attraverso artifici e raggiri, posto che non si tratta di truffa perch? manca la parte relativa al "guadagno del truffatore" che - per ora - non si ? attuata, ? ben facile che tu, ingannato, cada nel tranello.
Alla luce di questo e soprattutto considerato il fatto che la competizione a quanto ? dato apprendere dalla replica di WS ? basata esclusivamente sulle carte dei vini, un pizzico di malizia nel gesto di Goldstein ce la si pu? anche vedere. A fin di bene, per carit?. Giusto perch? sono sempre stato uno a cui piace sentire le due campane, ecco la replica di Thomas Matthew, Executive Editor di Wine Spectator :
1. Wine Spectator's Restaurant Awards
Our Awards program was founded in 1981 to encourage restaurants to improve their wine programs, and to aid readers in finding restaurants that take wine seriously. The program evaluates the content, accuracy and presentation of restaurant wine lists. It does not purport to review the restaurant as a whole.
In the program's 27 years, we have evaluated more than 45,000 wine lists. There is no doubt that more restaurants offer good wine lists today than back in 1981. We would like to think that this program has contributed to that development. Further, our Dining Guide is a widely used resource by our subscribers. (View more information on the program here.)
2. How could a restaurant that doesn't exist earn an award for its wine list?
We do not claim to visit every restaurant in our Awards program. We do promise to evaluate their wine lists fairly. (Nearly one-third of new entries each year do not win awards.) We assume that if we receive a wine list, the restaurant that created it does in fact exist. In the application, the restaurant owner warrants that all statements and information provided are truthful and accurate. Of course, we make significant efforts to verify the facts.
In the case of Osteria L'Intrepido:
a. We called the restaurant multiple times; each time, we reached an answering machine and a message from a person purporting to be from the restaurant claiming that it was closed at the moment.
b. Googling the restaurant turned up an actual address and located it on a map of Milan
c. The restaurant sent us a link to a Web site that listed its menu
d. On the Web site Chowhound, diners (now apparently fictitious) discussed their experiences at the non-existent restaurant in entries dated January 2008, to August 2008.
3. How could this wine list earn an award?
On his blog, Goldstein posted a small selection of the wines on this list, along with their poor ratings from Wine Spectator. This was his effort to prove that the list - even if real - did not deserve an award.
However, this selection was not representative of the quality of the complete list that he submitted to our program. Goldstein posted reviews for 15 wines. But the submitted list contained a total of 256 wines. Only 15 wines scored below 80 points.
Fifty-three wines earned ratings of 90 points or higher (outstanding on Wine Spectator's 100-point scale) and a total of 102 earned ratings of 80 points (good) or better. (139 wines were not rated.) Overall, the wines came from many of Italy's top producers, in a clear, accurate presentation.
Here is our description of an Award of Excellence: Our basic award, for lists that offer a well-chosen selection of quality producers, along with a thematic match to the menu in both price and style.
The list from L'Intrepido clearly falls within these parameters.
4. What did Goldstein achieve?
It has now been demonstrated that an elaborate hoax can deceive Wine Spectator.
This act of malicious duplicity reminds us that no one is completely immune to fraud. It is sad that an unscrupulous person can attack a publication that has earned its reputation for integrity over the past 32 years. Wine Spectator will clearly have to be more vigilant in the future.
Most importantly, however, this scam does not tarnish the legitimate accomplishments of the thousands of real restaurants who currently hold Wine Spectator awards, a result of their skill, hard work and passion for wine."
Domenica 25 Maggio dalle 0re 11:00 I Quat Gat sono lieti di invitarvi presso la cantina di Paride Jaretti a Gattinara in via Pietro Micca 23/B per degustare i vini delle nostre aziende : - Baldin Matteo LOZZOLO (VC) - Caligaris Luca GATTINARA (VC) - Jaretti Paride GATTINARA (VC) - Patriarca Franco GATTINARA (VC) Per accompagnare i nostri vini saranno presenti i F.lli Bertolino con i loro ottimi formaggi e salumi. VI ASPETTIAMO NUMEROSI !!! Per informazioni: Paride 340-3191157 Luca 347-7007521
Venerdì 30 Maggio DEGUSTAZIONE GUIDATA QUAT GAT & SLOOW FOOD VALSESIA ore 20.00 Cantina CALIGARIS GATTINARA (VC) Via calza, 19
I Quatgat con i loro vini propongono il territorio: Coste della Sesia Rosato D. O. C. 2007 - Az. Caligaris Uve Nere - Vino da Tavola Rosso - Az.Jaretti Coste della Sesia Nebbiolo D.O.C. 2005 - Az. Caligaris Bramaterra D.O.C. 2004 - Az. Baldin Gattinara D.O.C.G. 2004 - Az. Patriarca
I vini saranno abbinati ai formagi e salumi della nostre valli. Posti Limitati n.60 - Costo Degustazione Euro 10.00 Per prenotazioni: Slow Food Valsesia Tel.340/7691682 Per chi volesse proseguire nel clima conviviale, dopo la degustazione, con un supplemento di Euro 10.00, sarà possibile cenare in cantina.
Per tenere sotto controllo lo sviluppo vegetativo della vite nel corso della stagione, gli agronomi sono soliti ricorre agli indici pedoclimatici. Tali indici sono solo elaborazioni numeriche delle condizioni del pedoclima, cio? dell'insieme delle condizioni fisiche e chimiche dello strato superficiale del terreno, dipendenti dal clima stesso. Fra le grandezze fisiche e chimiche che normalmente si prendono in considerazione, la temperatura T in prossimit? del suolo ? probabilmente la pi? importante. Prima di proseguire con questo post, pregherei l'incauto lettore di scaricare e leggere quanto riportato in questo link. Lo so, sono pigro, ma quantomeno chi non ha trovato l'argomento interessante, pu? tranquillamente transitare su un altro blog.
In questi giorni ho scaricato tra le altre cose il Dolcetto d'Alba 2022 di Francesco Principiano. Produttore di formidabili nebbiolo e Barolo in Monforte, Principiano riesce a stupire pure con cose solo apparentemente piccole, come questo dolcetto.
La denominazione del dolcetto ? vasta e varia: Ovada, Alba, Dogliani, Acqui, Asti, e altre che dimentico perch? sono troppissime. Io sono un fan di Ovada, per molteplici motivi che hanno a che fare col chilometro zero (praticamente Ovada ? entroterra di Genova) e col fatto che l? la mia famiglia aveva vigneti, lo scorso millennio, e io facevo vendemmie e lavori connessi. Senza dire che molti Dolcetto di Ovada sono buoni come il pane - e a questo proposito ultimamente da un ovadese fatto assaggi molto interessanti, ma questo ? un altro discorso, e un altro post.
Il Dolcetto d'Alba di Principiano, dicevo. Si conosce bene, nel nostro giro, la triste storia del dolcetto albese: volentieri espiantato per far posto al nebbiolo che ? pi? figo e, ops, remunerativo, sta diventando raro (quello buono). Anche per questo ho preso al volo l'occasione di aggiungere il dolcetto agli altri rossi del produttore. E adesso scusate, mi faccio i complimenti da solo, ho fatto proprio bene: che meraviglia nel bicchiere. Floreale di violetta come da accademia dell'assaggio, frutti neri fitti, bocca succosissima e viva, tannini e un po' di agrume rosso su quel finale cos? langarolo, ruvido con simpatia. Un po' non te lo aspetti, ma vedi? Bisogna aspettarsi l'inaspettato.
A voler dare punteggi io direi 87/100, in enoteca circa 11 euro, roba da prenderne a casse, ecco.
“Non fraintendetemi. A casa sua la chiamano Vernatsch. Noi la chiamiamo Schiava dell?Alto Adige. Era il vino ?da battaglia? di quella regione, venduto in tutti gli angoli della regione autonoma, al banco di ogni osteria. Sinonimo per anni di ?vino semplice? e umile. Credo di non offendere nessuno se affermo che non c?era un vino in Alto Adige così integrato con la loro identità . Un vino così tipico, così rurale e rustico, adatto per tutte le occasioni di festa campestre, per accompagnare speck e salumi così come buona parte dei piatti della loro gastronomia.
Così disponibile, la Vernatsch, che col tempo non la voleva più nessuno. E giù coi prezzi, e giù con la qualità . Ora c?è un ritorno di interesse per questo vino. Ora i produttori, considerata la disponibilità di vigneti sul loro territorio, hanno cominciato a produrla con più attenzione. Ora si trovano addirittura dei cru di Vernatsch, e spesso con viti molto vecchie”.
Ora, immaginate il mio interesse e la curiosità di poter finalmente osservare da vicino dove la Vernatsch viene curata e accudita. L’occasione l’ha fornita una giornata organizzata dalla cantina cooperativa Erste+Neue, con sede a Caldaro (BZ). Il nome un po’ curioso di questa cooperativa risulta da una fusione realizzata nel 1986 tra la ?Erste Kellereigenossenschaft Kaltern? (ovvero la ?Prima Cantina Sociale di Caldaro”, fondata nel 1900) e la ?Neue Kellereigenossenschaft? (o ?Nuova Cantina Sociale?, fondata nel 1925), alle quale poi si aggiungono nel 1991 la cantina sociale Baron Josef di Pauli.
Oggi Erste+Neue conta 400 soci, che conferiscono uve da una superficie di 230 ettari (46% bianco, 54% rosso), tutti nell’area del Kalterersee DOC, contribuendo a una produzione di 1.400.000 bottiglie l’anno. Erste+Neue è il principale produttore di uva Vernatsch nell’Alto Adige, dove questa varietà copre 850 ettari dei 5.395 del vigneto complessivo Sudtirolese, quindi quasi il 16%, mentre il Kalterersee rappresenta il 38% della produzione di Vernatsch con 325 ettari. E proprio sulla Vernatsch, con cui produce Santa Maddalena e Kalterersee, si concentrano le maggiori attenzioni con un progetto di ricerca sperimentale. Il team aziendale guidato da Andrea Carpi, General Manager, con Gerhard Sanin, enologo, e Federico Curtaz, agronomo, ci ha condotto nel vigneto ai piedi della Mendola, l’altura principale che domina tutta l’area del Kalterersee, dove si stanno recuperando e riproducendo vecchie viti di Vernatsch.
?Da alcuni anni – racconta Gerhard Sanin – stiamo osservando la presenza sul territorio di vecchi vigneti caratterizzati da una modesta produzione e grappoli non troppo grandi. Si tratta di piante di 80 e anche 100 anni, che portano a vini con un colore più intenso, una maggiore presenza di tannini e buon bouquet. Si tratta del Kalterersee delle origini?. Dalla selezione di 70 ceppi con queste caratteristiche Sanin ha realizzato un vigneto con 4000 viti innestate su una tipologia di portainnesto oggi non più utilizzata, in grado di garantire una maggiore longevità .
A partire dal prossimo anno verranno realizzate le micro-vinificazioni per comparare la resa di queste vecchie piante con quelle degli impianti moderni e valutare una selezione massale per la loro riproduzione.
Mi rimarrà in mente l’annata 2010, annata secca e calda ma poi caratterizzata da un mese di agosto fresco, al punto di limitare al -25% la resa complessiva dei vigneti, uve con gradazioni zuccherine leggermente inferiori e un?acidità leggermente superiore. Una gran bella espressione di delicata frutta rossa con venature balsamiche, forse il campione più tipico del set, ampio e lungo, un po’ carnoso, in definitiva ottimo. Cinque anni sono probabilmente lo stato di maturazione ideale per questo vino (e di chissà quanti altri, se solo i produttori ce li conservassero nelle loro cantine!). E poi, molto bene anche l’annata 2012 e la non scontata 2007, dove il Leuchtenburg si dimostra ancora buonissimo, mantenendo l’eleganza e tutte le altre caratteristiche.
Ho molto riflettuto sulla ?chiamata di correo?, pronunciata da Mattia Vezzola enologo in Franciacorta ma anche produttore gardesano, verso troppi Chiaretto del Garda ?fatti per vivere pochi mesi?, concettualmente pensati per cantare una sola estate, e magari nemmeno a voce tanto sicura. Sono persuaso che anche se il rosato ? una particolare tipologia di vino che offre il suo meglio da giovane, con la freschezza e l?esuberanza aromatica della sua giovent?, il suo variegato bouquet di profumi, il nerbo sapido del gusto, molti rosati italiani possano benissimo, grazie alle uve utilizzate, essere tranquillamente bevuti e apprezzati, forse addirittura con pi? gusto, nel secondo anno d?et?? e addirittura oltre. Per fare un grande rosato, e so bene che sto per pronunciare una lapalissiana ovviet?, ci vogliono grandi uve, dei terroir importanti, un attento savoir faire ed un pizzico di coraggio e di ?ardimento? da parte del produttore, che abbia l?ambizione di ottenere non un prodotto qualsiasi, ?alla moda?, ma un vino vero, di grande carattere e personalit?. Insomma, quando si ? in possesso di tutti questi elementi e la fortuna ed il caso aiutano, si possono produrre vini che non durino, quando va bene, quattro mesi, ma addirittura quattro anni. Non ho detto casualmente quattro anni piuttosto che tre o cinque, perch? una bottiglia di rosato, pardon, di ros?, ritrovata in cantina sabato pomeriggio e aperta la sera stessa mi ha confermato questa evidenza e fatto tornare in mente una bella esperienza dell?estate 2004. Era agosto e con la famiglia (fu ultimo anno che nostra figlia Valentina, classe 1985, accett? di venire in vacanza con noi) eravamo andati in Francia, in Provence, nella zona tra Avignon, Carpentras, il mitico Mont Ventoux e le Dentelles de Montmirail. La meta era una table d?h?te, l?Aube Safran, nella deliziosa localit? di Le Barroux, un piccolo paradiso, poche camere arredate con gusto, una piscina, intorno i profumi della garrigue, della lavanda, degli alberi da frutto e la scoperta che i proprietari, Marie e Fran?ois, parigini, avevano scelto questo posto da sogno per ricreare un?antica tradizione che si era persa nel tempo, la coltura del crocus sativus per la produzione di zafferano. Talmente bello quel posto e affascinante la scommessa da tornarci poi a fine ottobre, con Fredi Marcarini, geniale fotografo, per la raccolta dei fiori e le fasi di produzione di safran destinate ad un articolo poi pubblicato su Spirito di vino. Bene, nel corso della nostra settimana ? l?Aube, tra succulente colazioni a base di succo d?albicocca e confetture varie, arance, pere, ovviamente con zafferano, cenette preparate da Marie e giuste bottiglie, scelte con expertise da Fran?ois, oltre ai consueti giri turistici in questa zona meravigliosa il sottoscritto, che anche in vacanza non si dimentica di essere un cronista del vino, non manc?, con immaginabile ?gioia? di moglie e figlia, di fare qualche puntata a vinose localit?. Cos? me ne andai nell’amatissima Ch?teauneuf-du-Pape a fare una ricca degustazione un paio di giorni dopo che analoga cosa aveva fatto Robert Parker, e quindi rimandando a fine ottobre due visite con degustazioni nei territori delle AOC C?tes du Ventoux e Vacqueyras, trascorsi una bellissima mattina proprio nella capitale dei rosati francesi, Tavel, dove grazie alla preziosa collaborazione del Syndicat dell?unica A.O.C. interamente in ros? di Francia, il 23 agosto ebbi modo di fare una fantastica degustazione di una trentina di Tavel documentata in questo articolo pubblicato su WineReport. Per me che ero e sono un rosatista ?antemarcia? (ne ho scritto sin dai primissimi anni Novanta), non come certi ?colleghi? che si sono buttati e hanno ?scoperto? il rosato ora che ? diventato trendy e di moda, fu un?autentica goduria, la scoperta di un terroir, quasi mille ettari con tre diverse composizioni del terreno a determinare almeno tre micro-terroir, d?eccezione, di una cultura, di una consapevolezza e di un orgoglio del ros? di cui non trovo ancora traccia in Italia. Se si fa eccezione per il progetto, cui si sta lavorando sottotraccia e di cui si parla poco, di arrivare in Abruzzo, una delle due capitali riconosciute del rosato italiano, ad una Doc Cerasuolo d?Abruzzo scorporata dall?attuale Doc Montepulciano d?Abruzzo di cui il Cerasuolo ? una particolare, splendida modalit?. Bene, questa ?goduria?, abbinata alla gioia di trovare confermate quelle sensazioni e convinzioni che avevo maturato a Tavel, l?ho avuta sabato sera quando dopo aver avvistato in cantina, in uno spazio particolare dove conservo delle bottiglie ?cavia? che dimentico apposta per verificare come si evolvano nel tempo, una bottiglia del Tavel 2004 dello Ch?teau de Manissy (uvaggio molto variegato dove accanto a Grenache e Carignan figurano quote minori di Clairette de Cinsault, di Bourboulenc, di Picpoul provenienti da un vigneto di almeno 40 anni d?et?, e averla portata a casa la sera l?abbiamo (mia moglie ed io) testata e messa alla prova. Chapeau Messieurs!, quattro anni ed il vino non solo si ? mostrato in perfetta forma, ma si ? mostrato godibilissimo, pieno di quel carattere, che ? sintesi di frutto-terra-pietra-sole, che rende i ros? di Tavel ?I? rosati di riferimento per chiunque ami le vin en ros?. Colore cerasuolo corallo vivo con una leggera unghia rubino granata luminosissima, naso succoso, compatto, avvolgente profumato di frutta (cassis, lampone, fragola), ma fresco e vivo, con le sue note leggermente dolci di confetto e mandorla ed una nitida vena salata. Grande polpa carnosa in bocca, vino che si dispone largo e goloso sul palato, pieno di sapore, energia, consistenza, vinosit? molto pronunciata eppure quanta sapidit?, quanta vita, che bella acidit? a temperare i 13 gradi e mezzo di alcol e a rendere il vino, con la sua veneranda et?, ancora bilanciatissimo, piacevole, tr?s agr?able. C?? poco da dire: quando i rosati hanno attributi, personalit? e storia durano quattro anni, non solo quattro mesi?