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| [08/18/2025, 08:36] | Restaurant POTONG & Opium Bar- A Progressive Thai-Chinese Cuisine by Chef Pam ? Bangkok ? Thailand |  |  Dopo la presentazione della The World?s 50 Best Restaurants a Torino, ci siamo concessi una settimana speciale a Bangkok, per esplorare quella che oggi ?, senza dubbio, la citt? con la pi? alta concentrazione di eccellenze gastronomiche al mondo. Il nostro viaggio inizia da Restaurant POTONG, il ristorante della straordinaria Pichaya ?PAM? Soontornyanakij, recentemente premiata come Miglior Chef Donna al Mondo 2025. Una cena semplicemente clamorosa, capace di unire radici, visione e una sorprendente intensit? emotiva.  Restaurant POTONG & Opium Bar- A Progressive Thai-Chinese Cuisine by Chef Pam – Bangkok – Thailand Team:? -
Head Chef: Pichaya ?PAM? Soontornyanakij (@chef.pam) -
Sous Chef:?SAVITRI??Give??THAWORNSOOX?(@give.savitri) -
Pastry Chef:?KEJWALEE??Mook??CHOTITRAKOON (@mookkej) -
Sommelier: Phuengthum ?Pheung? Khathipphathee (@phuengthum) -
Ma?tre d Hotel: Angelie Lagula (@angelie.b.canlas) -
Bar Manager: ?Matteo Cadeddu (@matt_cadeddu89)   Aperitivo Rooftop    Un?esperienza di cucina Thai-Cinese progressiva firmata da Chef Pam. Attraverso i 5 Elementi e i 5 Sensi, gli ospiti possono assaporare i ricordi e il percorso culinario della World?s Best Female Chef all?interno di una dimora storica di oltre 120 anni, tramandata da quattro generazioni come Casa della Medicina Tradizionale POTONG, nel cuore di Yaowarat (la Chinatown di Bangkok).   Il sorriso e la piacevolezza del farti sentire ospite gradito sono la base del clima che pervade tutta la citt?.  Missione – Pollo Nero – Erbe Cinesi – Brodo Mission – Black chicken / chinese herb / broth ?Mission? apre il percorso come un prologo sussurrato: un guscio croccante che racchiude pollo nero (silkie) profumato alle erbe cinesi, affiancato da una tazza di brodo limpido e concentrato. ? una composizione ?black on black? studiata per incuriosire prima ancora che per saziare: fragranza tostata all?esterno, morbidezza sapida al cuore, poi l?abbraccio caldo del brodo che ripulisce e allunga il sapore. L?insieme ? misurato, quasi meditativo, con un equilibrio che gioca tra amaro gentile delle erbe, dolcezza naturale del volatile e una scia speziata finale. Nel gesto c?? memoria familiare: l?uso delle erbe rimanda alla tradizione della farmacia cinese custodita nell?edificio storico di Yaowarat, oggi casa del ristorante, e alla cultura del pollo nero in brodo tonificante. ?Qui il linguaggio diventa contemporaneo: la sfoglia/pastry dona contrappunto di texture, il brodo chiaro, profondo fa da cerniera gustativa tra accoglienza e racconto. ? un piatto chiave che imposta il ritmo del menu e dichiara poetica e intenzioni prima dei capitoli pi? estroversi. In sintesi: precisione tecnica, misura e identit?. ?Mission? non cerca effetti speciali; prepara il palato e, soprattutto, la mente, a entrare nel viaggio thai?cinese di Chef Pam con un segno stilistico chiaro e memorabile.  - Sommelier: Phuengthum ?Pheung? Khathipphathee (@phuengthum)
Pairing by Dom Perignon 2015  Dettagli e ricordi | Kuay chap / Lingua di maiale / Brodo di maiale / Caviale detail and memories – kuay chap – pork tongue – pork broth – caviar  Detail and Memories ? kuay chap ? pork tongue ? pork broth ? caviar Un omaggio raffinato alle radici thai-cinesi: nel piatto, sottili strisce di kuay chap (sfoglie di riso arrotolate) incontrano lingua di maiale e un brodo di maiale lucido e profondo; in superficie, caviale a firma salina. La costruzione ? ?a strati?, con il boccone che alterna morbidezze e morsi elastici, mentre lo iodio del caviale firma il finale con precisione. ? comfort food elevato a gesto contemporaneo: misura, contrasto e memoria. Chef Pam rilegge un classico popolare (il kuay chap teochew) e lo trasforma in racconto personale: tecnica attuale, ingredienti nobili e un?eco di street food che resta leggibile, ma sublimata. ? il capitolo del menu in cui l?infanzia e la citt? diventano fine dining: intimo, nitido, emotivo.   Pairing by Les Rosiers – Jasni?res – Domaine de Bellivi?re  Storie storiche | Capesante / Salsa satay / Brioche Historical stories – scallop – satay sauce – brioche       Sun Pa Tong – Sticky Rice Wine  Cuore e anima | Gamberi Nakhon Si Thammarat / Pad Thai / Shot di gamberi / Hoy Tod Heart and Soul – nakhon si Thammarat shrimp – Pad Thai – Shrimp shot – Hoy Tod Trascende il concetto di “signature dish” per diventare un?esperienza gastronomica sospesa tra memoria, territorio e innovazione.  Heart and Soul di Chef Pam ? POTONG, Bangkok Nel cuore della cucina di Chef Pam, Heart and Soul incarna il senso stesso della sua filosofia: un piatto che ? memoria, territorio e sorpresa sottile, tutto racchiuso in un solo morso. Composto da: -
Nakhon Si Thammarat shrimp: gamberi pregiati della costa meridionale thailandese, emblematici per freschezza e sapore, scelti con cura per rappresentare il legame profondo con il territorio. -
Pad Thai deconstruito in forma di ?shrimp shot?: un boccone concentrato, geniale nella forma e nel contenuto, che ripercorre la storia dello street food thailandese. Un?esperienza tattile, quasi sensoriale, che reinterpreta l?iconica pietanza nazionale. -
Una micro-garanzia croccante: miniature di hoy tod ? la classica frittura thailandese, qui in versione miniaturizzata e croccantissima, a coronare il boccone con un contrasto di texture sorprendente e memorabile.  Perch? ? cos? potente? Chef Pam non offre soltanto un piatto ? ? un racconto. Con Heart and Soul, si parla di: -
Il dialogo tra le radici culturali della Thailandia (lo street food, i sapori di Phuket o di Nakhon Si Thammarat) e la tecnica moderna, che disassembla e riassembla l?esperienza sensoriale. -
Una narrazione gastronomica concentrata: ogni elemento (gusto, consistenza, storia) ? presente al cento per cento, senza dispersione. -
La magia della micro-interpretazione gastronomica: uno shot che vale cento piatti, uno snack che contiene una memoria e una cultura intera.   Dimenticato | Branzino Atlantico / Beurre Blanc forgotten – atlantic seabass – beurre blanc     La scelta delle Bacchette!?   Pairing by : Les Parcellaires De Saulx Pommard Premier Cru ?Clos Blanc? Rouge 2017  Francia ? Borgogna, C?te de Nuits. Un terroir che regala vini di grande personalit? e longevit?, espressione autentica del Pinot Noir nella sua veste pi? aristocratica.  Bold – 14 day aged duck Anatra frollata 14 giorni  Bold ? 14-day aged duck (POTONG, Bangkok) Il cuore pulsante del menu: petto d?anatra dry-aged 14 giorni, marinata con spezie cinesi, la pelle trattata con una miscela di aceto per favorire una laccatura ipercroccante; in cottura resta croccante fuori, rosata e succosa dentro. Una tecnica messa a punto con meticolosit?, che coniuga tradizione e modernit? di esecuzione.  Il servizio ? parte del rito: l?anatra arriva in scena su una Lazy Susan al centro tavola, accompagnata da condimenti thai e riso, a evocare il gesto conviviale delle grandi tavolate di famiglia. L?impatto ? tanto estetico quanto gustativo: crosta laccata, profumi di five-spice, morsi pieni e lunghi.  Nel percorso degustazione l?anatra identifica il capitolo ?Bold?, fulcro narrativo della sequenza ?all about duck?; ? il piatto-bandiera perfezionato da Chef Pam prima ancora dell?apertura, oggi considerato la firma della casa. La sua forza sta nell?equilibrio tra sale, acidit?, spezia, texture e reazione di Maillard, i cinque codici sensoriali che guidano la cucina di POTONG.      Spirituale | Cetrioli sottaceto / Asparagi / Peperoncino nhoom   Pairing by :? Mullineux 2024 Straw Wine   Felicit? | Strati di potong Happiness – layers of Potong?  Happiness ? Layers of Potong (POTONG, Bangkok) Finale di percorso e dichiarazione d?intenti: Happiness ? un dolce ?a strati? che mette in scena le molteplici texture e i ricordi che hanno plasmato POTONG e la sua Chef. Non ? un semplice dessert, ma un ritratto stratificato ? croccante/soffice, cremoso/arioso ? in cui ogni livello rimanda alla storia dell?edificio e alle memorie d?infanzia di Chef Pam, trasformate in un boccone contemporaneo e lucidissimo.  ? l?epilogo emotivo del menu: un dolce-manifesto che parla di tempo, identit? e memoria pi? che di mera dolcezza, e che chiude il racconto con precisione, misura e poesia gastronomica.    Eredit? | pandan / nome del t? thailandese / mango / cocco sesamo   Coccole finali  Biscotti della Fortuna. Grazie | Fortuna  Un saluto Thank You in forma di fortune cookie, a rimarcare il filo tra tradizione thai-cinese e gesto contemporaneo.    Passiamo ad un altro piano del Building e siamo all’ Opium Bar.  L?arte del cocktail: Matteo Cadeddu al timone Dietro il bancone troviamo come Bar Manager?Matteo Cadeddu, mixologist italiano con esperienze in Europa, Australia, Singapore e India. La sua leadership ha trasformato Opium in una delle esperienze pi? clamorose tra i pluri-premiati cocktail bar di Bangkok.    Un patrimonio trasformato in esperienza Situato nella vivace Chinatown di Bangkok, Potong prende vita nell?edificio storico che per generazioni ha ospitato l?antica farmacia della famiglia di Chef Pam. Restaurato con cura, il locale conserva vividi elementi di design mischiati a modernit?, dal lounge scientifico al rooftop, creando un ambiente evocativo e unico. Potong ? l?essenza del racconto attraverso il gusto, una cucina che unisce il valore della tradizione con l?audacia della contemporaneit?. Chef Pam ci guida in un viaggio sensoriale fatto di dettagli, ricordi e sapori trasformati. Quale occasione migliore per lasciarsi avvolgere da questa esperienza autentica e raffinata ?  Accorrete! Il ristorante POTONG fa parte della holding THE X PROJECT Co., Ltd., realt? che sviluppa ristoranti di nicchia, dal forte impatto concettuale e guidati dal racconto. THE X PROJECT Co., Ltd. ha sede a Bangkok ed ? guidata da Chef Pam (Pichaya Utharntharm) e Tor Boonpiti, che uniscono decenni di esperienza nell?hospitality a una passione per i viaggi e per la scoperta delle sottoculture gastronomiche. Contatti ? THE X PROJECT
potong-opium@thexprojectbkk.com
(+66) 082 979 3950 422 Vanich 1 Rd., Samphanthawong, Bangkok, 10100 L'articolo Restaurant POTONG & Opium Bar- A Progressive Thai-Chinese Cuisine by Chef Pam – Bangkok – Thailand proviene da ViaggiatoreGourmet alias AltissimoCeto!. | | TrackBack> |  |  |  |
| [01/01/1970, 00:00] | Evoluzione delle pubbliche relazioni |  |  Nell'ambito delle strategie di comunicazione dell'impresa, le pubbliche relazioni risultano uno strumento molto efficace a disposizione del management per raggiungere nello stesso tempo una pluralità di scopi e un pubblico molto ampio e variegato. Col termine di relazioni pubbliche, si intende il lavoro di ?ponte? tra l?azienda e gli interlocutori più qualificati (in particolare giornalisti, ma anche più in generale gli opinion leader del settore) utili alla conoscenza della qualità dei prodotti, dell?azienda stessa e delle persone che la formano. Si prende cura dell'immagine aziendale, ovvero dell'immagine che si vuole trasmettere ma anche e soprattutto dell'immagine percepita dagli interlocutori. Il suo intervento va armonizzato, in primis con gli obiettivi dell?azienda e di conseguenza con i responsabili dei settori commerciale e produttivo perchè gli obiettivi di mercato ed i prodotti per raggiungerli, vanno definiti insieme affinchè il lavoro di responsabile delle relazioni pubbliche, ne sia supporto e complemento. In sintesi, si occupa di promozione, ufficio stampa, pubbliche relazioni, supporto alla scelta di indirizzi qualitativi, supporto alla scelta di mercati, campagne pubblicitarie, etc Le pubbliche relazioni lavorano prevalentemente sulla notorietà , sulla credibilità e sulla reputazione dell'azienda e hanno anche un elevato impatto nella costruzione da parte dell'azienda della Customer Social Responsability (CSR), contribuendo a creare una immagine che risulti duratura nel tempo e che identifica e valorizza la mission o visione dell'azienda. Le pubbliche relazioni on line L'obiettivo principale della PR online è massimizzare i commenti positivi sulla propria azienda, marca, prodotto o sito web nei siti web di terzi che possono essere visitati con più probabilità dal proprio target audience. Internet offre la possibilità di fruire di un interazione ?a due vie? (interazione), per comunicare con opinion leader e giornalisti, clienti e di rafforzare la marca o immagine di impresa. Favorendo l'aumento del numero di utenti qualificati ad un determinato sito web, dei contatti;e conseguentemente amplificando le possibilità dell'aumento delle vendite; la ricerca di potenziali nuovi clienti; l'offrire informazioni a persone che stanno completando il loro processo d'acquisto; l'affermazione del brand. E? importante quindi monitorare le varie sfere della rete, con particolare riferimento ai blog, ai forum, ad usenet, per conoscere la reale percezione che il mondo esterno (addetti ai lavori e consumatori ) ha della azienda, quale sia la percezione del marchio e del prodotto e se questa percezione sia o non sia in linea con quella che vorremmo effettivamente trasmettere. Tra le attività delle Pubbliche Relazioni online ricordiamo: Comunicazione con i media (giornalisti), scambio links o ottenimento di links, redazione di materiale editoriale, partecipazione a Comunità e networks, analisi della conversazione in rete sui brand, servizio di monitoraggio e alert. Gli obiettivi, in sintesi, della programmazione di una attività on line: fornire informazioni a opinion leaders e al consumatore: _aumentare _popularity _aumentare sentiment _aumentare fidelizzazione _ottenere feedback dagli utenti finali _consolidare immagine _azienda/prodotto | | TrackBack> |  |  |  |
| [07/14/2008, 08:27] | Sovversivi del gusto: tutto perfetto, mancavano solo bagoss e risotto |  | Che dire, mancavano solo il mitico bagoss e magari un bel risotto, fatto ovviamente con un riso ?corsaro?, un supremo Carnaroli che resta eccellente e straordinario anche se il suo produttore ? umanamente un po? complicato, per rendere perfetto al 100% anche se lo ? stato al 99, il terzo raduno dei Sovversivi del gusto, che si ? svolto ieri, con grande successo, presso quel bellissimo posto che ? l?agriturismo Trevisani in quel di Soprazocco di Gavardo, un balcone naturale (vedi foto di apertura: accontentatevi, non sono mica quelli di quel fenomeno di Marco Salzotto,? supremo fotografo ufficiale dei Sdg) dove si gode una vista sul lago mozzafiato. Giornata bellissima, con un caldo giusto, ma non soffocante (e una simpatica pioggerellina rinfrescante di breve durata) sotto il tendone vagamente circense che accoglieva le postazioni dei gustosi sovversivi accorsi all?appello: artigiani alimentari (virtuosi del formaggio, delle norcinerie, delle confetture, dei mieli), sopraffini oliandoli, cultori dell?aceto balsamico, ma anche fior di piccoli produttori, di quelli talmente piccoli che a cercarli sulle varie guide (che questi piccoli solitamente ignorano, troppo impegnate a blandire i soliti potenti) non ne trovereste traccia, ma che invece costituiscano un?altra bella idea del vino. Una ricchezza d?espressione, una purezza, una genuinit? e un entusiasmo che in tante aziende collaudate non esiste pi?. Cosa ha abbondantemente giustificato il fatto che ieri sia stato, come tanti altri, al raduno? Una qualit? umana, innanzitutto, dell?evento, una dimensione, colloquiale, simpatica, autoironica, divertente e divertita, dove si degustava, si assaggiava, si mangiava, si provavano cose ma sempre non dimenticandosi mai che si trattava di vino, di oli, di salumi e formaggi, non della formula magica che salver? l?umanit?, e che eravamo l? per il piacere, di pancia e non solo di testa, di mangiare, bere e poi parlarne in allegria. Detto questo, valeva gi? la pena arrivare in quel di Gavardo e ritrovare vecchi amici che non vedevo da tempo come il giornalista, scrittore e blogger Michele Marziani, alias Appunti di viaggio, Lino Cantaluppi da Como, grand gourmet e un cuore grande cos?, Emilia e Giorgio del Segreto di Milia a Savigliano, Giovanni Arcari, intelligente promoter di piccole cantine brescian-franciacortine come Colline della Stella e Cantrina e appassionato di vini gardesani. Poi ho potuto conoscere di persona (sinora ci eravamo parlati solo al telefono) Tommaso Farina, che non chiamer? pi?, ? impossibile, Farina jr, al quale ho simpaticamente intimato di levarsi la cravatta quand?? arrivato azzimato e elegante come se fossimo ad un matrimonio, e sigillata pubblicamente la pax, dopo le nostre beghe di qualche mese fa, con Adriano Liloni, tornato saldamente, se mai qualche minus habens avesse mai pensato di scalzarlo da questo ruolo che tutti quelli che hanno buon senso e buon gusto gli riconoscono, ho potuto dedicarmi all?incontro, spontaneo, festoso, con Sovversivi del gusto di cui conoscevo gi? la bravura e altri scoperti nell?occasione. Come sempre all?altezza, chiantigiano e schietto quanto basta, il Salvino 2005 di un Filippo Cintolesi trovato in gran forma e sereno, e assolutamente rivelatorio il suo olio extravergine, con un 2004 (oh yes, un olio di quattro anni) incredibile per freschezza, rotondit? e dolcezza, avvicinato da un altro olio, stupendo per solarit? ed equilibrio, come quello proposto da un vecchio amico, Giulio Cantatore dell?Enoteca L?Angolo di Vino di Ruvo di Puglia. Buono come sempre e senza nulla da invidiare ad un Soave togato la Garganega Camporengo proposta da quella bravissima produttrice e donna di classe che ? Matilde Poggi delle Fraghe, con tanto di moderno e ragionato tappo a vite, intrigante, beverino, sapido, nervoso, molto articolato al gusto il Franciacorta Brut, secco e deciso, delle Cantine Donna Lucia di Clusane, sorprendente per essenzialit?, sapido, elegante, con un bel tannino ben rilevato il Nero d?Avola della Masseria del Feudo, pi? che piacevoli, direi molto ben fatti e intriganti, schietti, assolutamente beverini l?Altea bianco della cantina sarda Altea Illotto ed il Morellino di Scansano (Cabernet free!) dei Botri di Ghiaccioforte, entrambi proposti da quella particolare selezione di piccole aziende di qualit? che ? la Sorgente del Vino. Una sorpresa assoluta, beccato ad un banco d?assaggio, dove era presente Filippo Filippi con la complicit? di un?amica, Paola Giagulli, addetta comunicazione del Monte Veronese, ma grande appassionata di vini veronesi e non, il Colli Scaligeri Vigna della Br? 2006 della Cantina Filippi di Castelcerino (uno dei grandi cru del Soave), di cui credo che parler? presto, dopo aver regolarmente visitato ? nonch? assaggiato gli altri vini ? l?azienda. Un vino di grande personalit?, mineralit?, nerbo, uve provenienti da vigneti posti su terreni calcarei e vulcanici, pieno, compatto, pieno di sapore, eppure di grande equilibrio e piacevolezza. Il tempo non mi ha consentito di assaggiare i vini di Elena Parona, alias La Basia, di Puegnago sul Garda, ma parlare con lei e con i suoi figli d? sempre l?idea di trovarsi di fronte a persone perbene e solo en passant ho ritrovato buono, come l?avevo gi? giudicato, e quanto mai adatto alla cucina bresciana (spiedo e grigliate), il Marzemino gardesano di Emilio Di Martino. Altri incontri mi hanno poi entusiasmato sotto il tendone, quello con Daniele Segala, animatore della Fucina dei Sapori, enoteca, formaggeria, salumeria di Prevalle nell?entroterra di Sal?, barbetta bionda occhi chiari come il mare, e una filosofia, quello dello scopritore, dell?affinatore di formaggi (da urlo una sua cremosissima gorgonzola novarese che ha stupito anche Marziani, che del novarese e dintorni sa tutto) dell?ambasciatore di cose buone, del divulgatore, non pedante, ma appassionato, attento, dalla parte del cliente, considerato come un amico da non tradire, che mi ha colpito. E mi indurr? ad andarlo presto a trovare, per una lunga chiacchierata e tanti assaggi. Infine, anche se di tanti altri personaggi incontrati o solo sfiorati, Francesco Travaglini, ovvero supremo olio e pecorino molisano raccontati, insieme a tante altre cose, sul blog Parco dei buoi, Flavio Calabria, grande norcino della Valtenesi in quel di Muscoline, con salumi come sempre all?altezza, saporiti ma non salati, Lionello Esti dell?Acetaia Terre del Tuono vicino a Reggio Emilia, i padroni di casa, i fratelli Trevisani, posso solo accennare per sommi capi, non posso che concludere con l?incontro che pi? mi ha emozionato. Emozionato per i vini, che hanno una purezza, una verit?, una forza che mi hanno lasciato senza parole, soprattutto lo splendente, gioioso, succoso Montepulciano Cerasuolo 2007, corallo cerasuolo salmone splendido, naso compatto e fragrante profumato di piccoli frutti rossi, polputo, vivo, rotondo, croccante, goloso, e poi il Montepulciano d?Abruzzo 2005, ovvero tutto quello che vorreste chiedere ? e vi verr? dato ? ad un Montepulciano, ed il Lama bianca 2007, e ancora quel Trebbiano 2005 cui ho gi? accennato qui. Tutti vini che chiunque abbia assaggiato e confesso di essermi adoperato perch? fossero in molti ad assaggiarli, ha trovato di un nitore, di una piacevolezza, di una personalit? rara. Ma emozionato, soprattutto, per l?incontro con quella vignaiola autentica e ragazza dolcissima, timida e schiva che ? Cristiana Galasso, alias Feudo d?Ugni, una di quelle persone che con le sue poche parole, i suoi silenzi, la sua tenerezza (e sono complimenti di cui sono stato felice di rendere partecipe la mamma di Cristiana ed un amico abruzzese che l?accompagnava, aiutante in vigna e cantina), il suo testardo rigore e la voglia di fare bene, anche se i numeri sono piccolissimi e l?avventura nel mondo del vino ? solo all?inizio, riconciliano con il vivere e non solo con questo strano mestiere di cronista. Guardare questa giovane ragazza, quasi confusa dalle attenzioni e dai complimenti dei tanti che le dicevano brava e manifestavano pieno consenso e sorpresa per il suo operare enoico, e poi assaggiarne contestualmente i vini, ? stata la riprova che c?? ancora salvezza in questo mondo del vino furbetto, taroccatore, opportunista, se le idee cardine sono ancora il lavoro, il rispetto della terra e della vigna, l?umanit? ed un pizzico di poesia e di sogno in chi vi opera. Meravigliosa esperienza, di quelle che ti fanno bene dentro, al cuore e ti fanno tornare a casa, a sera, felice e pi? leggero, persuaso, una volta di pi?, che gli assenti, chi non ha voluto, per motivi vari, pi? o meno reali o capziosi, partecipare a questa festa, che festa vera ? stata, abbia sbagliato, perch? non ? assolutamente vero che ? gli assenti hann sempre ragione?. Hanno torto e non sanno cosa si sono persi? | | TrackBack> |  |  |  |
| [06/03/2008, 22:04] | Una semplice torta di mele |  | Sul nostro blog, maisazi.com, pubblichiamo tanto ricette, spesso proponendo dolci e creme. Noi ci diamo da fare per inventare nuove proposte, ma alla fine scopriamo che le persone vogliono qualcosa di semplice, come la torta di mele di Gioi e quella di copertina75, sempre alle mele. Queste due ricette, da poco pubblicate, sono tra le pagine più visitate del nostro blog, assieme alla Torta Caprese, che ha la palma di pagina più letta in assoluto. Segnale evidente di come si orientino i gusti dei nostri utenti e monito per chi sta ai fornelli. Giusto sperimentare, quindi, ma ricordiamoci anche delle tradizioni e dei ricordi che abbiamo della nostra fanciullezza. A volte una torta è importante non in quanto buona, ma perché si porta dietro un ricordo importante, un momento felice, un giorno di festa, un traguardo giovanile raggiunto. In questo caso, poi, la semplicità è massima. Le due torte di mele proposte da Gioi e copertina75 sono ai limiti del minimalismo, ma piacciono sempre. Io non sto a ripetervi le ricette, dato che potete facilmente leggerle sul blog alle pagine che vi ho indicato. Se avete voglia, preparatele con qualche variante, comunicandoci poi il risultato. In particolare, provate ad aggiungere qualche ingrediente che estenda i profumi, che in un dolce non sono mai troppi. Potreste anche pensare a qualche altro ingrediente corollario che completi la mela o faccia contrasto con essa. Non scostatevi troppo dalla ricetta, però, perché la snaturereste. | | TrackBack> |  |  |  |
| [04/28/2008, 09:16] | Il blog di Don Sebastiani & Sons? |  |  Pochi giorni fa avevo scritto una bozza a proposito del blog di Don Sebastiani & Sons che tuttavia devo modificare. Inizialmente, andando sul sito dell’azienda si poteva leggere nel menu in alto la parola Blog. Oggi, per?, quella parola ? stata modificata in Press. Inutile dire che la recensione che avevo fatto di quel blog era molto negativa: tutto poteva apparire tranne un blog! E’ una semplice pagina in cui vengono visualizzati tutti i comunicati stampa in ordine cronologico. In sostanza: il termine Blog non era per nulla pertinente. Un blog non ? il contenitore dei comunicati stampa: ? conversazione. La notizia l’avevo scoperta su The winery web site report, ottimo blog che ogni tanto fornisce alcuni spunti interessanti sui movimenti dei siti delle cantine. Lo stesso sito diceva: Sorry, Don, but that is *not* a blog A parte il fatto che si tratta di comunicati stampa, da segnalare l’altro punto negativo: “Both comments and pings are currently closed. Comments are closed”. Naturalmente: chi commenterebbe un comunicato stampa asettico, promozionale e via discorrendo? Oggi, poi, mentre ricontrollavo la bozza mi sono imbattutto di nuovo nel post di The winery web site report scoprendo che la parola Blog ? stata sostituita con la pi? pertinente Press. Nello stesso post potete leggere un commento molto interessante, fatto dalla stessa azienda ad opera di Tyson Caly: I just replaced the word Blog with the word Press. It’s certainly more accurate in describing what that part of the website is. Funny you should post about this very thing as it’s something we just talked about fixing last week. We had thought of writing a Blog long long ago, and sadly it never happened. In any case, thanks for bringing it up! Next up is to work out the Feed issue. Qualche considerazione ? d’obbligo: 1. L’azienda ha fatto uno sbaglio e lo ha corretto. Sar? perch? The winery web site report ha fatto una recensione cos? negativa ma giusta? Non ha caso la stessa azienda ha risposto lasciando un commento e correggendo. 2. Stanno lavorando all’implementazione dei Feed: ottimo esempio di utilizzo di questa tecnologia mettendola a disposizione di chiunque voglia seguire i comunicati stampa aziendali. ShareThis | | TrackBack> |  |  |  |
| [07/13/2008, 18:00] | I mercati del vino in Europa e nel mondo secondo Constellation Brands |  | [English translation at the end of the document] Riprendiamo il discorso di Constellation Brands per analizzare la sua strategia fuori dal mercato USA. In due parole, CB si propone di entrare in quei mercati dove il consumo si e? evoluto verso i vini di qualita?, mentre sono ancora considerati marginali quei mercati (come per esempio l?Italia o anche la Francia) dove il prezzo al dettaglio per bottiglia resta sotto una soglia minima, che viaggia intorno agli $8 per bottiglia (corrispondente come abbiamo visto all?inizio della categoria superpremium). Ecco quindi che i suoi mercati critici sono USA, UK, Australia, Canada e Nuova Zelanda. Restano fuori, anche se con le giuste caratteristiche, India, Giappone e Irlanda, che pero? hanno una dimensione ancora irrisoria per il mercato del vino.  (more…) 
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| [02/22/2024, 12:23] | Report, quello di adesso, 2024 |  | Perch? scrivere l'ennesimo wall of text quando c'? gi? chi se la sbriga meglio, e pure velocemente? Allora tanto vale linkare Ernesto Gentili, che dice tutto quel che va detto sulla nuova puntata di Report dedicata, con modi sommari, alla nostra bevanda del cuore. Giusto una citazione:
"Dopo aver sentito definire WineandSiena come uno degli eventi pi? importanti del panorama nazionale e aver scoperto, bont? loro, che ci sono perfino due produttori (uno scovato in Abruzzo e uno in Veneto) dall?animo puro, qualche dubbio che ci stiano prendendo in giro pu? anche sorgere". | | TrackBack> |  |  |  |
| [07/14/2008, 22:13] | Full immersion nel Bardolino: degustazione ed incontro con i produttori |  | E? davvero con grande curiosit? che ho deciso di dedicare tutta la giornata di oggi ad una full immersion (grande degustazione ed incontro-tavola rotonda con i produttori) nel mondo, che voglio decisamente conoscere meglio, di uno dei vini italiani pi? noti in casa nostra e nel mondo, il veronesissimo-gardesan-lacustre Bardolino, Doc dal lontano 1968. Sar? difatti, come pubblicamente annunciato qui da qualcuno che di Bardolino si occupa da anni, parlo di Angelo Peretti, curatore del blog BarDoc, non nella celebre localit? gardesana che d? il nome alla denominazione, bens? nella pianura di Sommacampagna, che insieme ad altri comuni (Torri del Benaco, Caprino, Rivoli, Pastrengo, Bussolengo, Castelnuovo del Garda, Sona, Peschiera del Garda, Valeggio sul Mincio) che diventano sedici, ovvero Affi, Bardolino, Bussolengo, Caprino veronese, Castelnuovo del Garda, Cavaion, veronese, Costermano, Garda, Lazise, Pastrengo, Peschiera del Garda, Rivoli veronese, Sona, Valeggio sul Mincio e Torri del Benaco, nel caso del Bardolino Docg, forma l?area di produzione del vino, per degustare nel corso della giornata non meno di una sessantina di Bardolino nelle diverse tipologie (Bardolino e Bardolino Classico, Bardolino Chiaretto e Bardolino Chiaretto Classico, Bardolino Superiore Doc - ?mi sono risparmiato il Bardolino Chiaretto spumante e Bardolino Novello e Bardolino Novello Classico?). E quindi, al termine di una prova assaggio che mi auguro stimolante, ampelograficamente e dal punto di vista dei riscontri qualitativi varia (le uve utilizzate sono diverse, Corvina, Rondinella, Molinara e Negrara soprattutto, che poi nel caso della discussa tipologia Superiore Docg diventano Corvina veronese (35-65%) pi? Rondinella (10-40%), oltre a Barbera, Cabernet Sauvignon, Corvinone, Marzemino, Merlot, Molinara Rossignola e Sangiovese che possono concorrere congiuntamente per un massimo del 10% oer ogni singolo vitigno) avr? il piacere di incontrare i produttori, per una discussione non solo sui vini che avr? provato e sulle mie impressioni, ma sulla realt? odierna, i problemi, le prospettive future di questo classico vino veronese e veneto. Tante le mie curiosit?: capire se la variet? di tipologie del Bardolino (da Novello a Chiaretto, da vino fresco e beverino a pi? impegnativa variet? Superiore quasi da ?invecchiamento?) siano un pregio o un limite della denominazione, comprendere se davvero il Bardolino Chiaretto costituisca la quintessenza dell?anima ?lacustre? del vino, e poi verificare quale armonia e collaborazione ci sia, nel Superiore Docg, tra le uve autoctone e quelle internazionali, e se l?area pi? antica, che produce il Bardolino D.O.C. classico e comprende tutto il territorio dei comuni di Bardolino e Garda ed in parte quello di Lazise, Cavaion, Costermano e Affi abbia davvero una ?marcia in pi?? rispetto al resto della denominazione. E ancora, visto che tra i produttori aderenti al Consorzio ci sono piccole aziende agricole, imbottigliatori, grandi case, cantine sociali, capire come si armonizzino filosofie e realt? produttive ben diverse tra loro. Sono persuaso che l?area di produzione del Bardolino, che si pu? visitare tramite una bella Strada del vino, sia un?area molto interessante e bella da visitare, soprattutto nella bella stagione, e che il vino, con la sua popolarit? universale (popolarit? che non ? sempre sinonimo di grande immagine: nel Regno Unito, ad esempio, non hanno un?immagine sconvolgente del Bardolino?), e la sua storia meriti di essere conosciuto, indagato, ?auscultato? con attenzione. Sono ben felice che il Consorzio tutela vino Bardolino, con grande disponibilit?, abbia accettato la mia proposta di organizzarmi questa degustazione, che vado a fare con assoluta apertura mentale e senza arri?res pens?es, con quella curiosit? intellettuale e volont? di capire che dovrebbe essere sempre, credo, il giusto atteggiamento di un cronista del vino. Che si accinga a degustare Barolo o Brunello di Montalcino, oppure, pi? semplicemente Bardolino, Soave oppure (altra verifica che prima o poi dovr? decidermi a fare) Gavi. | | TrackBack> |  |  |  |
| [06/09/2023, 12:32] | Di ritorno da Pantelleria, assaggi e cogitazioni laterali |  | Pantelleria ? una terra aspra. Distante, ai confini meridionali dell'Europa, spazzata da un vento impietoso che non a caso ? all'origine del suo nome arabo. Terreno vulcanico, ovunque la lava spunta con le sue lame di pietra nera e affilata. Isola senza spiagge, circondata da scogli inaccessibili fatti della stessa lava che scartavetra le estremit? degli umani, i quali pensando di essere al mare cercano un punto dove, chess?, fare un tuffo. Molto meglio fare camminate in mezzo a quella natura, meglio il trekking. Le strade sono spesso strettissime e inerpicate, ricordano le single track road viste in Scozia, quando preghi di non trovare nessuno in direzione opposta, perch? non sapresti dove accostare. Ma cos? hai la scusa buona per percorrere quelle strade molto lentamente, per goderti i paesaggi spettacolari tutto intorno. Nei pochi giorni in cui ho pilotato la vettura noleggiata, ho tenuto praticamente sempre la seconda marcia. La terza quasi mai. La quarta e la quinta sono praticamente inutili. Il vigneto pantesco (di Pantelleria, cio?) ? fatto cos?. Pantelleria ? una terra estrema e difficile, le piante della vite sono alberelli infossati a proteggersi dal vento, e sono un bel disagio da vendemmiare, l? in basso. Questa terra dove l'uomo ha dovuto creare residenze, i dammusi, fatti di mura spessissime a proteggersi dal caldo che diciamo africano per amore dell'iperbole ma qui lo ? davvero, siccome siamo davanti all'Africa, questa terra durissima produce uno dei vini pi? dolci, flessuosi, accoglienti, confortevoli e deliziosi del globo. Il Passito di Pantelleria sembra la reazione opposta al suo contesto, quasi a contraddire le premesse. Qui sostanzialmente c'? un'unica uva, il moscato di Alessandria o moscatellone o zibibbo, clone diverso dal piemontese moscato bianco di Canelli. Vinificato come vino secco, senza alcun residuo zuccherino, ha l'aromaticit? gradevole del vitigno con un carattere spiccato e, questo s?, direi territoriale, indomito. Nella versione passita tocca il suo vertice, come dicevo pare un negativo fotografico di quella terra. La situazione produttiva enologica a Pantelleria non ? dissimile da quella del resto del mondo: esiste un artigianato encomiabile che propone passiti da tuffo al cuore, struggenti e sensazionali. Esiste anche qualche tipo di industria che fa numeri ed ? certamente pi? pittoresca e turistica, diciamo. Nelle loro cantine si trovano pi? facilmente etichette disponibili e milanesi imbruttiti. I vini della prima categoria sono eternamente introvabili, e pure la visita in cantina ? meno agevole ("venite pure ma vino non ce n'?"). Lascio al mio lettore indovinare quello che piace a me. A questo proposito, ecco un paio di assaggi.
Salvatore Murana Produttore storico, amato, stimato, rispettato. Vini inappuntabili e densi non solo nella struttura della dolcezza, ma anche densi di suggestioni e richiami. Murana ha diverse versioni del suo passito, Martingana imperativo e solenne, Mueggen una pietra miliare, Turb? apparentemente pi? delicato. Gad? ? la versione secca della stessa uva, salino e ampio. Il "Creato" ? raro e prezioso, ora si beve il 1983 (non ? un refuso) perch? affina per decenni, letteralmente. Ho provato a chiedere il suo prezzo, e alla risposta ("costa come un biglietto aereo per Pantelleria") non ho ritenuto di fare altre domande. Certo, che meraviglioso privilegio averlo nel bicchiere, con quel colore brunito e il finale interminabile.  Gli assaggi da Murana. I vigneti intorno.
Da Murana ? visitabile, tra l'altro, il giardino pantesco: costruzione circolare a proteggere, di solito, una pianta di agrume, che senza il riparo non potrebbe crescere.
La retro etichetta del Creato racconta gi? molto.
Mueggen ha un equilibrio perfetto tra frutta essiccata e note marine.
Salvatore Ferrandes Ci vuole un po' di fortuna, nel caso di Ferrandes: per trovarlo, anche geograficamente intendo, e trovarlo disponibile perch? gli impegni che ha sono numerosi, il lavoro in vigna per esempio. E comunque ? un altro produttore che, dati i numeri, ha scarsissimo vino disponibile - abbiamo prenotato qualcosa, abbiamo incrociato le dita, ora speriamo. Il suo passito ha una tensione dolce struggente, tiene impegnato l'assaggiatore per mezz'ore col naso infilato nel bicchiere perch? ogni olfazione ? un nuovo riconoscimento, una nuance inedita. In bocca pressoch? infinito.
La strada per arrivare da Ferrandes ? una cosa cos?. Assaggio di grande intensit?, definitivamente. La (micro) cantina di Ferrandes, solo acciaio, niente legno.
L'uva appassita, peraltro buonissima.
E gli altri che non nomino Nei miei giri per cantine naturalmente ho visitato anche il fashion e il decadente, poi c'? quello che non risponde al telefono e quello che non risponde alla mail, tutti questi non li nomino essenzialmente perch? non ho voglia di grane. Io comunque consiglio, nei preparativi delle visite di cantina, di infilare sempre un produttore che potrei definire industriale, o modaiolo, quello che ha sempre vino e ha la struttura fatta apposta per accogliere l'enoturista: ? un tipo di conoscenza utile, didattica, spesso costoro hanno numerosi meriti, consentono la visione ampia e soprattutto consentono di fare la scelta finale, viste tutte le opzioni. | | TrackBack> |  |  |  |
| [06/05/2008, 16:10] | La reciprocit? dei polifenoli |  | | La lettura sul sempre interessante Winesurf di questo e di questo articolo sull'uso dei tannini in enologia, mi ha ispirato una considerazione paradossale. L'uso di questi preparati di origine talvolta totalmente estranea all'uva, ? oramai un fatto diffuso e accettato senza tanti problemi. I motivi sono ampiamente spiegati dai due articoli citati. Tra le altre cose i tannini sono apprezzati come stabilizzatori del colore dei vini rossi, in quanto si legano con gli antociani formando composti colorati pi? scuri e pi? resistenti all'ossidazione. Orbene, vediamo se invece io riesco a essere chiaro nello spiegare questo paradosso. Tannini e antociani sono entrambi polifenoli, e hanno come costituente della loro molecola lo ione flavilio (che bel nome) rappresentato in figura. Sono due molecole "moralmente" equivalenti, se mi si passa il temine. Si legano e si stabilizzano a vicenda. Ma allora perch? ? accettato l'uso di tannini esogeni alla propria uva per stabilizzare il colore del vino, e invece respinto l'uso di antociani esogeni per stabilizzare i tannini? Perch? posso usare tannini per dare al barolo un colore pi? stabile, e non posso usare, chess?, la malvina estratta da una melanzana per smussarne e stabilizzare i tannini, ottenendo anche un bel blu profondo? Mistero! Luk | | TrackBack> |  |  |  |
| [07/16/2008, 12:07] | In ricordo di Sergio Zenato, grande imprenditore del vino gardesano e veronese |  | Ho appreso solo ieri, trovandomi nella zona del Bardolino per un?ampia degustazione (di cui parler? presto) della scomparsa, avvenuta qualche giorno orsono, di Sergio Zenato, patron dell?omonima azienda vinicola di San Benedetto di Lugana. E? una notizia che mi ha colpito e molto rattristato, perch? conoscevo Zenato, inconfondibile con la sua chioma di capelli ormai bianchi, la sua ?ciacola? veneta ed il suo modo schietto e diretto di fare, da tanto tempo, direi almeno una quindicina d?anni e ho sempre apprezzato, in lui, la tempra dell?imprenditore vinicolo di razza, quello che crea un?azienda vinicola, cosa che lui fece nel lontano 1960, e la fa crescere progressivamente sino a diventare una realt? importante e di riferimento nel variegato universo vinicolo del Garda e per estensione della provincia di Verona. Dire Zenato, oggi, significa indicare una grande azienda con voce in capitolo nel mondo del Lugana, di cui ? stato uno dei pionieri e uno dei grandi interpreti, ma anche della Valpolicella, grazie ai suoi Amarone e Valpolicella, oltre al celebre ?Ripassa?, di stile sapientemente moderno. Grande selezionatore di uve e commerciante di quelli tosti, ma anche proprietario di vigneti propri e di un?azienda agricola come la Santa Cristina, 40 ettari di vigneti da cui ricavava i suoi Lugana top e altri vini. Ho diversi ricordi di Sergio Zenato, dovuti a visite e degustazioni fatte nella sua cantina e ad incontri fatti in giro per l?Italia. Uno particolarmente intenso mi riporta all?agosto del 1999, quando ci trovammo entrambi in Salento, a Guagnano, a porgere l?ultimo saluto ad un amico comune e grande uomo del vino, pugliese e italiano, Cosimo Taurino (il pap? del Patriglione e del Notarpanaro ed il re del Salice Salentino) che se n?era andato all?improvviso, lasciandoci sgomenti, il 23 agosto, alla vigilia della vendemmia. Ricordo la sua e la mia emozione, il nostro essere senza parole, come lo sono ora che so che questo grande personaggio del vino del Garda e di tutto il Veneto, non ? pi? con noi. Alla Signora Carla, ai suoi figli Nadia e Alberto, gi? da tempo attivi in azienda, le mie pi? sentite condoglianze e l?augurio di proseguire, con pari energia e successo, il lavoro avviato e cos? brillantemente proseguito da Sergio. ? | | TrackBack> |  |  |  |
| [05/20/2008, 11:40] | La noce moscata |  | Quanti di voi usano la noce moscata? Io spesso, o almeno ogni volta penso possa starci bene. Questa adorabile spezia mi sembra che spesso sia utilizzata solo nelle solite ricette: quando si fa la besciamella, in alcuni dolci oppure quando si fanno le polpette o i tortellini. Questa spezia originaria dell’Indonesia, con il suo inebriante profumo dovuto alla presenza di un olio aromatico, può donare ai cibi delle note veramente particolari. Una ricettina veloce, in cui la noce moscata dà un notevole contributo in termini di esperienza olfattiva è il mango nello stagno. Si taglia il mango a pezzi non troppo piccoli, lo si mette in una ciotola e gli si versa sopra una parte di aperol, una di ginger ed infine si grattuccia a piacere (io tendo ad abbondare) la noce moscata. Se mentre preparate questa simpatica e voloce, oltre che gustosissima, ricetta avete degli amici con voi, farete una magnifica figura se macinerete la noce moscata con un macinino professionale molto carino. Penseranno che siete dei veri cuochi :p Provare per credere! Sto parlando del macina noce moscata della Ad Hoc, che potete acquistare su Granshop.it. | | TrackBack> |  |  |  |
| [07/07/2023, 08:23] | Com'? fatto un produttore di vino |  | Oggi ho mandato un mail ad un vigneron che mi fornisce cose buone. L'indirizzo mail solito ha un autorisponditore, ed ecco la risposta:
Tradotto liberamente: ciao ma ho avuto una bimba, la seconda (la famiglia cresce!) quindi fino ad agosto ho il mio da fare, parlane con mia sorella o col cantiniere (seguono email relativi). Ecco, quando si parla, molto, di differenza tra produzione artigianale e produzione industriale, io ci mettere pure questo, come distinguo: il vignaiolo (vignaiola, in questo caso) artigianale ? un umano, al quale capitano felicemente cose umane, quindi regolati di conseguenza, aspetta un attimo, parlane con chi mi sostituisce perch? adesso non posso. Questo, spero sia chiaro, ? alquanto meraviglioso, ? l'essenza dell'avere a che fare con umani, e non con misteriose SpA, o gente che in vigna ci va per sport, se ci va. E again spero sia chiaro, questa enoteca sceglie pervicacemente fornitori della prima specie. | | TrackBack> |  |  |  |
| [01/01/1970, 00:00] | Il ritorno |  | Quando le cose si mettono male, le vecchie tradizioni ritornano ?
I rapporti dell?uomo con il vino avevano avuto alti e bassi durante la lunga storia della civiltà. Bevanda degli dei concessa anche al popolo con grande magnanimità, era poi diventata alla portata di tutti nel periodo romano: erano sorte taverne e botteghe di mescita dove, ovviamente, la qualità era piuttosto scarsa. Ma tanto bastava per dare ebbrezza e far dimenticare la dura vita di quei tempi. I commerci fiorivano e le navi lo trasportavano in giro per il Mediterraneo e successivamente nei paesi del nord. Il vino aveva superato egregiamente i cosiddetti periodi bui del medioevo, lo splendore del rinascimento, lo sfarzo delle regge barocche ed era giunto senza tentennamenti fino ai tempi moderni. Ovviamente anche la sua qualità era cambiata. Le tecniche di vinificazione avevano permesso di eliminare tutti gli additivi, quali spezie, miele, resine, che avevano cercato di rendere piacevole un liquido piuttosto aspro, il cui solo scopo era quello di inserire alcol nel corpo umano e fargli abbandonare per un poco le miserie quotidiane. Poco alla volta era diventata anche bevanda raffinata, le cui migliori espressioni erano privilegio di nobili e di potenti. Nel ventesimo secolo la base di chi poteva permettersi anche le migliori produzioni s?allargò sensibilmente ed il vino ?buono? divenne alla portata di tutti o quasi. In realtà però restava profondamente diverso l?approccio che i differenti strati sociali davano al nettare degli dei. Ma non vi era una corrispondenza banale tra ricchezza e qualità. Chi se lo poteva permettere a volte beveva vini di dubbio valore, magari solo perché il prezzo era alto e forniva un segno chiaro del livello sociale raggiunto. Spesso non capiva neanche cosa trangugiava e la sua capacità gustativa era veramente misera. Chi riusciva invece a penetrare veramente nelle innumerevoli sfumature di una bevanda estremamente complessa, non aveva i mezzi per procacciarsela ed era costretto ad accettare compromessi più o meno onorevoli. In poche parole, difficilmente chi apprezzava il ?grande? vino poteva berlo, mentre normalmente chi ne aveva abbondantemente le possibilità si trovava a tracannare o a centellinare prodotti molto cari, che poco o nulla riuscivano a trasmettergli. La stragrande maggioranza della gente beveva invece quello che trovava e ben poco si curava della qualità. Vino, sempre e dovunque, ma basta che fosse a basso prezzo. Poi, lentamente, le divisioni sociali diminuirono la forbice tra ricchi e poveri, ed anche il vino più prezioso divenne teoricamente una bevanda che chiunque, con maggiore o minore sacrificio, poteva permettersi almeno qualche volta all?anno. Tuttavia, restava ancora ben difficile da superare l?approccio culturale che durante i secoli ne aveva scandito il rapporto con il consumatore abituale. Il vino buono si poteva trovare anche facilmente, ma ben pochi erano in grado di riconoscerlo. Le vere sensazioni che un prodotto di alto livello sapeva elargire, rimanevano privilegio di pochi, senza alcun diretto rapporto con la loro possibilità economica. In questo caos qualitativo e quantitativo emerse finalmente una delle figure più importanti nella storia enoica del nostro pianeta: l? esperto di vino. Più che un mestiere era un vera missione: egli doveva sacrificarsi a degustare di tutto e di più per definire finalmente in modo oggettivo una scala di qualità per gli innumerevoli prodotti che uscivano sul mercato. Alla fine, la sua titanica opera di ricerca, di confronto, di valutazione, sarebbe stata offerta a tutti i miseri mortali, che finalmente avrebbero potuto conoscere esattamente cosa stavano per bere. Il modo migliore per allargare a tutti le conclusioni di quei pochi illuminati era senz?altro un libro che riassumesse sinteticamente lo sforzo compiuto in mesi e mesi di sacrificio. Nacque così la ?guida dei vini?. Anzi ne nacquero molte, in quanto ogni nuovo benefattore era convinto di essere più oggettivo degli altri e di aver eseguito con maggiore serietà ed attenzione la valutazione finale. A lato di queste vere e proprie ?Bibbie? comparvero innumerevoli discepoli che iniziarono a portare il Verbo enoico in giro per il mondo.  Le degustazioni pubbliche crebbero a dismisura così come le tavole rotonde, le lezioni, i congressi, ecc. Fortunatamente, si allargò anche il numero dei veri esperti, in grado di valutare le migliaia di profumi nascosti ai comuni mortali: non solo frutta, fiori e verdure, ma anche petrolio, animali, liquidi organici e così via. Finalmente chiunque avrebbe saputo cogliere quello splendido sentore di pollaio o di muffa, di radice amara o di pelo bagnato, che gli sarebbe stato precluso per sempre senza la sapiente guida degli eletti. Inoltre, non solo i consumatori avevano ormai degli angeli custodi pronti a guidare le loro scelte, ma anche gli stessi produttori potevano approfittare di chi avrebbe in poche e sintetiche parole osannato o distrutto il loro lavoro di vigna e cantina. Avrebbero capito velocemente se l?annata era stata buona o cattiva, se meritava o no mettere in vendita ciò che avevano costruito in un anno di dura fatica. Bastava seguire le prediche pubbliche dei ?santoni? e tutto sarebbe stato chiaro. E poco importava se ciò accadeva normalmente a vendemmia conclusa. Il consumatore era comunque felice: aspettava con trepidazione spasmodica l?uscita delle ?Guide? e si scatenava nella caccia delle bottiglie più osannate. Il vino, benché spesso prodotto in grandi quantità, finiva quasi subito. Tutto era già venduto ben prima di uscire. Recuperare una sola bottiglia diventava un?opera di persuasione e di preghiera. I più fortunati riuscivano a commuovere il produttore e potevano portarsi a casa il gioiello tanto ambito anche se avevano dovuto pagare una cifra ben più alta del previsto. D?altra parte i prezzi erano per forza destinati a crescere. Gli ?esperti? benefattori dovevano sopravvivere e le guide dovevano essere pubblicate. Malgrado per loro fosse solo una missione culturale, i giornalisti, i curatori, gli esperti, i collaboratori ed i portaborse erano costretti gioco forza a mangiare, dormire, viaggiare, mantenere una famiglia. Dovevano, anche se controvoglia, chiedere una parte dei guadagni ai vignaioli che grazie a loro erano saliti nell?Olimpo della celebrità. La situazione continuò così per molti anni tra la soddisfazioni di tutti: il vino era diventata una realtà ?popolare? e la sua comprensione era saldamente nelle mani di chi lo sapeva analizzare con sapiente lucidità ed oggettività. Ma i sobillatori ed i rivoluzionari sono sempre esistiti nella storia dell?umanità. E così qualcuno, sicuramente in malafede, cominciò ad inserire qualche dubbio: perché lo stesso vino aveva giudizi così diversi da guida a guida? Perché le aziende più facoltose conquistavano sempre le migliori valutazioni? Perché si osannavano i vini più veri e tipici e poi si premiavano quelli più monotoni e ripetitivi? Furono subito accusati di eresia, ma la calunnia iniziò ad infiltrasi e ad ottenere i suoi primi frutti. Alcuni consumatori osarono addirittura degustare da soli, senza alcun appoggio esterno. In altre parole, si vollero sostituire agli esperti, dopo tutto i sacrifici che questi avevano fatto per loro. Qualcuno arrivò perfino a comprare bottiglie non recensite da nessuno dei portatori di verità. Il mondo del vino stava per crollare per colpa di pochi facinorosi. Si sarebbe tornati alla barbarie ed alle scelte individuali. Si sarebbe bevuto un Sauvignon anche senza apprezzare compiutamente e profondamente quello splendido profumo che solo il gatto di casa riusciva così bene e inconsciamente a riprodurre. Ci furono anni di caos e di sgomento, finché non comparve sulla scena enoica la poderosa e illuminata figura del ?Grande Estimatore?. Nessuno seppe mai quale fosse veramente il suo nome né come riuscì ad imporsi su tutto e su tutti. La sua scalata fu imperiosa e senza ostacoli. Cancellò facilmente ogni tipo di guida e ridusse all?anonimato il nutrito gruppo di portatori delle verità vinicole. E pensare che non dava classifiche e nemmeno consigli od ordini da seguire come atti di fede. Tutto ciò che faceva era di mostrarsi in qualche cantina e discorrere allegramente con i produttori davanti ad un bicchiere. Poi ringraziava ed usciva contento, tallonato dai Mass Media che lo seguivano ovunque, ma che non riuscivano mai ad ottenere il benché minimo commento. Le cantine visitate erano sempre più numerose ed i vignaioli facevano di tutto per migliorare i prodotti, sperando di accoglierlo un giorno o l?altro nelle loro abitazioni. Non chiedeva mai niente: assaggiava e parlava, parlava ed assaggiava. Sorrideva sempre, anche quando magari il vino non era stato di suo completo gradimento. Riusciva a non fare trasparire alcuna emozione.  I consumatori iniziarono a seguire il suo esempio ed a decidere con il proprio naso e palato. Costretti a provare in prima persona, iniziarono essi stessi a valutare ed a confrontare, sempre più coinvolti non solo dalle caratteristiche del vino, ma anche dalla simpatia del produttore, dalla bellezza del territorio circostante e da tutte quelle sfumature difficilmente esprimibili con aridi punteggi. Scomparve in una giornata di autunno. Fu visto l?ultima volta su una collina delle Langhe, seminascosta da una fitta ed umida nebbiolina. C?è chi giura che non era solo, ma circondato da un gruppo di giovani festanti e giocosi che suonavano e ballavano. Poi più nulla, ma il vino ormai veniva apprezzato per quello che riusciva a trasmettere: praticamente tutti erano in grado di decidere da soli. Nessuno volle mai credere a quel vecchio ?maestro di vigna? che in mezzo all?umida foschia di quel giorno, con il mozzicone di sigaro in bocca, si stava godendo solitario il languido panorama delle sue vigne di Nebbiolo. Eppure lui era proprio convinto di aver udito il gruppo festante chiamare il ?Grande Estimatore? con quello strano nome mai sentito prima ?Διονύσος, Διονύσος !!? (Dioniso, Dioniso !!) | | TrackBack> |  |  |  |
| [03/02/2013, 09:00] | Chardonnay Toscana IGT 2010 Capannelle |  | Difficile parlare di uno Chardonnay toscano importante e costoso come questo senza farsi influenzare dalla retorica del momento che vede variet? come questa, perdipi? affinate in legno, come il male assoluto. Se invece si riesce a bere senza paraocchi ? un vero godimento fatto di note tropicali agrumate e di frutta gialla piene decise ma mai surmature il tutto bilanciato sia al naso che al palato da note sapide, minerali e ferrose classiche del territorio chiantigiano. Un vino completo, equlibrato e bevibilissimo che si trova a suo agio su tante preparazioni e salumi. Da noi ? un must sulla ribollita profumata e intensa di stagione ma anche su carne bianca al forno sa dir la sua eccome. | | TrackBack> |  |  |  |
| [09/22/2008, 07:45] | Cork or not cork? Alla ricerca del tappo perfetto |  |  Veniamo subito al punto: il tappo ideale non esiste. Chi infatti pensava di ovviare ai problemi di cork taste - variamente originati: dal sughero in se', ma anche dal modo in cui la cantina conserva le sue scorte di tappi, dalla loro permanenza nella tramoggia, ecc. - adottando altre chiusure per tutta la sua produzione, s'? dovuto ricredere. Anche i tappi alternativi hanno i loro problemini. | | TrackBack> |  |  |  |
| [08/25/2008, 14:11] | Quel brighella di Robin Goldstein |  |  Se ne ? gi? parlato a sufficienza dello scandalino winespectator. Quel brighella di Robin Goldstein potr? forse appendere il cappello dopo questo botto che ha ormai fatto il giro del mondo. Vorrei solo provare a vedere la cosa anche da un'angolazione diversa. Se qualcuno mette in atto dei comportamenti e delle azioni volte ad indurti in errore attraverso artifici e raggiri, posto che non si tratta di truffa perch? manca la parte relativa al "guadagno del truffatore" che - per ora - non si ? attuata, ? ben facile che tu, ingannato, cada nel tranello. Alla luce di questo e soprattutto considerato il fatto che la competizione a quanto ? dato apprendere dalla replica di WS ? basata esclusivamente sulle carte dei vini, un pizzico di malizia nel gesto di Goldstein ce la si pu? anche vedere. A fin di bene, per carit?. Giusto perch? sono sempre stato uno a cui piace sentire le due campane, ecco la replica di Thomas Matthew, Executive Editor di Wine Spectator : 1. Wine Spectator's Restaurant Awards Our Awards program was founded in 1981 to encourage restaurants to improve their wine programs, and to aid readers in finding restaurants that take wine seriously. The program evaluates the content, accuracy and presentation of restaurant wine lists. It does not purport to review the restaurant as a whole. In the program's 27 years, we have evaluated more than 45,000 wine lists. There is no doubt that more restaurants offer good wine lists today than back in 1981. We would like to think that this program has contributed to that development. Further, our Dining Guide is a widely used resource by our subscribers. (View more information on the program here.) 2. How could a restaurant that doesn't exist earn an award for its wine list? We do not claim to visit every restaurant in our Awards program. We do promise to evaluate their wine lists fairly. (Nearly one-third of new entries each year do not win awards.) We assume that if we receive a wine list, the restaurant that created it does in fact exist. In the application, the restaurant owner warrants that all statements and information provided are truthful and accurate. Of course, we make significant efforts to verify the facts. In the case of Osteria L'Intrepido: a. We called the restaurant multiple times; each time, we reached an answering machine and a message from a person purporting to be from the restaurant claiming that it was closed at the moment. b. Googling the restaurant turned up an actual address and located it on a map of Milan c. The restaurant sent us a link to a Web site that listed its menu d. On the Web site Chowhound, diners (now apparently fictitious) discussed their experiences at the non-existent restaurant in entries dated January 2008, to August 2008. 3. How could this wine list earn an award? On his blog, Goldstein posted a small selection of the wines on this list, along with their poor ratings from Wine Spectator. This was his effort to prove that the list - even if real - did not deserve an award. However, this selection was not representative of the quality of the complete list that he submitted to our program. Goldstein posted reviews for 15 wines. But the submitted list contained a total of 256 wines. Only 15 wines scored below 80 points. Fifty-three wines earned ratings of 90 points or higher (outstanding on Wine Spectator's 100-point scale) and a total of 102 earned ratings of 80 points (good) or better. (139 wines were not rated.) Overall, the wines came from many of Italy's top producers, in a clear, accurate presentation. Here is our description of an Award of Excellence: Our basic award, for lists that offer a well-chosen selection of quality producers, along with a thematic match to the menu in both price and style. The list from L'Intrepido clearly falls within these parameters. 4. What did Goldstein achieve? It has now been demonstrated that an elaborate hoax can deceive Wine Spectator. This act of malicious duplicity reminds us that no one is completely immune to fraud. It is sad that an unscrupulous person can attack a publication that has earned its reputation for integrity over the past 32 years. Wine Spectator will clearly have to be more vigilant in the future. Most importantly, however, this scam does not tarnish the legitimate accomplishments of the thousands of real restaurants who currently hold Wine Spectator awards, a result of their skill, hard work and passion for wine." [Foto credit : Thewinetrials.com]
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| [08/22/2025, 15:16] | BKK Social Club ? The World?s 50 Best Bars ? Philip Bischoff ? Four Seasons Hotel Bangkok |  | BKK Social Club, Four Seasons Hotel Bangkok Tra i migliori bar d?Asia: #19 in Asia?s 50 Best Bars 2025 Signature cocktail, location clamorosa e uno storytelling audace: cos? il BKK Social Club del Four Seasons Hotel Bangkok at Chao Phraya River si conferma tra le esperienze di mixology pi? straordinarie della regione, al #19 di Asia?s 50 Best Bars 2025. Un traguardo che consolida il suo peso specifico sulla scena internazionale, dopo il #12 ai The World?s 50 Best Bars 2024.  ?Siamo profondamente grati di essere ancora una volta in compagnia di bar cos? ispiranti,? commenta Philip Bischoff, Beverage Manager. ?Questo riconoscimento celebra la dedizione del nostro team e la crescente centralit? di Bangkok nella cultura del cocktail globale. Alla fine, facciamo ci? che amiamo: creare momenti indimenticabili, un drink alla volta.? L?esperienza: calore, racconto, tecnica Dal debutto, BKK Social Club ha conquistato critica e pubblico con un?ospitalit? di rara eleganza, un racconto coerente e drink che uniscono sapori decisi a una tecnica impeccabile. L?attuale menu, ispirato alla vibrante Citt? del Messico, trasmette senso del luogo in ogni pour?seducendo tanto i local quanto i traveller di passaggio sul Chao Phraya.  Dream Team:? - Philip Bischoff, Beverage Manager Beverage Ambassador APAC
- Chunyanuch Yodsuwan, Head Bartender
- Francesco Acquaviva, Executive Sous Chef
        Bancone e bottigliera.  Details.  Mini hamburger di chorizo & Wagyu Senape ? l?ancienne, champignon rosolati, Comt?, marmellata di cipolle, chipotle, cavolo rosso Il piatto (in tre mosse) -
Attacco: Wagyu succulento + chorizo affumicato ? morsa piena, speziatura elegante. -
Cuore: Comt? fuso e champignon bruniti ? umami netto, scivola senza appesantire. -
Chiusura: senape antica e cavolo rosso croccante ? acidit? e freschezza che puliscono; chipotle in scia, caldo ma composto. Perch? funziona Equilibrio grasso/sapido/speziato tenuto insieme da una lama acida e da una dolcezza controllata (marmellata di cipolle). Texture a strati: crosta di Maillard, cremosit? del formaggio, crunch vegetale.  Il piatto (in tre mosse) -
Attacco: Wagyu succulento + chorizo affumicato ? morsa piena, speziatura elegante. -
Cuore: Comt? fuso e champignon bruniti ? umami netto, scivola senza appesantire. -
Chiusura: senape antica e cavolo rosso croccante ? acidit? e freschezza che puliscono; chipotle in scia, caldo ma composto.  Perch? funziona Equilibrio grasso/sapido/speziato tenuto insieme da una lama acida e da una dolcezza controllata (marmellata di cipolle). Texture a strati: crosta di Maillard, cremosit? del formaggio, crunch vegetale.  Nota di cucina (tecnica, essenziale) Blend Wagyu+chorizo lavorato al momento; piastra calda, cottura breve. Comt? media stagionatura, fusione dolce. Champignon rosolati al burro nocciola. Senape a grana grossa. Cipolle in confit fino a glassa. Chipotle emulsionato (dosaggio misurato). Cavolo rosso affettato fine, condito all?istante.        Philip Bischoff Beverage Manager ? Four Seasons Hotel Bangkok at Chao Phraya River Berlino nel DNA, visione internazionale nel bicchiere. Philip Bischoff scopre la mixology a 23 anni tra special event e nightlife, affinando una tecnica che in pochi anni lo porta dietro i banconi premiati d?Europa. Entra nel mondo Four Seasons a Singapore come bar manager del Manhattan, uno dei bar pi? celebrati del continente. Oggi, a Bangkok, firma un approccio a 360?: cocktail di carattere, dialogo con la cucina, atmosfera pensata al millimetro e un servizio che scolpisce la memoria. Il risultato? Un?esperienza di bevuta autoriale, dove gusto, ritmo e senso estetico trovano un equilibrio impeccabile.  La costellazione Four Seasons (Asia) in classifica: 50 Best 2025 ha celebrato anche altri indirizzi del gruppo nella regione, a conferma di una leadership costante nell?arte del bere bene: -
ARGO ? Four Seasons Hotel Hong Kong (#11) -
VIRT? ? Four Seasons Hotel Tokyo at Otemachi (#18) -
Bar Trigona ? Four Seasons Hotel Kuala Lumpur (#39) -
Charles H. ? Four Seasons Hotel Seoul (#96) Perch? andarci ora - Riconoscimento costante nelle classifiche internazionali: tra i migliori bar d?Asia e del mondo.
- Menu attuale ispirato alla cultura di Citt? del Messico: energia urbana, colori, ingredienti e spiriti d?agave.
- Un?esperienza che unisce ricercatezza tecnica e ospitalit??in puro stile Four Seasons.
L?esperienza Sedute low-light, verde sospeso, corti semi?en plein air e un banco misurato: il teatro ? la sala, ma la regia ? tutta nel bicchiere. Il servizio scorre con naturalezza, tra spiegazioni puntuali e un?attenzione discreta che rende l?esperienza colta ma mai ingessata. Informazioni utili: - Orari: tutti i giorni 17:00 ? 00:00
- Dress code: smart casual (no beachwear/sportswear)
- Et? minima: 20+
- Dove: Four Seasons Hotel Bangkok at Chao Phraya River
- Prenotazioni: via sito ufficiale o +66 (0)2 032 0885
- Instagram: @bkksocialclub
Proudly part of the Altissimo Ceto Collection. L'articolo BKK Social Club – The World?s 50 Best Bars – Philip Bischoff – Four Seasons Hotel Bangkok proviene da ViaggiatoreGourmet alias AltissimoCeto!. | | TrackBack> |  |  |  |
| [01/01/1970, 00:00] | Monferrato Rosso Carla e Oreste 2006 - Rinaldi Vini |  | | Dall'instancabile forza creativa e passione di Andrea e Paola Rinaldi, nasce questa nuova creazione, il Monferrato Rosso Carla e Oreste, dedicato ai loro genitori, frutto di un assemblaggio di due variet? che in molti casi hanno dimostrato di potersi legare e dare ottimi risultati... | | TrackBack> |  |  |  |
| [09/04/2008, 15:24] | Tempi duri |  | | Tempi duri per il Sangiovese. Se a Montalcino la fortezza del monovitigno sembra quasi espugnata, a Bolgheri si va ben oltre e si propone l'abolizione "tout court" del Sangiovese dal disciplinare del Bolgheri Rosso DOC, e si apre al monovitigno 100%, purch? Cabernet o Merlot! Ma qualche produttore (almeno qui) si oppone! Luk | | TrackBack> |  |  |  |
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