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| [05/02/2008, 09:35] | Serata carne al Wine Enoteca di Lonigo |  | Il 15 maggio 2008 al Wine Enoteca di Lonigo ci saranno i cuochi di maisazi.com per una serata basata sulla carne. Questo il menu proposto ai clienti: Filetto di maiale alla frutta - alcune delicate fette al profumo di frutta e mosto al cioccolato. Tagliata di controfiletto all’estratto di fichi - strisce di manzo scottate e legate da un denso e gustoso estratto di fichi artigianale. Filetto di manzo nello stagno - un pregiato tournedos cotto in Aperol e Ginger, impreziosito da un pomodorino alla griglia con Sale di Cipro. Scamone con riduzione di Aceto Balsamico - un medaglione di manzo arabescato da un filo di dolce Aceto Balsamico ridotto e Sale dell’Himalaya. Il Wine Enoteca ? in via Garibaldi 25 a Lonigo. Per prenotarvi, se siete in zona, telefonate al +39 0444-834856. P.S. Estratto di fichi e mosto selvatico sono stati acquistati su www.inari.it (che qui conosciamo bene) | | TrackBack> |  |  |  |
| [06/25/2008, 14:52] | Gambero Rosso vince la causa col Gambero Rozzo |  | | Quella di Gambero Rozzo è un'operazione plagiaria e parassita e come tale illecita. Questo dice il Tribunale di Roma, relatore la dottoressa Iofrida. E così la Newton Compton Editori e il signor Carlo Cambi si vedono inibire "...l'utilizzo e la... | | TrackBack> |  |  |  |
| [07/16/2008, 12:07] | In ricordo di Sergio Zenato, grande imprenditore del vino gardesano e veronese |  | Ho appreso solo ieri, trovandomi nella zona del Bardolino per un?ampia degustazione (di cui parler? presto) della scomparsa, avvenuta qualche giorno orsono, di Sergio Zenato, patron dell?omonima azienda vinicola di San Benedetto di Lugana. E? una notizia che mi ha colpito e molto rattristato, perch? conoscevo Zenato, inconfondibile con la sua chioma di capelli ormai bianchi, la sua ?ciacola? veneta ed il suo modo schietto e diretto di fare, da tanto tempo, direi almeno una quindicina d?anni e ho sempre apprezzato, in lui, la tempra dell?imprenditore vinicolo di razza, quello che crea un?azienda vinicola, cosa che lui fece nel lontano 1960, e la fa crescere progressivamente sino a diventare una realt? importante e di riferimento nel variegato universo vinicolo del Garda e per estensione della provincia di Verona. Dire Zenato, oggi, significa indicare una grande azienda con voce in capitolo nel mondo del Lugana, di cui ? stato uno dei pionieri e uno dei grandi interpreti, ma anche della Valpolicella, grazie ai suoi Amarone e Valpolicella, oltre al celebre ?Ripassa?, di stile sapientemente moderno. Grande selezionatore di uve e commerciante di quelli tosti, ma anche proprietario di vigneti propri e di un?azienda agricola come la Santa Cristina, 40 ettari di vigneti da cui ricavava i suoi Lugana top e altri vini. Ho diversi ricordi di Sergio Zenato, dovuti a visite e degustazioni fatte nella sua cantina e ad incontri fatti in giro per l?Italia. Uno particolarmente intenso mi riporta all?agosto del 1999, quando ci trovammo entrambi in Salento, a Guagnano, a porgere l?ultimo saluto ad un amico comune e grande uomo del vino, pugliese e italiano, Cosimo Taurino (il pap? del Patriglione e del Notarpanaro ed il re del Salice Salentino) che se n?era andato all?improvviso, lasciandoci sgomenti, il 23 agosto, alla vigilia della vendemmia. Ricordo la sua e la mia emozione, il nostro essere senza parole, come lo sono ora che so che questo grande personaggio del vino del Garda e di tutto il Veneto, non ? pi? con noi. Alla Signora Carla, ai suoi figli Nadia e Alberto, gi? da tempo attivi in azienda, le mie pi? sentite condoglianze e l?augurio di proseguire, con pari energia e successo, il lavoro avviato e cos? brillantemente proseguito da Sergio. ? | | TrackBack> |  |  |  |
| [09/12/2008, 15:32] | Maccheroni al forno pasticciati |  | | Per quattro persone: 350 g di maccheroni di toscana Martellli, 150 g di prosciutto cotto tagliato grosso, 100 g di parmigiano, un litro di sauce bechamel, olio evo, una mozzarella, due cipolle, noce moscata, pepe bianco, sale q.b. Lessare la pasta in abbondante acqua salata, scolarla e farla raffreddare. Tagliare il prosciutto cotto a listarelle e farlo rosolare in poco olio d'oliva. Togliere il prosciutto e adagiare la cipolla tagliata a julienne facendola stufare con il burro. Prendere una teglia, imburrarla, unire due o tre cucchiai di salsa bechamel e aspergerla. Unire la pasta, la mozzarella a pezzi, la cipolla stufata e il prosciutto rosolato. Mescolare in modo da condire il tutto. Nappare con ricci di burro, besciamella e parmigiano. Infornare 20 minuti a 180?. Servire accompagnando con un Bardolino servito attorno ai 16?. | | TrackBack> |  |  |  |
| [11/02/2025, 10:30] | The Great Inversion: How Italian Wine's Future Moved South |  | Here's the thing nobody's saying out loud: northern Italy is dying faster than the south. Not literally. Not yet. But the vines are telling a story that contradicts oodles of years of wine history. Barolo is sweating. Chianti is scrambling. Prosecco is looking nervously at the thermometer. Meanwhile, on a volcano in Sicily and in the forgotten hills of Basilicata, indigenous grapes that have spent millennia dealing with heat and drought are suddenly looking like the smartest bet in Italy. For the first time in modern wine history, the center of gravity is shifting. Not because of fashion or critics or investment. Because of physics. Because southern Italy?the part that was always too hot, too rustic, too other?turns out to be the part that already knows how to survive what's coming. This isn't about eight random wines from across Italy. It's about eight wines from the south?Sicily, Basilicata, Puglia, Calabria?that show what the next twenty years might look like. The Counterintuitive Reality In 2024, climate scientists published projections that should terrify anyone who loves Italian wine: 90% of traditional wine regions in coastal and lowland areas could be at risk by century's end.1 Not "might struggle." At risk of disappearing. But here's the twist. Northern vineyards?Nebbiolo in Piedmont, Sangiovese in Tuscany, even Chardonnay in Emilia-Romagna?are showing more heat stress than vineyards in Sicily and Basilicata, despite getting more rain.2 Why? Because northern vines evolved for cool, damp conditions. They're planted on steep hillsides with shallow soils designed to shed water. When extreme heat arrives, they have no defense. They're climate refugees on their own land. Southern indigenous varieties?Aglianico, Nero d'Avola, Carricante, Nerello Mascalese?have been coping with drought and sun for eons. Deep roots. Late ripening. Thick skins. They're not adapting to climate change. They were built for it.3 Winemakers in Emilia-Romagna are already ripping out Chardonnay they planted thirty years ago and replanting indigenous varieties.4 Some experts now predict Chardonnay won't be viable anywhere in Italy within a generation.5 Meanwhile, on Mount Etna and in Vulture, production is expanding. The wines that will define the next twenty years aren't the ones fighting the future. They're the ones that already live there. The Evidence: High-altitude volcanic viticulture as the blueprint. James Suckling named this Italian Wine of the Year for 2025.6 Not as a trend pick?as a model. Made from Nerello Mascalese planted in the 1950s at 600-900 meters on volcanic ash, it captures everything the future demands: late ripening, natural acidity, minerality, freshness despite warmth. Etna isn't just making great wine. It's showing other regions what survival looks like. Ungrafted vines on porous volcanic soil. Elevation that creates natural cooling. Indigenous varieties that ripen slowly even when the mercury climbs. This isn't innovation?it's validation of what southern Italy knew all along. The next twenty years will see this model replicated: higher, cooler, volcanic, indigenous. Etna got there first. Elena Fucci "Titolo" (Aglianico del Vulture, Basilicata) The Evidence: Southern volcanic terroir competing with the North?and winning. Aglianico has always been Italy's secret weapon. Planted on the slopes of an extinct volcano in Basilicata, it makes wines with the structure of Barolo, the aging potential of Brunello, and the effortless ability to handle heat.7 Elena Fucci's "Titolo" is single-vineyard, ungrafted, aged in large oak?proof that southern Italy doesn't need to imitate Piedmont. It already has the goods. Basilicata is positioned to become what Etna was fifteen years ago: the overlooked southern region that suddenly everyone realizes has been making world-class wine all along. Volcanic soils, high altitude (600-800m), late-ripening indigenous grapes. All the climate advantages, none of the hype. When collectors discover Vulture?and they will8?Elena Fucci will be one of the reasons. Cantine del Notaio "L'Atto" (Aglianico del Vulture, Basilicata) The Evidence: Biodynamic viticulture + research = understanding what actually works. Gerardo Giuratrabocchetti isn't just making wine?he's running experiments. Testing how altitude affects ripening. Studying ancient cave-aging systems carved into volcanic tuff in the 1600?s. Documenting which biodynamic practices actually build resilience in a warming climate. "L'Atto" is the estate's research-driven single vineyard bottling. It's structured, mineral, built to age for decades. But more importantly, it represents southern Italy doing the unglamorous work of figuring out why these vineyards work?so the knowledge can travel. If Basilicata emerges as a serious global player, it'll be because producers like Cantine del Notaio did the science. Maugeri "Carricante" (Etna) The Evidence: Volcanic whites rivaling the world's great expressions?and just getting started. While the world fell for Etna Rosso, Carricante was quietly evolving into one of Italy's most compelling white grapes. Electric acidity, volcanic minerality, precision that draws comparisons to Chablis and Mosel Riesling. High-altitude (eastern slopes, 700-900m), cool microclimate, built to age. Carla Maugeri's family estate is making some of the most profound whites in Italy9?proof that Etna's potential goes far beyond red wine. In twenty years, this could be the white wine sommeliers obsess over. The architecture is already there. The Evidence: The next generation claiming the volcano?on their own terms. Benedetto Alessandro represents the third wave.10 He grew up making wine in western Sicily, studied the pioneers (de Grazia, Foti), then convinced his cousins to buy land on Etna's northeastern slopes in 2016. His wines are modern, fruit-forward, precise?intentionally different from the brooding traditional style. Some will call them too clean. Others will call them the future. What matters: young Sicilian winemakers are taking over Etna, and they're not interested in imitating anyone. That creative tension?between reverence and rebellion?is where the next twenty years will be written. Tenute Rubino "Torre Testa" (Susumaniello, Puglia) The Evidence: Rescued indigenous varieties that thrive in drought. Susumaniello nearly went extinct in the 1990s. The grape's production drops dramatically after a decade?less than a kilogram per plant?which made it economically unviable when Puglia focused on volume. But Luigi Rubino understood something others missed: those few bunches that remain produce wines of extraordinary concentration and elegance.11 The grape is naturally hardy and resistant to extreme climate.11 Bush-trained vines with deep root systems, grown in Salento's arid soils with minimal water, Susumaniello is precisely what climate resilience looks like. Tenute Rubino's "Torre Testa" is their flagship single-vineyard bottling?intense, structured, built for aging?proof that Puglia's forgotten grapes are actually its future. When the Mediterranean gets too hot for irrigation-dependent varieties, Susumaniello will still be thriving. Librandi "Duca Sanfelice" (Cir? Riserva, Calabria) The Evidence: Ancient terroir meeting the future head-on. Cir? is considered one of the oldest wines in the world?allegedly served to Olympic champions in ancient Greece. The Librandi family brought it to international attention in the 1990?s, proving that Calabria's indigenous Gaglioppo grape, grown on calcareous marl soils near the Ionian Sea, could make world-class wine.12 Gaglioppo has thick skins and thrives in hot, dry conditions.12 Sea breezes moderate the intense summer heat. Many vineyards still use alberello?traditional bush-vine training that's naturally drought-resistant. "Duca Sanfelice" is Librandi's top Cir? Riserva, aged two years before release, made from old alberello vines. It's structured, complex, and built for the long haul. Calabria faces "harsh climate, persistent drought and high temperatures"12?but Gaglioppo was born for this. While northern Italy scrambles to adapt, Cir? just keeps doing what it's done for ages. Planeta"Santa Cecilia" (Nero d'Avola, Sicily) The Evidence: Drought-tolerant indigenous variety as climate solution. Nero d'Avola is Sicily's most important red grape, and for good reason: it thrives in scorching heat, retains refreshing acidity at high sugar levels, and requires minimal irrigation thanks to deep root systems.13 In a region receiving under 550mm of rain annually, these aren't luxuries?they're survival traits. Planeta's "Santa Cecilia" comes from the Noto hills in southeastern Sicily, where Nero d'Avola originated. Dry-farmed, grown on sandy soils in extreme heat, this is wine made exactly as the climate crisis would design it. The 2024 InnoNDA research project is exploring how to reduce alcohol levels by up to 4% without sacrificing flavor13?direct response to both consumer and climate pressures. Nero d'Avola isn't adapting to climate change. Climate change is proving that Nero d'Avola was right all along. What They Share Every wine on this list is responding to the same pressure: a world that's getting hotter, drier, more extreme. But they're not responding by adapting?they're responding by being exactly what they've always been. Southern volcanic terroir. Indigenous late-ripening varieties. Drought-resistant root systems. Traditional bush-vine training. These aren't innovations. They're inheritances. But none of them is pretending the climate isn't changing. The great irony is that southern Italy?historically dismissed as too hot, too rustic, too far from the action?is suddenly the part of Italy with structural advantages. Volcanic soils retain water. High altitude creates cooling.14 Indigenous varieties already know how to handle stress. These aren't adaptations. They're inherent in the legacy of Southern Italy. Northern Italy will adapt?it's already happening. But the momentum, the resilience, the built-in advantages? For the first time in modern history, they belong to the south. Twenty years from now, when someone asks what defined Italian wine in the 2020s and 2030s, will the answer be Super Tuscans or cult Barolos? Or will it be the moment Italy remembered that the grapes that thrived before air conditioning, before irrigation, before chemical interventions? ?the ones that inherently knew how to survive? The future was always there. It just had to get as hot as a volcano to be noticed. Notes 1. Van Leeuwen, C., et al. "Climate change impacts and adaptations of wine production." Nature Reviews Earth & Environment, March 26, 2024. Study projects that "about 90% of traditional wine regions in coastal and lowland regions of Spain, Italy, Greece and southern California could be at risk of disappearing by the end of the century because of excessive drought and more frequent heatwaves." 2. Guado al Melo, "Climate change and viticulture: appropriate or irresponsible choices?" The analysis notes: "It may sound absurd, but in recent summers there have been more stress problems in certain parts of the north of Italy than in the center and south, albeit that it has rained even less here." The explanation: northern vines evolved for cool conditions with shallow root systems on steep hillsides designed for drainage, while southern varieties and growers are already adapted to semi-arid conditions. 3. Decanter, "Beating the heat: How Italy's winemakers are responding to climate change," January 19, 2023. - by Aldo Fiorelli. Consultant Antonini: "The most resistant varieties are usually the indigenous ones in specific regions, for example Carricante in Sicily." 4. VinePair, "Italian Winemakers Are Finding Creative Ways to Battle Climate Change," - by Rebecca Van Hughes. January 6, 2022. Expert Bordini notes that "many wine producers in the region he lives in, Emilia-Romagna, began favoring Chardonnay over native varieties like Albana around 30 years ago. Now, however, they are returning to the indigenous varieties." 5. Ibid. Bordini states: "I think soon, it will not be possible to cultivate Chardonnay anywhere in Italy." 6. James Suckling, "Top 100 Wines of Italy 2025." The Tenuta delle Terre Nere Etna Rosso San Lorenzo 2023 was named Italian Wine of the Year with a 98/100 score. Available at jamessuckling.com. 7. Eric Guido, "Getting in on the Ground Floor: Aglianico del Vulture." Vinous, May 2024. Comprehensive report on the region's producers, including Elena Fucci, Basilisco, Grifalco, and Cantine del Notaio. 8. WineNews, "Vulture is 'Citt? Italiana del Vino' 2026," September 23, 2025. The Vulture region was selected for the prestigious 2026 designation, recognizing its "strategic vision and inter-municipal cooperation" in wine tourism and territorial development. 9. Gambero Rosso, "Italy wine guide 2025: the special awards," October 17, 2024. Maugeri was recognized with a special award: "In just three harvests, the winery of Renato Maugeri and his daughters Carla, Michela, and Paola has established itself as one of the denomination's most significant." 10. Wine Spectator, "The Volcano's Third Wave: What's New in Etna Wine?" February 23, 2024. By Robert Camuto. Feature on Benedetto Alessandro and other young Sicilian winemakers representing Etna's new generation. 11. Vinissimus, "Susumaniello." The grape is described as "vigorous, resistant to extreme climate, excellent for blending." Tenute Rubino's website notes: "Despite its notorious hardiness and resistance to pathogens, for many years Susumaniello was on the verge of falling into oblivion, until Tenute Rubino recovered it, enhancing its versatility and making it the emblem of its production philosophy." 12. Concours Mondial de Bruxelles, "Cir? ? Calabria's flagship wine." Raffaele Librandi, head of the Consortium of Doc Cir?: "In addition to our unique terroir, a great tradition of winemaking is reflected in the quality of our wines." Gaglioppo has thick skins and is genetically linked to Sangiovese. VinoVoss notes that Calabria's "harsh climate, with its persistent drought and high temperatures" has shaped the region's viticulture. 13. Vinerra, "Nero d'Avola: An In-Depth Grape Profile." The grape "retains a lively acidity even at high sugar levels, producing fresh, balanced wines in extreme heat." It excels under dry-farmed conditions thanks to "its deep root system and drought resistance." The 2024 InnoNDA Project is "aiming to reduce alcohol levels by up to 4% without sacrificing flavour or intensity?a direct response to consumer and climate pressures." 14. Gambero Rosso International, - by Donato Notarachille. "Above 1,000 meters: wine moves to higher altitudes to face climate change," October 17, 2024. Winemaker Michele Lorenzetti: "There are areas where high-altitude winemaking has been practiced successfully for a long time, like Valtellina, Valle d'Aosta, and Mount Etna, where excellent wines are made around 1,000 meters." wine blog + Italian wine blog + Italy W | | TrackBack> |  |  |  |
| [04/23/2008, 09:43] | Barilla chiama i blogger per Alixir |  |  Il 29 marzo scorso sono stato al temporary store di Alixir a Roma. Alixir ? una nuova linea di prodotti lanciata di recente da Barilla per la quale rimando al mio post scritto qui. L’occasione ? stato un invito ricevuto da Alex e Mirko di Ninjamarketing. Una bella occasione per conoscere personalmente diversi blogger con i quali si ? avuto modo di sentirsi su internet: Caterina Di Iorgi di Blogosfere, Lele Dainesi, Luca Conti di Pandemia, Stefano e Marco di Due Spaghi, Tommaso Maggio de Lospremiagrumi.com, Simone Sbarbati di Frizzifrizzi.it, Federico Quaranta e Tinto di Decanter su Radio2 Non ? abituale incontrare tanti blogger e personalit? del web 2.0 italiano che discutono insieme di un argomento, per cui qualche parola ? di dovere. L’incontro ? stato un esempio lampante di come le cose stanno cambiando: Barilla, una delle maggiori aziende del food italiano, incontrata i blogger per presentare la nuova linea di prodotti, ma soprattutto per avere un feedback su diversi aspetti: packaging, comunicazione, punti di forza e di debolezza, … Non far? il punto sulla comunicazione di Alixir nella blogosfera che, per certi aspetti, ha avuto dei risvolti non proprio ottimi, bens? proprio sul fatto del cambiamento in atto, cambiamento che nel mondo del vino appare un p? pi? lento. 1. Una grande azienda si apre 2. Obiettivo: avere un feedback, capire, ma anche veicolare il proprio nome tra gli influenti Mi ? rimasta impressa una frase che riporta anche Mauro Lupi nel suo blog: alla domanda “perch? non aprite un blog?”, il padrone di casa Eugenio Perrier di Barilla ha risposto Semplicemente perch? non lo sappiamo fare ShareThis | | TrackBack> |  |  |  |
| [01/11/2023, 08:54] | Intelligenza naturale |  | Probabilmente sapete gi? cosa sia Chat GPT, la miglior versione di intelligenza artificiale in grado di elaborare testi e semplicemente chattare sulla qualsiasi. Oggi ci siamo intrattenuti in una simpatica conversazione, e il risultato, direi, non ? niente male. "Il vino naturale ? un tipo di vino che viene prodotto senza l'utilizzo di additivi artificiali o conservanti e con il minimo intervento possibile durante il processo di produzione. La fermentazione avviene generalmente con lieviti presenti naturalmente sull'uva, senza l'aggiunta di lieviti selezionati in laboratorio. Inoltre, tali vini spesso non vengono filtrati o chiarificati prima dell'imbottigliamento". Con Chat GPT si accede facilmente con l'account Google, per chi non ha voglia di ulteriori login. E con il robot uso modi educati, perch? quando Skynet prender? il potere si ricorder? che sono una personcina a modo, e non mi sterminer?. | | TrackBack> |  |  |  |
| [01/01/1970, 00:00] | Sorsi di Pace 2008 |  | Il 24 maggio 2008 si svolge a Gattinara la consueta manifestazione ?sorsi di pace? nell?arte contemporanea la cui realizzazione è stata possibile grazie al contributo delle distillerie Francoli di Ghemme e alla collaborazione di: Franco Patriarca, produttore vitivinicolo di Gattinara, ?Arte ed altro?, di Alberto Creola di Gattinara ?Associazione Artus? di Romagnano Sesia ?Emergency? gruppo di Arona Chiara Pozzoli. Giunta ormai alla sua sesta edizione questa manifestazione si propone di finanziare opere umanitarie attraverso la vendita all?asta di bottiglie rese uniche dalla loro etichetta, frutto dell?opera di artisti contemporanei. Il ricavato dell?asta di quest?anno ha cosi sostenuto il progetto di Emergency per la sierra leone ossia la realizzazione di un centro medico chirurgico e di un ambulatorio Pediatrico. Nel sito www.sorsidipace.it si possono visionare le opere che sono state messe all?asta nel corso di questi anni e prendere visione degli artisti che vi hanno partecipato. ?Terradeivini? metterà a disposizione nel proprio sito tutte le informazioni relative alla prossima manifestazione in programma. | | TrackBack> |  |  |  |
| [07/13/2008, 11:40] | La Ducati, il Papero e Forrester Research |  | | Sul Sole24Ore.com l'11 luglio è uscito un articolo di Gianni Rusconi intitolato I corporate blog? Sono ancora troppo noiosi.La società indipendente Forrester Research ha analizzato i blog aziendali e ha rilevato come il 70% dei blog campionati si limiti ad... | | TrackBack> |  |  |  |
| [01/01/1970, 00:00] | Tramonti, 30 novembre. Tintore day |  | | Happening di sapori e visite guidate per condurre gli appassionati alla scoperta dei vitigni centenari coltivati sorprendentemente a piede franco E’ una delle trentaquattro varietà autoctone presenti in Campania. Si tratta del Tintore che, insieme con altre tipologie di uve cosiddette minori, seppur produttivo risulta non essere ancora iscritto nel registro nazionale delle varietà di viti. E per far sì che si proceda in tempi brevi al riconoscimento del secolare ... | | TrackBack> |  |  |  |
| [07/28/2008, 16:42] | VinoPR, il nostro nuovo corporate blog |  |  Dopo circa un anno di attivit? su questo blog ci siamo spostati: il nostro nuovo corporate blog su cui seguire la nostra attivit? di marketing, comunicazione, PR si chiama VinoPR e lo potete vedere cliccando qui. Questo blog pertanto non verr? pi? aggiornato, ma rimarr? ancora per un po’ presente sempre su questo link. Per chi ci segue via feed, consiglio vivamente di aggiornarsi al nuovo feed disponibile su VinoPR. Per il momento VinoPR ? scritto principalmente in lingua italiana, salvo alcune eccezioni come l’intervista che abbiamo fatto al Chief Exsecutive di Vinexpo circa l’apertura del corporate blog della fiera francese. Tuttavia, crediamo che in futuro passeremo a scrivere, con ogni probabilit?, solo in lingua inglese.  Inoltre, per chi ci ha aggiunto nel proprio blogroll, il nuovo link da linkare ? quello di VinoPR. Ne approfitto anche per segnalarvi il nuovo blog del nostro network di informazione sul vino: VinoGlocal (logo immagine precedente). Per ogni domanda, richiesta, … non esitate a contattarci, anche personalmente alla email fabio [at] vino24.tv. ShareThis | | TrackBack> |  |  |  |
| [09/22/2008, 07:45] | Cork or not cork? Alla ricerca del tappo perfetto |  |  Veniamo subito al punto: il tappo ideale non esiste. Chi infatti pensava di ovviare ai problemi di cork taste - variamente originati: dal sughero in se', ma anche dal modo in cui la cantina conserva le sue scorte di tappi, dalla loro permanenza nella tramoggia, ecc. - adottando altre chiusure per tutta la sua produzione, s'? dovuto ricredere. Anche i tappi alternativi hanno i loro problemini. | | TrackBack> |  |  |  |
| [07/29/2008, 20:21] | Un necessario passo indietro del blog |  | Gentili lettori, e’ con un po’ di rammarico, ma soprattutto di rabbia, che annuncio il termine della collaborazione di Aldo Gay con “I numeri del vino”. E’ un evento improvviso ma necessario per mantenere intatto lo spirito e la credibilita’ del blog. Sono a vostra disposizione attraverso la mia email per fornirvi, in forma privata, ogni delucidazione in merito. Da questo momento, “I numeri del vino” torna alla sua programmazione storica: un giorno si’ e un giorno no. Marco Baccaglio 
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| [10/21/2007, 20:37] | Vino dei Blogger #11 - Coul?e de Serrant 1986 |  | 
Probabilmente, anzi, togliamo il probabilmente, la migliore bottiglia di bianco della mia vita. E' che non ce n'?, insomma, i Francesi saranno pure superbi, antipatici, spocchiosi, vanitosi, egocentrici e via cos? per? il vino lo sanno fare, mannaggia. E cosa che pi? mi fa andare in bestia, ? che se non avessimo portato noi (cio?, i nostri avi romani) la vite fin lass?, si starebbero ancora ammazzando di birra, 'sti galli. Invece producono nettari divini, come questa Coul?e de Serrant 1986. Un monumento. Bella scelta per il Vino dei Blogger #11, vero? Il tema era "Matrimonio d'amore, il vino del vostro abbinamento del secolo", ospitato da Andrea Gori di Vino da Burde, anche se vorrei cambiare il titolo in "il vino del secolo per il vostro abbinamento", vista la qualit? del vino messo in gioco.Che dire che non sia gi? stato detto della Coul?e, gioiellino di Messieu Joly? Contadino, scrittore, imprenditore, pap? putativo di tutti i biodinamici, sostenitore del completo rispetto della natura e dei suoi ritmi e, diciamolo, responsabile dei fallimenti di quanti nel tentativo di emulare le sue gesta hanno onestamente preferito conferire all'acetaia il proprio vino.Questo giovanotto di 21 anni ? di un'integrit? assurda, a partire dal tappo, perfetto sotto tutti i punti di vista. Aperto circa 6 ore prima di berlo, il vino riempe la cucina dei suoi profumi, gli stessi che ritrovo nel bicchiere, una sinfonia di profumi e note terziare veramente ipnotici. C'? di tutto, dalla cera d'api alle note floreali, liquerizia, salsedine e toni fortemente marini per un vino totalizzante. Che riconosceresti tra mille. In bocca ancora pi? affascinante, con una struttura e una cremosit? spettacolare e una mineralit? veramente spiccata. Cosa abbini a un vino del genere? Io proverei un Brodetto di Pesce in Bianco di Portorecanati. Ci sono delle varianti di questo piatto che richiedono il pomodoro, credo la versione Vastese, ma penso che del rosso sia troppo anche per una Coul?e. Questo piatto unisce il gusto del pesce grasso (triglie, sogliole, merluzzi, cefali, palombo, rospo, pannocchie...) a quello della zafferanella e alle fette di pane abbrustolito. La marinit? della Coul?e si sposa con quella del piatto mentre la sua acidit? compensa il grasso del pesce. L'aromaticit? dello zafferano selvatico invece viene esaltata dalla nota floreale del vino, in un connubio che, se non proprio marcariniano stretto, colpisce i sensi. E dopo aver bevuto e mangiato cos? bene, vi sfido a resistere al declamare l'ode al Brudettu...
El Brudettu Quant'? bbonu el brudettu purtannaru! Che gustu sapuritu, marinaru! E' 'n'arte antiga sempre pi? deffusa; Nun ve so di' pe? fallu cusa s'usa.
De l?arte sua, ve giuru, so? un sumaru; per? quannu lu magnu ? celu e maru! Chi lu ?ssaggia lu ?rv??, nu? lu recusa. Lu sai? El brudettu ? gi? ?rri?tu in USA.
V?l d?? che gira ?ttornu al mappamonnu. Ve pare gne?? Ma ?rmanne ch? el segretu che certamente l?? scu?tu nonnu. E s?el brudettu dienta vagabonnu ? segnu bonu, sc?; per? sta? quetu: quellu che magni ch? te ?rmette al monnu.
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| [10/18/2023, 11:58] | Due assaggi della domenica e si scopre che |  |  Quando arriva domenica metto da parte qualche assaggio della festa, e riservo a quel giorno bevute che immagino pi? divertenti. Anche se come sempre quando apro una bottiglia di vino non so mai davvero cosa mi aspetta, come la scatola di cioccolatini di Forrest Gump. C'? un'idea di massima, spesso delle aspettative, che finiscono sempre per intralciare l'assaggio, o ti deludono o resti sorpreso, ma appunto non sai mai.
Ecco il Rosso di Montalcino 2022 di Tiezzi: produttore molto stimato per il lungo cursus honorum, per aver fatto cose grandiose col sangiovese a Montalcino su due piccoli vigneti, il Poggio Cerrino e Vigna Soccorso. Dunque mi aspettavo la sangiovesitudine e la montalcinit? (non saprei come dire meglio) in fondo a quel bicchiere. Aspettative molto soddisfatte: il Rosso subito ha un naso truculento di sangue e macelleria, poi si quieta piano verso il mentolato (un naso di erba aromatica, verde, direi) e il frutto. Bocca super salda, tannino davvero squillante, sorso dritto e verticale, come a dire di grande soddisfazione, nel complesso un vino che mi piace perch? non rinuncia al carattere ruvido e nello stesso tempo ? appagante, sul finale risulta confortevole a dispetto delle premesse e del quadro generale. Ma come ci riesce? Beh, ci riesce. Il genere di assaggio che vorrei rifare il giorno dopo.
E una retro etichetta non ce la vuoi mettere?
Nel relax del fine pranzo risento il Rum Millionario 15 Reserva Especial, solera, che viene dal Per?. Posso ripetere quel che ho detto l? per l?: non me lo ricordavo cos? buono. Assaggio che supera le aspettative quindi, perch? io guardo spesso al Rum (quello nello stile dolcione, perlomeno) come a una bevuta un po' appesantita dalla zuccherosit?, tant'? che il Rum migliore ? quello che riesce a maneggiare la botta mielosa alternandola ad altro - ma a cosa? Qui c'era in effetti un alcol pulito, l'invecchiamento col metodo solera lo ha asciugato, la bocca era sollecitata ma non stuccata di dolcezza lasciva. Caspita, mi dico da solo, bravo Millionario, bel lavoro. Ancora adesso non so come mai non lo ricordassi cos? bene, serviva proprio il ripasso della lezione.
Ora mi devo studiare qualcosa di nuovo per la prossima domenica, vediamo che mi invento.
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| [12/22/2025, 20:15] | Panettone & Pandoro ? Natale 2025 le selezioni personali di VG (Disclaimer: non ? una classifica) |  |  Panettone & Pandoro ? Natale 2025 | La mia selezione personale (Disclaimer: non ? una classifica) Dicembre ha un linguaggio tutto suo: burro caldo, vaniglia, agrumi, lievito madre che fa il suo lavoro in silenzio (ma con effetti speciali). Ogni anno mi prendo il tempo, quello vero, per ricercare, assaggiare, confrontare, riascoltare il palato. Non inseguo ?il migliore? in senso assoluto: questa non ? una classifica. ? una ricerca/selezione personale alla ricerca del meglio e dei migliori, fatta di prove sul mercato, di consistenze, profumi, equilibrio zuccherino, qualit? dei canditi, pulizia aromatica, ?masticabilit?? dell?impasto e quel dettaglio che fa la differenza: la voglia di tornare alla seconda fetta. La selezione 2025 mette insieme firme iconiche e artigiani con una mano precisissima. Tradizione, s? – ma senza nostalgia: qui la tradizione ? una cosa viva. Qui sotto la mia personalissima selezione 2025, in rigoroso ordine alfabetico: CAPOLINEA ? Panettone tradizionale  Un tradizionale che non fa filosofia: fa Natale. Arancia, uvetta, impasto morbido, comfort immediato. Quello da portare a pranzo ?anche se siamo gi? in troppi?, perch? tanto poi sparisce. E la cosa pi? bella ? che resta artigianale e sincero. Capolinea nasce con l?anima da laboratorio (e da golosi curiosi): dal gelato ai lievitati il passo non ? breve, ma quando lo fai ?coccolando? davvero il lievito madre, il risultato si sente. Qui l?idea ? chiara: lavorare di tecnica e stagionalit?, con un approccio artigianale che non si prende troppo sul serio? ma fa molto sul serio le cose buone. In degustazione: panettone tradizionale confortante, schietto, natalizio nel senso migliore. Impasto morbido e profumato, dolcezza composta, finale pulito. Quello che ?metti in tavola e sei gi? a posto?. CIACCO LAB ? Panettone + novit? ?Torta di Rose?  Ciacco alias Stefano Guizzetti ? pulizia e personalit?: un panettone umido il giusto, soffice, con aromi netti e una dolcezza mai urlata. ? il classico esempio di lievitato ?moderno? che non cerca di piacere a tutti: cerca di piacere bene. La Torta di Rose (novit?) ? la cosa conviviale che ti aspetti: si stacca, si condivide, si finisce troppo in fretta. E va benissimo cos?. Ciacco ? un laboratorio che dichiara una cosa che mi piace: ricerca e innovazione, ma con l?ossessione della precisione. Profili aromatici netti, texture umida e soffice, ingredienti scelti con intenzione: non ? estetica, ? metodo. In degustazione: panettone dalla trama setosa, profumo centrato, dolcezza mai invadente: sa essere contemporaneo senza diventare ?furbo?. La Torta di Rose ? la sorpresa conviviale: morbida, da staccare con le mani, da finire troppo in fretta. ? quel dolce che mette tutti d?accordo senza nemmeno provarci. DA VITTORIO ? Panettone Classico  Un classico di una “grande casa?: impasto pieno, elegante, con quella dolcezza ben dosata che non copre mai la parte burrosa. Canditi e uvetta in equilibrio, profumo lungo, finale pulito. ? il panettone che apparecchia la tavola da solo: lo apri e la stanza capisce che ? Natale. Qui parliamo di una firma che non ha bisogno di presentazioni: famiglia, cucina, rigore e una cultura dell?ospitalit? che ? diventata scuola. Anche nel panettone si sente quella mano ?da grandi numeri?, dove la tradizione viene rispettata ma rifinita con disciplina e gusto.? In degustazione: classico importante, profumo lungo, impasto soffice e dorato. Uvetta e canditi stanno al loro posto, la vaniglia resta elegante, e l?insieme ha una rotondit? da tavola delle feste: non stanca, accompagna. DOLCEMASCOLO ? Panettone & Pandoro artigianali  DolceMascolo gioca in una categoria tutta sua: impasti setosi, equilibrio, eleganza. Il Panettone ha materia prima riconoscibile (burro, vaniglia, canditi) e una trama che resta fine, ?signorile?. Il Pandoro ? soffice, profumato, e ti fa capire perch? questo dolce, quando ? fatto bene, non ha bisogno di nient?altro. Una storia di famiglia e di mestiere, costruita su generazioni e su una certa idea di ?alta pasticceria? che non deve dimostrare nulla: lavora bene e basta. Burro buono, vaniglia naturale, lievitazioni lunghe e una ricerca costante sulla pulizia del gusto.? In degustazione: -
Panettone armonico, gentile, dalla dolcezza misurata: ti invita a rientrare. -
Pandoro soffice, burroso, vanigliato, con un morso uniforme e ?luminoso?: perfetto anche tiepido, senza bisogno di trucchi. FORNO FOLLADOR ? Panettone & Pandoro  Qui si gioca sul registro della tradizione fatta bene: profumi nitidi, lievitazione che punta alla fragranza e alla golosit? senza pesantezza. Il Panettone ? morbido, con canditi importanti e una vaniglia che resta educata. Il Pandoro ? dorato, burroso, vanigliato: quello che, se lo scaldi appena, diventa quasi una crema d?aria. Forno Follador racconta bene la sua identit?: artigianato che diventa impresa senza perdere l?anima, con una filiera e una selezione materie prime dichiarate e coerenti. Tradizione s?, ma aggiornata da una mentalit? moderna. In degustazione: panettone pieno e profumato, pandoro pulito e rotondo: due prodotti che puntano alla sostanza e alla riconoscibilit?. Quelli che piacciono a tutti, ma fatti bene davvero. LOISON ? Panettone al Mandarino Tardivo di Ciaculli  Loison ? una maison storica della pasticceria italiana: ?dal 1938? non ? una scritta, ? un?impronta. E quando Dario Loison decide di lavorare un ingrediente identitario come il Mandarino Tardivo di Ciaculli (Presidio Slow Food), lo fa con un?impostazione quasi sartoriale: canditura su misura, intensit? agrumata riconoscibile, equilibrio studiato. Qui l?agrume non ? ?nota?, ? firma. Il mandarino di Ciaculli porta un profumo intenso, naturale, con quella dolcezza agrumata che resta luminosa. ? un panettone che sembra fatto apposta per chi ama i finali freschi, puliti, e per chi cerca un regalo natalizio che si ricorda. In degustazione: qui l?agrume ? protagonista ma non prepotente: profumo vivo, bocca fresca, finale luminoso. Panettone ?da regalo? (anche a te stesso) perch? resta in memoria. OLIVIERI 1882 ? 3 panettoni + Pandoro  Olivieri 1882 porta addosso una data che pesa bene: famiglia e forno dal 1882, oggi con una visione contemporanea e un respiro internazionale, senza perdere l?ossessione per la lievitazione e la qualit?. Olivieri ? la dimostrazione che il panettone pu? essere anche ?alta manifattura?: impasti ricchi ma leggibili, texture ariosa, gusto che resta lungo. Nella mia degustazione 2025 ho messo in fila tre interpretazioni (dal Classico alle varianti pi? golose e particolari) e poi il Pandoro, che lavora sulla purezza: burro, vaniglia, morbidezza e una sensazione finale pulita. Se cercate la scatola ?importante? che fa scena, e sostanza, siete nel posto giusto. Il Pandoro ? ?puro?: burro e vaniglia in primo piano, texture soffice, finale pulito. Uno di quelli che ti ricorda perch? il pandoro, quando ? fatto bene, ? un grande dolce. In degustazione Focus: Panettone Nero con Mou e Nocciole C?? anche il lato ?rock? del Natale, e Olivieri lo firma in nero. Il Panettone Nero con Mou e Nocciole ? scuro, soffice, goloso, ma con una precisione da alta manifattura: quattro giorni di lievitazione, una glassa al cacao che ti prende al primo sguardo, mou vellutato in trama e nocciole tostate che danno ritmo e croccantezza. ? uno di quei lievitati che non chiedono permesso: entrano in tavola e si prendono la scena. E s?, si capisce che dietro c?? stato un lavoro vero: provato, riprovato, calibrato fino a farlo diventare ?nuovo classico? per chi ama il lato pi? dark (ma elegantissimo) delle feste.  PAV? MILANO ? Panettone classico + Albicocca, Limone & Tonka  Pav? lavora come una boulangerie che ha studiato pasticceria: precisione, ritmo, struttura. La versione Albicocca?Limone?Tonka ? la deviazione felice: agrume brillante, frutta che ?morde? e una spezia finale che non fa scena ? fa profondit?. Panettone contemporaneo, ma con buon senso. Pav? ? parte della nuova grammatica della colazione milanese: nato nel 2012 in Porta Venezia, pasticceria artigianale con un?idea precisa di qualit? quotidiana.? In degustazione: -
Classico: lineare, compatto ma soffice, profumatissimo, senza fronzoli. -
Albicocca, Limone & Tonka: pi? ?scintillante?, con agrume che alza il ritmo, frutta che d? polpa e una spezia finale che aggiunge profondit? senza profumare di profumeria. PEPE MASTRO DOLCIERE ? Pandoro artigianale  Pandoro d?autore: burro e vaniglia in primo piano, con una struttura che resta ariosa e composta. ? quel tipo di pandoro che non chiede creme o salse per diventare interessante: lo ? gi?. (Poi se vuoi giocare, una zabaione leggerissima ? il suo smoking.) Qui c?? una continuit? di scuola e di famiglia: il solco del Maestro Alfonso e un?identit? campana che sa essere generosa ma precisa.? In degustazione: pandoro opulento ma non stucchevole: burro e vaniglia con un profilo aromatico ricco, impasto soffice, finale che resta. Il pandoro ?da zabaione? ? ma anche da solo, a luci basse, funziona benissimo. RENATO BOSCO ? Panettone & Pandoro tradizionali + pairing con Champagne  Bosco ? ?impasto? nel senso pi? alto: mano da lievitista, energia controllata, ritmo. Il Panettone tradizionale ha profumo classico, struttura ariosa e una masticazione pulita: ? un dolce che si fa mangiare con facilit? disarmante. Il Pandoro lavora di burro e vaniglia, ma con un finale preciso, non stucchevole. E poi c?? il mio gioco serio del 2025: Panettone + Champagne V. Etien ?Classique Brut? (selezione Dalmaso). Un abbinamento che funziona perch? lo Champagne ?pulisce?, rialza gli agrumi e lascia il burro pi? nobile, pi? lungo. Bosco ? un nome che ha spostato l?asticella sul tema lievitazioni, con la sua ?Pasta Madre Viva? e un approccio da ricercatore (prima ancora che da artigiano). In degustazione: -
Panettone tradizionale: impasto soffice, profumo nitido, equilibrio classico. -
Pandoro tradizionale: burroso, elegante, con note agrumate/vanigliate ben dosate. E poi il mio ?twist? 2025: panettone + Champagne V. Etien 1er ?Brut Classique? (selezione Dalmaso). Uno Champagne sapido e fresco, che pulisce il burro e accende gli agrumi: pairing natalizio da segnare. VIGNOLA ? Panettone Classico Milanese  Il Milanese nella sua grammatica pi? corretta: arancia e cedro, uvetta ben presente, profumo che richiama subito la fetta ?da colazione di festa?. Ha un carattere pulito, tradizionale, e una bella sensazione di pasticceria vera: niente effetti speciali, solo solidit?. Pasticceria Vignola (Solofra, Irpinia) ? una storia di famiglia dal 1967, con un?identit? da lievitista che negli anni ha raccolto attenzioni e premi. In degustazione: ?Classico Milanese? fatto con rigore: arancia e cedro ben presenti, uvetta in equilibrio, impasto soffice e profumato. Tradizione rispettata, ma con una pulizia moderna: il classico, senza polvere.  Eccovi l?elenco della selezione VG Natale 2025,? in ordine alfabetico per produttore, con citt? (provincia) e link diretto a sito/shop:  Questa selezione ? il mio modo di dire: Natale non ? solo un giorno, ? una somma di dettagli. E un grande lievitato ? uno di quei dettagli che cambiano l?umore della tavola. Il grande lievitato, per me, ? questo: un lusso gentile. Non l?oggetto pi? costoso, ma quello pi? curato. Se avete assaggiato qualcuno di questi, sono curioso: su quale vi siete ritrovati a tornare con la seconda fetta?  E, secondo voi, quali altri nomi meritano un posto nella selezione 2026? Vi aspetto sui nostri social: voglio leggere i vostri pareri (e le vostre segnalazioni). Instagram: @viaggiatoregourmet Grazie dell’attenzione e Buone Feste, VG / Viaggiatore Gourmet  L'articolo Panettone & Pandoro ? Natale 2025 le selezioni personali di VG (Disclaimer: non ? una classifica) proviene da ViaggiatoreGourmet alias AltissimoCeto!. | | TrackBack> |  |  |  |
| [04/16/2008, 14:18] | Arieccomiun'altravolta !... |  | 
Come gi? successo, mi sono assentato per un p?, girovagando qua e l?... Sono di nuovo tra le vigne che ormai sono in pieno risveglio ! E tanti sono i progetti che ho in mente ! Non ultimo, il mio nuovo spazio che sto elaborando su www.nuvoleepane.it, un "pezzo di terra" un p? pi? grande di questo in cui vi parler?, spero molto presto (c'? parecchio lavoro in vigna ed in cantina !), delle cose che ho in cantiere. A presto ! | | TrackBack> |  |  |  |
| [01/01/1970, 00:00] | L'appello in difesa dell'identit? del vino italiano: fanatismo enoico secondo Focuswine |  | | E' passato ormai un mese da quando ? partito l'Appello in difesa del vino italiano (al momento quasi 1000 firmatari) scritto e pubblicato sulla versione online di Porthos, il cui testo ? frutto dell'impegno di Marco Arturi e Sandro Sangiorgi. Un appello il cui testo chiarisce in modo inequivocabile quale pensiero ne abbia determinato l'esigenza, e che invito a leggere per esteso tutti coloro che ancora non lo hanno fatto e a firmare se ne condividono gli intenti.Trattandosi di una rivista a pagamento, vi riporto un estratto dell'articolo di Mancini:"La vicenda Brunello, con il suo lungo strascico, non solo sta causando danni economici e d'immagine ma ha generato un livore da barricate tra comunicatori ammantando l'intero comparto di un'atmosfera cupa. Nei momenti di difficolt? si dovrebbero innescare solidariet?, coesione, riflessione costruttiva, ma cos? non ?. Ancora una volta si rischia di gettare al vento l'opportunit?, sia pure sofferta per come si ? determinata, di un ampio confronto tra addetti ai lavori per giungere a un chiarimento onesto che spinga il settore fuori dalle sabbie mobili nelle quali sta sprofondando. Ma i puristi, lancia in resta, tornano all'assalto armati fino ai denti di micidiali autoctoni."E' evidente che Mancini si riferisce alla questione del disciplinare del Brunello di Montalcino e a quel benedetto 100% di sangiovese previsto. Ma che i "puristi" si siano fissati sul sangiovese per un forte amore per l'autoctono ? cosa assai ridicola oltre che riduttiva.Le motivazioni sono altre e ben pi? profonde e si inseriscono in un discorso pi? ampio che coinvolge l'intero comparto vitivinicolo e, ancora di pi?, il modus operandi e la filosofia del mondo commerciale.Se Mancini vuole fare finta di non aver capito ? suo diritto, ma farebbe bene a concentrarsi sui reali contenuti del pensiero di chi non ? d'accordo con questa linea che segue pedissequamente l'andamento di un mercato che non ha alcun interesse verso la qualit? e la diversit? di ciascun territorio.Il concetto ? molto ben espresso proprio nel testo di presentazione dell'appello:"I disciplinari di produzione sono stati creati allo scopo di salvaguardare e garantire l'identit? e l'integrit? dei vini italiani. Negli ultimi quarant'anni, con la complicit? e la disattenzione delle autorit? di controllo, alcuni dei territori pi? significativi sono stati trattati come dei contenitori da riempire, occupare o allargare a dismisura. In numerosi luoghi la vite si ? trasformata da coltura specializzata a coltivazione dominante, togliendo variet? e respiro al paesaggio. S? ? assistito a un'invasione di vitigni alloctoni con l'obiettivo di "migliorare" le specialit? italiane e realizzare prodotti pi? facili da consumare, senza badare allo svuotamento di contenuti a cui molti vini sarebbero andati incontro. L'establishment continua a modificare i disciplinari senza alcuna progettualit?, ma fotografando di volta in volta il cambiamento proposto dal marketing. Tutto ci? in nome di un riscontro economico immediato e seguendo i capricci del mercato. Un grave errore dal punto di vista etico ma anche sotto il profilo economico: la standardizzazione dei nostri vini ha come diretta conseguenza, nel medio-lungo periodo, un calo delle vendite e dell'attrattiva turistica esercitata dalle zone di produzione."E' proprio questo il punto focale. Ogni giorno si scopre che in una zona a denominazione, qualcuno non ha rispettato le regole del disciplinare, disciplinare che ? stato creato dai produttori stessi. Come dire: "Vi dimostriamo che siamo seri stabilendo delle regole da rispettare", per poi scoprire che da un numero variabile di aziende questi stessi disciplinari non vengono rispettati. Allora qual ? la proposta dei "non puristi", di quelli che, come Mancini stesso propone, sono per il "parliamone"? Visto che molti non rispettano i disciplinari, visto che per il consumatore quello che conta ? che il vino sia buono e non costi molto, perch? non adeguare i disciplinari alle esigenze del mercato?E visto che ad essere sotto inchiesta a Montalcino sono le aziende pi? grosse e importanti, cio? coloro (e Biondi Santi non conta nulla?) che hanno reso famoso il Brunello nel mondo, perch? non dargli una mano rendendo legale ci? che oggi non ??E' questo il modo di affrontare i problemi? A quanto pare non ? un tema caro solo a certi nostri politicanti, ma l'idea di modificare le regole in base alle proprie esigenze appare un fenomeno sempre pi? di massa.Continua Mancini: "Anche dinnanzi a fatti oggettivi gravidi di conseguenze si persevera a inneggiare istericamente alla tradizione dall'alto della propria torre d'avorio, con un atteggiamento intriso di snobismo drammaticamente distante da ci? che realmente chiede il consumatore. Cio? un vino buono e dal prezzo accessibile al di l? della purezza di razza vegetale."Dunque secondo Mancini il consumatore se ne frega delle regole, se ne frega delle tradizioni e della cultura da cui nasce il vino, peccato che oggi pi? che mai si stia avvicinando con grande interesse ai cosiddetti "vini veri" o "vini naturali", espressione certamente colorita e non proprio corrispondente, ma ? un fatto che non sono tutti dei semplici "compratori". La cultura, la conoscenza, la semplice curiosit?, le miriadi di corsi a cui un sempre pi? vasto numero di persone partecipano, sono la dimostrazione lampante che la gente non ? tutta uguale e che chi si informa, chi capisce come vanno le cose, di certo non condivide una politica basata solo su interessi economici totalmente privi di qualsiasi etica.E l'articolo prosegue: "Altro elemento pesante come un macigno, continuamente rimosso e sempre rotolato a valle, come la pena eterna di Sisifo, ? quello dei controlli. Cos? come congegnati evidentemente non funzionano, ne abbiamo gi? le prove ma certamente altre ne arriveranno. Parliamone!" Giusto, peccato che poi prosegue: "Certi disciplinari di produzione galleggiano sospesi in galassie poste a distanza siderale dal mercato, quindi dai consumatori; senza addentrarci in filosofiche acrobazie attorno al concetto di tipicit? e tradizione, forse ? il caso di intervenire con qualche ritocco. E il problema non riguarda soltanto il Brunello. Parliamone!" E ricadiamo nello stesso furbesco tema, modificare i disciplinari perch? vecchi, obsoleti ecc., dimenticando che il parametro con cui si vorrebbe considerarli vetusti non ha nulla a che vedere con la qualit? e la grandezza dei vini prodotti. Nel caso del Brunello di Montalcino, sono forse "vecchi" i vini di Soldera, Palmucci, Salvioni, Le Potazzine, Salicutti per citare i primi che mi vengono in mente?Infine Mancini conclude: "L'immobilismo al pari del puro discettare sono molto pericolosi come sta dimostrando l'esperienza. Ecco perch? faccio molta fatica a comprendere l'appello dei colleghi di Porthos dai toni cos? esasperati, estremi rivolto contro un mostruoso nemico: l'establishment", "...Ma il riscontro economico non ? alla base di qualsiasi attivit? imprenditoriale? E saper interpretare la domanda del mercato non ? una sana quanto necessaria abilit?? Ma di cosa stiamo parlando, di un'attivit? economica, sia pure dalla straordinaria ricchezza storico-culturale, oppure di un gingillo da vetrina per feticisti? Su questo tema provo un naturale feeling per molti colleghi, mentre altri, pur stimandoli come professionisti, non riesco a comprenderli e tra questi proprio i firmatari dell'appello. Forse, riconoscendone l'onest? intellettuale, il loro peccato ? l'eccesso d'amore. E troppo amore pu? anche soffocare, essere fatale e scatenare fanatismi. Il vino ha bisogno s? di passione ma soprattutto di lucidit? e visioni strategiche di mercato, altrimenti gli amici di Porthos non potranno pi? godere del loro "Nutrimento dello spirito"."Senza troppi giri di parole, il concetto ? e rimane di una banalit? sconcertante, ovvero solo adeguando costantemente i disciplinari all'andamento del mercato si pu? rimanere competitivi", errore madornale che non tiene conto minimamente dell'inevitabile appiattimento, in parte gi? ben visibile in molte denominazioni, a cui si andrebbe incontro, della mancanza totale di progetti a medio e lungo termine, dell'enorme rischio di perdere definitivamente proprio ci? che pi? ci rende unici e inimitabili, che fa del nostro vino una ricchezza fondamentale, il nostro patrimonio ampelografico, culturale e territoriale.Patrimonio che viene soffocato da pratiche sempre pi? spinte, e sulle quali i nostri "vecchi" disciplinari sono gi? molto "larghi". Ma allora perch? non essere del tutto onesti? Togliamoli del tutto, i disciplinari, che senso ha mantenerli se vanno bene solo se modificati ogni volta che cambia il vento?Come dice bene il testo dell'appello: "In questo momento le aziende vinicole possono utilizzare prodotti sistemici che, progressivamente, tolgono vita alla terra e ai vigneti; nella realizzazione del vino non lesinano lieviti, batteri ed enzimi selezionati dalla biotecnologia; inoltre, sono autorizzate sostanze, giustificate da una supposta origine enologica, che dovrebbero aggiustare il liquido. Tutte queste azioni rendono vano il concetto di territorialit?". E aggiungo che sono il sintomo di una politica dissennata, volta esclusivamente a compiacere un mercato viziato ma anche senza strumenti per potersi evolvere verso una cultura del vino, pressato a sua volta da un concetto produttivo massificante, dove la ragione non deve entrare, perch? il denaro ? l'unica regola e l'unica ragione. Il vino ridotto a puro fenomeno industriale, di business, non pu? che impoverirci tutti, la terra e gli uomini, perseguendo un fine autodistruttivo e autolesionistico, come sta avvenendo in modo a quanto pare inarrestabile in tutti i settori. Consumare meno e meglio ? un bello slogan, peccato che finch? le regole le detteranno le grandi industrie non potr? essere mai realizzato. | | TrackBack> |  |  |  |
| [01/01/1970, 00:00] | Fine |  | | No, non ? paura e neppure vilt?. ? stanchezza. Mi sono stancato. E chiudo. Chiudo questo blog (senza cancellare nulla, ci mancherebbe!) Come dice il mio amico Nick Tambone chi scrive su un blog lo fa per passione, senza... | | TrackBack> |  |  |  |
| [01/01/1970, 00:00] | Youssou N'Dour: la musica nel sangue |  | | Il primo ottobre di 49 anni fa nasce a Dakar Youssou N'Dour, in Senegal, un Paese al quale ? sempre stato profondamente legato, tanto da spingerlo a fare un percorso di vita e musicale assai diverso dalla maggior parte degli altri musicisti connazionali. Qui non sono mancati mai, purtroppo, tutti i problemi che assillano non pochi popoli africani, come la siccit?, le enormi difficolt? economiche, l'apartheid, la schiavit?, l'emigrazione, l'Aids.Fin da bambino era straordinariamente portato per la musica, tanto da essere diventata parte naturale della sua esistenza. Discendente da parte di madre di un'antica famiglia di "griots", poeti e cantori che hanno lo scopo di conservare e diffondere la tradizione orale degli antenati, ma anche il ruolo di interpreti e ambasciatori della propria cultura, Youssou ? diventato con il tempo una figura di spicco non solo in campo musicale, ma per il suo impegno nelle lotte sociali per il popolo senegalese e africano.Musicalmente ? un autentico trascinatore, il suo stile si ? evoluto negli anni fondendo ritmi africani al pop e alla musica caraibica; voce straordinaria e di ampissima estensione, riesce ad incantare con il suo entusiasmo e la sua profondit? espressiva, sia nella lingua originale, il wolof, che in francese e inglese. Vanta collaborazioni con musicisti del calibro di Peter Gabriel, Paul Simon, Sting, Nene Cherry, Johnny Dollar. Il 1994 segna la sua consacrazione come artista grazie al bellissimo album The Guide (Wommat), contenente il singolo 7 Seconds cantato con Nene Cherry, che vende quasi 2 milioni di copie e con cui viene nominato ai Grammy Awards nella sezione World Music.La sua discografia vanta numerose pietre miliari, fra cui amo ricordare lo splendido Egypt del 2004. Bellissimo anche il suo ultimo lavoro, Rokku mi Rokka (Give and Take), del quale ha presentato numerosi brani sabato sera alla Cavea dell'Auditorium di Roma.Una serata straordinaria, anche per la mumerosa presenza di senegalesi e africani fra il pubblico, che hanno ballato e coinvolto anche i pi? pigri e restii "uomini bianchi". La straordinaria umanit? e sensibilit? di questo musicista lo pone sul gradino pi? alto della comunicazione, al di l? di mode e commercializzazioni, il suo contributo all'Africa ? un elemento prezioso che va ben oltre la semplice diffusione di un linguaggio musicale, toccando temi fondamentali che fanno riflettere e mettono in discussione il nostro sistema sociopolitico sin nelle sue pi? profonde contraddizioni. | | TrackBack> |  |  |  |
| [02/28/2013, 08:00] | Vernaccia di San Gimignano e Rebula Slovena Brda, vitigni, stile e territori a confronto |  | Per quest’anno Giancarlo Gariglio, curatore della guida dei vini Slow Wine, decide di abbandonare la gettonatissima Francia e di portare nella citt? delle torri la Ribolla, anzi la Rebula dalla vicina Slovenia, della denominazione Goriska Brda. Due vitigni accumunati dal territorio integro puro e molto bio e soprattutto due vitigni assolutamente non aromatici il cui mosto fiore rischia ? neutro senza una accurata gestione delle bucce. E soprattutto due vitigni che giocano le proprie chance nei confronti di consumatori con la loro mineralit?, sapidit? e capacit? di rimanere lievi ma utili alla tavola pur non disdegnando interpretazioni pi? importanti grazie alla loro duttilit?. A rappresentare la Vernaccia di San Gimignano presenti le aziende Cesani, Fontaleoni, Il Colombaio di Santa Chiara, Il Palagione, Montenidoli e Poderi del Paradiso, mentre a parlare delle loro Goriska Brda Rebula, saranno i produttori delle aziende Blazic, Kristancic, Cantina Goriska Brda, Jakoncic, e Valter Sirk con le loro Rebula da uve fresche e non macerate (massimo un giorno).  Introduce Fabio Giavedoni e ci parla del Brda: Fabio Giavedoni e la Ribolla In pratica Brda ? una parte del Collio Friulano, in realt? non sono separabili, un unicum geografico geologico e anche in parte climatica, una sacca (30%) di Brda che entra in Italia e diviene Collio che ? molto pi? piccola appunto della Brda slovena. 4 generazioni e 4 nazionalit?, ma divisione solo sulla carta, non nel terroir. Zona di Malvasia ma ? pi? istriana, friulano troppo italiano quindi legame pi? stretto ? ribolla, rebula e da uve fresche, non macerate che pure sono molto diffuse. Vitigno molto duttile che da’ rese limitate o grandissime, vini da battaglia e da pregio, sapidi e fini o grassi e opulenti. Succo in realt? ? piuttosto neutro quindi la tentazione di usare le bucce ? capibile. Zona contadina molto bella e ricca, agricoltura non ? stata sopraffatta da industrie e cementificazione, grande integrit? storica . Terreno caratterizzato da ponca, suolo povero in sostanza organica. Giancarlo Gariglio ribadisce somiglianza con Rebula nel fatto che anche la Vernaccia di per s? ? neutra come vitigno quindi limite a produttivit? ? fondamentale anche qui. Poi si tratta di vini economici e dal bel rapporto qualit? prezzo. Differenza ? acidit? maggiore di ribolla e buccia ? molto diversa, molto pi? spessa in ribolla. Come clima non ? pi? freddo di San Gimignano anche se sembra, mare molto vicino in Brda (40 km). Goriska Brda Rebula 2011 Blazic Sul vecchio confine italo-sloveno, un giorno di macerazione su questo vino ma snniente eccessi. Giallo dorato e sontuoso, naso dolce e carnoso, pesca e canfora, bocca gessosa e solare, fine e sapida 84 Goriska Brda Rebula 2011 Kristancic Floreale bianco tiglio e gelsomino squillanti, note iodate e ferrose, bocca molto rocciosa, sfaccettata con agrumi che prendono la scena, vino tagliente ed elegantissimo con poche concessioni all’idea di ribolla grassa e fruttatissima che va per la maggiore 87 Goriska Brda Rebula 2011 Quercus Cantina Goriska Brda Delicata ma insistente, agrumata, traccia sapida che rimane a lungo nel palato, mela golden e ginestra, bocca dal notevole equilibro con un bell’estratto ben bilanciato da freschezza e sapidit?. 83 Goriska Brda Renula 2011 Jakoncic Frutto e passionalit?, ricca , limone e sale, carcad? e note quasi rosse di ribes, bocca molto decisa dalla sapidit? importante che copre quasi l’acidit?, dura ma calda, bel contrasto che appassiona, finale di mandarino 86 Goriska Brda Rebula 2011 Valter Sirk Naso delicato e floreale con note anche molto belle di pesca gialla e albicocca, note ferrose e sapide poi anche senape e zafferano, bocca molto ricca e penetrante, pesca bianca e note quasi rosse di fragola non matura, finale sapido e agrumato di arancio giallo. 88 Vernaccia di San Gimignano Biscondola Poderi del Paradiso 2011 Da vigna molto elevata, un cru aziendale separato per raccolto e vinificazione. Camomilla e tiglio, lieve rafano e erbe aromatiche, bocca molto fresca e allegra, mandarino tardivo e menta, sapida e ricca con nota evoluta intrigante 86 Vernaccia di San Gimignano Vigna Casanuova 2010 Fontaleoni Molto vicini a Certaldo, vigneti su tre corpi principali, 5 ettari sotto le mura in pratica ad Est, 10 ettari a Sud e altri 15 a Ovest, si pu? avere mix in annate estreme. Casanuova ? a Nord e guarda Certaldo a 320 metri, medio impasto leggero sabbioso e anche molto tufo e argilla sparsa, buona presenza di calcare. Vigneto ha 23 anni, sesto d’impianto vecchio stile. Note di gelsomino e fior di pesco, ribes bianco, bocca molto sapida e fresca quasi pungente, di sicuro in evoluzione ma che si allarga bene tra arancio ed erbe aromatiche. 84 Vernaccia di San Gimignano Campo della Pieve 2010 Colombaio di Santa Chiara? Dal 2002, con Alessio studente di enologia che affianca padre in campo, in zona verso Volterra, sud ovest, vigneti tra 320 e 400 mt, questo viene da zona molto alta, vigneto a parte con tanta escursione termica, espressione semplici ma un anno e mezzo sui lieviti, cerchiamo sempre di raccogliere vicino a Ottobre. Stuzzicante d’incenso, zafferano e fiori di robinia, nota calda tropicaleggiante con not? fum? quasi da riesling appena evolute. bocca compatta e sapida, divertente e di grande soddisfazione ci immaginiamo a tavola 91 Vernaccia di San Gimignano Riserva Ori 2010 Il Palagione Vendemmia dal 15 al 20 settembre, biologico quasi sempre, dal territorio pi? meridionale quasi ai confini con PisaRicca e sfaccettata, molto sapida gi? al naso, menta e arancio giallo, bocca aromatica leggera ma larghissima che abbraccia e tonifica, chiude lieve ma elegantissima 90 Vernaccia di San Gimignano Fiore 2009 Montenidoli Dai 300 fino ai 550, monte dei nidi di uccelli, grande ricchezza di fossili molluschi e crostacei che hanno poi dato questa terra cos? particolare. La Vernaccia ? rosso dei bianchi, fa quello c he vuole, basta vinificarla in maniera diversa. Fiore ? mosto fiore appunto in acciaio fino ad agosto anno successivo. Fine agosto per imbottigliare, momento in cui tutto finisce e si blocca con calore. Vino naturale se ce n’? uno, abbandonato quindi niente chimica mai stata in questo terreno. Intenso e aromatico di anice e finocchio e agrumi, spezia orientale e pesca gialla, in bocca ha nerbo e spessore e tanta succulenta, finale sapido e di arancio giallo. 88 Vernaccia di San Gimignano Sanice 2009 Cesani Vendemmia sempre tardiva su questo vino, cerchiamo concentrazione e finezza sopra ogni altro aspetto, idea di vernaccia alternativa che cerca proprio questa idea di vino staccandosi di proposito dall’idea di vino sapido sassoso e magro che in genere ? la Vernaccia. Il naso cupo e dark con pepe nero , arancio quasi rosso, bocca con tanta materia e struttura, dolce e sassoso, ritorni di ginestra pesca e frutto della passione. Finale molto persistente e carnoso 93 | | TrackBack> |  |  |  |
| [07/11/2008, 08:20] | Provocazione: coprire le vigne valtellinesi per tutelare i vititicoltori? |  | Nella Valtellina del vino che domenica ha purtroppo subito una violenta grandinata che ha colpito soprattutto, e duramente, i vigneti della Sassella attorno a Sondrio (Arpepe e Fondazione Fojanini tra i pi? colpiti), e ha toccato i territori di Montagna, Albosaggia e Caiolo, si registra, come si pu? leggere da questo articolo pubblicato nelle pagine di Sondrio del quotidiano La Provincia, (vedi qui allegato Sciopero vigneti) una presa di posizione assolutamente provocatoria. Un vero sasso nello stagno. L?autore ? il direttore della Fondazione Fojanini Graziano Murada, che ha proposto una sorta ?di sciopero della vista dei vigneti al fine di valorizzare quello che sta a monte della qualit? dei vini valtellinesi e di riequilibrare il rapporto tra produzione e vendite?. Lo ha fatto, come si pu? leggere anche in quest?altro articolo (vedi qui allegato lavoro in vigna ) di Daniela Lucchini, in occasione della cerimonia premiazione della ventiquattresima edizione del Ciapel d?Oro che assegna riconoscimenti a viticoltori valtellinesi che si sono particolarmente distinti. Murada ha lanciato la sfida a nascondere dietro teli bianchi il tesoro dei terrazzamenti, per la maggior parte coltivati da piccoli produttori e le prime risposte sono state molto positive, sia da parte dei viticoltori che dal presidente della Fondazione Fojanini, nonch? direttore di Provinea, Introini, fino ad Alberto Marsetti, presidente della Coldiretti e al mondo politico. In un intervento pubblicato sul sito Internet Valtellina on line, il presidente della Provincia di Sondrio Fiorello Provera ha dichiarato: ?E bravo Murada! Il direttore della Fondazione Fojanini, nonch? sindaco di Albosaggia, ha messo ancora una volta il dito nella piaga, sottolineando come, a fronte di 8 milioni di bottiglie consumate annualmente in provincia di Sondrio, la gran parte sia rappresentata da vino prodotto fuori di qui. E? scoraggiante constatare che su una produzione provinciale di circa 3 milioni e mezzo di bottiglie di qualit?, anche eccellente, 400mila rimangano invendute?. Dati innegabili e verissimi, ma vagheggiare una sorta di ?autarchia? come fa il presidente leghista della pi? settentrionale delle province lombarde dichiarando ?l?Amministrazione Provinciale ha scelto di dare contributi unicamente a sagre, iniziative e feste che utilizzino vino locale. Un piccolo segno, ma significativo della nostra attenzione ai viticoltori e all?intero comparto vitivinicolo?, per tentare di recuperare l?attenzione dei consumatori valtellinesi verso i vini locali (che spesso qualitativamente lasciano a desiderare e profumano ben poco di Nebbiolo di montagna e scarsamente testimoniano uno stile produttivo e un?identit? valtellinese?), non mi sembra proprio la migliore soluzione. Come dice bene Marsetti ?al di l? delle provocazioni dobbiamo piuttosto perseverare perch? il trio composto da territorio, ambiente ed agricoltura sia il vero punto di forza della nostra valle?. E perch? la viticoltura ed i vini valtellinesi sappiano stare sul mercato, con una loro precisa identit?, senza forme di assistenzialismo, con un orgoglio produttivo che ancora oggi fa spesso difetto. P.S. Claudio Introini, direttore di Provinea mi scrive in merito agli interrogativi da me espressi ieri sull?attivit? della Fondazione che dirige: ?Caro Ziliani, rispondo con piacere alla domanda che poni nel blog circa l’attivit? di ProVinea. ?Per la candidatura UNESCO ProVinea sta procedendo alla stesura di un documento di analisi storico-comparativa che deve dimostrare agli ispettori ICOMOS l’unicit? e l’eccezionalit? della nostra viticoltura. Intanto stiamo cercando in ogni possibile modo di sensibilizzare l’INTERA filiera produttiva a che si renda conto che condizione indispensabile al riconoscimento a patrimonio UNESCO e alla sua spravvivenza ? avanti a tutto la garanzia che il terrazzamento vitatato sia, oggi e pi? ancora in futuro, mantenuto EVOLUTIVO e VIVO. E’ un impegno che viticoltori, vinificatori-trasformatori e istituzioni locali devono sottoscrivere per valorizzare attraverso l’unicit? del territorio e la sua conoscenza la specificit? dei vini ivi prodotti. Di tutto questo avr? per? grande piacere di parlarne in occasione di un prossimo eventuale incontro. Cordialmente Claudio Introini?. Attendiamo con fiducia l?incontro e ulteriori notizie? | | TrackBack> |  |  |  |
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