TagCloud:


Link to us:



  Blogs & Sites:



 






Mondo Di Vino
Mondo Di Vino





[04/01/2023, 09:27] Aspettati l'inaspettato

Diario enotecario

In questi giorni ho scaricato tra le altre cose il Dolcetto d'Alba 2022 di Francesco Principiano. Produttore di formidabili nebbiolo e Barolo in Monforte, Principiano riesce a stupire pure con cose solo apparentemente piccole, come questo dolcetto.

La denominazione del dolcetto ? vasta e varia: Ovada, Alba, Dogliani, Acqui, Asti, e altre che dimentico perch? sono troppissime. Io sono un fan di Ovada, per molteplici motivi che hanno a che fare col chilometro zero (praticamente Ovada ? entroterra di Genova) e col fatto che l? la mia famiglia aveva vigneti, lo scorso millennio, e io facevo vendemmie e lavori connessi. Senza dire che molti Dolcetto di Ovada sono buoni come il pane - e a questo proposito ultimamente da un ovadese fatto assaggi molto interessanti, ma questo ? un altro discorso, e un altro post.

Il Dolcetto d'Alba di Principiano, dicevo. Si conosce bene, nel nostro giro, la triste storia del dolcetto albese: volentieri espiantato per far posto al nebbiolo che ? pi? figo e, ops, remunerativo, sta diventando raro (quello buono). Anche per questo ho preso al volo l'occasione di aggiungere il dolcetto agli altri rossi del produttore. E adesso scusate, mi faccio i complimenti da solo, ho fatto proprio bene: che meraviglia nel bicchiere. Floreale di violetta come da accademia dell'assaggio, frutti neri fitti, bocca succosissima e viva, tannini e un po' di agrume rosso su quel finale cos? langarolo, ruvido con simpatia. Un po' non te lo aspetti, ma vedi? Bisogna aspettarsi l'inaspettato. 

A voler dare punteggi io direi 87/100, in enoteca circa 11 euro, roba da prenderne a casse, ecco.

TrackBack
[01/11/2023, 08:54] Intelligenza naturale
Diario enotecario

Probabilmente sapete gi? cosa sia Chat GPT, la miglior versione di intelligenza artificiale in grado di elaborare testi e semplicemente chattare sulla qualsiasi. Oggi ci siamo intrattenuti in una simpatica conversazione, e il risultato, direi, non ? niente male.

"Il vino naturale ? un tipo di vino che viene prodotto senza l'utilizzo di additivi artificiali o conservanti e con il minimo intervento possibile durante il processo di produzione. La fermentazione avviene generalmente con lieviti presenti naturalmente sull'uva, senza l'aggiunta di lieviti selezionati in laboratorio. Inoltre, tali vini spesso non vengono filtrati o chiarificati prima dell'imbottigliamento".

Con Chat GPT si accede facilmente con l'account Google, per chi non ha voglia di ulteriori login. E con il robot uso modi educati, perch? quando Skynet prender? il potere si ricorder? che sono una personcina a modo, e non mi sterminer?.

 

TrackBack
[12/10/2022, 09:48] Aprire in caso di panettone

Diario enotecario

Nel campionato molto stagionale del vino da panettone, questo assaggio recente della Malvasia dolce di Camillo Donati sale agilmente sul podio. Annata 2017, quindi un po' di stratificazione, e dolcezza suadente, mielosa senza stanchezza. La rifermentazione naturale in bottiglia le d? un'effervescenza pimpante, adatta ad abbinarsi al lievitato butirroso di un panettone ricco. Attenzione solo al momento della stappatura, perch? il tappo (metallico) libera una gran quantit? di effervescenza - tenete il bicchiere molto vicino, non si sa mai. E soprattutto, sprecarne anche una goccia sarebbe un vero peccato. In enoteca sta sui venti euro, ed ? arrivato il momento: aprire in caso di panettone, ma provata pure su formaggi appena stagionati, una delizia.

TrackBack
[12/06/2022, 09:18] Com'? fatto un critico enologico

Se ve la siete persa, questa ? la (necessariamente lunga) descrizione dell'oggetto, ad opera di Fabio Rizzari. Contiene, tra l'altro: 

?Il buon critico ? colui che per prima cosa cerca i pregi in un vino. E poi, nel caso, ? costretto a registrarne i difetti. L?attitudine giusta ? quindi di apertura, per cos? dire di solidariet? pregiudiziale verso l?oggetto della propria valutazione. Una postura fondamentale per qualsiasi critico ? letterario, musicale, cinematografico, d?arte, eccetera -, senza la quale perfino la poesia del sommo Dante pu? risultare incomprensibile o perfino ridicola. Il cattivo critico, all?opposto, ? invece colui che per prima cosa si dispone a cercare il pelo nell?uovo. A sciorinare un elenco di mancanze, vere o presunte, in un certo vino: questo qui ha avuto problemi di malolattica, quest?altro viene da una cattiva presa di legno, quest?altro ancora ha un alcol troppo elevato, e via andare. Credendo cos? di dimostrare, a se stesso e ai suoi lettori, la sua grande competenza. ?A me non la si fa?, ? il sottotesto, nemmeno tanto nascosto. Il cattivo critico ? uno dei problemi maggiori della letteratura di settore?.

Dello stesso autore a me piace ricordare sempre un'altra citazione, che pu? essere utile associata allo stesso discorso, che ?: 

?Il giudizio di gusto espone pi? di altri al ridicolo potenziale, e rivela pi? di altri la nostra fragilit?. Chi accetta di correre questo rischio ha un atteggiamento pi? rilassato e libero, non ostile verso gli altri?.

TrackBack
[10/20/2022, 10:21] S'adatt Laluce 2013, i suoi annetti se li porta bene

Diario enotecario

Gli acquisti nella mia enoteca funzionano circa nel seguente modo: se conosco un produttore e ho gi? apprezzato i suoi vini, di solito non ho bisogno di assaggi preliminari. Lo compro e basta. Serve naturalmente una frequentazione lunga, e comunque tra un acquisto e l'altro, che riconferma il fornitore, ci sono fiere e vari eventi utili per risentire che ha combinato nel frattempo il nostro produttore. Comunque sia, certi acquisti sono tecnicamente riordini, li faccio in automatico, diciamo che mi fido.

Giorni fa ? tornato sugli scaffali un produttore della zona del Vulture, cio? Basilicata, del quale ho una buona opinione dovuta appunto al tempo: ? da un po' che lo conosco. Era anche molto tempo che non vendevo quei vini ma l'acquisto l'ho (ri)fatto senza troppi pensieri.

Diario enotecario
? proprio 2013, s?

Scaricando la mercanzia noto che il rosso base dell'azienda proviene da un'annata risalente, 2013 nientemeno - e la cosa un po' mi sorprende: e come mai mi consegni un vino cos? ?g?e? (Pensavo tra me e me. Che uno potrebbe dire: ma non controlli le annate quando ordini? E io risponderei: ma no, io mi fido. E poi i produttori sono dei creativi, sono degli artisti, lasciali fare).

Faccio l'assaggiatore da quando No? si ? arenato, e ancora non ho trovato un modo per valutare un vino finch? sta dentro una bottiglia chiusa: bisogna necessariamente aprirla e versare il contenuto nel bicchiere. Se qualcuno sa come fare in un altro modo me lo dica una buona volta, che sarebbe anche un risparmio. Quindi insomma non c'era altro sistema, e cos? stamattina apriamo S'adatt Aglianico del Vulture 2013 di Michele Laluce. Sul sito c'? una presentazione serissima con tanto di "scheda di autocertificazione" che dimostra l'italico amore per le formule legalesi e un po' bizantine. Ma vabbe', ? utile: un aglianico in purezza, solo botte d'acciaio, il resto lo vedete. Quindi ors? assaggiamolo.

Diario enotecario
Quando uno dice "scheda esaustiva"

Colore di buona profondit?, quasi cupo se non fosse per una maggiore trasparenza ai bordi che lo rende pi? luminoso. Classico rubino fitto con tendenza al granata solo lieve, insomma giovanile alla vista, non gli daresti tutti 'sti anni.

Al naso parte pianissimo: come se faticasse ad aprirsi, all'inizio ci sono funghi secchi e terra bagnata. Lascio il bicchiere a prendere aria e dopo cinque minuti comincia la danza, diventa cangiante, assume un tono speziato tipo pepe e poi foglia di tabacco. Resta sottile, direi giocato sull'eleganza.
Peraltro: a mezz'ora dall'apertura diventa ematico, cio? odora di sangue e macelleria che detto cos? pare orribile e invece vi assicuro che ? una mezza figata. E la chiudo qui perch? coi riconoscimenti olfattivi di mezz'ora in mezz'ora cambia, quindi dovrei editare il post per i prossimi giorni e non sta bene.

In bocca invece attacca quasi duro, i tannini ci sono pure se non feroci e menomale, ? alquanto imperioso, come a darsi un tono. Occupa il palato e dura un bel po', in generale il quadro ? quello di un rosso mordace, serio e deciso, gli manca l'allungo ma la verve dell'aglianico c'? tutta, e nuovamente si beve un rosso pronto ma, direi, distante dalla fase in cui lo definiremmo maturo. Curiosamente ha un tono salato, in definitiva esibisce durezze pi? che mollezze, mi fa pensare ad un vino che ha necessariamente bisogno di stare a tavola, assieme a robe succose e succulente, penso alle costine di maiale, al rag?, o a formaggi di media stagionatura dove la dolcezza residua chiama un vino cos?, un po' impetuoso nel suo tono salino.

Considerazioni finali: questo ? l'aglianico e questo ? il Vulture, verrebbe da dire, qui (a volte) si bevono rossi screanzati, ruvidi, contadini nel senso nobile. ? una bevuta piacevole, soprattutto mi interessa vedere che un rosso del 2013 ? in una fase evolutiva interessante, che consente una bevuta nobilitata dalla stratificazione - anzi, viene da pensare che lo stesso rosso solo di cinque anni pi? giovane sarebbe stato molto meno armonico. Si fissa su un punteggio di 84/100, penalizzato solo da quel naso riottoso, poco incline ad asfaltare immediatamente l'assaggiatore con frutti e fruttoni (che tanto ci piacciono, e che ci posso fare). Consideriamo anche che parliamo di un vino base come dissi, espressione ?renda per definire il primo vino aziendale, che in enoteca costa 13,80 euro - ma siccome ora sta aperto, e mi va di farlo conoscere, ci facciamo una bella promozione con sconto 10% e vual?, esce a 12 euri. 

TrackBack
[09/30/2022, 16:39] Tappo a vite tutta la vita

Diario enotecario

In questo post Ernesto Gentili ritorna su un tema mai abbastanza insistito, l'utilit? del tappo a vite per avere vini esenti da imperfezioni, anche minime, che il sughero non riesce a garantire. E per dirlo con la forza che il concetto merita, Gentili aggiunge che:

?pi? il vino costa pi? t?incazzi se non risponde alle attese per colpa del tappo. E allora vorrei il tappo a vite sui vini ?TOP?, non su bianchi, rosati e rossi d?annata. In fondo cos? si salvaguarderebbe la produzione del sughero e anche l?intelligenza dei consumatori. ? l?ora di smetterla di appellarsi al magico rito della stappatura, di usare i sommelier solo per fargli annusare i tappi (possono fare ben altro) o di affermare che il pubblico non ? ancora pronto per questo cambiamento. Basta, per favore!?

Proprio cos?, col punto esclamativo: sarebbe ora davvero. In the picture lass?, alcuni vini col tappo a vite che ho in vendita, sempre troppo pochi secondo me.

TrackBack
[09/21/2022, 09:36] Correlazioni spurie ma non troppo: nebbiolo e pinot nero

Diario enotecario

Negli ultimi giorni ho fatto due assaggi ravvicinati, il solito sistema del prelievo di scaffale ("vediamo un po' com'?") per verificare se quel che ho in vendita, per cos? dire, mantiene le promesse. Posto che s?, modestamente, il livello qualitativo delle due etichette in questione era pi? che eccellente, questo raffronto mi ha fatto ripensare ad un tipo di correlazione tra i due vitigni utilizzati, nebbiolo e pinot nero, che tendo a comparare volentieri, pure se queste uve generano vini ben diversi tra loro - al punto che questa correlazione si potrebbe definire spuria, cio? infondata, ma siccome questo sentimento ce l'ho da sempre, cos? senza vergogna, ora ne parlo. E a che servono i blog se non per narrare i fatti propri, ancorch? poco gloriosi?

1. Langhe Nebbiolo 2020 Rivella, azienda Montestefano

Nel comune di Barbaresco c'? questa specie di culto per il vigneto Montestefano, che genera nebbioli formidabili e severi. Rivella ha vigneto solo in Montestefano, quindi produce due vini, e basta: il Barbaresco, e il Langhe Nebbiolo, una specie di second vin come direbbero a Bordeaux - tuttavia questo nebbiolo ? secondo a nessuno. Gi? dal colore: la sua trasparenza ? pura accademia del nebbiolo. I profumi sono segnati da ampiezza e finezza, c'? tanta materia, dalla terra bagnata al tartufo al pepe e potrei continuare, fino al rabarbaro e alla menta ma meglio che ci dia un taglio, tutto per? accennato, leggiadro, tipo un soffio leggero. La bocca ha saldezza, entra sul palato con determinazione nebbiolesca, tannini e polpa. Fa un anno di legno grande, che non lo doma manco un po': ottimo adesso, chiss? che diventa tra qualche anno.
Prezzo in enoteca, 37 euro.

2 - Bourgogne Cuv?e Gravel 2019, Claude e Catherine Mar?chal

Borgogna, C?te d?Or, pinot nero: ho la vostra attenzione con poche parole, gi? lo immagino. Questo Bourgogne declinato in maniera inappuntabile nel suo terroir d'elezione conferma e supera ogni aspettativa: bello il colore nitido, profondo, al naso esibisce frutta nera, fiori. In bocca ha una morbidezza di frutto irresistibile, svelando una capacit? di abbinamento spiazzante: bevuto assieme a tortilla con chili di carne e fagioli (la signora ha una cucina creativa) segna l'abbinamento pi? funambolico e trionfale della mia carriera recente. La speziatura e la sapidit? della preparazione ha trovato nella morbidezza del frutto e nella bevibilit? inarrestabile del vino un match sorprendente.
Prezzo in enoteca, 37,90 euro.

Dove sta la correlazione? Certi nebbiolo, certi pinot nero, condividono grandezza e facilit? di beva. ? il genere di elemento gustativo che per me rende un vino grandioso: mettere assieme la profondit? gustativa di grande soddisfazione con la leggerezza, l'apparente distacco. Alcune uve riescono bene in questo: nebbiolo, pinot nero. Nelle mani del produttore giusto, e questo lo diamo per scontato.


TrackBack
[08/02/2022, 15:32] Rossese di Dolceacqua, se 50 anni vi sembrano pochi
Diario enotecario

Il penultimo fine settimana di luglio 2022 me lo ricorder? per il caldo africano, come molti di voi, e per la ricorrenza festosa dei 50 anni dalla DOC del Rossese di Dolceacqua. Il 22, 23 e 24 luglio nonostante la calura torrida (s'? capito che faceva caldo?) nell'ameno paesino della Val Nervia ci sono state una serie di iniziative (cene, convegni, spettacoli, banchi di assaggio) che hanno degnamente ripercorso un periodo storico apparentemente lungo, ma comunque parziale: il Rossese a Dolceacqua ? un fatto ancora pi? risalente dell'et? della sua DOC. Questi racconti, narrazioni, storytelling - fatemi essere contemporaneo - hanno accompagnato queste giornate, assieme ai numerosi assaggi, quindi insomma non ci si lagna anzi grazie ai produttori di Dolceacqua che mi hanno invitato, manco fossi un influencer che danza su TikTok. E come direbbe pseudo Dante: per trattar del ben che vi trovai, dir? delle cose che vi ho scorte. 

Lo stato di molti assaggi (ad una cena) 
Si dice sempre, non si pratica mai abbastanza: il vino si valuta a tavola. Per dirla bene, chi sa e chi ricorda cita Sangiorgi, "il vino ? il ministro della tavola". Abbinato a preparazioni local estreme (tipo capra e fagioli), oppure a piatti delicati, il Dolceacqua dimostra una versatilit? di abbinamento che non ? facile trovare in altre denominazioni. A questo aggiungo che i numerosi assaggi hanno da subito presentato produttori altrettanto numerosi accomunati - e questo secondo me ? rilevante - da livelli qualitativi costantemente alti, e vale pure per etichette meno note: per fare un semplice esempio, Maixei ? una realt? cooperativa che produce tra l'altro Dolceacqua, e pure la cantina sociale non sfigura, anzi, mette nel bicchiere un rosso convincente, succoso, con la tensione e leggiadria tipica. Se mi passate il momento sciovinista, se sei enofilo e sei ligure non puoi che essere contento di verificare tutto questo. 
Diario enotecario
La sala del convegno

"No, il dibattito no!" (Pseudo Nanni Moretti) 
?Il Rossese di Dolceacqua: ieri, oggi, domani? - Conferenza presso la sede dell?ex Comunit? Montana, recita il programma di domenica mattina. Uno cita Nanni Moretti per un fatto politico, siccome la conferenza ha visto, purtroppo, una folta apparizione di personalit? politiche regionali e nazionali, sulle quali chi scrive dovrebbe evitare di mugugnare per non apparire il solito guastafeste. Ma siccome io non so bene evitare questa, diciamo, funzione, devo dire: era meglio farne a meno. E non mi riferisco ai sindaci, che sono comunque rappresentanti politici che col territorio, per la loro funzione specifica, hanno a che fare. Mi riferisco ai capataz che hanno infarcito lunghe prolusioni di supercazzole come "fare sistema" e altre vacuit?. Soprattutto, hanno evocato concetti difficili da maneggiare, come un supposto salvifico enoturismo di massa che, credetemi, collide con una DOC prodotta in quantit? omeopatiche, su un territorio ristretto, in una regione in cui le infrastrutture che dovrebbero veicolare queste masse sono patetiche: sulla qualit? disastrosa delle autostrade liguri c'? una vasta letteratura che spazia tra la fantascienza e il surreale, ma niente: si deve per forza indicare negli spostamenti massivi un tipo di veicolo promozionale decente, lasciando fuori dal discorso un'altra parolina, sostenibilit?, che potr? essere utilizzata comunque in altri ambiti, con voluttuosa abbondanza. Vabb?, arrivati a questo punto della lagna uno dice "ma parliamo di vino che ? meglio", ed in effetti la conferenza ha avuto pure momenti di notevole interesse, per esempio quando Matteo Gallello (autore su Porthos, Verticale) ha parlato della versatilit? di abbinamento del Rossese di Dolceacqua di cui sopra: dalla cucina locale, alle preparazioni semplici fino a quelle pi? complesse, citando anche cucine orientali e/o etniche.
Per chi lo desidera, ed ? dotato di spirito di sacrificio, ho caricato su Youtube il video intero della conferenza, peraltro scippato dalla pagina Instagram degli organizzatori ma io continuo a preferire YT, sono antico.

Ma parliamo di vino che ? meglio 
Nel pomeriggio di domenica, sul tardi quando il calore era meno africano, in piazza a Dolceacqua c'erano un bel po' di tavoli di assaggio, con un buon numero di produttori, qualcuno anche poco noto e a me sconosciuto. ? il genere di dettaglio che aumenta il mio interesse. Dopo aver assaggiato tutti, modestamente, potrei fare, anzich? una lunga serie di appunti di degu, una specie di stato generale del Dolceacqua, sotto forma di classifica. Nel senso che: c'? un nocciolo duro di produttori, sempre quelli, che per me rappresentano l'eccellenza. Diciamo i primi cinque della classifica. C'? il gruppo degli inseguitori, altri cinque, che stanno facendo un ottimo lavoro. C'? un terzo gruppo, di nuovi, giovani, outsider, troppo piccoli per uscire dall'area produttiva, che lo stesso mi facevano dire ad ogni assaggio: ma che bravo, questo. 
Diario enotecario
L'allestimento in piazza/1

Diario enotecario
L'allestimento in piazza/2


I soliti bravi 
Terre Bianche aveva il Dolceacqua classico 2021 che ? riuscito, cosa per me alquanto strabiliante, a superare (forse) il mitico 2020 che venne prodotto usando anche le uve dei cru. Veramente un assaggio notevolissimo. Maccario Dringenberg forse non serve nemmeno presentarla, ? una specie di rassicurante certezza. Non esiste una nomeranza di quest'azienda che mostri mai anche un vago cedimento, l'esecuzione ? perennemente precisa e giocata su quel mix di nettezza e fisicit? che definisce questa DOC unica e desiderabile. Ka' Mancin? ? tra i miei preferiti perch? - nel fare vini pur diversi dai primi due citati - ? capace di inserire un profilo di personalit? unicissimo che si ritrova nel bicchiere: un rosso zergo, appena burbero, e ugualmente succoso, dalla bevuta invitante. Lo stesso discorso si potrebbe fare per Testalonga Perrino, azienda stracult per la risalenza produttiva (il signor Nino Perrino ha cominciato a far vino ben prima della DOC) e stracult al cubo per la difficolt? a trovare in giro quest'etichetta, prodotta in quantit? sempre troppo basse rispetto alla richiesta. Il vino peraltro ha una tensione tutta sua, pi? terra che frutto, e poi carne e sangue. Da bersi nella maturit?, meglio, e del resto il banco di assaggio gestito da Erica Perrino ha consentito di sentire annate un po' indietro, e che festa, difatti. Tenuta Anfosso continua a dare prove notevolissime col Poggio Pini, ma in realt? era sufficiente l'assaggio dell'ultima annata del suo Rossese classico per avere subito la misura di un produttore arrivato, nel senso buono del termine intendo, cio? affidabile. 
Diario enotecario
Anfosso e le sue etichette

Diario enotecario
Quello che restava di Perrino, alla fine

Diario enotecario
Giovanna Maccario e un magnum di Sette Cammini

Gli inseguitori
Qui devo andare un po' pi? veloce se no mi esce fuori Guerra e Pace (e inevitabilmente qualcuno lo devo tagliare) ma ci sono alcuni produttori che stanno mettendo in giro delle vere delizie, ogni anno che passa un po' di pi?. Applausi quindi per Mauro Zino con un Superiore Peverelli 2019 dritto e serissimo. Oppure Roberto Rondelli che con Arenaria 2021 prosegue nel segnare la via per la definizione del suo Rossese, coerente. Un altro 2021 memorabile, e piacevolissimo, ? quello di Foresti, altro produttore che sta crescendo a ritmo sostenuto. E Gajaudo col Luvaira 2019, scusate il cru pazzesco verrebbe da dire, pure ben giocato col legno che qui a Dolceacqua pare sempre un'arma a doppio taglio. In coda ri-cito Maixei, esemplare cantina sociale che con cose come il Barbadirame Superiore 2019 mi fa pensare che, quando anche la cooperazione esprime risultati cos? alti, ebbene vuol dire che la denominazione intera ha raggiunto livelli encomiabili. 
Diario enotecario
Il Peverelli di Mauro Zino

Diario enotecario
Arenaria by Roberto Rondelli

Diario enotecario
"Luvaira", fa sempre piacere leggere questa nomeranza

Diario enotecario
La bella etichetta di Maixei


Attenti a quelli l? 
Adesso vi piazzo un paio di nomi, poi fate voi. Azienda Agricola Caldi, ettari tipo uno o due, assaggiato Superiore 2020 e Classico 2021, da comprare al volo. Piccolo problema: vino non ce n'?, quel poco ? venduto localmente ad aficionados (e qui ometto gli improperi dell'enotecaro). Ascari col Dolceacqua 2021 promette benissimo, considerando che ? poco pi? che un giovane esordiente, quindi again da tenere d'occhio. 
Diario enotecario
Le etichette molto classiche di Caldi

Diario enotecario
Ed ecco il giovane promettente


Gran finale, in giro per vigne
Luned? mattina, camminata per Posa? e Luvaira in compagnia di Giovanna Maccario. Potrei ripetere che faceva caldo anzi caldissimo, ma arrivati lass? c'era chi, come il signor Dringenberg, in vigna ci stava lavorando, e allora che faccio: mi lamento, io, che facevo il turista? Del resto vedere quei cru storicissimi e prestigiosi con la guida di Giovanna ? stato un fatto glorioso - che in fondo non era nemmeno cos? caldo, a ripensarci. Come direbbero quelli bravi, ora facciamo parlare le immagini, e da Dolceacqua ? (quasi) tutto.
Diario enotecario
Il mare ? l? dietro

Diario enotecario
I terrazzamenti con la pietra a secco

Diario enotecario
Altri terrazzamenti tra i filari

Diario enotecario
Alcune piante che soffrono la siccit?: quest'anno altrove l'azienda ha irrigato a goccia
TrackBack
[05/12/2022, 09:55] Della lenta fine di Facebook (sempre troppo lenta)

Diario enotecario

La mia aziendina, come ogni aziendina che si rispetti, ha una pagina Facebook. Non ne sono molto contento. Potrei parlare per ore della cattiva qualit? di quel social network - non che gli altri siano meglio, ma Facebook ? ormai da tempo il peggio del peggio. E nemmeno mi dilungo sul perch?, basterebbe leggere (o ricordare) le mille vicende al limite dell'intollerabile, dall'uso degli algoritmi che tendono a far uscire fuori il peggio delle discussioni a Cambridge Analytica, oppure le pubblicit? demenziali. Fatto sta che, per quanto riguarda il mio profilo personale, l'ho abbandonato da tempo e con notevole piacere, quel che forse avete letto in giro ? vero: se mollate Facebook guadagnerete tempo e salute mentale. E' anche il mio consiglio, adesso, e voi vedete un po'.

Comunque, mi ostino a tenere aperta la pagina dell'enoteca. Oggi ho provato a sponsorizzare un contenuto (dicono che la pubblicit? sia l'anima del commercio) ma Facebook, o meglio Meta come dice di chiamarsi adesso (e pure qui glissiamo) mi ha presentato alcuni messaggi surreali come da immagine. A parte la "probabile violazione della normativa" relativa alla promozione di prodotti alcolici (e scusate, io avrei una legalissima enoteca), spicca l'assurdo "problema con il metodo di pagamento" per il quale avrei un insoluto di euro zero. Ma...

Diario enotecario

Ho provato a risolvere il problema e, ancora, mi sono scontrato con un buffo muro di gomma di autorisponditori che scrivono qualcosa come "non stiamo dietro a tutte le lamentele, vedi un po' nelle FAQ come cavartela". Comunque prova e riprova, forse l'ho spuntata. 

Poi per caso oggi leggo questo post di Wittgenstein (leggetelo, ? divertente). Narra simili vicende di intoppi e casini vari. Ma la cosa pi? allegra ? che si tratta di un post del 2011.

Ora, essendo io un utente anziano della rete, posso dire di aver visto iniziare, e finire pi? o meno drasticamente, svariati luoghi virtuali. Se vi dico che quando ho cominciato a usare Internet non c'era ancora Google, ho reso l'idea. Ebbene, non so quando Facebook smetter? una volta per tutte di essere un luogo di rilievo, ma ? gi? tardi adesso. 

Non condivider? questo post su Facebook, per qualche tipo di residua coerenza. E ugualmente, presto o tardi, ma ? meglio presto, la mia aziendina chiuder? quella pagina.

TrackBack
[05/02/2022, 14:21] Corsi e ricorsi: il mio prossimo corso di degustazione inizia tra poco

Diario enotecario

Se io fossi attento all'ottimizzazione dei motori di ricerca dovrei titolare "Corso di degustazione in enoteca" e basta, ma siccome mi piace troppo essere zuzzurellone, si gioca con le parole.

Il prossimo corso che organizzo in enoteca ? cos?: abbastanza divertente. Si impara ad assaggiare il vino, come veri professionisti, ma (giuro) non ci si annoia. Quindi ecco la notizia: dal prossimo marted? 24 maggio, per cinque marted? di seguito, ore 20,30, vi porto nel meraviglioso mondo della tecnica d'assaggio. Sono aperte le iscrizioni, e il costo complessivo ? di euro 250. Nel prezzo ? compreso un set da sei bicchieri da degustazione, un libro di testo (molto bello) "Il piacere del vino" edito da Slow Food, e attestato finale di partecipazione. La sede del corso ? presso l'enoteca, Via Donizetti 92R a Genova, con posti limitati (massimo 12 partecipanti). E questo ? il programma dettagliato:

Marted? 24 maggio. Prima serata: full immersion di tecnica d?assaggio: analisi visiva ? olfattiva ? gustativa. Prime nozioni di tecnica, uso del bicchiere, e analisi sensoriale. Si assaggiano 4 vini alla cieca, cio? senza sapere cosa assaggiate. Un bianco fresco fruttato, uno maturo, e due rossi nello stesso modo.

Marted? 31 maggio. Seconda serata: ripasso della tecnica d?assaggio sulle tre fasi complessive. Un po? di storia: il modernismo degli anni novanta, l?affermazione del vino naturale. Riflessioni sui cambiamenti nella percezione del gusto. Nuovamente 4 vini in cieca, sempre 2 bianchi + 2 rossi. 

Marted? 7 giugno. Terza serata: ultimo ripasso sulla tecnica, approfondimenti su abbinamenti, cantina personale, il vino a tavola. Capitolo sui difetti: quali, come riconoscerli. Regioni vitivinicole. 4 vini in cieca, tutti con bollicine.

Marted? 14 giugno. Quarta serata: il corsista ha sviluppato la capacit? critica, quindi spazio all?assaggio, che sar? un po? pi? difficile in quanto costituisce un primo test degli strumenti finora in possesso. I vini speciali, spumanti, etc. Regioni vitivinicole/2. 4 vini in cieca, tutti dello stesso colore.

Marted? 21 giugno. Quinta serata: prosegue la serie di assaggi impegnativi, riepilogo definitivo. Il concetto di maturit? e affinamento, il ruolo del tempo. 6 vini in cieca, 3 bianchi e 3 rossi, in diverse fasi di maturit?.

Per iscriversi: email, oppure una telefonata in stile old economy allo 010 6531544, ma anche 347 5566554 (pure Watsapp, vabb?).

TrackBack
Tecnorati