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Mondo Di Vino
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[03/05/2024, 06:25] M?BIUS Sperimentale ? Chef Enrico Croatti ? Moebius Milano (MI)

Ricavato nello spazio un tempo adibito a magazzino di tessuti di cui conserva, oltre alle dimensioni (circa 700 mq), anche un?affascinante atmosfera post-industriale, il Moebius ? un locale poliedrico, ?un luogo d?incontro, uno spazio di condivisione in cui cucina, musica e ospitalit? si fondono in un intreccio inestricabile?. Accanto ad una variegata offerta eno-gastronomica, il locale dispone infatti di uno spazio per la musica dal vivo e di un corner dedicato alla vendita di vinili.

Al piano terra, appena varcato l?ingresso, si trova il Cocktail bar che attira subito l?attenzione grazie ad una bottigliera in cemento alta 3 metri, con oltre 300 referenze di liquori e distillati, dalla quale attingono i bartender per preparare cocktail classici e originali, serviti con focaccia, mandorle, olive ed altri stuzzichini da aperitivo. Senza soluzione di continuit? rispetto al bar si apre il Tapa bistro, un ampio salone che si compone di tavolini con poltrone e divanetti, tavoli con sedute ordinarie e un Social Table conviviale da 30 coperti. Qui ? possibile scegliere da una carta che combina tapas, piatti di portata e cocktails.?

Ed infine, al piano superiore, su una piattaforma sospesa a quattro metri di altezza al centro del locale, alla quale si accede mediante una scenografica scala che affianca un ulivo secolare racchiuso in una teca di vetro, si trova il Moebius Sperimentale, nel quale abbiamo cenato. Si tratta di un locale nel locale, che ospita 14 coperti di cui sei alla ?barra?, il banco di fronte alla cucina per un?esperienza gastronomica totalmente immersiva, ed altri 8 su due tavoli da quattro commensali ciascuno.

La formula della ?barra? per il ristorante gastronomico cos? come l?offerta del Tapa bistro al piano inferiore non sono casuali. Ed infatti, tra le numerose esperienze dell?Executive Chef Enrico Croatti, riminese di nascita ma internazionale per formazione, ce n?? una molto significativa in Spagna dove, alla guida del ristorante Orobianco di Calpe ad Alicante, ha ottenuto una stella Michelin nel 2018 (unico italiano ad avere ricevuto questo riconoscimento in terra iberica). Prima di approdare in Spagna il percorso professionale di Enrico lo ha portato a toccare diversi i continenti: nel suo curriculum troviamo un?esperienza oltreoceano all?Angelini Osteria di Los Angeles, seguita dall?incontro con Paul Bocuse all?Auberge du Pont de Collonges, passando per il tristellato Akelarre di San Sebastian, Les Terrasses de Lyon della Ville Florentine di Lione, il Grand Hotel Miramonti Majestic di Cortina D?Ampezzo nonch? il Dolomieu di Madonna di Campiglio dove ha conquistato la sua prima stella Michelin nel 2013. Un cammino ricco e variegato che si riflette nella sua cucina, in particolare quella del Moebius Sperimentale, basata su ?ricerca, sperimentazione, voglia di esplorare e desiderio di divertire?. Per lo chef ?sperimentale significa divertirsi cucinando le migliori materie prime in totale libert? e conoscenza?, attraverso un processo creativo che parte da ?ortaggi coltivati in piena terra da agricoltura sostenibile?, ?animali allo stato brado, al pascolo o da allevamenti non intensivi?, e pesci che rispettano ?i cicli biologici dell?ecosistema seguendo i tempi e i luoghi del mare?.

Il men? pi? emblematico di questo approccio ? quello chiamato ?libert? ? le materie prime prendono forma?, una sequenza di 14 portate, tutte in stile tapa, dal nome ermetico che indica le principali materie prime di ciascuna mentre le tecniche di preparazione vengono descritte personalmente dallo chef durante il servizio, che prevede il completamento dei piatti direttamente di fronte all?ospite. Questo percorso, che noi abbiamo avuto modo di provare durante la serata, per il concept e la complessit? di realizzazione viene proposto per l?intero tavolo. Per chi desidera una soluzione meno impegnativa ? per? possibile scegliere tra altri due men?, che invece vengono realizzati anche per i singoli ospiti, ciascuno di 8 portate dedicate rispettivamente al ?mare? (piatti a base di pesce e vegetali ) e alla ?terra? (carne e vegetali), con alcune sovrapposizioni tra i due percorsi. ?

Lo staff della cucina del Ristorante Sperimentale?

Chef e Coordinatore gastronomico: Enrico Croatti

Sous chef: Luca Sinisi

Junior Sous chef: Luca Refosco

Responsabile pasticceria: Valerio Pippo

Lo staff di sala

Ma?tre e Sommelier: Filippo Arrighi

Sommelier: Luca Montanaro

Bar Manager: Giovanni Allario

Lo chef Enrico Croatti ci descrive il percorso degustazione che ci verr? servito durante la serata.

Vista della cucina dalla barra.

Tutti i piatti vengono completati e descritti dallo chef davanti agli ospiti.

Bloody Mary e pizza all?oliva verde toscana

Il nostro percorso di degustazione parte con una versione da mangiare di un cocktail iconico, il Bloody Mary, qui preparato in forma di zuppa fredda utilizzando dei pomodorini del piennolo, non essendo i pomodori in stagione nel periodo della nostra cena, insaporiti con gli ingredienti classici del drink.

In abbinamento al Bloody Mary, viene servita una focaccia preparata con lievito madre e cotta sulla brace, a ricordare il sapore tostato di una bruschetta, su cui viene posata una finta oliva verde di olio evo toscano infuso con erba cipollina fresca e lavorato a freddo, da spalmare ad libitum sul pane caldo.

Il sommelier Filippo Arrighi ci presenta il primo vino della serata.

Vigneti Massa – Derthona Costa del Vento 2021

Il primo vino del percorso in abbinamento al men? ? un Timorasso dei Colli Tortonesi, prodotto dalla cantina di Valter Massa, il vignaiolo che a partire dagli anni ?80 del secolo scorso, con tenacia ed impegno, ha portato alla riscoperta e alla valorizzazione di questo vitigno autoctono a bacca bianca che dopo anni di oblio, fortunatamente, ? oggi possibile assaggiare in svariate interpretazioni. Questa ? una delle migliori etichette della cantina essendo prodotta a partire da uno dei cru pi? prestigiosi di propriet? dell?azienda, il Costa del Vento appunto, una parcella esposta a sud-ovest, situata a un?altitudine di 300 metri sul livello del mare. Il vino si presenta di un bel colore giallo chiaro luminoso e brillante, con profumi complessi e intensi di frutta gialla e sentori vanigliati e speziati. Al palato conferma la ricchezza e complessit? gi? percepita al naso: un vino intenso e persistente, con una piacevole nota fresca e minerale.

Cavolfiore bianco, mandorla cruda e caviale

Continuiamo con un altro divertissement dello chef: una ricotta realizzata a partire da un ortaggio umile e sottovalutato, il cavolfiore, che qui viene lavorato come il celebre latticino, la cui consistenza viene perfettamente rievocata, servita con una crema di mandorla cruda e impreziosita da una generosa dose di caviale non pastorizzato, prodotto alle porte di Milano (quasi km zero!) dall?azienda Pisani Dossi.?

Il croccante di mandorle, in versione salata, che accompagna la ricotta di cavolfiore.

Lo staff di cucina all’opera per gli ultimi tocchi al prossimo piatto!

Tartare di calamari nostrani al caviale essiccato

I calamari crudi, fatti a dadini come per una tartare, sono mantecati come fossero un risotto con una pasta di riso al latte di cocco fresco, salsa verde messicana e pesto di lime siciliani; il piatto viene terminato con uova di storione essiccate.

Un piatto che non ? quello che sembra, tra i pi? interessanti dell?intero percorso!

Taco messicano

Passiamo ad una tapa da mangiare con le mani in un sol boccone. Una tortilla realizzata dalla radice di sedano alla brace racchiude un ripieno di fettine sottili di tonno crudo, mayo al wasabi, erbe e borrettane al Mezcal. Sfizioso e divertente.

Crudo di mare in salsa segreta, erbe di sabbia e alghe

Il mix di crudi alla base, composto da scampi e gamberi rossi di Siclia, capasanta e branzino, viene condito con una salsa segreta (cos? chiamata in quanto creata in modo estemporaneo durante una serata per un fuori men? e non ancora codificata ufficialmente, e quindi in continua evoluzione) e guarnito con una variet? di erbe di sabbia ed alghe che conferiscono un?interessante nota vegetale oltre che cromatica. Una reinterpretazione del sashimi decisamente creativa!

Masseria Setteporte ? Etna Rosso, Nerello Mascalese 2020

Il sommelier ci propone ora un vino rosso, un Etna Rosso da uve di Nerello Mascalese coltivate sulle pendici del vulcano siciliano su un terreno di roccia vulcanica che conferisce delle note peculiari alle uve che vi crescono.

Di colore rosso?rubino con sfumature granato scarico, ha profumi intensi di frutta rossa e di bosco con note tostate di tabacco e caff?.

Fagioli di Lamon fermentati, bacche e caccia

L?ispirazione per questo piatto, piccolo nelle dimensioni ma non nel contenuto, trae origine dall?esperienza dello chef sulle Dolomiti, delle quali vengono utilizzati degli ingredienti tipici e richiamati alcuni sapori tradizionali, ancora una volta con molta creativit?. La base della tapa ? formata da fagioli di Lamon fermentati, sui cui sono disposte delle fettine di cervo cacciato lavorato con la tecnica della carne salada trentina, interrompendo per? la salagione al decimo giorno (rispetto ai 30 della formula usata per la carne di manzo). Il tutto ? irrorato con un intingolo di melagrana rosa, olio evo al rosmarino, aneto rosso selvatico e acetosella.

Ravioli di zucca

Questo raviolo ? preparato utilizzando esclusivamente della zucca butternut: la sfoglia esterna viene cotta utilizzando il freddo (a -40? C), il ripieno ? invece preparato con la polpa arrostita. Il tutto condito con burro, salvia e pecorino di fossa, e accompagnato da un gustosissimo prosciutto di cinta senese la cui sapidit? bilancia perfettamente la dolcezza della zucca.

La Masia, Marimar Estate ? Pinot Noir, Russian River Valley 2013

Assaggiamo un altro vino rosso, in questo caso proveniente dalla California, in particolare dalla Russian River Valley, un?area vinicola della Sonoma County dove ? possibile produrre ottimi Pinot Noir grazie al clima fresco e all?influenza della vicina costa dell?Oceano Pacifico che dista solamente 10 miglia. Di colore rosso rubino, al naso si presenta con intensi aromi frutta rossa, con note speziate di cannella e agrumi. All?assaggio ? molto ricco, con tannini vellutati e una lunga persistenza.

Agnolotti di ossobuco

Passiamo ad un?altra pasta ripiena, in questo caso degli agnolotti farciti di ossobuco, serviti al tovagliolo come nella pi? classica tradizione piemontese ed accompagnati da loro sugo di di ossobuco, zafferano e gremolada.

Carne grigliata

In questo piatto il biancostato di manzo, taglio generalmente utilizzato in Italia come carne da da brodo, viene marinato in alga kombu, martini dry e pepe verde e successivamente cotto lentamente sulla brace nel forno Josper, e servito con salsa asiatica e radiccio rosa di Gorizia; una interessante combinazione di affumicato, dolce e amaro.

Risotto al parmigiano reggiano 72 mesi e frutto del cacao

Ultimo piatto salato ? un risotto al parmigiano di 72 mesi, con fava del cacao fresca, foglia di pepe giapponese shanso e vino passito. All?apparenza un ?semplice? risotto al parmigiano, all?assaggio un contrasto di sapori – una forte componente umami data dal parmigiano lungamente stagionato, una punta tannica delle fave di cacao, la nota dolce del passito e la freschezza vegetale delle foglie di pepe ? e consistenze con la cremosit? intrinseca del piatto bilanciata dalla cottura al dente del riso.???

Donnafugata ? Ben Rye, Passito di Pantelleria 2021

In abbinamento ai dessert ci viene servito un celebre passito, il Ben Rye della cantina siciliana Donnafugata, prodotto da uve zibibbo provenienti da ben 11 contrade diverse dell?isola di Pantelleria, ognuna delle quali ? caratterizzata da un differente microclima e regala quindi uve dalle caratteristiche uniche. Dal colore giallo ambrato, ha intense note fruttate di albicocca e pesca disidratate, fichi secchi, datteri, miele e piacevoli sentori minerali; in bocca ? ricco e avvolgente, ma con una piacevole freschezza.

Shiso verde ai pistacchi di Bronte agrumati

Dessert molto originale e rinfrescante. Sotto una coltre di foglie di shiso ghiacciate, piacevolmente croccanti, troviamo una morbida e avvolgente crema di pistacchio di Bronte e arancia, in cui la ricchezza del pistacchio ? bilanciata dalla freschezza dell?agrume e delle foglie di basilico giapponese gelate.

Cioccolatini

Per chiudere una selezione di cioccolatini preparati dal pastry chef che si dedica anche alla ricerca sul cioccolato ? con risultati decisamente convincenti.

Dettaglio delle praline proposte

? Pralina Cabossa: cioccolato 72 % monorigine, fave di cacao

? Pralina al latte: cioccolato 40% al latte, nocciole piemontesi

? Ossa da mordere: meringa al cacao, nocciole piemontesi, menta e cioccolato

? Torroncino alle noccioline:cioccolato, noccioline, caramello salato

??Torroncino pecan: cioccolato al latte, noci pralinate tostate

? The space cake: caprese alle fave di cacao, cioccolato 60% monorigine, marijuana

Gin lemon?

Per concludere una versione delle celeberrimo cocktail in forma di tapa: un mini gin tonic solidificato esternamente, liquido e freddo all?interno. Si presenta come una piccola capsula, guarnita con crema e scorza di limoni naturali di costiera.

Per finire viene servito un caff? Lavazza.

Cucina

Una cucina, quella di Enrico Croatti, decisamente originale e ricca di spunti, da cui traspare la sua esperienza cosmopolita, che si concretizza in piatti creativi dove le materie prime, selezionate in modo meticoloso, hanno sempre un ruolo di primo piano. E? evidente la padronanza della tecnica e la conoscenza dei prodotti che consentono allo chef di proporre abbinamenti e preparazioni sempre particolari, spesso insoliti e talvolta non immediati.

Molto interessante la sequenza delle portate che non segue l?ordine consueto di antipasti, ?primi e secondi ma prevede un crescendo di sapori e complessit?. L?applicazione della formula della tapa anche nel ristorante sperimentale, oltre ad essere molto divertente e prestarsi particolarmente al servizio alla ?barra?, consente di gustare con piacere una sequenza di piatti piuttosto lunga, soprattutto se si opta per il menu ?libert??.

Servizio e accoglienza

Il team dedicato all?accoglienza e al servizio dei clienti ? organizzato in maniera coerente con il modello polifunzionale del locale (e con le sue dimensioni).

Dall?accoglienza alla reception, al cocktail bar, al bistrot fino al ristorante al piano superiore, ogni componente dello staff ha un ruolo e dei compiti ben definiti e lavora in coordinamento con gli altri colleghi. Una macchina ben rodata per fare stare bene gli ospiti durante l?intera loro permanenza nel locale.

Se si decide di cenare nel ristorante Sperimentale, specialmente accomodandosi allo chef table di fronte alla cucina, si pu? godere di un?esperienza molto particolare per la possibilit? sia di interagire con lo chef che descrive con dettaglio gli ingredienti e le tecniche usate mentre ultima e completa i piatti di fronte ai commensali, sia di vedere la squadra di cucina all?azione durante la preparazione step by step delle singole portate del men? scelto.

Conclusioni

Proponendosi allo stesso tempo come cocktail bar, bistrot e ristorante gastronomico, il Moebius ? un locale in grado di soddisfare una molteplicit? di esigenze e tipologie di clienti; che si voglia sorseggiare un aperitivo, cenare in maniera sfiziosa e veloce o provare una cucina creativa e sperimentale, questo locale ? una meta da tenere in considerazione. E l?ambientazione, con il suo stile contemporaneo ed il fascino post- industriale che si ritrova nel vetro, il ferro ed il cemento utilizzati nella progettazione del locale, trasportano l?ospite in un contesto molto internazionale, come ci si aspetta di trovare in una citt? moderna ed al passo con i tempi come Milano.

Informazioni ? Moebius Milano

Via Alfredo Cappellini 25, 20124 Milano

Tel. t+39 02 36643680

E-mail. info@moebiusmilano.it

Sito Web. https://moebiusmilano.it

Orari:

Sperimentale:? gioved? – venerd? ? sabato:? 20:00 ? 22:30? (MAX 14 Posti ogni serata)

Tapa Bistrot:? domenica ? gioved?:? 18:00 ? 01:00;? venerd? ? sabato: 18:00 ? 02:00

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[02/13/2024, 15:17] Da Vittorio Ristorante ? Meeting Winter Edition 2024 VG Roadshow ? Brusaporto (BG)

Non manca mai una tappa fondamentale del?nostro tour?di?eventi enogastronomici esclusivi?riservato ai nostri?associati,?Roadshow of Excellence, stiamo parlando dell’inimitabile “Success Story”? Ristorante tristellato?Da Vittorio a Brusaporto.

Rimanere classici, ai giorni d’oggi, ? quasi pi? arduo di un’offerta d’avanguardia. Qui, i palati pi? esigenti potranno sempre crogiolarsi nella ricerca meticolosa della nobile materia prima, che in questo angolo gourmet di mondo rimane tra le pi? selezionate e le pi? ricercate d’Italia. Classico non ? sinonimo di immobilismo, tutt’altro. La famiglia Cerea ? da sempre un caposaldo di magistrale accoglienza, professionalit? e disponibilit?. Il suggerimento ? quello di fidarvi dei professionisti, che sapranno consigliarvi eventuali fuori men? del giorno oltre a proporvi il GRANDI e iconici Classici Da Vittorio Sempre in Carta. Da quando si varca la soglia passando dal nostro aperitivo in cantina, terminando con le dolcezze, l’esperienza Da Vittorio rimarr? per sempre tra le nostre preferite.

Ecco il racconto?della nostra?ultima esperienza.

Archivio storico reportage:

->?Reportage del 17 Novembre 2006
->?Meeting del 1? Settembre 2008
->?Meeting del 23 Novembre 2009
->?Meeting del 13 Maggio 2010
->?Meeting del 19 Aprile 2011
->?Meeting del 20 Marzo 2012
->?Meeting del 25 Marzo 2013
->?Meeting del 24 Marzo 2014
->?Meeting del 30 Marzo 2015
->?Meeting del 18 Maggio 2015
->?Meeting del 21 Marzo 2016
->?Meeting del 3 Aprile 2017
->?Meeting del 26 Marzo 2018
->?Meeting del 10 Dicembre 2018
->?Meeting del 22 Febbraio 2019
->?Meeting del 26 Luglio 2019

-> Meeting del 25 marzo 2021

La squadra

  • Nicola Di Lisa: maitre
  • Fabrizio Muscatella: chef de rang
  • Fabrizio Sartorato: sommelier
  • Roberto Cerea: head chef
  • Giambattista Bergamelli: sous chef
  • Daniela Kuhnreich: pastry chef

Inizia il nostro viaggio, tra etichette importanti e una convivialit? ineccepibile.

In Cantina, la scrivania e posto di comando del Sommelier Fabrizio.

Aperitivo con un calice di Erbavoglio Metodo Classico Dosaggio Zero – Torraccia del Piantavigna

Di colore giallo paglierino con note dorate e con un perlage fine e persistente. Si presenta al naso con un profumo fragrante di sentori di frutta, spezie e fiori. Il sorso ? intenso, sapido, persistente ed armonico.

Stuzzichiamo! Crostone di pane integrale con composta di cipolle rosse e pancetta 48 mesi

Con noi Mattia Donna l’enologo di Torraccia del Piantavigna.

Mini toast: prosciutto cotto, fontina, parmigiano e tartufo nero

Con noi…

Mr. President – Real_ENZO_FULGINITI

Gioielli della cantina… By Lunelli.

Ci accomodiamo al tavolo e proseguiamo con un calice di Champagne Blanc De Blancs – TSARINE

Ottenuto da Chardonnay al 100% della C?te des Blancs, questo vino offre un colore oro pallido esaltato da sfumature smeraldo e bollicine fini e persistenti. Al naso rivela profumi di fiori di tiglio, biancospino, limone candito e aromi di tostatura, creando un’esperienza sensoriale indimenticabile.

Il men?

Iniziamo con una pepita di parmigiano: crema di parmigiano 48 mesi con all?interno una scaglia di parmigiano 101 mesi, polvere di oro e aceto balsamico

Tartelletta, finanziera di pollo e tartufo: tartelletta di pasta brick con finanziera di pollo, besciamella, parmigiano grattugiato e tartufo

Ancora bollicine: Champagne Royale R?serve Non Dos? – Philipponnat

Veste color oro pallido, dalla spuma fine e persistente. Al naso si percepisce fiore di tiglio, fior di vigna e biancospino. Il sorso ? dritto e puro, con note di agrumi e bella vivacit? senza aggressivit?. Finale lungo e limpido su note di pane caldo e mela fresca.

In accompagnamento uno splendido spaghetto di tonno, bagna cauda e crumble di pistacchio: spaghetto di tonno rosso servito con una salsa alla bagna cauda, zest di lime e crumble di pistacchio

Saluti al tavolo!

La signora Bruna – The REAL_Boss

A seguire baccal? candito con spuma di patate affumicata: filetto di moro antartico candito con spuma di patate affumicata e fagiolini verdi croccanti. Incantevole.

Ora il momento dello Champagne Fluence, brut nature – Franck Pascal

Molto interessante, a partire dalla bellissima brillantezza, con un colore giallo dorato, sfumature che vanno verso un oro antico, perlage molto fine e di ottima persistenza. Bel bouquet al naso, con un intensit? verticale del vino potente, ben strutturato e complesso, si sente tutta l?energia del Pinot Noir e il corredo fruttato del Pinot Meunier, che meraviglia con i suoi profumi di frutta arancione e matura come l?albicocca, i frutti di bosco, le more e i lamponi, finale fragrante e agrumeto interessante. Il sorso ? di un armonia meravigliosa con grande rotondit?, la freschezza ? presente grazie alla piccola parte di Chardonnay?che lo rende vivace, sul finale ottima sapidit? e minerali, con ritorni di agrumi e note speziate.

In abbinamento un’intrigante coda di scampo glassata alla barbabietola, puntarelle e ricotta in salvietta: coda di scampo di Sicilia glassata alla barbabietola, insalata di puntarelle e ricotta in salvietta.

Passiamo ad un’altra zona della Francia con Sur la Roche M?con-Villages – Domaine de la Croix Salain

Di colore giallo limpido e brillante, con riflessi dorati. Naso intenso, con note di frutta matura (pesca, mirabella) e frutta esotica (ananas). Il sorso ? morbido e delicato, i frutti esotici sono molto presenti a livello aromatico, un finale il tutto in freschezza, con un pizzico di agrumi e una sensazione sapida.

Da accompagnare al moscardino 2.0: fragoline di mare fritte, morbido di mais spinato, salsa verde e limone. Un sorprendente gioco di contrasti.

Grande attesa per il servizio dei panificati, che Da Vittorio rappresenta uno dei?momenti pi? attesi del pasto e regala un?esperienza di estrema piacevolezza.

Tipologia di pane/grissini serviti:

  • Croissant salato
  • Focaccina con pomodoro
  • Sfogliato con sale Maldon
  • Lunghi torinesi integrali e non
  • Gobbetti alla farina di mais orobica
  • Sfogliati al burro
  • ?Airbag?

A seguire “Quel cavolo di risotto“: riso Carnaroli mantecato con crema di broccoli, gambero crudo di Oneglia, bisque ed emulsione di alici. Geniale, colorato, di un equilibrio incredibile.

Passiamo al rosso con GHEMME D.O.C.G. 2008 – Vigne Pelizzane – Torraccia del Piantavigna.

Esposizione ad ovest ed il terreno di tipo argilloso conferiscono al Ghemme una complessit? ed eleganza uniche,??caratteristiche che riflettono il livello d?esperienza in vinificazione di Torraccia del Piantavigna. Il colore ? un rubino con riflessi aranciati, al naso spicca la viola con sentori di liquirizia ed al palato risulta corposo con tannini morbidi.

Accompagnato al profumatissimo raviolino del plin, rag? di tuberi, latticello e tartufo nero.

A seguire pancia di maialino, bernese di mele e ?Planet salad?: pancia di maialino, bernese di mele golden, mele fuji alla brace, insalata della loro ?Planet Farm?.

Un autografo di un certo valore…

Passiamo al dessert! E iniziamo ad addolcirci con un calice di Strevi DOC passito – Silvio Bragagnolo?

Un vino in grado di sorprendere per la longevit? e la ricchezza di profumi secondari. Si presenta color dell?oro, brillante, intenso; i suoi profumi e il suo gusto sono travolgenti e richiamano i fiori bianchi e la frutta gialla sciroppata.

Pre dessert: ?Agrumi? ? biscotto al limone, crema di bufala al mandarino, lemon curd, sorbetto al cedro e sambuco.

E poi ecco servito il divertimento in tavola! “Le nostre dolcezze“: tiramis?, trancio Op?ra, sfoglia alla cannella, bign? con pop corn e mango, tartelletta lampone e cioccolato, frolla con albicocca e rosmarino, cannoncino con crema pasticcera, ?Gioconda?.

E quando la crema ? espressa, c’? solo da godere!

Soprattutto se si stratta degli storici cannoncini!

Non diciamo di no nemmeno al panettone

…e nemmeno a qualche goloso bonbon!

Come degna conclusione, un ottimo gin tonic defaticante.

Preparato con meticolosa attenzione con base Gin Tanquerai nr 10.

Grazie infinite come sempre e?alla prossima!

Cucina

La golosa cucina?che?Chicco?e?Bobo?propongono, fatta con il?meglio?delle materie prime sul?mercato, trattate con?tecnica impeccabile?e assemblate con?accostamenti mai banali sono il lascito e il continuo di anni di ricerca, passione e dedizione. Il concetto “Tradizione lombarda e genio creativo” ben rappresenta il filo conduttore dei men? che i fratelli Cerea aggiornano e rivoluzionano insieme al divenire del mercato e delle stagioni.
La cura, l’attenzione, l’approfondimento dei temi culinari ? allargato per non far torto a nessun palato, tutti declinati con uno stile originale e sensibile anche alle nuove frontiere della cucina del benessere.

Servizio e accoglienza

La magia della magistrale accoglienza della famiglia Cerea ?, come sempre, un condensato di pura gioia?e ci insegna che il lavoro, la?professionalit?,?l?impegno, la?costanza, l?attenzione, pagano sempre.

Conclusione

Continuiamo a tornare ancora e ancora in questo tempio del gusto, uscendo sempre soddisfatti e appagati. Ad oggi non abbiamo conosciuto nessuno che, dopo averlo frequentato, non ne sia stato conquistato. Da Vittorio ? un’eccellenza che va valorizzata, e che nonostante abbia raggiungo grandi titoli non ha mai perso di vista la propria identit?, quel legame con la sostanza, con l?autenticit? delle?origini. Quelle origini che abbiamo ritrovato dagli antipasti ai cannoncini storici, nella loro splendida semplicit?.

 

Viaggiatore Gourmet

Ristorante Da Vittorio
Via Cantalupa, 17 ? Brusaporto (BG)
Tel. (+39) 035 681024
Chiuso?mercoled? a pranzo
E-mail:?info@davittorio.com
Sito internet:?www.davittorio.com

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[02/05/2024, 14:15] BOLLE Restaurant (Stella Michelin) ? Lallio (BG) ? Patron Famiglia Agnelli

Il 31 Dicembre 2023 si ? conclusa la collaborazione con lo Chef Marco Stagi, che la propriet? Agnelli ha ringraziato per il supporto offerto durante il suo periodo alla guida della cucina e al quale augura un nuovo ed entusiasmante percorso fuori dal progetto di Bolle Restaurant.

Il Sous Chef ha preso in mano il coordinamento della brigata di cucina unita (sono rimasti tutti) nel rinnovato entusiasmo, dal costante e garantito processo di valorizzazione del Ristorante Bolle grazie all?investimento della famiglia Agnelli e dei suoi Partner.

Ad affiancare il Sous Chef, a partire da Aprile 2024, la propriet? ha gi? individuato due giovani e brillanti Chef con significative esperienze di ristorazione ?fine dining? in ambito nazionale ed internazionale, che andranno ad integrarsi con l?attuale brigata di cucina per migliorare ed elevare ulteriormente il livello di proposta che Bolle Restaurant vuole offrire al suo affezionato pubblico.

Nel frattempo eravamo davvero troppo curiosi di provare il “nuovo” Bolle e di seguito vi raccontiamo della nostra piacevolissima esperienza.

Hanno lavorato e lavorano alla nostra/vostra Esperienza (Team Bolle) :

Fulvia Rota

Nicola Valsecchi

Christian Lavelli

Andrea Rota

Luca Belotti

Antonio Rota

Luca Tiecher

Samuele De Bortoli

Bouslim Hakim

Il Benvenuto! Del Sommelier Nicola Valsecchi – Un autentico fuoriclasse

Famille Mouss? ?– Champagne Extra Brut L?Esquisse

In apertura del pranzo il nostro sommelier ci propone come aperitivo uno Champagne Extra Brut, L?Esquisse, prodotto dalla maison Famille Mouss?, un?azienda familiare fondata all?inizio del XX secolo, la cui sede si trova nel villaggio di Cuisles, nel cuore della prestigiosa Vall?e de la Marne, nota per i suoi blanc de noirs.?Si tratta di un blend di Pinot Meunier al 70% e Pinot Noir al 30%, prodotto con uve provenienti dalle parcelle pi? giovani della maison, affinate sui propri lieviti per 18 mesi con un basso dosaggio finale (2gg per litro). Tutti questi elementi contribuiscono alle caratteristiche finali di questo vino: grande freschezza, note fruttate e delicate ed una notevole bevibilit? che lo rendono perfetto come aperitivo e in accompagnamento a piatti leggeri e delicati.

Come di consueto, il servizio dei panificati del ristorante Bolle ? un momento imprescindibile del pasto e regala un?esperienza di estrema piacevolezza. L?utilizzo di lievito madre e di farine e cereali attentamente selezionati, l?elevata idratazione, la lunga e paziente maturazione degli impasti, unita all?evidente passione del giovane pastry chef Samuele De Bortoli, contribuiscono alla realizzazione di prodotti di altissimo livello qualitativo, dal gusto deciso e originale a cui risulta particolarmente difficile resistere.

Il pane ? una pagnotta ai 5 cereali e semi di lino, fragrante e profumata, la cui ampia alveolatura rivela l?alta idratazione e la lunga lievitazione.

La golosissima focaccia ? realizzata con acqua di grana, olio di pancetta e arricchita con polvere di pomodoro.

Quindi una sfiziosa tigella al sesamo coperta di semi di papavero.

Per finire due tipologie di grissini, uno al grano arso ed uno al mais.

In accompagnamento ai gi? gustosissimi panificati ci vengono serviti:

  • Un burro al sapore di casoncello alla bergamasca, composto da burro di centrifuga arricchito da sugo di pancetta e povere di salvia
  • Un olio extravergine biologico di Riva del Garda, dalla gradevole piccantezza finale.

Uno zoom sulla focaccia!

Castel Juval ? Blauburgunder Riserva 2020

Assaggiamo un Pinot Nero dell?Alto Adige, zona particolarmente vocata alla coltivazione di questa nobile uva di origine francese. La cantina Castel Juval si trova in Val Venosta, nella tenuta del leggendario alpinista altoatesino Reinhold Messner, il quale dal 1992 ha affidato la produzione ai coniugi tedeschi Gisela e Martin Aurich. Oltre a essere un abile enologo Martin ? anche professore presso l?Istituto Agrario di San Michele all?Adige. ?

Questa interpretazione di pinot nero (Blauburgunder in tedesco) regala un vino fruttato con profumi di ciliegia e frutti neri, ed un gusto elegante caratterizzato da tannini delicati che ben accompagna l?antipasto che ci viene servito.

Battuto tiepido di cervo siero di latte e ginepro

Al centro del piatto troviamo una battuta di cervo, servita tiepida con del siero di latte ed una cialda croccante di patate e cipolle con gelatina di sidro; come tocco finale una polvere di sottobosco i cui profumi e colori rievocano proprio il suolo che si sviluppa all?ombra degli alberi di un bosco. ??

Vincent Girardin ? Bourgogne Blanc Cuv?e Saint Vincent 2021

Il vino successivo ci porta in Borgogna, pi? precisamente nella C?te de?Beaune dove sorge il Domain Vincent Girardin. ?Il?Bourgogne Blanc?“Cuv?e Saint Vincent” ? un vino bianco a base di uve chardonnay,?provenienti da varie parcelle, ciascuna con diverse caratteristiche, che trovano la perfetta armonia nell?assemblaggio finale. Dopo la svinatura del mosto, il vino viene trasferito in botti di rovere francese da 500 litri con il 10% di rovere nuovo, dove avvengono sia la fermentazione alcolica che quella malolattica con lieviti indigeni, e successivamente affinato per 11 mesi. Si presenta di colore giallo paglierino luminoso e brillante. Al naso esprime aromi fruttati e floreali; al palato risulta molto equilibrato, ricco ma con una piacevole nota fresca e minerale.

Lasagnetta di mare

Passiamo ai primi piatti con una succulenta lasagnetta di mare, nella quale una delicata sfoglia di pasta al nero di seppia viene condita con un sugo di seppia, capesante, cozze e gamberi rossi, ed infine guarnita con una spuma di bouillabaisse. ?

La sorpresa golosa e intrigante che ci aspetta sotto la soffice spuma di bouillabaisse!

Gesti Tecnici:? ? Classe – Stile – Eleganza

Giovanni Rosso ? Barolo DOCG Serra 2015

Ci spostiamo in Piemonte per uno dei vini pi? rappresentativi di questa regione, il Barolo, in questo caso proveniente da?uno dei cru pi? celebri di Serralunga d?Alba, il Serra appunto, che dona vini di grande personalit? e finezza. Questo vino di Giovanni Rosso, storico produttore della Langhe, di colore rosso rubino, ha un naso complesso in cui dominano i profumi del sottobosco con sentori di frutta rossa, tabacco e balsamici; al palato risulta ricco e elegante, con tannini fini e una lunga persistenza.

Plin di coniglio alla cacciatora

Questo Barolo accompagna una originale interpretazione del plin, il raviolo piemontese il cui nome richiama il gesto di ?pizzicare? la pasta (plin appunto in dialetto piemontese) nel momento in cui i piccoli scrigni di pasta vengono?formati e chiusi. Tradizionalmente riempiti con un misto di carni brasate, in questo caso sono farciti di coniglio alla cacciatora, serviti su una base di salsa alla cacciatora e maionese di olive taggiasche e finiti con fondo di cottura del coniglio e foglioline di maggiorana che conferiscono al piatto una piacevole nota fresca ed erbacea.

Domain Baud ? C?tes du Jura Deux Grains de Paradis Tradition

Torniamo in Francia con un vino di grande struttura e personalit?, proveniente dal Jura, una piccola regione nell?est del paese con una lunga tradizione vinicola dove ? possibile trovare vini dallo stile originale ed inconfondibile, i pi? conosciuti dei quali sono il Vin Jaune e il Vin de Paille realizzati con tecniche produttive peculiari. Questo vino, appartenente alla denominazione C?tes du Jura, ? un blend composto da met? chardonnay, che viene affinato in barrique in maniera classica, e met? savagnin (vitigno autoctono del Jura) affinato invece in botte scolma in modo da favorire la formazione del cosiddetto ?voile? o ?flor? (velo) e la conseguente ossidazione; dopo circa 3 anni di invecchiamento i due vini sono assemblati. Il risultato ? decisamente interessante e particolare: di colore giallo dorato, regala aromi di mela cotogna, mandorle e noci verdi, con una lieve nota ossidata, mentre al palato risulta equilibrato con una buona freschezza ed una lunga persistenza.

Glacier 51, grano saraceno e scorzonera

Passiamo ai secondi con una ricetta che ha per protagonista un pesce unico nel suo genere, tra i pi? pregiati e ricercati, molto apprezzato per le carni bianchissime, il gusto dolce e delicato ed una consistenza particolare. Viene pescato a circa 2.000 metri di profondit? nelle gelide acque sub-antartiche a pi? di 4.000 km dalle coste australiane, nei pressi dell’isola di Heard dove sorge il ?ghiacciaio 51?, scoperto proprio nel 1951, da cui il pesce prende il nome. In questo piatto, il pesce viene laccato con una crema di grano saraceno e fondo vegetale ed accompagnato da scorzonera, una radice leggermente amara, un carpione vegetale e una salsa delicata al grano saraceno.

Per pulire il palato e prepararlo al dessert principale, ci viene servito un piccolo e rinfrescante pre-dessert, composto a strati da una cialda croccante di mela, un gel al limone ed un cremoso al limone, il tutto coperto da una meringa scottata all?italiana.

Cantina Pagnoncelli Folcieri ? Moscato di Scanzo DOCG 2012

In accompagnamento al dessert ci viene servito un passito a base di moscato di Scanzo, un?vitigno?presente esclusivamente in?Lombardia, la cui zona tipica di produzione ? circoscritta intorno al?comune?di?Scanzorosciate?nella?Valcalepio, in provincia di?Bergamo. ? l?unico?vitigno?autoctono?della provincia di?Bergamo?e rappresenta uno dei pochi esempi di variet? moscato a?bacca nera. Dall?appassimento e vinificazione dei grappoli di questa uva si ottiene il Moscato di Scanzo DOCG, un vino dal colore rosso rubino intenso, con un complesso profilo aromatico, dolce e molto ricco al palato.

La versione che assaggiamo ? prodotta da una delle poche aziende di questo piccolo territorio, la Cantina Pagnoncelli Folcieri, che produce questo prezioso e particolare vino dal 1962 ed ? stata una delle cantine che ha contribuito all’operazione di?salvataggio e di rilancio del vitigno.?

Torta di rose al Donizetti

Il dessert, dichiaratamente un omaggio alla citt? di Bergamo, ha la forma e la consistenza della celebre torta delle Rose ma ? realizzato con gli ingredienti della torta Donizetti, una soffice ciambella, dedicata al celebre compositore bergamasco, arricchita di frutta candita e aromatizzata con il liquore Maraschino. In questa originale interpretazione proposta dal pasticcere del ristorante troviamo ananas candito e albicocche disidratate. Il dolce, in versione monoporzione, viene servito in un pentolino Agnelli, omaggio alla famiglia proprietaria del locale.

In accompagnamento un goloso zabaione leggero aromatizzato alla vaniglia.

Decisamente una piacevole conclusione del nostro percorso di degustazione!

Caff? e coccole finali (@VG)

Ci viene servita una delle selezioni di specialty coffee della ?Difference Coffee Company?. ?

In accompagnamento al caff? sono offerte alcune golosit? finali, da gustare rigorosamente nell?ordine suggerito, da sinistra verso destra:

  • Tartelletta al cioccolato e caramello salato
  • Cioccolatino fondente ripieno di crema al pepe (un concentrato di dolce piccantezza)
  • Madeleine al limone e vaniglia servita nel padellino Agnelli.

Cucina

Una cucina solida quella del Bolle la cui squadra, a poche settimane dall?uscita dell’ head chef ? in grado di offrire un men? creativo e non scontato, che lascia trasparire una grande conoscenza degli ingredienti ed una padronanza della tecnica da parte di tutta la brigata.

Oltre che scegliere dalla carta stagionale ? possibile affidarsi all?estro della cucina, optando per il men? degustazione ?Viaggia con noi?, 6 passaggi a sorpresa. E per un?esperienza ancora pi? esclusiva ? possibile prenotare la ?Chef Table Experience?, un pranzo o una cena che si svolge interamente nel backstage della cucina del ristorante, e che consente quindi all?ospite di immergersi completamente nell?atmosfera in cui ogni piatto ed ogni percorso di degustazione vengono preparati dalla brigata.

Servizio e accoglienza

Lo stesso affiatamento della cucina si ritrova anche nel lavoro svolto dalla brigata di sala, una squadra composta da giovani preparati e sempre attenti alla soddisfazione del cliente, che viene accompagnato durante tutto il pasto con precisione e cura unite a un?adeguata discrezione. Anche il servizio dei vini, curato dal bravo sommelier Nicola Valsecchi, ? in linea con il livello di servizio complessivo: si pu? scegliere da una ricca carta che contempla etichette italiane ed internazionali o, in alternativa, affidarsi ad un percorso di degustazione che sar? studiato dal sommelier sulla base dei piatti scelti e dei gusti o i ?desiderata? dei commensali. ??

Conclusioni

Il progetto di ristorazione della famiglia Agnelli si conferma uno degli indirizzi pi? validi della provincia di Bergamo. Uno stile moderno, sia nell?elegante ed essenziale arredamento della sala, che nell?approccio alla cucina e al servizio ed in grado di evolversi in modo lineare e costante. Un plus per gli appassionati di cucina ? il bellissimo store Agnelli, al piano terreno dell?edificio che ospita il ristorante, dove potersi regalare una (o pi?) delle prestigiose pentole prodotte dall’azienda, ?amate dagli chef di tutto il mondo.

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Ristorante Bolle

Via Provinciale, 30, 24040 Lallio ? Bergamo (BG)

Tel. +39 035 0900208

Mail. info@bollerestaurant.com

Sito web. http://bollerestaurant.com

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ORARI

Dal marted? al sabato (dalle 12.30 alle 15.00/19.00 alle 22.00)

Giorni di chiusura domenica e luned?

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[01/24/2024, 17:38] Varrone Pizza Milano ? Patron Massimo Minutelli ? ?The Philosophy of Pizza Excellence?

OGGI apre al Pubblico @varrone_pizza a Milano in Via Faruffini 15 a Milano, qui trovate le cartoline dell?anteprima di ieri sera.

Massimo Minutelli patron di @varrone_official ? un imprenditore GENEROSO, ricercatore di ECCELLENZE tra le materie prime come pochi, amante MANIACALE dei dettagli. ?

Troverete un luogo con i prodotti e la materia sempre al centro, trattata con rispetto attraverso strumenti di cottura all?avanguardia @morettiforni e @josperofficial

Capace di dare sapori unici e donare agli alimenti cottura e gusto perfetto, da Varrone Pizza come valore aggiunto non poteva mancare il forno Josper, che per Massimo Minutelli, esperto del Fuoco, e? ormai divenuto un valore culturale .?

@josperofficial

Mise en Place

L?imprenditore Massimo Minutelli, gi? fondatore e anima di Varrone ci presenta, con il claim ?The Philosophy of Pizza Excellence?, Varrone Pizza.

Il locale, con ampie vetrate su strada, sorge a Milano in Via Faruffini al numero 15.

La location, dall?estetica ricercata e moderna, trasmette energia ed entusiasmo. A caratterizzare lo spazio che accoglie fino a 90 posti a sedere, ? il re dei colori, un ?Rosso Fuoco? che – utilizzato con maestria – diventa simbolo di una storia tutta da raccontare.?

Un men? ricco e accattivante tra pizze classiche e sperimentali, focacce della migliore tradizione e frittatine napoletane. Pronta a far breccia nel cuore di tutti i pizza lovers ? la pizza con due cotture fritta e al forno.

Frittatina:? Papacella di Brusciano, Salsiccia di Castelpoto? (entrambi Presidi Slow Food) , provola d’Agerola.

L?impasto di Varrone Pizza vede l?utilizzo di grani antichi macinati a pietra ed ? realizzato con metodo Poolish. Un impasto indiretto che serve a rendere soffici e leggere le pizze lievitate da 48 a 72 ore. Ricerca della qualit? per Varrone Pizza, significa anche avvalersi delle migliori tecnologie in cucina e metodi di cottura ancestrali.?

Pizza in due cotture (Fritta e Al Forno)?

Salsa di pomodoro crudo, Parmigiano 30 mesi, stracciatella del Formagiatt (MI), pomodorini secchi e coulis di basilico.

La cottura della pizza ? affidata quindi ai Forni elettrici Moretti, capaci di raggiungere la temperatura di 430? gradi, e di mantenere le caratteristiche di cottura tipiche di un forno a legna, per una perfetta pizza napoletana contemporanea.?

Buzzonaglia di tonno, cipolla e pomodoro cotti al Josper, capperi, origano di Pantelleria e olive taggiasche.

La Cantabrica!? ? Acciughe Cantabriche, pomodoro giallo di Casa Marrazzo , Stracciatella del Formagiatt, origano di Pantelleria.

?Vogliamo valorizzare l?italianit? della pizza? afferma Massimo Minutelli, e la nostra proposta gastronomica si basa sulla selezione di materie prime di alta qualit? e sulla ricerca dei migliori produttori nazionali e internazionali. Grande attenzione quindi ai prodotti provenienti dalla Filiera del Biologico e dai Presidi Slow Food. Per Varrone ? importante salvaguardare le piccole produzioni di eccellenza gastronomica.

Ancora una volta, Massimo Minutelli, racconta la sua filosofia in un luogo dove l?eccellenza delle materie prime rimane protagonista di sapienti lavorazioni e interpretazioni capaci di rendere uniche le combinazioni degli ingredienti che danno vita ad audaci creazioni e abbinamenti intriganti, che stimolano il palato e stuzzicano l?appetito.

Excellence or Nothing!? ? ACCORRETE ? @varrone_pizza ? by Massimo Minutelli

Varrone Pizza Via Faruffini 15, Milano – Luned? Chiuso – MAR-DOM 19:00-00.00

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[01/13/2024, 16:21] Semola Fina Ristorante ? Chef Patron Manuel Merlo & Sofia Omodeo Iuli ? Madonna di Campiglio (TN)

Ed eccoci ritornati nel suggestivo scenario di Madonna di Campiglio, dove sorge Semola Fina, un’oasi gastronomica gestita con passione e dedizione da Manuel e Sofia, una giovane coppia di chef. Con soli sei tavoli, questo ristorante incarna l’incontro tra la tradizione montana e la creativit? culinaria, offrendo piatti autentici e freschi ispirati dalla natura circostante. La loro proposta gastronomica, vivace e originale, continua a sorprendere i palati pi? esigenti, dimostrando l’impegno e la bravura di Sofia e Manuel nel trasformare ingredienti di alta qualit? in delizie culinarie indimenticabili.

La squadra

Titolari/in Cucina: Sofia Omodeo Iuli e Manuel Merlo
In sala: Jessica Pallaoro

La mise en place semplice ed elegante di Semola Fina valorizza i ricchi elementi della natura e della tradizione montana, creando un’atmosfera accogliente e autentica che si riflette anche nei piatti serviti.

Iniziamo subito con il profumo inebriante dei lievitati, preparati con passione. Ci viene servita una variet? di pane a lievitazione naturale arricchito con semi di lino e girasole, accompagnato da burro ai semi di anice, e la focaccia condita con olio del Garda e panini di patate dal sapore avvolgente.?

Iniziamo con un? Metodo Classico Pas Dos? “2005” di Finigeto, l’essenza pura del Pinot Nero, con una struttura impeccabile e una sapidit? notevole. Di un bel giallo paglierino carico, con bollicine persistenti, offre un bouquet complesso di ribes nero, mela e frutti rossi, con sfumature di tostatura e panificazione. Al palato, si distingue per la sua vasta gamma aromatica e un’acidit? vivace, seguita da una salinit? persistente.

Le quiche di magro con puzzone di Moena offre una gustosa interpretazione di un classico della cucina montana.

Il primo antipasto ? un piatto di dentice con lingue di cacao e aceto ai fiori di sambuco, un’armoniosa sinfonia di sapori e contrasti. Il dentice, dal sapore delicato, si sposa con le lingue di cacao, aggiungendo profondit? e complessit? al piatto. L’aceto ai fiori di sambuco dona una fresca acidit? e una sottile dolcezza floreale, completando l’esperienza gastronomica con un tocco raffinato e sorprendente.

Proseguiamo con “Crus? Finigeto” del 2005, che rappresenta l’eccellenza vinicola di Finigeto, con note fruttate e floreali integrate in una struttura equilibrata. La sua eleganza si riflette nella delicata tonalit? dorata e nell’effervescenza piacevole. Un vino di grande qualit? e persistenza aromatica, perfetto per momenti speciali e degustazioni indimenticabili.

Il secondo antipasto, un piatto di calamaretti spillo con carciofi e pecorino, ? una deliziosa ricetta che unisce sapori di mare e di terra. I calamaretti spillo vengono saltati in padella con carciofi freschi finemente tagliati e aggiungendo poi il pecorino grattugiato per un tocco di sapore unico. Il risultato ? un piatto ricco e saporito, perfetto per gli amanti della cucina mediterranea.

Proseguiamo con ostrica con rafano e vino rosso unisce sapori marini e terrosi in un’esperienza gustativa unica. Le ostriche fresche offrono un sapore salmastro, mentre il rafano aggiunge una nota piccante e vibrante. Il vino rosso, con il suo profilo aromatico complesso, completa l’armonia dei sapori. Insieme, creano un piatto elegante e appagante che soddisfa i palati pi? esigenti.

Accompagnamo il tutto con uno Champagne Nomine Renard ? un’eccellenza della regione di Champagne, conosciuto per la sua qualit? e raffinatezza. Caratterizzato da una spuma fine e persistente, offre un bouquet di aromi complessi che spaziano da note fruttate a sfumature di agrumi e fiori bianchi. Al palato ? elegante, fresco e armonico, con una piacevole acidit? e una persistenza che invoglia a ogni sorso.

Passiamo poi a lumache trifolate, capesante, albume e bergamotto che si combinano per creare un piatto sofisticato, unendo sapori di terra e mare. L’albume, preparato con cura, aggiunge una cremosit? decadente. Il tocco finale di bergamotto conferisce una nota agrumata e rinfrescante, bilanciando l’insieme con la sua delicata acidit?. Questa composizione culinaria offre un’esperienza gustativa equilibrata e intrigante.

A seguire, ravioli di sesamo nero, percebes e cime di rapa che rappresentano un connubio audace di sapori e texture. I ravioli, realizzati con ripieno al sesamo nero, offrono un gusto ricco e leggermente tostato. I percebes, prelibatezze marine, aggiungono una nota salmastra e succulenta, mentre le cime di rapa conferiscono freschezza e croccantezza al piatto. Questa combinazione insolita promette un’esperienza gustativa sorprendente e sofisticata, che celebra la diversit? e la creativit? culinaria.

Accompagnamo con un vino Etna Bianco Statella 2022,?un’eccellenza della Sicilia, con note di frutta tropicale e agrumi, e una piacevole mineralit?. Questo bianco esprime l’autenticit? del territorio vulcanico dell’Etna, offrendo freschezza e vivacit? in un calice. Ideale da gustare giovane, rappresenta una scelta raffinata per gli amanti del vino di qualit?.

Eccoci pronti per degustare il?risotto con pomodoro verde, rossetti e pompelmo bruciato ? un piatto che combina sapori freschi e audaci. La cremosit? del risotto si armonizza con la dolcezza del pomodoro verde e la succosit? dei rossetti, creando un equilibrio gustativo unico. Il pompelmo bruciato aggiunge un tocco affumicato e sorprendente, completando l’esperienza culinaria con una nota distintiva.

Passiamo poi ai secondi, dove risalta subito l’astice, le rigaglie di piccione e le puntarelle che creano un piatto unendo sapori marini e terrosi. La dolcezza dell’astice si sposa con la ricchezza delle rigaglie di piccione, mentre le puntarelle aggiungono freschezza. Questa combinazione offre un’esperienza culinaria equilibrata e sofisticata, ideale per gli amanti della cucina gourmet.

Il tutto accompagnato da un Sarno 1860 Emme Fiano di Avellino, un pregiato vino bianco prodotto con uve Fiano delle colline di Avellino, esprimendo note di fiori bianchi, agrumi e mineralit?. Fresco e ben strutturato, ? perfetto per accompagnare piatti di pesce e formaggi freschi, incarnando l’autenticit? del terroir campano.

Come secondo, un piatto senza limiti: manzo con rosa e liquirizia, un piatto che fonde sapori audaci e aromatici. La carne tenera si combina con il profumo delicato delle rose, creando un contrasto elegante. La liquirizia aggiunge una nota dolce e speziata, offrendo un’esperienza gustativa unica e avvolgente.

Passiamo poi a una panna cotta ai capperi,?un’interpretazione sorprendente e innovativa di un classico dolce italiano. La delicata cremosit? della panna cotta si fonde con il sapore salato e intrigante dei capperi, creando un contrasto unico e appagante. Questa combinazione inaspettata apre la strada ai dolci con una nota salata e un tocco di originalit?, offrendo un’esperienza culinaria memorabile che stimola i sensi e delizia il palato.

A seguire, l’?clair di topinambur ? una versione sofisticata dell’iconico dolce francese. La pasta choux ? farcita con una crema al topinambur, che offre una dolcezza sottile e una nota terrosa. Decorato con zucchero caramellizzato, questo dessert ? un’esperienza gustativa raffinata e memorabile.

Un gin tonic a fine pasto per un tocco di freschezza e vivacit? !

E per concludere una Tarte Tatin, composta da mele caramellate che riposano su una base di pasta sfoglia croccante. Le mele, cotte lentamente in caramello, offrono un sapore dolce e succoso, mentre la pasta sfoglia fornisce una croccantezza deliziosa. Servita capovolta per rivelare il caramello dorato, la tarte Tatin ? un piacere irresistibile per i golosi di tutto il mondo.

La Merenda di VG!

Sofia e Manuel sono splendidi mentre posano con la deliziosa Tarte Tatin descritta sopra!

E per finire gelato alla vaniglia e alla cannella! Una fresca nota che regala un finale delizioso e appagante al pranzo.

Semola Fina

Viale Dolomiti di Brenta, 51/1
Via Al Sarca, 30 | Madonna di Campiglio ? 38086 TN

Tel: +39?0465 880014

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[01/12/2024, 13:22] FAMILIAMUS Family Hotel a 5* Alto Adige ? Maranza (BZ)

Magia per tutta la famiglia al Familiamus. Il nuovo (2022) 5 stelle in Alto Adige dove si pu? vivere la vacanza da sogno tra incanti, spettacolo, attivit? didattiche e formative, ma anche tanto benessere per adulti e bambini.

Divertimento e spensieratezza nel nuovo hotel 5 stelle all-inclusive a Maranza, in Val Pusteria: magiche avventure nella natura in estate e in inverno,? attivit? e laboratori per bambini e ragazzi nel Magolix Club e nel parco giochi esterno. Per i genitori, benessere nella SPA adults-only e nell?area Family Wellness dove l?intera famiglia pu? condividere piacevoli momenti nelle piscine con tanti divertenti scivoli e nella family sauna.

Camere Family.

Bagno ampio e con le dotazioni pi? attuali.

L?hotel Familiamus ha una posizione perfetta per gli amanti degli sport invernali, che qui trovano il loro paradiso: proprio fuori dalla porta dell?hotel, infatti, si snoda la pista ?Brunner?, dotata di skilift, nonch? la pista per bambini con tappeto magico per le prime esperienze sugli sci. A pochi passi, la cabinovia del Monte Cuzzo permette di accedere ai 55 chilometri di piste dell?intero comprensorio Gitschberg Jochtal, una realt? a misura di famiglia che offre attivit? per tutti i gusti. Per chi ? alle prime armi, il team di Familiamus offre corsi di sci di gruppo per bambini a partire dai 4 anni, suddivisi in base all?et? e alle capacit?, in collaborazione con la scuola di sci Snow Pro di Maranza: chi scia per la prima volta pu? imparare le basi di questo sport sul tappeto magico, mentre i bambini con un po? di esperienza possono esercitarsi nel nuovo parco sciistico dedicato, situato proprio di fronte all?hotel, oppure direttamente sulle piste. Tra i servizi offerti da Familiamus, la possibilit? di noleggiare l?attrezzatura necessaria con prenotazione online e recapito in hotel, un comodo deposito sci riscaldato con armadietti privati, nonch? l?acquisto in hotel dello skipass per accedere al comprensorio sciistico di Gitschberg Jochtal aperto dal 7 dicembre al 7 aprile.

Non solo sci e snowboard: grandi e piccini possono divertirsi insieme durante una gita in slitta trainata dai cavalli attraverso paesaggi incantati o una ciaspolata alla ricerca delle orme degli animali, circondati dal silenzio interrotto solo dal soffice rumore della neve che scricchiola sotto i piedi, infine provare un?emozionante discesa in slittino sulle piste dedicate o una passeggiata notturna con le fiaccole, dando vita a piacevoli e indimenticabili ricordi delle vacanze in famiglia.

3 2 1 …

Family ready to GO!

Food & Wine: Il ristorante di Familiamus offre una variet? di prelibatezze, spaziando dalle specialit? tipiche della cucina altoatesina, ai freschi sapori mediterranei e vegetariani, con una visione fondata su gusto e sostenibilit? e proiettata verso nuove interpretazioni. Una cucina ?local with a twist? per la quale vengono impiegati prodotti freschi e genuini forniti dalle fattorie locali. La formula all-inclusive permette agli ospiti di vivere la vacanza con i propri tempi: al mattino si fa il pieno di energia con una ricca colazione a buffet con specialit? del giorno, pane fatto in casa, fresche e rigeneranti centrifughe di frutta e verdura. Tra le 12 e le 14 nel ristorante con cucina a vista vengono serviti gli squisiti piatti del giorno realizzati con prodotti locali e stagionali, una vasta scelta di primi e pizze e un colorato buffet di insalate. Nel pomeriggio, merenda allo snack bar con frutta fresca e fingerfood di verdure, per poi concludere con la cena (servita tra le 18.30 e le 20.00) con un menu composto da 5 portate e un vasto buffet di insalate, antipasti e dessert. Anche le bevande fanno parte della formula all-inclusive, per una vacanza davvero senza pensieri: succo del giorno, acqua, bibite fresche e bevande calde sono gi? incluse nel prezzo, come gli aperitivi, i cocktail e i vini pregiati che ? possibile scegliere nella vasta selezione di etichette dell?Alto Adige e di altre regioni d?Italia e chicche internazionali.

Chef: Naim Kryeziu

Maitre e Sommelier: Michael Strickner

Bartender: Stefano Sfreddo

A TAVOLA, GUSTO E SOSTENIBILIT? INCONTRANO LA SPENSIERATEZZA CON LA FORMULA ALL-INCLUSIVE

Dotato di 70 camere familiari eleganti e spaziose con letti oversize, il family hotel entusiasma i suoi ospiti con un?ampia variet? di prelibatezze, che va dalle specialit? tipiche altoatesine ai freschi sapori mediterranei e vegetariani. Una cucina sostenibile e proiettata verso nuove interpretazioni che arricchisce di sfumature la formula all-inclusive di Familiamus: dal ricco buffet della colazione, al pranzo nel ristorante con cucina a vista, seguito dalla merenda allo snack bar e dalla cena con menu di 5 portate. I pasti sono accompagnati da succo del giorno, bibite fresche, ma anche vini, birre e aperitivi per gli adulti: ? tutto compreso nel pacchetto all-inclusive di Familiamus.

MAGIA E DIVERTIMENTO PER GRANDI E PICCINI: MAGOLIX CLUB E PARCO GIOCHI CON FATTORIA

Per una vacanza all?insegna della felicit? e della serenit?, Familiamus mette a disposizione di tutte le famiglie un servizio di assistenza qualificata per neonati, bambini e adolescenti con programmi ludico-educativi dedicati. Un team con esperienza pedagogica, coordinato da Nora Nestl, si prende cura dei pi? piccoli con amore e attenzione e assicura azione e divertimento ai ragazzi, per una vacanza davvero indimenticabile. I genitori, ma anche i nonni, possono scegliere se godersi del tempo da soli come coppia, oppure partecipare a giochi, attivit? e laboratori insieme ai figli nel Magolix Club, uno spazio di 1000 metri quadri dove trovano posto un laboratorio di magia, un atelier creativo, un laboratorio del legno e una zona per l?attivit? fisica. Un parco giochi all?aria aperta con fattoria degli animali completa la variegata offerta dedicata ai pi? piccoli.

Al rientro, dopo una giornata di attivit? sulla neve, Familiamus accoglie i suoi ospiti con eleganza e calore in ambienti raffinati nei quali il fascino della tradizione alpina ? interpretato da un design moderno, con una posizione privilegiata che offre una vista mozzafiato a 360? sulla Val Pusteria e sulla Valle Isarco ammirabile sia dalla infinity pool sulla terrazza panoramica, sia dalle ampie camere familiari con balcone distribuite su tutti i piani. Per rilassarsi e concedersi una coccola, la Familiamus spa ? il luogo ideale: l?area Family Wellness ospita piscine di varie profondit? con divertenti scivoli, nonch? una family sauna con gettate per grandi e piccini e un?area relax con comodi lettini per tutta la famiglia; nell?area riservata agli adulti si trovano invece sauna finlandese, cabina a raggi infrarossi, biosauna e bagno turco, e all?esterno laghetto naturale e vasca idromassaggio. Infine, a cena, le specialit? tradizionali reinterpretate con creativit? e fantasia soddisferanno i gusti di adulti e bambini. La combinazione tra avventure sulla neve, delizie culinarie e profondo relax fa dell?hotel Familiamus un rifugio perfetto per chi cerca il meglio dalle vacanze invernali in Alto Adige.

Breakfast with a VIEW!

FAMILY WELLNESS E AREA ADULTS-ONLY: 2 SPA PER IL DOPPIO DEL RELAX

La Familiamus spa ? composta da due aree benessere distinte per garantire benessere, divertimento e riposo. Nell?area wellness family, protagonista ? la piscina interna che prosegue all?esterno in una infinity pool con vista panoramica a 360? sulle vette dell?Alto Adige. Ad essa si aggiungono, una piscina per bambini e ragazzi con scivoli di vario tipo, una sauna per famiglie e una comoda area relax con snack bar. Fanno parte della spa adults-only la vasca idromassaggio all?aperto sul tetto panoramico, la piscina per nudisti, il laghetto naturale esterno con percorso Kneipp e il mondo delle saune: sauna finlandese, cabina a raggi infrarossi, biosauna, bagno turco, angolo tisane e sale relax. La Familiamus spa, dall?estensione complessiva di 2700 mq, si completa con un?area beauty dotata di 4 cabine in cui provare trattamenti naturali con i prodotti altoatesini Phyto Art e la nuova linea di trattamenti premium con i cosmetici del marchio francese Maria Galland Paris, sinonimo di eleganza e bellezza. Da non perdere, inoltre, i 5 rituali signature Familiamus, che richiamano le 5 parole chiave della filosofia della famiglia Nestl: Consapevolezza, Coraggio, Entusiasmo, Serenit?, Legame.

FAMILY WELLNESS E AREA ADULTS-ONLY: 2 SPA PER IL DOPPIO DEL RELAX

La Familiamus spa ? composta da due aree benessere distinte per garantire benessere, divertimento e riposo. Nell?area wellness family di oltre 1500 m2?, protagonista ? la piscina interna che prosegue all?esterno in una infinity pool con vista panoramica a 360? sulle vette dell?Alto Adige. Ad essa si aggiungono, una piscina per bambini e ragazzi con scivoli di vario tipo, una sauna per famiglie e una comoda area relax con snack bar. Fanno parte della spa adults-only di 900 m2 la vasca idromassaggio all?aperto sul tetto panoramico, la piscina per nudisti, il laghetto naturale esterno con percorso Kneipp e il mondo delle saune: sauna finlandese, cabina a raggi infrarossi, biosauna, bagno turco, angolo tisane e sale relax. La Familiamus spa, dall?estensione complessiva di 2700 mq, si completa con un?area beauty dotata di 4 cabine in cui provare trattamenti naturali con i prodotti altoatesini Phyto Art e la nuova linea di trattamenti premium con i cosmetici del marchio francese Maria Galland Paris, sinonimo di eleganza e bellezza. Da non perdere, inoltre, i 5 rituali signature Familiamus, che richiamano le 5 parole chiave della filosofia della famiglia Nestl: Consapevolezza, Coraggio, Entusiasmo, Serenit?, Legame.

ESCURSIONI MAGICHE ALLA SCOPERTA DELL?AREA VACANZE DI RIO PUSTERIA IN TUTTI I SUOI COLORI

Tour in mountain bike, passeggiate nella natura, ma anche rafting, arrampicata o parapendio: l?area escursionistica di Gitschberg-Jochtal ? tutta da scoprire e, grazie alla Almencard gratuita per l?estate, ? possibile esplorarla viaggiando gratis su tutti i mezzi pubblici e su alcuni impianti di risalita, con sconti e vantaggi per l?accesso a oltre 90 musei ed esposizioni in tutto l?Alto Adige. Nella bella stagione, la zona di Rio Pusteria offre sentieri escursionistici con scorci mozzafiato da percorrere a piedi, in bici oppure a cavallo. In inverno, il magico paesaggio innevato di Maranza ? perfetto per una giornata sugli sci ricca di avventure: proprio di fronte al Familiamus si trova lo skilift che permette di accedere al comprensorio sciistico di Gitschberg-Jochtal, con ben 55 chilometri di piste da scoprire! Ma non solo: anche le escursioni con le ciaspole e le gite sulla slitta trainata dai cavalli renderanno la vacanza davvero indimenticabile.

Laboratori per i Bambini.

C?era una volta una famiglia che, passeggiando nei pressi della funivia di Maranza, di fronte alla meravigliosa vista panoramica che spazia dal massiccio dello Sciliar fino alla Rocca dei Baranci, espresse il desiderio di poter vivere per sempre in questo fantastico luogo. Potrebbe iniziare cos?, come nelle favole, la storia del family hotel 5 stelle Familiamus e della famiglia Nestl, che lo ha pensato, voluto e realizzato con un concept ben preciso: dar vita a un luogo magico per vivere felici esperienze in famiglia, rilassanti momenti di coppia e dare la possibilit? ai pi? piccoli di scoprire i propri talenti. Consapevolezza, Coraggio, Entusiasmo, Serenit?, Legame sono le parole chiave che guidano ogni attivit? all?interno del Familiamus, come a indicare i sentimenti pi? importanti che si vivono durante le tappe principali della vita.?

Familienhotel Familiamus

Posizione: Maranza, Rio Pusteria (BZ)

Proprietari: Famiglia Nestl

Numero camere: 70 camere familiari (di cui 20 Magic, 49 Happiness, 1 Happiness Deluxe)

Indirizzo:?Vicolo K?ssler, 5, 39037 Rio di Pusteria BZ

Telefono:?0472 065000

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[01/07/2024, 16:02] The Small, Small, Small, Small World of Italian Wine

?Compared to what??

The land mass of Italy figures out to be 0.2% of the world, similar to Poland, Ecuador, New Zealand and Vietnam. In regards to wine production, though, Italy is often the largest producer, occasionally swapping with France, depending on the harvest. How such a small land mass became to account for such a large amount of wine production is a fascinating thought. The reality, is that Italy, like France and a few other select areas of the world, is uniquely situated to produce large amounts of fine wine. A miracle one might even say. However, that miracle took a long time to create and it was not without its share of purgatorial tribulations.

Still, as one observes today on the social media platforms, one might think it to be one giant movable feast. The young generation who?ve inherited it from this point surely make it out to be a well-tanned cake walk, with the commensurate high-toned tastings in exotic places from Bangkok to Miami. Along with that, the four and five star stays at hotels in fascinating spots like Dubai and Singapore, poolside moments notwithstanding, as well as sumptuous dining experiences at all hours of the day and night. One might think the essence of Italian wine was just one long glamorous ride on a magic red carpet, like something out of One Thousand and One Nights. Were that it was as simple as that.


It's like watching someone drive up to the valet in Houston or Los Angeles in a Ferrari or a Lamborghini and imagine that is the epitome of the Italian car tableau, the end all and the be all of it. And for those in the pits, they know that ain?t so. So it is, as well, in the Italian wine landscape. There?s a  hell of a lot more blood sweat and tears than foie gras and Franciacorta. In the field, a Defender is a work vehicle, not a totem for status. And a filone and a carafe of the new wine is more likely to feed the body, like a deconstructed savory cannolo and a quartino of orange wine is employed to feed the ego in some far-flung destination touted on TikTok.

The actuality is that it took a long time and a lot of hungry souls to get Italian wine to the place it is today, and even though it is a small world, it has taken, and will continue to take an army of committed individuals to keep the continuation propelling into the future. Which means some of the children on the beaches of Phuket and the Maldives might have to come back home and get a little more dirt under their nails. Why?


Let?s just say AI. Or in wine terms, China. Just as we?ve seen in fashion and vehicles, the competition to create a dominant bedrock for a market is not a static thing. The urge to be better, to be number one, is a human craving, not the sole possession of any one culture - not the French, not the Italians, not the Americans. The whole world is plugged in now, and they want their shot at the brass ring. We?ve already seen it in technology, and with the effects of global climate change, the conditions that make Italy (or France) so unique for wine production can, sooner or later, exist elsewhere. And the loom on which that future lore will be woven is more easily achieved in that kind of future in which we are heading.

A friend of mine frequently reminds me the Rome fell because they essentially ran out of money. The economy stupid. Well, it doesn?t take a genius to look at Western countries, like Italy, and their enormous debt linked with the unequal distribution of wealth, to know that those Cartier and Botox bedecked princesses lying on tanning mats in Abu Dhabi while sipping on Bollinger RD is not a recipe for sustainability of supremacy. But hey, don?t take it from a plebe. Just wait and see, because the fire-storm is coming. Get your fiddles ready.

Time and chance are unlimited to all. It's a small world, and it?s getting smaller.

 

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[12/31/2023, 19:36] Walking on Frozen Water
?When life is sweet, say thank you and celebrate. When life is bitter, say thank you and grow.? ? Shauna Niequist

Often, I sit down at the desk here and just start typing, as I am doing now. And then the words appear, maybe making sense, and sometimes not so much. After eighteen years doing this, at least once a week, often more, I?m resigned to seeing where it takes me, and you, if you?re still with me.

About 85% of you will not make it to this sentence and new paragraph. So, it goes. We want it in small bites, and we want the punch, the energy and the electricity right from the get-go. No time to waste.

Knowing more acutely about that aspect of time at this point in life, I empathize. There is precious little to waste.


What will 2024 bring on the wine trail in Italy? I have no idea. I know there will be some early physical challenges to be overcome next year. That kind of goes with the territory of the elders. Does my voice have any bearing in the world of Italian wine? At this point, if I haven?t already done and said what I was going to do and say, I?d hope that whatever aftertaste I leave in the mind of the reader will be a light one. Soft and trailing off into the sunset, a dessert wine, a Moscato passito from Sicily perhaps. That would be fine with me.

I was looking at one the other day in the wine shop that I go to ? it was from Pantelleria, an island I spent time on and loved dearly. Great memories, even if some of them were profoundly sad, made that way by grief and loss. But the sweetness of the wine, as I remember, offered solace. So, perhaps, in 2024, maybe my voice can assuage that around me, and that which occasionally pulls up to these pages. It is a hope of mine. Dare I say it is one of my resolutions for the new year? I would if I did such things. In any event, it?s on the punch list.


One of the things I want to focus on, with regards to wine and writing about it, is not so much how it tastes and what a great time I?m having with whatever magnificent bottle is in front of me. Rather, how it embeds itself into the greater picture of life, and a life that is looking more for peace and tranquility than one mired in chaos and upheaval. Girding our loins for this new year, there will be plenty of that from the souls who feed on such impulses. Feeling more alive among disruption seems to be a dominant dystopian trope in these times. But at this point in my life, I?ve seen as bad, maybe even worse, in previous eras. We will either get through it ? or we won?t. It?s, more or less, out of our hands.

One of the things I want to grapple more with in 2024 is the level of seriousness we seem to take ourselves when we are in present moment situations. I know that when I was working full time, that work took up a lot of mental and psychic energy, not to mention the physicality that went along with it during some of those times. I was all in, which wasn?t such a bad thing. But now I look at folks who are all in, and I wonder if that is really why we are here. Of course, I could turn that right back at me and ask myself if where I am now, my ?all in-ness? is any less ludicrous than those who are in the work place and earning their way. There is this future me, somewhere 5-10-15 years from now, looking back and wondering why I am doing what I am doing now. Could I be engaged otherwise? Should I be volunteering? Should I read more? Should I finally get my photographic archives sorted out, so that sometime after I am long gone, there might be a story about a time, with images galore, that could help clarify this time and why it turned out the way it did? Am I walking on frozen water, not knowing if the surface will hold the weight? Does that matter?

Ukraine, July 26: The body of a Russian soldier in the Zaporizhzhia
region, where Ukraine was waging a counteroffensive. @tylerhicksphoto

The departed soldier in the photo above (getting my vote for photo of the year), in a way, tells the story of all of us these past few years. We?ve been plowed under by the weight of events that have passed over us. How we decide to persevere and pivot under such overwhelming odds is up to each and every one of us, individually. For better or worse, I?ve inherited a survival mechanism that has taken me thus far. I imagine it taking me further, or so my future me tells me. What I plan to do between now and then is what is left of my journey on this pretty little orb.

Happy New Year to all y?all. See you in 2024. Warm wishes and marshmallow kisses!

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[12/24/2023, 17:52] We?ve Come So Far, So Good

Looking back over the past year, if I were to assess it as a grape-into-wine harvest, I might say this:

We started with a late but mild spring. Rainfall was average, with little to no hail or tornadoes. Once summer arrived, in June, the heat went up and stayed there for months. And months. And months. For humans, as well as grapes, it made for a difficult growing season, as there was no recovery available during the night. Often temperatures never went below 90?F, even at midnight! It was a brutal summer, the second in a row.

Still not as brutal as the summer of 1980 or even 2011. In 1980, it was just plain hot for hundreds of days, temperatures over 100?F the whole time. And 2011 also had extreme drought. Thousands of cows died from lack of water and relief. So, 2023 wasn?t as bad as it could have been.

And if a wine were to come from a harvest like that?


Grapes are like humans in many ways. We?ve traveled together for thousands of years. Our has been a mutual journey through time and space. If I were a grape, I doubt this year I would have been made into that good of a wine. But seeing as I?m a human, it struck me a little differently. It felt like I was being taken down a peg or two from more youthful times.

Time, the ultimate leveler. As I perused the pages the NY Times 2023 obits, there were skads and skads of folks who figured so prominently in our lives the past several generations. People like Henry Kissinger and Silvio Berlusconi. Powerful men, womanizers, aggressive behaviors. And others like Tony Bennett and Tina Turner, who embellished our lives for the better with their artistry. All of them steeped into their lives fully. All of them with one common denominator now ? the ride is over.

I know that might sound a bit morose, but actually, for me, it is illuminating. What we get ourselves into, in this life, which occupies so much of our time and attention, and our love (or our antipathy) make up a lot of what we call our life.


I remember a friend?s father, who was a hopeless alcoholic, and when he was three sheets to the wind, he?d often sing this little ditty:

?Happiness, happiness, everybody?s looking for happiness. ?Round and ?round they all do chase, everybody looking in a different place.?

How true those words are, even though coming from him it sounded a bit more tragic. Still, we can learn from almost anything, with an open spirit. And 50 years later, I see all this running around, all these people shouting and screaming and bleeding and crying and dying and laughing and it?s astounding we, as a species, have accomplished as much as we have, especially in the last 70 or so years. I?m both bewildered and amazed at the quantity of human expression on earth. And I?m just an erstwhile wine guy who aspires to be more photographically proficient before his time runs out.

Oh, wine. Yes. I zagged.

This week I heard a thud and a crash and went outside to see if a branch fell on the roof. I saw nothing. A few days later I walked into my wine closet and saw what it had been. A fairly old bottle of (Texas) Port wine had leapt from the shelf and committed oenocide. I got me to wondering if other bottles in there had shared similar dispositions. After all, in the way I arrange the bottles, that wouldn?t be terribly difficult to conjure. I went down a rabbit hole, imagining what a wine must feel like when they know they?ve come a long way in time and they are still lying there, in the dark, in the (sometimes) cold and with very little to stimulate them (thankfully) or motivate them (as if?) towards a timelier conclusion to their existence. Like I said, a rabbit hole. Anyways, I have to think a bit more about this, as there might be a post in there, somehow. Next year.


One of my young friends, my Sicilian waif, of sorts, was grilling me on my future. ?Oh, next year, are you going to write more?? he asked. To which I responded, ?I?m running out of things to write about, and doing one post a week is more than enough,? I pleaded. ?Oh, nonsense, you have reams and reams of stories in you, get off it!?

In a way, that was a pleasant prod. In fact, even though blogs, and wine blogs especially, have long passed their use-by date, it seems enough people are coming here monthly, so many that I am surprised why they are still coming? Didn?t I peak ten years ago? It seemed like it to me. But what do I know, I am water in the river. Not the River. There is something greater sending me wherever I am going. And in the spirit of the season, thank you for taking this little trip with me these past 18 years. Yes, in a few days, On the Wine Trail in Italy will be 18. Old enough to vote. But not old enough to vote myself off the island, like my little Texas Port friend did earlier this week.

So, stay tuned. Open up some older bottles ? they?re ready to go. And crack open a panettone and some Moscato too.  Merry Christmas and Happy Festivus. So far, so good!


 

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[12/17/2023, 15:13] What do you call home?

Having migrated to Texas from California 45 years ago now, I have been occupied with two things: the next chapter and the meaning of home.

Years ago, I read a book, Gods, Men and Wine. Somewhere in it there was a passage about how humans and grapes traveled together through time and history. Making home where they landed and hopefully thrived. Italy was surely a good move, for both grapes and humankind.

I?ve wondered if 45 years has been enough for me in Texas. And I?ve gone to other places to research uprooting and transplanting myself. It?s getting late for these old vines, to be sure, but what if? I grew up in California and spent my early years and most of my youth there. I loved it. But that was then, and the California of my youth no longer exists.  To quote Yogi. ?Nobody ever goes there anymore ? it's too crowded.? It?s also too expensive now.


Can I ever have called New York City home? Well, I tried living there, but I didn?t take root. Put myself back into the Southwest, where I have spent most of my life. Much better for that. But we all have to try things, don?t we? It doesn?t mean we will thrive or be our best selves (or best wines). But try we must.

I have narrowed it down to the Southwest, which is not that small of a target. But it is something. Still, I?m already there, so, where else in the SW is going to be a better fit, if at all?

I had this rose bush, for 20 years on the east side of my yard. And for 20 years it sat there and did nothing. Nary a flower in 20 years, and scrawny growth. Sad. And then, during the pandemic, I moved it over to the west side of the yard. Bingo! It grew and grew and produced flower after flower. Maybe 50 feet difference? But all the difference in the world. You never know, how near or far it will need to be until you take the steps.

Grapes and where they call home. Can a Sangiovese grape call Bordeaux home? Can Viognier call Sicily home? Well, if they moved there and spent some time there, I reckon eventually any grape can call anywhere home, as long is it survives there. 50 feet or 4 million. Not an exact science, this search for home.

The song God Bless America has the line, ?God bless America, my home sweet home.? When I heard that recently it was as if a light went off inside. Not to get all mushy and pseudo-patriotic, but was that what my Italian grandparents were looking for when they came here, for America as home? It sure felt like it.

Maybe instead of looking somewhere on a pinpoint on a map, this place, home, is bigger and more amorphous than one specific place? Is it something inside now?


A friend was talking to me as I was ruminating over this subject, especially the moving part. I mentioned I needed to find a safe harbor if all hell broke loose in 2024. His comment was ?If all hell breaks loose in 2024, there will be no place to run, no place to hide.? He is right, for better or worse. We?re all in this together, whether we want to be or not. That is what America is right now. It may not feel like we?re very together. But when you pull back the focus a couple of thousand miles and look at it from the space station, that?s pretty much the essence of it.

Your roots are in, you are where you are. Grow the best grapes you can and make the best wine from them. And fear not.

  • Oh, and would you like an Italian wine recommendation? Sure, why not?


I picked up this bottle at my local Italian wine and food store for $14.99. Casale del Giglio Bellone from Lazio. A 2021 vintage, I was making chicken cutlets Milanese and needed a dry, crisp white.

Ian D?Agata has three pages about the grape, Bellone, in his landmark tome, Native Wine Grapes of Italy. I recommend you search out his notes, as they are detailed and profuse. Tasting the wine, I had the sensation of time travel, and was transported to a loggia in Frascati where I most likely enjoyed a wine with this grape in it 30 or more years ago with my bride.

In the present moment, the wine was perfect. It was crisp and dry and with not off flavors, no oxidation, which I have come to expect almost instinctively from Italian white wines, a remnant of past inculcation. These days, winemaking and science have advanced, so the wines are cleaner and less furry. It was a fabulous match with the cutlets, and the side dish of steamed spinach agio olio didn?t fight the wine. I actually found myself reaching for the wine after a bite of the spinach to detect any contrapuntal conflict. Nada, niente. A minor victory for food and wine matching.

All this to say, get yourself a bottle of this wine, seek it out. It was a surprising find.

 

 

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[12/10/2023, 22:05] Where in Heaven's Name?

This past week I?ve been racking up miles across the great Southwest looking for the future. The journey has taken me to Santa Fe, New Mexico, a place I hadn?t been to in more than 25 years. It used to be a place I went to often, for work and for play. I even went there once for a honeymoon. So, there are plenty of good memories in that place.

This time, while on other business I managed to go to a few wine shops and restaurants. I was happily surprised to see Italian wine thriving there. Mind you, you could fit Santa Fe into one of the new developments in Dallas or Houston. But the place attracts artists, intellectual and the very well healed. Some of the folks in Santa Fe have another home in Tuscany, from the conversations I was privy to. The Italian connection is alive and well.

And the wines are exciting. In one local spot near the square, Pasqual?s. one can get a very respectable white from Etna (Tenuta delle Terre Nere) or an equally honest Nebbiolo (Vajra) from Piedmont, by the glass, under $20.

Out in the tony Las Campanas neighborhood, Arroyo Vino is a wine shop with a restaurant attached to it. From the wine shop side, one can source many a wonderful Italian red and white, both from the traditional producers as well as the crunchy granola camp. A short walk to the caf? and voila, many a great evening awaits.

Further up the highway, at Pueblo of Pojoaque, I stopped into a little Mexican place, El Parasol, to lunch with the locals for some good, solid Mexican food. Afterwards, I walked it off and strolled over to Kokoman Fine Wines and Liquor, where I discovered a treasure trove of Italian reds with enough age on them to be more interesting than when they were first released. I spotted a covey of  Nino Negri wines, a Sfursat Di Valtellina. 2012, for under $50, a steal, and an accompanying 2013 Nino Negri Cinque Stelle Sfursat di Valtellina for under $70, also a bargain. Matched with a nice oxtail stew with polenta, on a cold high-desert night in December, both those wines were made for the moment. Great stuff, and Santa Fe has it in droves.

With friend and colleague Eugenio Spinozzi in 1995

You might be out in the middle of nowhere, in a little caf? in Eldorado, and a radiant little piece of Italy and Italian wine will welcome you. It was wonderful to see and to taste as well.

In Texas, Italian wine has become successful. But it also has been fetishized at some of the bright and shiny spots in the larger cities. You can see it on Instagram, with the  sparkle ponies showing off their bottles of Monfortino or Gaja, Sassicaia or Solaia. But here in New Mexico it has undergone a more earthbound display, where wines are accessible not just to the 1%ers or the influencers. Not that one couldn?t find that in New Mexico. It just isn?t the default here.

My soul and my heart in New Mexico underwent a bit of an overhaul, hopefully for the better. Back in Texas, the politicians and the angry not-so-young men are battling over their personal Gaza?s. Enough already, it?s Hanukkah, Kwanzaa and Christmas time. Time to stop bickering and find a way to make peace.

Meanwhile, in New Mexico, the quest continues, the search for Eldorado. At least I won?t have to look far to find Italian wines I know and love. Thank Heavens for Santa Fe.

 

 

? written and photographed by Alfonso Cevola limited rights reserved On the Wine Trail in Italy
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[12/06/2023, 19:54] Citt? Europea del Vino 2024 ? Alto Piemonte e Gran Monferrato

Il prestigioso riconoscimento conferito per L’Alto Piemonte e il Gran Monferrato come Citt? Europea del Vino 2024 ? motivo di grande orgoglio e soddisfazione. Consegnato a Bruxelles dalla rete RECEVIN (Rete Europea delle Citt? del Vino), questo titolo di eccellenza evidenzia la straordinaria qualit? delle aziende produttrici di questi territori, sottolineando il ruolo di protagonista che l’Italia gioca nel panorama vitivinicolo europeo.

La corona di alloro, simbolo di prestigio e raffinatezza, sar? portata per l’intero anno da venti citt? piemontesi, che collaboreranno sotto un’unica sigla per offrire un programma condiviso di eventi straordinari. Le provincie di Alessandria, Biella, Novara, VCO e Vercelli si uniranno per accogliere eventi, meeting, convegni e degustazioni nei Comuni di Acqui Terme, Barengo, Boca, Bogogno, Borgomanero, Briona, Brusnengo, Casale Monferrato, Fara Novarese, Gattinara, Ghemme, Grignasco, Maggiora, Mezzomerico, Ovada, Romagnano Sesia, Sizzano, Suno, Vigliano Biellese e Villa del Bosco.

In Foto un bellissimo scorcio del Comune di Mezzomerico (NO)?

Il dossier Alto Piemonte Gran Monferrato ha trionfato grazie al suo coinvolgimento esteso, abbracciando vasti territori e numerosi Comuni Citt? del Vino. La programmazione straordinaria legata all’evento ha giocato un ruolo cruciale nel differenziarsi dalla concorrenza, evidenziando la capacit? di offrire un’esperienza unica e coinvolgente.

Le tavole rotonde, le degustazioni, i convegni e le tematiche di carattere generale, incentrati sulle politiche comunitarie sulla vitivinicoltura, il mercato, il rapporto tra vino e salute, l’educazione al consumo consapevole e l’identit? dei territori, costituiranno il cuore pulsante di questo straordinario programma di eventi. Un continuo passaggio di testimone da una citt? all’altra durante l’intero anno promette di attrarre un vasto pubblico, composto da turisti, curiosi e professionisti del settore, contribuendo cos? a consolidare la reputazione di queste citt? come eccellenze nel mondo del vino.

Altres?, la scelta del disegno rappresentativo dell’Associazione per il 2024, realizzato dal talentuoso studente Emanuele Franchi dell’Istituto Enaip di Novara, ? un ulteriore motivo di celebrazione. Il vigneto che si tinge dei colori dell’arcobaleno, simbolo di pace e non violenza, rappresenta il desiderio collettivo di vivere in un territorio rigoglioso e sicuro.

La Professoressa Marika Leonardi, artefice della partecipazione dell’Istituto Enaip al concorso, esprime la sua felicit? per la vittoria, sottolineando il notevole impegno dimostrato dagli alunni nel rispondere allo spirito del bando. Quest’anno, con il tema della Pace, ? stata offerta ai ragazzi un’opportunit? di riflessione, integrando il loro ingegno artistico con le esperienze legate al mondo del vino, unendo creativit? e consapevolezza in un contesto educativo stimolante.

Viaggiatore Gourmet assumer? un ruolo proattivo in qualit? di Media Partner, con l’obiettivo di raccontare (VG-Live) e promuovere il calendario delle numerose iniziative programmate nell’ambito dei diversi comuni per l’intero anno 2024.

Stay tuned!

Citt? Europea del Vino 2024 – Alto Piemonte e Gran Monferrato.

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[12/05/2023, 10:30] Stua Noa Fine Dining & Bolle Restaurant ? Serata 4 Mani ? Hotel Concordia ? Livigno (SO)

Siamo tornati nell’affascinante Hotel Concordia, situato a Livigno, un luogo incantevole immerso tra le montagne della Valtellina. La nostra esperienza culinaria ? stata un’eccitante cena presso il prestigioso ristorante fine-dining dell’hotel, lo Stua Noa. La serata ? stata resa ancora pi? memorabile grazie alla collaborazione tra lo chef Resident Andrea Fugnanesi e Marco Stagi, rinomato per la sua maestria al ristorante “Bolle” di Lallio (BG), una stella Michelin e prossimamente (Marzo 2024) impegnato nella sua nuova avventura da Chef/Patron presso Metodo Ristorante a Marne (BG).

E in questa eccezionale serata gastronomica, ? stato presentato un menu straordinario dal titolo “Zero?Waste!“. Un percorso culinario che ha saputo valorizzare per rispettare il tema della sostenibilit?, seguendo il principio “Zero Waste”. Ogni portata ? stata concepita per ridurre al minimo gli sprechi, utilizzando ingredienti in modo creativo e consapevole.

La Squadra

Hotel Manager:?Daniel Giacomelli

In Cucina

Capocuoco:? Andrea Fugnanesi

Sottocuoco:? Gabriele Bianchi

Capo Partita Antipasti:?Federica Postorino

Capo Partita Primi:?Domenico Cassanelli?e?Lorenzo Marcelli

Capo Partita Secondi:?Yuri Meo

Pastry Chef:?Federica Bagnarelli

Nella sala

Maestro:? Mattia Rossetto

Vice Maestro:? Ergest Mecaj

Prima della cena, siamo andati nella nostra camera d’hotel, che ? in pratica un rifugio di comfort e stile. L’hotel stesso ? un gioiello, con stanze accoglienti che offrono un mix di design moderno e dettagli ispirati alle montagne. Dalla nostra stanza, possiamo godere di una vista mozzafiato sulla valle circostante, e c’? persino la possibilit? di rilassarci con servizi extra come sauna e idromassaggio. ? davvero il posto perfetto per staccare la spina e goderci un po’ di relax.

La Suite di VG.

Dettagli

Un piccolo benvenuto ci ha accolto nella stanza….

La nuovissima Fashion & Food Suite dell?Hotel Concordia, situata al terzo piano mansardato, regala una spettacolare vista sulla valle di Livigno. Con i suoi 60 metri quadri, ? l’ideale per una vacanza romantica, offrendo una sauna ad infrarossi, una vasca idromassaggio con vista sulle Alpi e un’atmosfera Fine Dining con tavolo da pranzo e una cantinetta climatizzata per i vini, con una selezione delle migliori etichette valtellinesi.

Il Concordia Lounge Bar, lungo il corso principale di Livigno, ? la tappa obbligata per coloro che cercano aperitivi alla moda.

Aperitivo. MI-TO.

Il menu Zero Waste ha offerto un’esperienza culinaria innovativa e consapevole, dimostrando come sia possibile creare piatti deliziosi riducendo al minimo gli sprechi alimentari. ? stata un’opportunit? unica per gustare piatti creativi, preparati con ingredienti freschi e di stagione, in un men? speciale a 4 mani esclusivamente per la serata.

In accompagnamento ai piatti delle serata, i vini sono dell’Azienda Vinicola Pietro Nera, rinomata per la sua tradizione secolare nella produzione di vini di alta qualit?, radicata nella regione delle Alpi Retiche. Con un impegno costante verso l’eccellenza, l’azienda coltiva variet? autoctone e internazionali, creando vini distintivi che riflettono il carattere unico del territorio montano. Grazie a metodi di vinificazione attenti e all’utilizzo di moderne tecnologie, Pietro Nera offre una gamma diversificata di vini apprezzati sia a livello locale che internazionale.

Abbiamo assaporato l’ospitalit? nell’antica Stube in legno, lasciandoci avvolgere da un’atmosfera intima e riservata.? Solo 5 tavoli per un’esperienza davvero speciale.

Ed ecco i due chef protagonisti della serata:?

Sulla destra, Andrea Fugnanesi, nato nel 1995, si distingue per la sua cucina “essenziale” e il profondo rispetto per il prodotto. Dopo aver partecipato a Top Chef Italia, la sua fama cresce, portandolo a lavorare in rinomati hotel valtellinesi come il Grand Hotel Bagni Nuovi e il Grand Hotel della Posta. Ora, al STUA NOA Fine Dining di Livigno, continua la sua ricerca di materie prime di alta qualit?, mescolando tradizione e innovazione per creare esperienze culinarie uniche e indimenticabili.

Sulla sinistra invece, Marco Stagi, prossimamente a Metodo Ristorante si distingue per la sua cucina innovativa e distintiva. La sua filosofia culinaria si concentra sull’essenzialit? e sulla precisione, con piatti caratterizzati da una sintesi geometrica di sapori. Stagi mira a offrire un’esperienza gastronomica unica, dove ogni piatto ? studiato per essere privo di fronzoli eccessivi, privilegiando la semplicit? e l’autenticit? degli ingredienti.

Iniziamo subito con alcune entr?e di benvenuto…

Cotenna soffiata, polvere di prugna fermentata e melissa di Andrea Fugnanesi
Tartelletta Broccolo Romanesco e Maggengo erborinato di Marco Stagi

In accompagnamento, il Caven Brut Metodo Classico 2020 della cantina Pietro Nera che ? un’elegante espressione di bollicine italiane, caratterizzato da un perlage fine e persistente, con note fresche di frutta e una piacevole mineralit?, che lo rendono perfetto per celebrare momenti speciali.

In accompagnamento 4 tipi di pane: pane sfogliato al burro che offre strati sottili e ricchi di burro, mentre il pane al 80% di idratazione ? leggero e soffice. poi il pane con lievito madre che ha un sapore profondo e aromatico, mentre quello con farina tipo 1 ha una mollica rustica e nutriente.

In accompagnamento agli antipasti, il Rezio Bianco IGT Alpi Retiche 2020 dell’azienda agricola Pietro Nera ? un vino bianco caratterizzato da un profilo fresco e fruttato, con note di agrumi e fiori bianchi che si sposano armoniosamente. Proveniente dalle Alpi Retiche, questo vino incarna l’autenticit? e la purezza del territorio montano.

Lattuga ai carboni, caramello di pomodoro e salsa ORO (Marco Stagi)

HANGER Diaframma con due consistenze di porcini (Andrea Fugnanesi)

L’ HANGER Diaframma con due consistenze di porcini ? un piatto che si distingue per la sua presentazione accattivante e il suo sapore ricco e complesso. La carne di diaframma ? preparata con due diverse consistenze di porcini, creando un contrasto interessante tra la tenera carne e la texture cremosa dei funghi. Con un equilibrio di sapori terrosi e aromatici, questo piatto promette un’esperienza gustativa memorabile.

Passiamo ai primi, partendo da Pasta al forno, ?Ricordi e tradizioni? di Marco Stagi

ZERO WASTE Risotto siero di latte, polline e fegatini (Andrea Fugnanesi)

Il risotto siero di latte, polline e fegatini incarna la creativit? culinaria sostenibile, valorizzando ingredienti spesso sottovalutati come il siero di latte e i fegatini. Il polline aggiunge freschezza e aromi complessi, mentre i fegatini conferiscono una consistenza cremosa e un sapore intenso al piatto. Questa combinazione innovativa trasforma gli ingredienti “scartati” in un’esperienza gastronomica sorprendente e appagante.

In accoumpagnamento, un Al Carmine Inferno Valtellina Superiore DOCG 2016,?un vino dal profilo elegante e raffinato, che porta in s? l’anima della prestigiosa regione vitivinicola della Valtellina. Caratterizzato da una splendida tonalit? rubino carico, questo vino offre un bouquet complesso di frutti di bosco maturi, note floreali e spezie delicate. In bocca si rivela pieno e strutturato, con tannini setosi e una fresca acidit? che equilibra perfettamente la sua potenza. Un vino di grande personalit? e carattere, ideale da abbinare a piatti di carne, formaggi stagionati o piatti tradizionali della cucina valtellinese.

E come secondo piatto, “CI METTO IL CUORE” ? un piatto che si distingue per la sua audacia e creativit? culinaria. Il cuore di manzo, tenero e saporito, ? il protagonista, accompagnato da una sorprendente scarola ripiena di pane raffermo che aggiunge una nota di croccantezza e sapore. Il tutto ? completato da una salsa ponzu, dal gusto acidulo e aromatico, che esalta i sapori del piatto con una delicata armonia. Un’esperienza culinaria avvincente e appagante che conquista il palato con un mix di sapori e consistenze.

A chiusura della cena, piccole coccole finali: Madleine ricetta HOF VAN CLEVE (Marco Stagi) e Macaron al cacao con sciroppo allo yuzu (Andrea Fugnanesi)

In abbinamneto ai dessert, ? stato servito un Anomalia Passito IGT Alpi Retiche 2013,?un vino eccezionale che incarna l’anima delle montagne delle Alpi Retiche. Con la sua ricca tonalit? dorata, questo passito offre un bouquet avvolgente di frutta secca, miele e spezie, arricchito da sfumature di agrumi canditi e vaniglia. In bocca ? opulento e vellutato, con una dolcezza equilibrata e un’intensa persistenza aromatica. Perfetto da gustare da solo come meditazione o in abbinamento a dolci e formaggi stagionati, questo vino ? un’esperienza unica da assaporare lentamente e con piacere.

A fine della serata, in un’atmosfera conviviale e festosa, abbiamo fatto un brindisi in cucina insieme agli chef e a tutta la brigata, per celebrare il successo di una giornata di lavoro intensa e condividere momenti di gioia e complicit?. Complimenti a tutti!

Il momento del Gin&Tonic defaticante…

Ancora un grande Grazie!

INFORMAZIONI ? Ristorante Stua Noa Fine Dining

Via Pontiglia, 39, 23041 Livigno (SO ? Valtellina), Italy

Tel.+39 0342 990 108

Mail. info@lungolivigno.com

Sito web.?lungolivigno.com

Orario:?si ricevono tavoli solo su prenotazione (tutte le sere) dalle 19:00 alle 21:00

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[12/03/2023, 14:50] It All Depends on You

Jackson Pollock Salmon
It is so very entertaining observing from the edge of the river. Swimming along are the young fish, all bright and shiny and determined to show the world just what great swimmers they are. And aren?t they beautiful? Along with that, regulated by the river and depending on the fish, they might just be swimming somewhere to save their species, as members of their group have done for countless generations.

Likewise, it is a similar swim, on land with the up-and-coming crop of wine tradesmen and women. They?re all suited up and shimmering in the bright room, say, at a wine tasting. I love to study their movements in the room, who they talk to, what they talk about, which wines they are drawn to, and the people they connect with. We all did it, consciously or otherwise. It?s part of our humanity.

What I?ve been pondering, a lot, lately, is how the present iteration of today?s wine professionals - the movers and the shakers - is girded. And with the news coming out lately that wine, once again, is lumbering, due to economic malaise and several other factors, I can?t help but wonder how they will pull the wine trade out of the nosedive it seems to be finding itself in.

For myself, I had no idea just how severe the present crisis was. And surely some of the doomsayers can?t all be right? But we all love to see things bleed, don?t we? And some of us actually want to read about the rescue being a successful one.

I read this recently by Edith Zimmerman:

Not long ago, when I ordered a caf? au lait in downtown Washington, I was told my lait choices were oat, soy, or almond. ?I?ll take regular whole milk,? I said. ?Sorry, we don?t have that,? the barista replied.

It reminded me when I was taking a walk around my local shopping mall and stopped in at the Italian Emporium. In the cold box were wines that warbled the oat, soy or almond mantra, this time regarding Italian wines. There were orange wines. There was a Sicilian Viognier and a Piedmontese Riesling. There was no Soave, Verdicchio or Gavi to be found. ?Sorry, we don?t have that,? the barista replied.


I?m all for inclusion. I?m befuddled when the basic building blocks, the ones that got us here, are cast aside for the idiosyncratic being presented as the standard-bearers. It took years to bring people over from France and California to Italian wines, and to Italian whites even more of a challenge. A Sicilian Viognier? It?s a bizarre anachrony. No wonder they?re reducing floor and display space in the store. 

I?m saying this because even though I am open to all, what happened to the rest of all? By the way, the Viognier and Riesling, strangers in a strange land, were selling for well over $20. Not your everyday ring-up. Who?s making these choices? Who is teaching the young decision makers how to run a successful business, not just curating a list of one?s favorite off-the-wall wines? What good is this for anyone involved?

Years ago, there was this buyer in a town in Texas who moved around from store to store. One could tell their current interests, at the time, by the set. In one store, they had 90+ Parker wines from Australia that were selling for over $30. In another they hand-picked a slew of Grosses Gew?chs Rieslings from Germany, again, $30 and up, 90 points and up. And the wines sat there. Meanwhile the wine buyer moved on. Eventually that town in Texas became like a cemetery for said wine buyers? current crazes, until the  person left the business and the state. And it took years to move those wines out, many of them suffering from sitting too long under the fluorescent lights of the wine shops. For what?

Look, we all have a learning curve. But many of us had teachers and guides, souls that steered us away from the cliffs of bad decisions. I don?t see those safeguards as clearly today.

I went into a local Italian place that just opened up. Nice decorations, pleasant environment, not too loud or bright. The server handed me the wine list. $12 for a glass of red from Abruzzo, essentially a co-op wine. Twenty years ago, this would have been a $5 pour. Now entry level is $12. Of course, the wine is probably better now than it was twenty years ago. But a savvy buyer could have readily found an even better wine and maybe it would have been seen as a good deal, by folks like me, at $12.


I didn?t drink wine that night. Ok, that was the other end of the spectrum from the ?anything goes? curated selection at the Italian wine and food emporium. But I wonder what folks, who are just looking for a good Margherita pizza and a mellow glass of red, are getting themselves into when they step into some of these places which are governed by that shimmering crop of today?s wine tradesmen and women.

If I were new to Italian wine and I went into either of these places, I don?t know if I would ever become a fan of Italian wine. Seriously. I?m being told what to like by someone who hasn?t learned the basic blocking and tackling of the trade. Or someone looking to make as much profit off me on a glass of wine, to the point that the first ? glass pays for the bottle.

There?s a lot of talk about the crisis in today?s restaurant industry, in regards to attracting servers and workers into the industry. Horrible hours, demanding work, questionable compensation. I think with what I am experiencing with today?s wine buyers (not all, but too many) that the reported restaurant crisis will solve itself. Because folks will just stop coming to places that are not elevating their tastes and needs within their budgets. It?ll be like X (formerly Twitter) and just fade into the past. Peut-?tre?

Of course, many of us will by then disappear. And that will also solve the younger generations annoyance with the elders who have handed them this world.

In a world that is still looking for whole wine, what will they do with all that unsold oat, soy, or almond wine? What are they going to do, follow us into oblivion? Or keep swimming to save the species?

 

 

? written and photographed by Alfonso Cevola limited rights reserved On the Wine Trail in Italy
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[11/26/2023, 20:49] The Right Time to Open That Bottle
The clock of time is a wild child...? - Priyansha Vashi

Lately, as it seems I have a lot more time on my hands, although it is somewhat abbreviated compared to 30 years ago, I often muse upon the logistics of when to open a bottle. During the recent holiday, I wanted to find something red and with a little bit of age on it, maybe 10 years. Along with that, I needed a crisp fresh white wine to complement the foods we were serving along with the preferences of the other folks enjoying the wine with me. Both wines needed to be opened at the right time. In the case of the white wine, that was a little bit easier. But in the case of the red, a 2013 Barolo, I wondered just what I might be getting myself into. No, not anything dramatic. More of a desire to pinpoint the right bottle at the right time kind of thing. And if it didn?t work, well, there are plenty more willing participants in that cold, dark room, where they huddle in peace waiting for their moment to shine.

The white, a German, is a favorite quaff of mine lately. A 2021 Sauvignon Blanc from the Pfalz and the Von Winning. Denoted as ?II? among the different cuvees of SB made by the Weingut, this one is their entry level, which sees no oak. I love this wine. It?s German, it?s white and even though it isn?t a Riesling, it has similar characteristics of one. But it is a bit more tarty, edgy and super clean in the finish. Went very well with the smoked turkey, the mashed potatoes (with lots and lots of butter) and the traditional green bean casserole (albeit a bit more artisanally created). Anyway, it was deelish and perfect.

The Barolo, a single vineyard 'Pernanno' 2013 from Cascina Bongiovanni presented a bit more of a complex challenge. Reviews had pegged this wine as maybe being a little too oaked, and slightly hot in the alcohol profile. I took that into consideration to go along with the smokiness of the turkey. The grapes, grown in Castiglione Falletto, had good enough of a pedigree, for sure. And the 2013 vintage, now ten years old, received a fair share of laudatory acclaim. What better way to find out than to pop a bottle and see where we were at?

Folks write about the strong tannins of Barolo, but for years that sensation has eluded me. I didn?t feel it. Maybe it was growing up on California wine. Or going to En Primeur in Bordeaux for years. Now there were a lot of tannic wines I tasted in Napa and Bordeaux. But Piedmont? Nahhh, I didn?t get that gene.

But this wine was tr?s tannic. I decanted it rather ruggedly, as the picture denotes. We were going to spank this baby and welcome it into the cruel world of the living. The wine did not back down, came out screaming, bawling. But it did calm down, eventually. And in the period of an afternoon and evening, the life of that wine was laid out for all to see and feel.

So often, we labor over when is the right time to pull the cork. I think that humankind wrestles with that issue over many levels. In the case of wine, though, what I have found is that there is an infinitesimal number of times when the conditions are perfect. Conversely, there are rare few times when it isn?t the right time. Sure, we?ve all experienced those moments when the spirit of the wine inside the newly opened bottle of wine had passed years ago. Such is life. And death.

What I have learned, in my dotage, is to not sweat the small stuff. If the wine doesn?t feel right, open another one, chances are very few of us who have wine collections will live to see all of our bottles opened up in our lifetime. So, take that into consideration. And in the meantime, learn to pivot when pivoting is needed, and appreciate and be grateful for the small miracles that open up in front of us every day.

P.S. The Barolo was just fine, it was the right time.

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[11/24/2023, 17:53] La Peca ? Lonigo (VI) ? Famiglia Portinari ? Tappa Ufficiale VG Roadshow 2023

La Peca ? l’oasi gastronomica di Lonigo (VI) che sorprende ad ogni visita. Una tavola raccolta, intima, dove la passione per i sapori autentici e il calore dell’accoglienza sono la firma indelebile della Famiglia Portinari.?

In questo angolo di Lonigo, La Peca ha scelto di portare avanti la tradizione familiare e ci ha aperto, le porte del suo amato ristorante. Con una maestria culinaria che abbraccia le radici del territorio veneto e uno sguardo rivolto all’innovazione, la proposta gastronomica conquista per la sua freschezza e originalit?.

La selezione di materie prime di eccellenza, ricercate con cura e trasformate con maestria in piatti che esplodono di gusto e raffinatezza, continua a deliziare i palati degli ospiti che, come viaggiatori gourmet, ritornano costantemente per lasciarsi sorprendere e apprezzare la magia culinaria di La Peca.

Grazie ai due fratelli Pierluigi e Nicola, e i fedelissimi collaboratori ? stato possibile dare vita a un’esperienza culinaria che va al di l? delle aspettative, facendo de La Peca un luogo iconico, dove l’amore per la cucina si traduce in emozioni tangibili per ogni ospite che varca la soglia di questo ristorante unico nel suo genere.

La squadra

Sala:

Pierluigi Portinari Maitre, Cinzia Boggian Maitre, Matteo Bressan Sommelier, Carolina Balbo Somelier,?Alessandro Portinari Cameriere, Jorgia Stival Cameriere,?Solano Montero Gabriela Cameriera

Cucina:

Nicola Portinari Chef,?Pometti Niccol? Sous Chef,?Gregori Marco Capo Partita Antipasti, Benedetta Bresaola Capo Partita Primi Piatti,?Bandera Gabriele Antipasti,?Bazzo Riccardo Capo Pasticcere,?Gambron Riccardo Primi Piatti,?Filippo Nicente Secondi Piatti,?Ruzzante Brian Primi Piatti

Matteo Bressan – Classe e Stile.

Appena seduti al tavolo, ci viene servito un Cristo di Campobello metodo Classico extra Brut del 2017, ottenuto dalle uve grillo del territorio, che sorprende per la sua freschezza e acidit? grazie al minimo dosaggio zuccherino. I suoi toni netti richiamano la macchia mediterranea, con note di erbe, pesca, agrumi e pera, culminando in un inconfondibile retrogusto ammandorlato. Gli audaci possono attendere la sboccatura del 2022 per apprezzarne la maturit? dopo 50 mesi di affinamento.

Apriamo gli antipasti con un’ Ostrica in zuppetta di ostrica, piatto che si descrive da solo, un’elegante ostrica immersa in una zuppetta avvolgente e intensa, un connubio sublime di sapori marini che cattura il palato con la sua delicatezza e profondit? aromatiche.Viene servito subito un Louis Roederer et Philippe Starck Brut Nature 2012. L’eccelsa collaborazione tra Louis Roederer e Philippe Starck si esprime in questo champagne Brut Nature 2012, un’eccellenza vinicola che unisce maestria e innovazione. Le bollicine sottili e persistenti catturano i sensi, introducendo un bouquet complesso di frutta matura, agrumi e sfumature floreali, arricchito da note tostate e speziate. La sua freschezza vivace si armonizza con una straordinaria profondit?, regalando un’esperienza gustativa raffinata e indimenticabile.

Continuiamo con questa insalata di alalunga in ceviche di mais combina sapori sorprendenti e freschezza marina. L’alalunga, delicato e saporito, si sposa con la freschezza e la dolcezza del mais, creando un contrasto di consistenze e unione di gusti che si mescolano in armonia, regalando un’esperienza leggera e invitante.

Chiudiamo in bellezza gli antipasti con questo Soffice di capuccio, tuorlo marinato, succo e bottarga di faraona. Il?sublime soffice di capuccio, arricchita da un tuorlo marinato, si sposa con l’intensit? del succo e la pregiata bottarga di faraona in un piatto stellato Michelin. La delicatezza del cavolo cappuccio si fonde con la profondit? del tuorlo marinato, mentre il succo e la bottarga di faraona aggiungono strati di gusto complesso e raffinato, creando un’esperienza gastronomica di livello superiore, degna delle stelle Michelin.

Continuiamo poi il nostro pranzo con Lo Champagne Tsarine Ros? Brut che incarna l’eleganza raffinata e l’essenza del lusso. Con un colore rosato brillante e sfumature sottili, le bollicine vivaci danzano in armonia sul palato, introducendo un bouquet aromatico di fragole mature, lamponi e note floreali delicate. La sua complessit? si rivela con sentori di agrumi e spezie sottili, sostenuti da un equilibrio perfetto tra freschezza vibrante e una piacevole cremosit?. Un’esperienza effervescente che si conclude con un finale lungo e appagante, rendendo questo champagne una scelta sofisticata per celebrare momenti indimenticabili.

Matteo Bressan, sommelier, ? un giovane talento del settore, dedicato e appassionato. La sua filosofia si concentra sulla qualit? percepita e sull’esperienza sensoriale del cliente, creando abbinamenti spontanei e appassionanti senza vincoli predefiniti.?

Dopo una breve pausa, rincominciamo col botto! Ecco Gli spaghetti “Fracasso” al tonno e ibisco, un’opera culinaria che incanta i sensi. Preparati con maestria, gli spaghetti, serviti tiepidi, trasportano in un vortice di sapori equilibrati e raffinati. Il tonno, declinato in una nota saporita e delicata, si fonde elegantemente con l’essenza floreale dell’ibisco, creando una sinfonia di gusto unica. L’armonia tra consistenza e profondit? gustativa rende questo piatto una vera delizia per il palato. L’eccellenza e la precisione nella preparazione si riflettono in ogni boccone, offrendo un’esperienza gastronomica indimenticabile e degna di due stelle Michelin.

In accompagnamento viene servito Fiano di Avellino DOCG Riserva erre, Tenuta Sarno 1860, un’eccellenza enologica che incanta i sensi con la sua eleganza e complessit?. Prodotto nelle colline irpine, questo vino si distingue per il suo colore giallo paglierino intenso e per i profumi avvolgenti di fiori bianchi, pesca e note agrumate. In bocca, rivela una straordinaria struttura, equilibrata tra freschezza e morbidezza, con una persistenza che esalta sapori di frutta matura e spezie delicate. La sua maturazione in legno conferisce una profondit? e una rotondit? uniche, esaltando la sua complessit? e donando un finale lungo e appagante. Perfetto per accompagnare piatti di pesce, formaggi stagionati o piatti della tradizione campana, questo vino rappresenta l’eccellenza dell’enologia campana.

Anche il minestrone ? un piatto degno di nota a La Peca. Il minestrone di questo ristorante, infatti, ? un’opera d’arte culinaria che esalta la freschezza e la purezza delle verdure. Ogni ingrediente, cotto separatamente per preservare la propria consistenza e sapore distintivo, si fonde armoniosamente in una sinfonia di gusto. Le verdure, tagliate con precisione, mantengono la loro croccantezza originale, offrendo una sensazione di freschezza in ogni boccone. Il brodo, ricco e profondo, ? un’esplosione di sapori concentrati, mentre l’assemblaggio finale delle verdure rivelano un equilibrio perfetto tra dolcezza, acidit? e amarezza, regalando un’esperienza culinaria straordinaria.?

Gli gnocchi di patate conditi con funghi e fieno rappresentano un’elegante reinterpretazione di un classico comfort food. Gli gnocchi, preparati con cura artigianale, sono soffici e leggeri, avvolgendo il palato con la loro consistenza delicata. I funghi, selezionati con cura, offrono un sapore terroso e avvolgente che si fonde armoniosamente con la dolcezza delle patate. Il tocco distintivo del fieno dona al piatto un profumo erbaceo e avvolgente, regalando una nota campestre unica. La combinazione di questi ingredienti crea un equilibrio tra morbidezza e consistenza, tra sapori intensi e aromi sottili, offrendo un’esperienza gastronomica sorprendente e raffinata, che incanta sia il palato che l’olfatto.

Sempre il preparatissimo Matteo ci serve in accompagnamento un Margaux Cru Class, Ch?teau Kirwan 2019 ? un vino straordinario che incarna l’eleganza e la raffinatezza dei grandi vini di Bordeaux. Questo vino rosso presenta una profonda complessit? aromatica con note di frutti neri, ribes nero e sfumature floreali sottili. In bocca, si distingue per la sua struttura fine e avvolgente, con tannini setosi e una vivace freschezza. Il finale lungo e persistente rivela la maestria della vinificazione, promettendo un invecchiamento eccezionale, e confermando la reputazione di questo Ch?teau come produttore di vini di alta classe.

A seguire, l’anguilla in forno di braci, con shiitake, misticanza di alghe e daikon, offre un connubio sorprendente tra sapori marini e terrosi. La carne succulenta dell’anguilla, cotta con maestria, si sposa perfettamente con la dolcezza e l’umami dei funghi shiitake. La misticanza di alghe, con la sua freschezza salina, arricchisce il piatto con note oceaniche, mentre il daikon, con la sua croccantezza e leggero sapore piccante, aggiunge contrasto e freschezza. Questa combinazione equilibrata e sofisticata di ingredienti offre un’esperienza culinaria multisensoriale, unendo sapori complessi e contrastanti in ogni morso.

E proseguiamo con Cipolla Rossa di Tropea, arachidi e Parmigiano. La dolcezza unica della Cipolla Rossa di Tropea, accoppiata con la croccantezza delle arachidi tostate e la complessit? del Parmigiano, crea un’esplosione di sapori in questa combinazione sorprendente. Le sottili fette di cipolla, dalla consistenza morbida e il gusto delicato, si uniscono alle arachidi croccanti, offrendo un contrasto intrigante tra dolce e salato. Il Parmigiano, con la sua nota salina e lattiginosa, completa il piatto con un tocco di complessit? e cremosit?, donando profondit? e struttura al tutto. Questa fusione di ingredienti, semplice ma raffinata, regala una sinfonia di sapori che si fondono in un’esperienza gastronomica memorabile.

In accompagnamento all aparte dolce del pasto, abbiamo un?Passione Aret?, Bragagnolo Vini Passiti, un nettare rosso che incarna la dedizione e la maestria artigianale.? Questo vino passito si distingue per la sua intensit? aromatica, con note di frutta matura, ciliegia scura e sentori speziati. In bocca, rivela una complessit? avvolgente, con una dolcezza controllata e una persistenza che celebra la raffinatezza del processo di appassimento delle uve.

Apriamo i dessert con Agrumi marmorizzati yuzu e cannella, ?un’esplosione di freschezza e aromi vibranti. Le fette di agrumi, immersi in un mix di succo di yuzu e cannella, creano un equilibrio sorprendente tra dolce e acidit?, arricchito dalla nota speziata della cannella. La combinazione offre un’esperienza gustativa dinamica, con la vivacit? degli agrumi che si fonde con la sottile complessit? della yuzu e l’intensit? calda e avvolgente della cannella.

Terminiamo le portate con Semifreddo al pepe verde, olive caramellate, arancia, carota e zenzero, un’armonia di contrasti sorprendenti. La morbidezza e la freschezza del semifreddo si sposano con la dolcezza delle olive caramellate, creando una sinfonia di sapori. Le note agrumate dell’arancia donano una vivacit? rinfrescante, mentre la carota aggiunge una dolcezza naturale e un tocco croccante. L’elemento sorprendente ? lo zenzero, che aggiunge una nota piccante e terrosa, conferendo al piatto una complessit? e un’esplosione di gusto inaspettati, creando cos? un’esperienza culinaria unica e avvincente.

E per concludere piccole dolcezze: Crostatina di pane, Namelaka alla rosa, fragola bbq e lampone,?Bonbon al cioccolato caramellato, whisky torbato e caff? e?Gelatina ai frutti rossi e carcad?

Prima di andare via, un classico intramontabile: Il Tanqueray Gin Nr Ten. Distintivo per la sua freschezza e complessit?, questa bevanda offre un bouquet di aromi di agrumi freschi, coriandolo e ginepro. La sua base di ginepro ? bilanciata da note leggermente speziate e erbacee, offrendo un gusto fresco e vibrante.

Cucina

In cucina al ristorante due stelle Michelin La Peca, l’arte culinaria si svela attraverso l’impegno instancabile del team guidato dalla famiglia Portinari. Ogni piatto riflette una passione vibrante, in continua evoluzione. La loro cucina, ricca di sfide e di profonde conoscenze, si rivela come un viaggio incantevole che regala risultati sorprendenti. Le tecniche impiegate sono una danza di precisione e chiarezza, creando sapori nitidi che offrono un’esperienza avvolgente e appagante.

Servizio

La squadra di sala guidata da Pierluigi Portinari e Cinzia Boggian trasmette un’ospitalit? delicata e un’accoglienza impeccabile. La dedizione di tutto il personale si manifesta in ogni attimo del servizio, mentre la carta dei vini, curata da Matteo Bressan e Carolina Balbo, vanta etichette importanti, testimoniando la profonda ricerca di eccellenza.

Conclusioni

? un onore per noi raccontarvi un ristorante di fama come La Peca, consolidato da oltre un decennio con due stelle Michelin e spesso accostato all’?lite dei tre stelle. Il menu degustazione proposto per la nostra Tappa Ufficiale del Roadshow of Excellence 2023 Viaggiatore Gourmet,? ci ha regalato un’ esperienza straordinaria e sorprendente. Le portate, ricche di contrasti e intensit?, come gli Spaghetti ?Fracasso? tiepidi al tonno e ibisco o Spaghetti ?Fracasso? tiepidi al tonno e ibisco, hanno espresso una culinaria eccezionale. Un ristorante che assicura un’esperienza coinvolgente e divertente, confermando la straordinariet? di questa destinazione culinaria che vale ben oltre un solo VIAGGIO.

 

Ristorante La Peca

via Giovanelli 2
36045 Lonigo (VI) Italy

Tel: 0444830214 – Email: info@lapeca.it

Sito: www.lapeca.it

Orari di apertura:

Dal marted? al sabato 12:00 ? 14:00 / 19:45 ? 22:00

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[11/20/2023, 16:04] Stua Noa Fine Dining Chef Andrea Fugnanesi ? Livigno (SO) ? Cena 4 Mani con Alessandro Gilmozzi Ristorante El Molin

Siamo tornati all?hotel Concordia di Livigno, elegante albergo situato nel cuore della nota localit? sciistica della Valtellina. L?occasione ? stata una cena nel ristorante fine-dining dell?hotel, lo Stua Noa, realizzata a 4 mani dall?head chef Andrea Fugnanesi e Alessandro Gilmozzi, un altro cuoco di montagna alla guida del ristorante ?Il Molin? di Cavalese che vanta da diversi anni una stella Michelin.

E non a caso il men? della serata, studiato dai due chef per i nostri Viaggiatori Gourmet, era intitolato ?Dall?Alpe alla Tavola?, un percorso volto a valorizzare, attraverso ricette creative o rivisitazioni moderne di piatti pi? tradizionali, le numerose materie prime che le montagne possono offrire, dai frutti della natura –? erbe spontanee e frutti, pesci di acqua dolce,? selvaggina – ai risultati del lavoro dell?uomo ? cereali e loro derivati, mele, prodotti degli allevamenti, latticini e formaggi.

La Squadra

Hotel Manager: Daniel Giacomelli

In Cucina

Head Chef: Andrea Fugnanesi

Sous Chef: Gabriele Bianchi

Capo Partita Antipasti: Federica Postorino

Capo Partita Primi: Domenico Cassanelli e Lorenzo Marcelli

Capo Partita Secondi: Yuri Meo

Pastry Chef: Federica Bagnarelli

In Sala

Ma?tre: Mattia Rossetto

Vice Ma?tre: Ergest Mecaj

In attesa della cena abbiamo preso possesso della nostra stanza in hotel, una delle eleganti e confortevoli camere che gli ospiti possono scegliere tra diverse combinazioni di metratura, disposizione interna e tipologie di servizi addizionali offerti (sauna, idromassaggio, ecc.).

Si tratta di camere contemporanee nell?arredamento e nei comfort disponibili, ma ispirate agli elementi architettonici tipici delle Alpi, con una splendida vista sulla vallata circostante.

Alcuni graditi omaggi ci attendono in camera ?

Fornitissimo angolo bar e caffetteria ?

Il bagno, moderno e luminoso.

Scendiamo al ristorante dove troviamo i tavoli elegantemente apparecchiati per la nostra cena?

?ed un ricco tavolo per gli aperitivi.

Gli chef che hanno studiato il menu della serata e che si alterneranno nella preparazione delle diverse portate previste:

  • Andrea Fugnanesi ? il giovane chef di origini umbre che, dopo diverse esperienze di rilievo sia in Italia che all?estero e la partecipazione al talent televisivo Top Chef, ? alla guida del ristorante ?Stua Nova? fin dalla sua apertura con uno stile di cucina moderno e di ricerca ma nell?assoluto rispetto del territorio.
  • Alessandro Gilmozzi, uno chef di grande esperienza, da anni al timone del ristorante ?Il Molin? di Cavalese e da sempre dedito alla sperimentazione sugli ingredienti alpini, che si esprime con una cucina in equilibrio tra tradizione e innovazione che gli ? valsa il riconoscimento della prestigiosa stella Michelin dal 2007.

Iniziamo la degustazione con alcune piacevolissime entr?e di benvenuto:

  • Macaron di pasta di Alessandro Gilmozzi
  • Mini burger di cervo e ribes fermentato di Andrea Fugnanesi

I vini della serata sono a cura di cura di Mamete Prevostini, cantina profondamente radicata nel panorama vitivinicolo della Valtellina. Fondata alla fine degli anni Venti del ?900, l?azienda coniuga la valorizzazione del territorio e della tradizione con le moderne tecnologie.

In accompagnamento alle entr?e degustiamo l?Opera Alpi Retiche Igt Bianco 2002, un vino bianco prodotto da un uvaggio di Chardonnay, Sauvignon, Pinot Bianco e Incrocio Manzoni coltivati sui pendii del comune di Postalesio in Valtellina. Dal 2001 la cantina dedica l?etichetta all?opera di un?artista locale, iniziativa da cui prende il nome il vino stesso. Di colore giallo paglierino brillante, al naso esprime piacevoli sentori di frutta matura che spaziano dalla mela all?albicocca con un finale minerale. In bocca e? ben equilibrato, fresco e sapido.

Proseguiamo la degustazione con il Monros?, un Nebbiolo, vitigno emblema della Valtellina, vinificato in rosa. Nel bicchiere mostra un colore rosato brillante, con profumi di frutti rossi e intense sfumature minerali. In bocca e? equilibrato e armonioso con un gusto in cui si ritrovano i frutti rossi gi? percepiti al naso.

Dal lago alla brace (Andrea Fugnanesi)

Questo vino rosato ? il perfetto abbinamento, anche per affinit? cromatica, per il primo antipasto, un filetto di salmerino scottato al bbq, accompagnato da un chutney di mela della Valtellina, uova di coregone ed emulsione al prezzemolo, piatto delicato in cui vengono armoniosamente accostati alcuni ingredienti del territorio.

In accompagnamento un fragrante pane sfogliato al burro.

La descrizione del prossimo antipasto.

Olio e montagna (Alessandro Gilmozzi)

Il successivo antipasto, a cura di Alessandro Gilmozzi, si configura come una vera e propria celebrazione della montagna e dei suoi frutti spontanei: una fresca insalata composta da 18 tipi di erbe e 5 variet? di fiori selvatici, valorizzati da un condimento di olio EVO in diverse consistenze. Una passeggiata sensoriale nei prati alpini!

Valtellina Superiore DOCG Grumello ?Vigna Sassina? 2019

In abbinamento ai primi piatti che seguono degustiamo un Grumello, una delle tipologie / sottozone previste dalla denominazione Valtellina Superiore DOCG. Realizzato con 100% di Nebbiolo della locale variet? Chiavennasca, si presenta di colore rosso rubino con riflessi granati e offre profumi di frutta, viola e rose con sentori speziati. In bocca ? corposo ma equilibrato con note di frutta e spezie.

Trout essential (Andrea Fugnanesi)

In questo primo piatto del resident chef Andrea Fugnanesi lo spaghettone della linea Monograno del pastificio trentino Felicetti ? realizzata con semole biologiche monorigine – viene cotto in un fumetto di trota ed infine mantecato con un burro acido; il piatto vien finito con uova di trota affumicate a freddo e polvere di melissa che dona delle fresche note erbacee ed agrumate.

Riso carnaroli alla cenere fermentata alla pigna di cirmolo (Alessandro Gilmozzi)

Il secondo primo, a cura dello chef Gilmozzi, ha per protagonista un riso carnaroli che viene cotto e mantecato come un risotto alla parmigiana. La particolarit? ? data dalla polvere di pigna di cirmolo con cui viene cosparso prima di essere servito: il cirmolo o pino cembro, ? una conifera ad alto fusto molto diffusa sulle Dolomiti; le sue pigne fermentate e quindi essiccate e polverizzate conferiscono al piatto dei profumi legnosi e balsamici che ricordano un camino acceso in una baita di montagna.

Sforzato Albareda 2019

In accompagnamento ai secondi piatti viene servito un vino emblematico della Valtellina, uno Sforzato. Le uve, di Nebbiolo Chiavennasca, attentamente selezionate e vendemmiate a mano nel mese di Ottobre vengono fatte appassire nel fruttaio fino a circa met? gennaio per aumentarne la concentrazione zuccherina. Successivamente si procede alla pigiatura e alla conseguente fermentazione alcolica in vasche di acciaio inox a temperatura controllata per un periodo di circa 20 giorni. Segue la svinatura e l?affinamento del vino per almeno 20 mesi in botti di rovere e per altri 10 mesi in bottiglia prima della messa in commercio. Ne risulta un vino potente ed elegante al tempo stesso, con sentori di frutta matura e note balsamiche, ed un ottimo equilibrio tra finezza e sapidit?.

Pane con farina 1 e farina 0, realizzato con il 100% di lievito madre accompagnato da burro di malga dell?azienda Alpe Livigno.

Il contorno viene cotto sulla brace direttamente al tavolo.

Manzo, nocciole, rosmarino? (Andrea Fugnanesi)

Il filetto di manzo, proveniente dagli allevamenti dell?azienda Alpe di Livigno, viene scottato nel burro di alpeggio, mantenendolo rosato e succulento; il piatto ? completato con un profumato estratto al rosmarino e un fondo di manzo ridotto, con un cipollotto alla brace come contorno.

Latte e betulla (Alessandro Gilmozzi)

Il dessert ? un dolce signature dello chef Gilmozzi, un omaggio alle sue montagne celebrate utilizzando due ingredienti principali: il latte d?alpeggio e la betulla, una pianta molto diffusa nelle foreste e di cui, fin dal Medioevo, venivano utilizzate tutte le parti, dal legno alla corteccia alla linfa alle foglie, e nota per le sue propriet? benefiche e medicinali. Il piatto ? composto da una sfera di mozzarella ripiena di yogurt e un gelato al fiordilatte profumati con foglie di betulla candite e polverizzate. Il finale ideale per un percorso di degustazione dedicato alle Alpi!

Icy corteccia (Alessandro Gilmozzi), una pralina fatta con la corteccia di cirmolo.

Per chiudere un goloso assortimento di petit four:

  • mini krapfen con crema al tiramis?
  • bign? al cacao ripieno di crema al fieno
  • macaron al cioccolato con ganache allo yuzu

In abbinamento ai dessert abbiamo degustato il Passito Vertemate, un vino realizzato con un uvaggio di 60% di Traminer aromatico e 40% di Riesling. Di colore giallo dorato/ambrato intenso, ha un aroma elegante di confettura di albicocca, frutta candita, miele e fiori gialli secchi con una piacevole nota minerale. Sapore equilibrato, morbido e piacevolmente fresco.

Un distillato chiude la cena.

Che GRAN bella serata!

Ed infine un brindisi in cucina con gli chef e tutta la brigata!

Cucina

Nella cucina del giovane chef Andrea Fugnanesi i sapori della tradizione alpina si evolvono con una creativit? gastronomica acquisita grazie a svariate esperienze a livello nazionale ed internazionale, oltre che ad una spiccata propensione per la ricerca e la continua innovazione. Gli ingredienti del territorio, uniti ad originali scelte internazionali, sono accuratamente selezionati e reinterpretati anche attraverso l?utilizzo di innovative tecniche di cottura. La cena realizzata a 4 mani con Alessandro Gilmozzi, chef di grande esperienza e maestro della sperimentazione sugli ingredienti di montagna, ha dato prova concreta del talento di questo chef e della sua capacit? di combinare tradizione e contemporaneit? nel totale rispetto degli ingredienti e del territorio.

Queste caratteristiche si ritrovano anche nel menu stagionale del ristorante nel quale, accanto ad una proposta alla carta, sono presenti tre interessanti percorsi di degustazione, il Concordia Experience (menu a mano libera di 7 portate legate alla fantasia e all?ispirazione dello chef), il Mountain Experience (menu di 6 portate con ingredienti del territorio di Livigno, rivisitati in chiave Fine Dining) e il Mountain Scent (menu vegetariano??composto da 7?portate). L?offerta del ristorante ? completata da una ricca carta dei vini.

Servizio e accoglienza

Nel ristorante si ritrovano le attenzioni e la calda ospitalit? che la famiglia Giacomelli, da anni alla guida dell?hotel Concordia che lo ospita, riserva ai suoi clienti. L?atmosfera intima ed il servizio attento e discreto coordinato dal ma?tre Mattia Rossetto rendono la cena un momento di grande piacevolezza.

Conclusioni

Il nome del ristorante, Stua Noa, nel dialetto livignasco ?stanza nuova?, ? stato scelto dalla propriet? per ricordare il tempo ormai lontano in cui, dopo una giornata di lavoro, le famiglie si riunivano nella stua in legno, l?unico ambiente riscaldato della casa, per consumare il pasto di fine giornata. E questa sensazione di calore e intimit? si ritrova in questa moderna e nuova interpretazione della stua, in cui il pasto viene servito esclusivamente in 5 tavoli, in modo da assicurare un servizio che sia il pi? possibile accurato ed elegante. Questo connubio di elementi tradizionali e spunti innovativi, sia nell?ambiente che nella cucina, fa del Ristorante Stua Noa un luogo di grande interesse nel panorama gastronomico di Livigno e dell?intera Valtellina. ?

?

Ristorante Ristorante Stua Noa ? Hotel Concordia

Via Plan, 114 | 23041 Livigno
Tel: +39 0342 990 100
Mail:
concordia@lungolivigno.com
Sito web:?
www.concordialivigno.com/stua-noa-fine-dining

L'articolo Stua Noa Fine Dining Chef Andrea Fugnanesi – Livigno (SO) – Cena 4 Mani con Alessandro Gilmozzi Ristorante El Molin proviene da ViaggiatoreGourmet alias AltissimoCeto!.

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[11/19/2023, 18:52] Pivoting While Whirling

Recently, longstanding and noted wine bloggers have been declaring. Things like:

?I don?t suppose I have many of you checking this site daily for updates?? - Vinography

?I have in fact been blogging without a break about every two weeks for more than a dozen years now, and I would be less than honest if I didn?t admit to feeling a little stale at it?and (will) take a brief sabbatical from this blog? - Tom's Wine Line

??the blog will end its 16-plus year run on Jan. 15?sadly, I don?t think it?s relevant anymore.? - The Wine Curmudgeon

And while I have noticed the world of blogging in general doesn?t seem to have the oomph it once had in the world (it?s no longer the bright shiny thing in the corner) my take on anyone who might be having an existential moment (we don?t need another crisis) in regards to their relevancy is an optimistic one.

I say this because while I have been blogging for close-on 18 years now, and religious about posting at least once a week in all that time (the hard-head in me) I see wine blogging less as a way to gather more and more readers so I can influence them (those days are long gone) and more as an exercise for my brain. I?m doing a lot of exercise these days, both physical and mental. I see the upside to longevity, as long as it has a healthy component to it. Wine blogging plugs me into a creative outlet that is part of that regimen. And traffic is still pretty good, if only for the fact that after blogging for so many years, a lot of new readers come here because of a search engine and they are looking for content that might still be meaningful. I mean, a review on a 2009 Soave from 2010 might not be so helpful in 2023, but folks who come to On the Wine Trail in Italy learned long ago not to come here for tasting notes.

Why such unbounded idealism? It?s part of my organoleptic fiber. It?s the way I look at things. And I look at a lot of things, being mostly a visual person.


I have been reading a book, Think Again, The Power of Knowing What You Don?t Know, by Adam Grant.  Recommended by a longtime friend and erstwhile college roommate Kevin, we both attended art and creativity classes at Santa Clara University back when the crust of the earth was cooling. We?ve bounced ideas off of each other a lot in the past 50 years, but more so in the post-Covid world we find ourselves in. For one, we have more time to investigate stuff. But we also are still interested in things like art and creativity. Kevin taught the stuff at a university in Minnesota. I entered the world of sales and business, being a single dad and needing to keep a leakproof roof above and the lights on below. It served me well in regards to rejection. I learned to see rejection as an exercise that could strengthen me and my resolve. And now, when I cogitate about the state of blogging, with or without wine, I don?t think about relevance too much. I focus on the work, the words, the exercise and the strength building. If you build it, they will come, right?

To the folks who say it?s over, what then? Because, as I see it, you have to move forward, or you stop living. As Adam Grant writes, one must rethink and unlearn. And after so many years on earth, I find that prospect invigorating, challenging, and exciting as all get out.

What can wine writers write about that will give their readers joy and excitement? For my part, I think the everyday living, with wine as a component of it, and integrating wine into one?s overall life, is the focus I have these days. It doesn?t matter if the wine is $10 or $500, if it?s 30 years old or barely a year. If it?s from Italy or New Mexico. There?s something there that tells a story. And in my view, the story is more a mirror or a reflection, than a score or an apostrophe.

Yeah, the world is whirling about at unimaginable speeds. But in order to keep from getting thrown off, we?re going to need to pivot. And that is what is commanding my attention presently. 


? written and photographed (except the first photo, courtesy of Adobe Creative Cloud) by Alfonso Cevola limited rights reserved On the Wine Trail in Italy
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[11/12/2023, 21:39] The Most Important Wine Harvest of All Time

How many times have you read it? The harvest in process and the ensuing data regarding the weather, the quantity and the quality that inevitably leads to an initial prediction that this year will be the wine of the decade? Wine of the century? Greatest of all time?

Recently I looked back over a slew of articles, going back forty years, and read something similar to that. At the time, I?m sure many of the journalists thought, indeed, that they were reporting an accurate assessment.

What I find curious, though, over time, is that the ?lesser? vintages, the ones not thought to be so great, actually delivered wonderful vinous experiences. That probably indicates that my interaction with the wine might have had less to do with the climatological conditions of past than the present conditions of my perceptual and emotional being.


I?ve written about this a time or two in recent posts. That the experiences, the setting, the people, the food, the personal sense of well-being contributes to the wine at hand and how one appreciates it in the moment.

Which, for me, throws out much of the prognostication about wine. Or at least, the hype.

Look, I?m not drinking as much wine as I once did, when I was actively involved in the wine trade. Oh, and I was also younger, my body was more forgiving. Now the thought of a thirty-year vertical tasting gives me convulsions. Too much of a good thing? Or as we age, does our need for exorbitance dissipate?

I recently saw a photograph of Frank Sinatra and Bono at a legendary steakhouse in my old home town, Palm Springs. Frank was 78 years old and he was puffing on a cigarette. I thought it an odd thing. An elderly man, smoking a cigarette in a bar while waiting on his table. I don?t know why it struck me so. I mean, I enjoy the occasional cigar, key word, being occasional. But as a habitual practice?

Not to equate smoking with wine drinking, although one could make the argument that both have their fair share of toxicity.


I reckon that moderation might be a prerequisite to enjoyment of anything that could become dangerous to one?s health. Skydiving comes to mind. Bungy jumping too.

But wine is supposed to be beneficial. That?s what folks have been telling us for forty years or more. Wine is good for you, they say.

Again, I?m thinking about the quality of the experience more than the actual quality of the wine. A wine that a famous critic gives 98 points versus one that gets only 89.

I?ve written about aged wines lately. But what is in my mind today isn?t about the age of a wine. And it seems it isn?t about the degree of buildup it gets in the press. No, I am diving into different waters here. The Chinese call it the Doctrine of the Mean, or Zhongyong.


It?s a middle ground between the extremes, the water that I am wading into. And I find the subtlety fascinating.

More wines open up to me from more harvests. It feels expansive but not in a materialistic manner. I feel it in art, in music, in cooking, in relationships. Less is more? Not really. It isn?t about less or more. Like I said, for me, it?s a middle ground.

So, when I read those pieces that tout the great vintage of 20_ _, I feel a detachment from those words. Maybe I?ve died. But it doesn?t interest me these days.

For one, they haven?t always rung true. But more to the point, those kinds of parameters just aren?t what I?m looking for in an experience with wine. I?m looking in other corners of the world of wine, and especially with regards to Italian wine, there are many corners. Or, rabbit holes.

All this to say, while my world has gotten smaller, the macro-view has presented me with a whole new universe. It?s a bit quieter, a bit calmer, for my present needs. It?s revelatory. Important? Maybe not so much. After all, the greatest of all time is always changing in our world. Look at the greatest actors, artists, musicians, fighters, warriors, countries, lovers, you name it, from 50, 100, 500 years ago. And look at them now. Things change.

He says, as he jumps, again, into the abyss.

 


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[11/06/2023, 04:21] Remember Me? I'm Your Brother
From the archives: Grappling among the Offshoots ~ Gaglioppo and Nerello Mascalese

I?m the one who played tag with you and listened to you sing and play the piano. I?m the one who fell, more than once, sometimes just to the earth and sometimes out of sight. I?m your brother.

In the vineyards, when the grapes were full, you called from afar to pick the ripe ones for wine. You made pasta and poured red wine and gave shelter for the time. And when the harvest was over you bid adieu, until the next time you were in need. You paid just enough to make it through the winter.

When I was little, you were grown-up. You led. I followed. And I followed you to the edge of the mist and then you disappeared. When I traveled to another land, our only connection was through our veins and our memories.

Years later, when I stumbled and fell, you picked me up and brought me back. When I was healthy you sent me back out again into the fog. It was there I had to survive or die. I wouldn?t take another grafting.

When I finally laid down my roots, in a place where my roots were never meant to take, it was years of day and night, heat and cold, year after year. It would never make for greatness, not like in the places from where we came or where our grandparents came. It wasn?t stellar, but it was steady.

When the little ones around us grew and took to going their own ways, I?d wait under the sun and the moon to hear from you, hoping, wishing we still had a connection. After all, I?m your brother.

As your sign ascended ever higher and higher, and mine had me going deeper and deeper, I wondered how we came from the same parents. You sought light and peace. I sought depth and understanding. Our philosophies diverged ever so much more, greater and greater grew the gulf.

It was as if we were from two different universes. Yours was on the top of the hill, full of attention and drama. Mine was on the corner of a slope somewhere, hoping for a little more light before the sun set. Pushing out a little more of the fruit and the passion.

You probably thought I was still the baby. After all, I came last and who knows if I wasn?t a mistake, an afterthought. But here I was, filling up the ridge with my tendrils, reaching where? I did not know.

Now we are all older, even the offspring. Now the days are shorter. And fewer. And still we?re a million miles from where we started. And a million more from each other. Remember me? I?m your brother.



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[11/03/2023, 10:09] Di Fornovo, fiere, fastidi, e un libro (fondamentale)


Sono partito per Fornovo avendo in testa questo passaggio, tratto dall'opera pi? fondamentale recente sul vino (Epistenologia, cio?).

?Esco dall?ennesima fiera del vino, vivo vitale naturale indipendente nudo critico resistente e corsaro, con consueto disagio e un gran mal di testa. Non sono i solfiti, certo che no, e poi tanti vini che ho amato son qua, gli irregolari e scomposti. Non ? questo, non ti agitare: non ho cambiato gusti rispetto al precedente viaggio. ? piuttosto il chiacchiericcio costante da indulgenze plenarie, tutta quella polvere che l?ambulare continuo da un banco a un altro, da un ?prova questo? a quest?altro solleva, insieme alle solite baggianate sulle annate e le frasi fatte che le accompagnano. Tutto questo mi procura un po? di fastidio, ma sono io, non ? certo colpa del vino. Abbiamo conosciuto dei vecchietti siciliani un po? persi e sperduti per la prima volta evidentemente portati a Milano perch? ora il loro ?prodotto? si vende. Mi piace il loro vino ma non per quel misero assaggio al banchetto, dosi talmente omeopatiche che sembra di essere in quel film di Antonioni dove si gioca a tennis senza pallina; mi ? piaciuto perch? mi piacciono loro, e questo non ? un surrogato rispetto al piacere del vino. Anzi, ormai sono questi gli aspetti del vino che noto: quella frase ?conta solo quel che ? dentro il bicchiere? ? qualcuno ancora lo dice, e con supponenza, come se rivelasse una verit? persino profonda ? non vuol dire nulla. Non c?? nulla solo dentro il bicchiere, perch? quel che ? dentro ? sempre anche fuori. Nemmeno dal rigoroso punto di vista delle ricerche sul percepire: perch? gustare, come ormai sanno tutti, ? multi- e cross-sensoriale.
Poi una volta che esco m?infastidisco anche di me che ho provato fastidio?

Insomma ero malmostoso, preventivamente. Ma poi quell'ultimo passaggio, "mi infastidisco anche di me che ho provato fastidio", per me arriva a proposito, siccome mi ci specchio dentro da un pezzo.


A Fornovo pioveva (ma che notizia ?, del resto)

Fatto sta che ho improvvisato qualcosa per evitare il fastidio. Questa edizione di Fornovo era per me pi? libertaria del solito, non avevo mappe o desideri. Cos? in mezzo ai molti produttori notissimi, con folle di assaggiatori al tavolo, ho scelto sempre i tavoli dove il produttore meno noto, o proprio sconosciuto, era da solo, mezzo triste mezzo assonnato. Ecco, ho fatto una raffica di assaggi cos?. E sono stati quasi tutti assaggi molto interessanti, al punto che pure essendo partito per Fornovo pensando "non mi serve nulla" adesso ho tre o quattro nomi che considero con favore. Forse questa formula destrutturata si rivela ideale, ma comunque Fornovo non ha deluso nemmeno quest'anno.

Sconosciuti a me, sconosciuti al mondo come lo frequento, il mondo digitale, internet, la conoscenza condivisa. Che nel frattempo ? diventata cosa? Pure quella vittima di una forma di enshittification, ovvero: alcune cose cambiano, ma inevitabilmente in peggio. Potrei fare qualcosa in proposito per rimediare, uno di quei post riassuntivi di nomi, aziende, assaggi, schede, punteggi. Ma ci sono due problemi: ho detto che ho scelto in via preventiva produttori depressi e abbandonati, ora che figura ci faccio ad elencarli? Ma soprattutto: siccome non possiamo non dirci perulliani, cio? seguaci della filosofia di tanto autore, che smonta senza scampo chi fa il mestiere del redattore di schede (io, tra l'altro!), come si fa?

Ci? ? fastidioso, no? E ovviamente m?infastidisco anche di me che ho provato fastidio.

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[10/18/2023, 11:58] Due assaggi della domenica e si scopre che


Quando arriva domenica metto da parte qualche assaggio della festa, e riservo a quel giorno bevute che immagino pi? divertenti. Anche se come sempre quando apro una bottiglia di vino non so mai davvero cosa mi aspetta, come la scatola di cioccolatini di Forrest Gump. C'? un'idea di massima, spesso delle aspettative, che finiscono sempre per intralciare l'assaggio, o ti deludono o resti sorpreso, ma appunto non sai mai.

Ecco il Rosso di Montalcino 2022 di Tiezzi: produttore molto stimato per il lungo cursus honorum, per aver fatto cose grandiose col sangiovese a Montalcino su due piccoli vigneti, il Poggio Cerrino e Vigna Soccorso. Dunque mi aspettavo la sangiovesitudine e la montalcinit? (non saprei come dire meglio) in fondo a quel bicchiere. Aspettative molto soddisfatte: il Rosso subito ha un naso truculento di sangue e macelleria, poi si quieta piano verso il mentolato (un naso di erba aromatica, verde, direi) e il frutto. Bocca super salda, tannino davvero squillante, sorso dritto e verticale, come a dire di grande soddisfazione, nel complesso un vino che mi piace perch? non rinuncia al carattere ruvido e nello stesso tempo ? appagante, sul finale risulta confortevole a dispetto delle premesse e del quadro generale. Ma come ci riesce? Beh, ci riesce. Il genere di assaggio che vorrei rifare il giorno dopo.

 

E una retro etichetta non ce la vuoi mettere?


Nel relax del fine pranzo risento il Rum Millionario 15 Reserva Especial, solera, che viene dal Per?. Posso ripetere quel che ho detto l? per l?: non me lo ricordavo cos? buono. Assaggio che supera le aspettative quindi, perch? io guardo spesso al Rum (quello nello stile dolcione, perlomeno) come a una bevuta un po' appesantita dalla zuccherosit?, tant'? che il Rum migliore ? quello che riesce a maneggiare la botta mielosa alternandola ad altro - ma a cosa? Qui c'era in effetti un alcol pulito, l'invecchiamento col metodo solera lo ha asciugato, la bocca era sollecitata ma non stuccata di dolcezza lasciva. Caspita, mi dico da solo, bravo Millionario, bel lavoro. Ancora adesso non so come mai non lo ricordassi cos? bene, serviva proprio il ripasso della lezione.

Ora mi devo studiare qualcosa di nuovo per la prossima domenica, vediamo che mi invento.


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[10/10/2023, 10:05] Brut Tradition Vorin-Jumel. Le basi, proprio

Qualche considerazione dopo l'assaggio del nuovo Champagne Brut Tradition di Voirin-Jumel. Nuovo in quanto c'? stato un piccolo cambiamento nelle percentuali delle uve dell'assemblaggio, ora predomina il pinot nero col 61%, il restante ? chardonnay. Fino a un paio d'anni fa era cinquanta-e-cinquanta. Essendo arrivato fresco fresco, potevo esimermi dall'assaggiare subito, curioso come sono? Non potevo. 

Direttamente dalla mia galleria personale

Quindi ecco: il pinot nero prevale quanto basta, senza strafare, cio? non esagera in potenza ma fa il suo bel lavoro, conferisce una certa fierezza. Lo chardonnay segue a ruota, in secondo piano ma certo non dimesso, col suo corredo di crema pasticcera, insomma un po' di delicatesse che serve a completare il quadro. La retro etichetta ? del genere parecchio esplicativo, ci tiene a dire tra l'altro che la cuv?e in questione ? essenzialmente figlia della vendemmia 2020, e fa bene siccome ? una bellissima annata, col tradizionale saldo di vini di riserva.

Questo ? il genere di Champagne-base che praticamente ogni maison ha nel suo listino, in un certo senso ? il vino che rappresenta lo stile e le capacit? appunto basiche di chi produce. Per me i brut tradition (spesso si chiamano tutti cos?) sono assai significativi, perch? definiscono la champagnitudine (esiste 'sta parola? Boh) in maniera essenziale: eccolo qui, lo Champagne. Un po' come quando metti alla prova lo chef chiedendogli di fare la pasta al burro: vediamo un po' quanto sei bravo. E succede che quello ti stupisce tirando fuori un gran piatto, fatto di semplici materie prime di alto livello, e classe nell'esecuzione.


La retro in tutta la sua dettagliata spiegazione

Ma questo brut tradition, si diceva: bello e godevole, profuma di agrume e pan brioche, in bocca ha la vena salata tipica del genere, con quel dosaggio zuccherino che non ? n? poco n? tanto, ma ? in grado di sedurre le masse. Nuovamente, questa ? la missione delle cuv?e basiche, essere facili senza tradire la verve della tipologia. E farsi bere con volutt?. Il tradition di Voirin non mi delude nemmeno stavolta col piccolo cambiamento nel dosaggio. Ce ne sono tanti come lui, ma questo ? il mio. In quanto scelto da me.

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[07/07/2023, 08:23] Com'? fatto un produttore di vino

Oggi ho mandato un mail ad un vigneron che mi fornisce cose buone. L'indirizzo mail solito ha un autorisponditore, ed ecco la risposta:


Tradotto liberamente: ciao ma ho avuto una bimba, la seconda (la famiglia cresce!) quindi fino ad agosto ho il mio da fare, parlane con mia sorella o col cantiniere (seguono email relativi). 

Ecco, quando si parla, molto, di differenza tra produzione artigianale e produzione industriale, io ci mettere pure questo, come distinguo: il vignaiolo (vignaiola, in questo caso) artigianale ? un umano, al quale capitano felicemente cose umane, quindi regolati di conseguenza, aspetta un attimo, parlane con chi mi sostituisce perch? adesso non posso. Questo, spero sia chiaro, ? alquanto meraviglioso, ? l'essenza dell'avere a che fare con umani, e non con misteriose SpA, o gente che in vigna ci va per sport, se ci va. E again spero sia chiaro, questa enoteca sceglie pervicacemente fornitori della prima specie.

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[06/09/2023, 12:32] Di ritorno da Pantelleria, assaggi e cogitazioni laterali


Pantelleria ? una terra aspra. Distante, ai confini meridionali dell'Europa, spazzata da un vento impietoso che non a caso ? all'origine del suo nome arabo. Terreno vulcanico, ovunque la lava spunta con le sue lame di pietra nera e affilata. Isola senza spiagge, circondata da scogli inaccessibili fatti della stessa lava che scartavetra le estremit? degli umani, i quali pensando di essere al mare cercano un punto dove, chess?, fare un tuffo. Molto meglio fare camminate in mezzo a quella natura, meglio il trekking. Le strade sono spesso strettissime e inerpicate, ricordano le single track road viste in Scozia, quando preghi di non trovare nessuno in direzione opposta, perch? non sapresti dove accostare. Ma cos? hai la scusa buona per percorrere quelle strade molto lentamente, per goderti i paesaggi spettacolari tutto intorno. Nei pochi giorni in cui ho pilotato la vettura noleggiata, ho tenuto praticamente sempre la seconda marcia. La terza quasi mai. La quarta e la quinta sono praticamente inutili. 

Il vigneto pantesco (di Pantelleria, cio?) ? fatto cos?.

Pantelleria ? una terra estrema e difficile, le piante della vite sono alberelli infossati a proteggersi dal vento, e sono un bel disagio da vendemmiare, l? in basso. Questa terra dove l'uomo ha dovuto creare residenze, i dammusi, fatti di mura spessissime a proteggersi dal caldo che diciamo africano per amore dell'iperbole ma qui lo ? davvero, siccome siamo davanti all'Africa, questa terra durissima produce uno dei vini pi? dolci, flessuosi, accoglienti, confortevoli e deliziosi del globo. 

Il Passito di Pantelleria sembra la reazione opposta al suo contesto, quasi a contraddire le premesse. Qui sostanzialmente c'? un'unica uva, il moscato di Alessandria o moscatellone o zibibbo, clone diverso dal piemontese moscato bianco di Canelli. Vinificato come vino secco, senza alcun residuo zuccherino, ha l'aromaticit? gradevole del vitigno con un carattere spiccato e, questo s?, direi territoriale, indomito. Nella versione passita tocca il suo vertice, come dicevo pare un negativo fotografico di quella terra.

La situazione produttiva enologica a Pantelleria non ? dissimile da quella del resto del mondo: esiste un artigianato encomiabile che propone passiti da tuffo al cuore, struggenti e sensazionali. Esiste anche qualche tipo di industria che fa numeri ed ? certamente pi? pittoresca e turistica, diciamo. Nelle loro cantine si trovano pi? facilmente etichette disponibili e milanesi imbruttiti. I vini della prima categoria sono eternamente introvabili, e pure la visita in cantina ? meno agevole ("venite pure ma vino non ce n'?"). Lascio al mio lettore indovinare quello che piace a me. A questo proposito, ecco un paio di assaggi.

Salvatore Murana
Produttore storico, amato, stimato, rispettato. Vini inappuntabili e densi non solo nella struttura della dolcezza, ma anche densi di suggestioni e richiami. Murana ha diverse versioni del suo passito, Martingana imperativo e solenne, Mueggen una pietra miliare, Turb? apparentemente pi? delicato. Gad? ? la versione secca della stessa uva, salino e ampio. Il "Creato" ? raro e prezioso, ora si beve il 1983 (non ? un refuso) perch? affina per decenni, letteralmente. Ho provato a chiedere il suo prezzo, e alla risposta ("costa come un biglietto aereo per Pantelleria") non ho ritenuto di fare altre domande. Certo, che meraviglioso privilegio averlo nel bicchiere, con quel colore brunito e il finale interminabile.

Gli assaggi da Murana.

I vigneti intorno.

Da Murana ? visitabile, tra l'altro, il giardino pantesco: costruzione circolare a proteggere, di solito, una pianta di agrume, che senza il riparo non potrebbe crescere.

La retro etichetta del Creato racconta gi? molto.

Mueggen ha un equilibrio perfetto tra frutta essiccata e note marine.

Salvatore Ferrandes
Ci vuole un po' di fortuna, nel caso di Ferrandes: per trovarlo, anche geograficamente intendo, e trovarlo disponibile perch? gli impegni che ha sono numerosi, il lavoro in vigna per esempio. E comunque ? un altro produttore che, dati i numeri, ha scarsissimo vino disponibile - abbiamo prenotato qualcosa, abbiamo incrociato le dita, ora speriamo. Il suo passito ha una tensione dolce struggente, tiene impegnato l'assaggiatore per mezz'ore col naso infilato nel bicchiere perch? ogni olfazione ? un nuovo riconoscimento, una nuance inedita. In bocca pressoch? infinito. 

La strada per arrivare da Ferrandes ? una cosa cos?.

Assaggio di grande intensit?, definitivamente.

La (micro) cantina di Ferrandes, solo acciaio, niente legno.

L'uva appassita, peraltro buonissima.

E gli altri che non nomino
Nei miei giri per cantine naturalmente ho visitato anche il fashion e il decadente, poi c'? quello che non risponde al telefono e quello che non risponde alla mail, tutti questi non li nomino essenzialmente perch? non ho voglia di grane. Io comunque consiglio, nei preparativi delle visite di cantina, di infilare sempre un produttore che potrei definire industriale, o modaiolo, quello che ha sempre vino e ha la struttura fatta apposta per accogliere l'enoturista: ? un tipo di conoscenza utile, didattica, spesso costoro hanno numerosi meriti, consentono la visione ampia e soprattutto consentono di fare la scelta finale, viste tutte le opzioni.
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[04/01/2023, 09:27] Aspettati l'inaspettato


In questi giorni ho scaricato tra le altre cose il Dolcetto d'Alba 2022 di Francesco Principiano. Produttore di formidabili nebbiolo e Barolo in Monforte, Principiano riesce a stupire pure con cose solo apparentemente piccole, come questo dolcetto.

La denominazione del dolcetto ? vasta e varia: Ovada, Alba, Dogliani, Acqui, Asti, e altre che dimentico perch? sono troppissime. Io sono un fan di Ovada, per molteplici motivi che hanno a che fare col chilometro zero (praticamente Ovada ? entroterra di Genova) e col fatto che l? la mia famiglia aveva vigneti, lo scorso millennio, e io facevo vendemmie e lavori connessi. Senza dire che molti Dolcetto di Ovada sono buoni come il pane - e a questo proposito ultimamente da un ovadese fatto assaggi molto interessanti, ma questo ? un altro discorso, e un altro post.

Il Dolcetto d'Alba di Principiano, dicevo. Si conosce bene, nel nostro giro, la triste storia del dolcetto albese: volentieri espiantato per far posto al nebbiolo che ? pi? figo e, ops, remunerativo, sta diventando raro (quello buono). Anche per questo ho preso al volo l'occasione di aggiungere il dolcetto agli altri rossi del produttore. E adesso scusate, mi faccio i complimenti da solo, ho fatto proprio bene: che meraviglia nel bicchiere. Floreale di violetta come da accademia dell'assaggio, frutti neri fitti, bocca succosissima e viva, tannini e un po' di agrume rosso su quel finale cos? langarolo, ruvido con simpatia. Un po' non te lo aspetti, ma vedi? Bisogna aspettarsi l'inaspettato. 

A voler dare punteggi io direi 87/100, in enoteca circa 11 euro, roba da prenderne a casse, ecco.

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[01/11/2023, 08:54] Intelligenza naturale

Probabilmente sapete gi? cosa sia Chat GPT, la miglior versione di intelligenza artificiale in grado di elaborare testi e semplicemente chattare sulla qualsiasi. Oggi ci siamo intrattenuti in una simpatica conversazione, e il risultato, direi, non ? niente male.

"Il vino naturale ? un tipo di vino che viene prodotto senza l'utilizzo di additivi artificiali o conservanti e con il minimo intervento possibile durante il processo di produzione. La fermentazione avviene generalmente con lieviti presenti naturalmente sull'uva, senza l'aggiunta di lieviti selezionati in laboratorio. Inoltre, tali vini spesso non vengono filtrati o chiarificati prima dell'imbottigliamento".

Con Chat GPT si accede facilmente con l'account Google, per chi non ha voglia di ulteriori login. E con il robot uso modi educati, perch? quando Skynet prender? il potere si ricorder? che sono una personcina a modo, e non mi sterminer?.

 

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[12/10/2022, 09:48] Aprire in caso di panettone


Nel campionato molto stagionale del vino da panettone, questo assaggio recente della Malvasia dolce di Camillo Donati sale agilmente sul podio. Annata 2017, quindi un po' di stratificazione, e dolcezza suadente, mielosa senza stanchezza. La rifermentazione naturale in bottiglia le d? un'effervescenza pimpante, adatta ad abbinarsi al lievitato butirroso di un panettone ricco. Attenzione solo al momento della stappatura, perch? il tappo (metallico) libera una gran quantit? di effervescenza - tenete il bicchiere molto vicino, non si sa mai. E soprattutto, sprecarne anche una goccia sarebbe un vero peccato. In enoteca sta sui venti euro, ed ? arrivato il momento: aprire in caso di panettone, ma provata pure su formaggi appena stagionati, una delizia.

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[12/06/2022, 09:18] Com'? fatto un critico enologico

Se ve la siete persa, questa ? la (necessariamente lunga) descrizione dell'oggetto, ad opera di Fabio Rizzari. Contiene, tra l'altro: 

?Il buon critico ? colui che per prima cosa cerca i pregi in un vino. E poi, nel caso, ? costretto a registrarne i difetti. L?attitudine giusta ? quindi di apertura, per cos? dire di solidariet? pregiudiziale verso l?oggetto della propria valutazione. Una postura fondamentale per qualsiasi critico ? letterario, musicale, cinematografico, d?arte, eccetera -, senza la quale perfino la poesia del sommo Dante pu? risultare incomprensibile o perfino ridicola. Il cattivo critico, all?opposto, ? invece colui che per prima cosa si dispone a cercare il pelo nell?uovo. A sciorinare un elenco di mancanze, vere o presunte, in un certo vino: questo qui ha avuto problemi di malolattica, quest?altro viene da una cattiva presa di legno, quest?altro ancora ha un alcol troppo elevato, e via andare. Credendo cos? di dimostrare, a se stesso e ai suoi lettori, la sua grande competenza. ?A me non la si fa?, ? il sottotesto, nemmeno tanto nascosto. Il cattivo critico ? uno dei problemi maggiori della letteratura di settore?.

Dello stesso autore a me piace ricordare sempre un'altra citazione, che pu? essere utile associata allo stesso discorso, che ?: 

?Il giudizio di gusto espone pi? di altri al ridicolo potenziale, e rivela pi? di altri la nostra fragilit?. Chi accetta di correre questo rischio ha un atteggiamento pi? rilassato e libero, non ostile verso gli altri?.

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[10/20/2022, 10:21] S'adatt Laluce 2013, i suoi annetti se li porta bene


Gli acquisti nella mia enoteca funzionano circa nel seguente modo: se conosco un produttore e ho gi? apprezzato i suoi vini, di solito non ho bisogno di assaggi preliminari. Lo compro e basta. Serve naturalmente una frequentazione lunga, e comunque tra un acquisto e l'altro, che riconferma il fornitore, ci sono fiere e vari eventi utili per risentire che ha combinato nel frattempo il nostro produttore. Comunque sia, certi acquisti sono tecnicamente riordini, li faccio in automatico, diciamo che mi fido.

Giorni fa ? tornato sugli scaffali un produttore della zona del Vulture, cio? Basilicata, del quale ho una buona opinione dovuta appunto al tempo: ? da un po' che lo conosco. Era anche molto tempo che non vendevo quei vini ma l'acquisto l'ho (ri)fatto senza troppi pensieri.

? proprio 2013, s?

Scaricando la mercanzia noto che il rosso base dell'azienda proviene da un'annata risalente, 2013 nientemeno - e la cosa un po' mi sorprende: e come mai mi consegni un vino cos? ?g?e? (Pensavo tra me e me. Che uno potrebbe dire: ma non controlli le annate quando ordini? E io risponderei: ma no, io mi fido. E poi i produttori sono dei creativi, sono degli artisti, lasciali fare).

Faccio l'assaggiatore da quando No? si ? arenato, e ancora non ho trovato un modo per valutare un vino finch? sta dentro una bottiglia chiusa: bisogna necessariamente aprirla e versare il contenuto nel bicchiere. Se qualcuno sa come fare in un altro modo me lo dica una buona volta, che sarebbe anche un risparmio. Quindi insomma non c'era altro sistema, e cos? stamattina apriamo S'adatt Aglianico del Vulture 2013 di Michele Laluce. Sul sito c'? una presentazione serissima con tanto di "scheda di autocertificazione" che dimostra l'italico amore per le formule legalesi e un po' bizantine. Ma vabbe', ? utile: un aglianico in purezza, solo botte d'acciaio, il resto lo vedete. Quindi ors? assaggiamolo.

Quando uno dice "scheda esaustiva"

Colore di buona profondit?, quasi cupo se non fosse per una maggiore trasparenza ai bordi che lo rende pi? luminoso. Classico rubino fitto con tendenza al granata solo lieve, insomma giovanile alla vista, non gli daresti tutti 'sti anni.

Al naso parte pianissimo: come se faticasse ad aprirsi, all'inizio ci sono funghi secchi e terra bagnata. Lascio il bicchiere a prendere aria e dopo cinque minuti comincia la danza, diventa cangiante, assume un tono speziato tipo pepe e poi foglia di tabacco. Resta sottile, direi giocato sull'eleganza.
Peraltro: a mezz'ora dall'apertura diventa ematico, cio? odora di sangue e macelleria che detto cos? pare orribile e invece vi assicuro che ? una mezza figata. E la chiudo qui perch? coi riconoscimenti olfattivi di mezz'ora in mezz'ora cambia, quindi dovrei editare il post per i prossimi giorni e non sta bene.

In bocca invece attacca quasi duro, i tannini ci sono pure se non feroci e menomale, ? alquanto imperioso, come a darsi un tono. Occupa il palato e dura un bel po', in generale il quadro ? quello di un rosso mordace, serio e deciso, gli manca l'allungo ma la verve dell'aglianico c'? tutta, e nuovamente si beve un rosso pronto ma, direi, distante dalla fase in cui lo definiremmo maturo. Curiosamente ha un tono salato, in definitiva esibisce durezze pi? che mollezze, mi fa pensare ad un vino che ha necessariamente bisogno di stare a tavola, assieme a robe succose e succulente, penso alle costine di maiale, al rag?, o a formaggi di media stagionatura dove la dolcezza residua chiama un vino cos?, un po' impetuoso nel suo tono salino.

Considerazioni finali: questo ? l'aglianico e questo ? il Vulture, verrebbe da dire, qui (a volte) si bevono rossi screanzati, ruvidi, contadini nel senso nobile. ? una bevuta piacevole, soprattutto mi interessa vedere che un rosso del 2013 ? in una fase evolutiva interessante, che consente una bevuta nobilitata dalla stratificazione - anzi, viene da pensare che lo stesso rosso solo di cinque anni pi? giovane sarebbe stato molto meno armonico. Si fissa su un punteggio di 84/100, penalizzato solo da quel naso riottoso, poco incline ad asfaltare immediatamente l'assaggiatore con frutti e fruttoni (che tanto ci piacciono, e che ci posso fare). Consideriamo anche che parliamo di un vino base come dissi, espressione ?renda per definire il primo vino aziendale, che in enoteca costa 13,80 euro - ma siccome ora sta aperto, e mi va di farlo conoscere, ci facciamo una bella promozione con sconto 10% e vual?, esce a 12 euri. 

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