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[09/15/2024, 12:00] Gone Fission...


Stepping away from the big screens for a pause. See you next week.


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[09/10/2024, 14:20] Gucci Osteria da Massimo Bottura ? Chef Karime Lopez e Takahiko Kondo ? Firenze (FI)

VG AWARDS 2024 – Pranzo dell’anno!?

Ci troviamo nel tempio della maison Gucci, l’osteria di Firenze che incarna dai suoi fornelli, con estro e inclusivit?, i medesimi valori di alta creativit?. Una linea di ristoranti di cucina italiana contemporanea, declinata nel mondo in multipli e cangianti identit?. Una filosofia culinaria cavalcante con creativit?, eleganza, humour e sensualit?, che segue l?onda delle stagioni dove sempre trae l?ispirazione. Un’offerta che tiene un piede nella tradizione, l?altro nella sua incessante evoluzione strizzando l’occhio al futuro, spalancando porte e finestre al presente.

In cucina troviamo Karime Lopez, una chef che cucina come respira, con una sensibilit? a fior di pelle, tutti i sensi presenti all?appello. Porta sul tavolo sapori e saperi italiani con memorie d?altre geografie affettive, sempre con immensa gioiosit? e spiccata generosit?, libera ed elegante. Al suo fianco il co-executive chef Takahiko ?Taka? Kondo, nato a Tokyo, innamorato da sempre del cibo e della cucina Italiana, giunto qui dopo 17 anni di carriera all’Osteria Francescana di Massimo Bottura a Modena.

Insomma, da Gucci Osteria potrai gustare il giro d?Italia (e del mondo) in un menu: dal Messico al Giappone, fino ai classici rivisitati della Penisola. Lasciati trasportare dalle sapienti e divertenti mani di Taka e Karime, la promessa ? quella di ritrovare nei loro piatti una componente ludica che, in maniera congeniale, s?intreccia con quella culturale ed estetica. Buon viaggio!

La squadra

In sala:

Restaurant manager: Patrizio Amici?
Maitre: Irina Rosca e Marco Virgilio?
Sommelier: Erika Vivace?
Chef de rang: Raymond Villanova, Gianluca Mutolo, Gilberto Berselli, Federico Bado, Naomi Rotunno?

In cucina:

Head Chef: Karime Lopez e Takahiko Kondo
Sous Chef: Oscar Fumagalli
Pastry Chef: Paula Requena Rosell??

Ci accomodiamo al tavolo, mise en place divertente e colorata.

Il men?

Uno scatto con i carismatici chef!

APERITIVO!

Diamo il via a questa avventura con con calice di Champagne Brut Rare Millesim? 2013 – Piper Heidsieck?

Alla vista, si presenta con una tonalit? giallo citrino brillante animata da un perlage luminoso e persistente. Al naso, si percepiscono inizialmente note di iris e gelsomino, seguite da vetiver,?legni esotici, pepe bianco e?zenzero. Al palato il sorso ? setoso e morbido, con un gusto delizioso, esotico e superbo.

Arrivano gli amuse bouche, che giochiano sul concetto di colazione, di dolce che diventa salato:

  • Pan brioche con burro alla bottarga e maionese alle vongole;
  • Bign? ripieno di Pappa al pomodoro
  • Cannolo di fagioli cannelini, ripieno di rag? di Chianina al coltello, spuma di ricotta affumicata e alle estremit? le guarnizioni del cannolo classico (pistacchio e arancia candita)
  • Spalla Cotta di Paolo Parisi, mostarda di mele e giardiniera di finocchio
  • Per concludere: espresso di fagioli neri e caff?.

Proseguiamo con un calice di Costa Toscana Bianco IGT “Gorgona” 2023 – Frescobaldi

Giallo paglierino carico con riflessi dorati. Al naso emerge subito la macchia mediterranea, con un susseguirsi di timo, rosmarino e salvia, su sfondo minerale. In bocca ritorna la mineralit? e la freschezza, supportante da buoni aromi di bocca che ricordano la frutta matura. Buona persistenza ed eleganza.

Ci abbiniamo Hiramasa Tropical Dreams. La Moqueca ? uno stufato di pesce brasiliano con verdure e latte di cocco. L’abbiamo trasformato in un brodo, servito con ricciola cruda marinata nel t? al gelsomino per dare freschezza, e insalata di fagiolini, cetriolo, prugna umeboshi di susina. La combinazione meravigliosa di piccantezza, freschezza, acidit? ricorda il Som Tam, l‘insalata di papaya che ha fatto innamorare gli chef durante un viaggio in Thailandia.

A seguire una divertente Tostada di mais viola con palamita dell?Adriatico, profumato e citrico. Il piatto pi? iconico di chef Karime, che celebra le sue origini messicane. Tostada croccante, palamita marinata, alla base escabeche fatta di mandorla, rafano, lime, jalapeno, lime.

Assaggiamo in abbinamento un calice di Champagne Pierre Brocard L’Egar?e Millesim?e 2014

Chardonnay e Pinot Noir in questa speciale Cuv?e realizzata in esclusiva per Gucci Osteria con sole 300 bottiglie numerate. Una tavolozza aromatica intensa dove il vino ? libero di esprimersi, facile da bere, dominato dal coriandolo, dalla vaniglia e dalla delicata legnosit? fornita da una tostatura media della botte di rovere.

Uno sguardo agli interni

Si prosegue con Domaine Des Hauts Baigneux 2020 – Les Chenes

Una deliziosa versione di Chenin, capace di stupire per la precisione aromatica, fatta di agrumi, frutta, fiori e per la grande espressivit? minerale. Il sorso ? scandito da una vivacissima acidit? e una sapidit? coinvolgente, che slanciano il palato dopo l?attacco avvolgente e setoso.

Accompagnato Da Acapulco a Okinawa. Black Cod marinato con pomodoro secco, cotto alla brace, avvolto nello shiso e tempura di mais, servito con pico de gallo, alchechengi, ananas arrostita. Un omaggio alla spiaggia di Acapulco e a quella di Okinawa. Un incontro tra i profumi e i colori di Messico, Caraibi e Giappone.

Tipologia di pane/grissini e burro serviti

  • Grissini tirati a mano con olio extra vergine di oliva
  • La nostra versione di Pane Guttiau con olio extra vergine di oliva, alga nori e peperoncino
  • Schiacciata tipica fiorentina, croccate all’esterno e soffice all’interno
  • Pagnotta di grani antichi e polenta a lunga lievitazione con lievito madre

Adesso ? il momento dello Champagne Brut Rose Solera – Palmer?

Prodotto unico dal delicato colore rosa antico. Al naso sono riconoscibili sentori di frutti di bosco, fragola, vaniglia e cannella. Il sorso la componente tannica si bilancia con fragranze fruttate persistenti.

Rosa su rosa lo accompagniamo con la Torta In- Salata. L’insalata russa ? una ricetta diventata cos? popolare in Italia che in alcuni paesi scandinavi viene chiamata Insalata Italiana. Un piatto simbolo degli scambi culinari e multiculturalit? in cucina.?Cialda croccante di polenta farcita con meringa di rapa rossa e yuzu, caviale, manioca, broccolo e acciughe, servita con foglie di yuzu.

Passiamo al rosso con Inferno Valtellina Superiore 2020 – Marco Ferrari

Rosso rubino intenso. Al naso vira su note di fiori tra cui sono la rosa e le erbe aromatiche a farla da padrone con un frutto sempre presente, in bocca ha fibra e sapidit? in equilibrio col tannino, ben presente. Non ? un vino che gioca sulla forza sebbene ce ne sia ma sull’eleganza.

Che con il Pollo Ryoshi va a nozze. Alette di pollo collo nudo 160 giorni glassate ‘alla cacciatora italiana‘ e servite con grattugiata di tartufo Insieme al pollo ripieno con ?cacciatora giapponese? di riso, zucca, tartufo e funghi. Un filo rosso tra boschi giapponesi e italiani per la rivalutazione di una ricetta, quella del pollo alla cacciatora, un po’ bistrattata, specialmente nelle trattorie toscane, in cui cerchiamo di ridare pi? valore possibile alla succosit? della carne (cottura yakitori).

Non dire cassate. Un divertente omaggio alla cultura italiana della pasta, dalla Liguria alla Sicilia. Spaghetto mantecato freddo al pesto di pistacchio, crema di mandorla, ricotta affumicata al t? nero e cedro candito.

Basta vino! Arriva il Sidro di Mele (Carate Brianza) – Marco Colzano

Ed ? il momento del dessert…Banana Split. La banana split fa parte dei ricordi d’infanzia di Karime come dolce dei giorni di festa, il pi? desiderato e aspettato dai bambini. Qui ne usiamo tutti gli ingredienti creando un dessert gioioso e colorato: buccia di banana trasformata e diventata ricca come un dattero, gelato alla vaniglia, noci caramellate con sale, gel di cacao, salsa acida di fragola, coriandoli di banana e fragola come festose stelle filanti.

Hai ancora sete? Ecco qua un Bloody Mary al basilico…

Hai ancora fame? Spesso le persone pensano che uscendo da un ristorante fine dining abbiano fame e debbano andare a prendersi un kebab o una pizza. Beh, proprio per questo, ecco qua una pizza! Questa versione di pizza con salsa di pomodori e fragole e gelato di mozzarella. Una dolce, dolcissima illusione.?

Chiudiamo in bellezza con caff? e piccola pasticceria:

  • Tortello arrostito sulla brace ripieno di crema di castagna, servito con castagna grattuggiata
  • Meringa di cavolo nero
  • Gelatine all’arancia rossa e alle clementine
  • Pan de queso con mostarda di Guava e mela campanina
  • Praline di cioccolato (gianduia igp del Piemonte, tartufato e pistacchio salato)

Che dire…SUPERLATIVO! VG AWARDS 2024 – Pranzo dell’anno!? Grazie di cuore e…alla prossima!

Cucina

Gucci Osteria di Firenze fa parte di una linea di ristoranti di cucina italiana contemporanea, declinata nel mondo in multipli e cangianti identit?. Da Mexico City, in viaggio per il mondo, e oggi e per sempre a Firenze, Karime Lopez cucina l?Italia attraverso il suo vissuto ricco di viaggi, di scoperte e di folgoranti intuizioni. Insieme a lei il co-executive chef Takahiko ?Taka? Kondo. Insieme fanno?vibrare ad ogni stagione un universo culinario a loro immagine e somiglianza, intrecciando in libert? colori?e?sapori di qui e d?altrove spolverati con irriverenti ma?tanto?poetiche sorprese.

Servizio ed accoglienza

L’esperienza inizia dalla struttura in s?, che si presenta con uno spirito contemporaneo nel cuore di uno spazio storico. La cura dei dettagli della mise, degli interni, delle vibe che emana questo locale, fino al servizio ? di una elegante e raffinata convivialit?. Il ristorante si suddivide in pi? sale, la sala degli specchi ? una sala da pranzo privata pu? ospitare fino a 10 persone in uno spazio intimo con pareti rivestite in legno, adornate con specchi dorati antichi. Al secondo piano, invece, troviamo due sale con vista su Piazza della Signoria, disponibili per incontri di lavoro, cocktail e ricevimenti privati.

Conclusioni

In questo locale moderno e dinamico, la Firenze cosmopolita si fonde con le influenze internazionali grazie alla visione di Massimo Bottura. La cucina di Karime Lopez e Takahiko Kondo va oltre i confini dell?Italia, intrecciando tradizioni messicane, giapponesi e ricordi di viaggio in un’esperienza unica. I men? degustazione?offrono un racconto gastronomico tutto da scoprire, perfettamente calibrato nella sua bellezza complessiva. L’esperienza non finisce qua, non dimenticate di visitare il raffinato Gucci Garden, vero gioiello culturale.

VG AWARDS 2024 – Pranzo dell’anno!?

Piazza Della Signoria, 10 – 50122 Firenze

Tel +39 055 0621744
Mail gucciosteria.mb@gucci.com
Sito web: www.gucciosteria.com/it/florence

L'articolo Gucci Osteria da Massimo Bottura – Chef Karime Lopez e Takahiko Kondo – Firenze (FI) proviene da ViaggiatoreGourmet alias AltissimoCeto!.

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[09/08/2024, 12:46] The Life and Death of Barbaresco

While shopping in my little Italian grocery store, the one with an oversized selection of Italian wine (only), I happened upon one of the Italian specialists who knows much more about the current market than I do. And I asked them a question. ?What?s up with Barbaresco? It?s down there on the lower shelf, and just a few of them. And meanwhile Barolo wines are bulging, overcrowded, eye level, filling the racks. What?s up with that??

They answered simply, ?Barbaresco? Oh, it just died.?

Huh? Did I hear that right? One of my favorite wines in the world, one of the greatest examples of Nebbiolo the world has ever known, has left us?

Come to find out, it?s more like we left it. Abandoned. Orphaned. In lieu of grander and twinklier trappings.

Ah, I get it. A guy dumps his aging wife, the mother of his children, and chases after a younger, perkier trophy. Happens all the time.

So, I ask myself, what happened to Barbaresco? What precipitated its fall from grace in the world that surrounds me? Is it a local thing? Is it an American thing? Is there a problem? Did something happen that I didn?t hear about? My Barbaresco?

I wrote a few years back, ?What is it about a place that marks one?s soul? When a place seems more than recognizable the first time one walks in that place, although one had never been there? And that the spirit of the place infuses upon that soul and being, a sense of belonging, of an intimacy that transcends mere time and place? Such is the effect Barbaresco has had upon me for the greater part of my adult life. And it surprised no one more than myself, this attachment, this passion, for a place and its wine.?

How is it that the world I now inhabit doesn?t see that? Does one need to go to Barbaresco to see, to feel, to taste that? What happened?

I?m gobsmacked over this development. I peer into my wine closet and see Barolo and Barbaresco in there. Barolo about 3 to 1 over Barbaresco. OK, a bigger area, more communes. Sounds about right. A few years ago, one would have found more Barbaresco in there than Barolo. But we?ve drank a few and let a few go to collectors, knowing that time isn?t on my side with regards to ever getting to all of the wines in that closet in my lifetime. But, still, no complete abandonment. Not in my neighborhood.

Yes, there are other predicting regions that are beating their drums louder. Etna, Montalcino, Abruzzo. Even Montecucco! But how on earth has one of the greatest appellations for Nebbiolo gotten lost in the fog of wine?

Well, there is Gaja. But Gaja is a universe unto itself. And thankfully there is Produttori del Barbaresco. And Bruno Giacosa, and, and, and?


Someone, somewhere, needs to get to the bottom of this. Worldwide alcohol consumption is faltering, and with it everything is going to slump a little. But calling in the hospice crew for Barbaresco? It?s too soon. We need to get the word out.

I think of our cousins in France, in Burgundy. They went through this some years ago, and they survived it. And while Barbaresco may not be someone?s idea of an Italian Chambertin, it falls into the pantheon of greatness in the universe of Nebbiolo. This isn?t right. Something must be done. 

Italy, are you listening? 

 

? written and photographed by Alfonso Cevola limited rights reserved On the Wine Trail in Italy
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[09/01/2024, 16:51] ?I can?t believe I ate (and drank) the whole thing? ? Italy?s Odd Couplings

 ? I got the poison, I got the remedy ?
As Americans, we can dream up some pretty goofy stuff. Foodwise, we?ve got a lock on weird. Just go to any state fair in America and you?ll see.

Not to be outdone, the Italian-American amalgam, a quasi-conspiratorial plot against authentic and traditional food and wine, has catapulted onto the scene, conjuring up wine and food combinations. This either signals the beginning of the end of days, or at the very least, presages a seismic shift from rational common sense thinking to the current craze for a pseudo-realism based on one?s one whims and fancies. Expressed herewith are a troika of such abominations that have recently been spotted in the wild, and which could foreshadow Italian wine and food culture wriggling into Mainstream American culture. Or it might simply mean the end is near. Let?s jump in.

Starting with the spicy sweet with the savory ? we have a jalapeno and pineapple pizza paired with a pineapple chili (sic) wine. At first, I thought this would be a miserable pairing, in so many ways. But upon deeper cogitation, I came to realize that this might just be the perfect raison d?etre for both of these targets of opprobrium. I?m tempted to try, but I will probably stick to my default - a jalapeno and anchovy pizza with an Alto-Adige sauvignon blanc.

Next in the queue ? A can of Heinz Spaghetti Carbonara pasta in a creamy sauce with pancetta, paired with a bottle of  ?Orange? vino bianco, a skin-fermented blend of Malvasia (30%) and Trebbiano (70%). With a slight orange tint, this wine hits the palate with a silky texture and exotic tropical fruit flavors. Now if that doesn?t scream Carbonara, I don?t know what does. And they are both ?natural.?


I only wish that Heinz had stuck some of their famous garden peas in the can. But, fellow foodies, yes we can! And we gotta get our veggies. So, let?s get creative.

[Not an A.I. image]

And for those wishing to channel their inner Giada De Laurentiis, of course you can add her secret ingredient for a fabulous Carbonara ? pumpkin puree. After all, if Starbuck's can bring out their pumpkin latte in the sweltering heat of August, why can't we fly our Carbonara freak flag? And yes, the ?Orange? vino bianco will work with both peas and pumpkin. Win! Win!!


And thirdly, what serious article about Italian and food wine matches would be complete without the famous lobster mac ?n cheese? Mixing seagoing protein with dairy has long been a staple of the Italian counter-culture set. And though there are the exceptions who maintain this union is diabolical, ask folks from Rome and Naples about it and you?ll get a treatise on nonconformity.

For our purposes, however, we will peer into the abyss of heterodoxy and pair the dish with a a massive red from an ancient land - Lazio - largely Cabernet-based, with a touch of Petit Verdot and Primitivo. Oh, Moses smell the roses!

If you want more of my hot take on if you see kay, follow the link. I think I?ve said enough.

[p.s. ? the company that imports and sell this wine, Vintage Wine Estates, recently declared Chapter 11 bankruptcy. ?Tis a shame and a friggin? pity.]

And this is where we?re at ? in 2024 America. As James Brown says, ?Whoa, I feel good!?

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[08/25/2024, 14:20] The Milky Way and the Man Who Fell from Earth

Lately, when thinking about Italian wine and its place in the world, I?ve been pulling back the focus, way back, and envisioning it from a much-removed perspective. Is it really all that important in cosmic terms? Is anything, for that matter? This, coming from an earthling who happened to stumble upon this greater thing, this galaxy - I just fell from Earth.

?What is wine?? asks an asteroid, as it careens past me at 40,000 miles per hour. As if said asteroid even had time to consider a deeper dive, such as ?What is Italian wine??

?No matter,? I reply, although I would imagine the asteroid did not hear me, as it was long out of shouting range. And so, I found myself alone, in a cold sector of the Milky Way, pondering how I got there and where in Heaven?s name I was going.


Imagine, on earth, standing still. You?re not. The earth is turning at 66,000 miles per hour, in a solar system that is moving at 450,000 miles per hour. As we are doing that, within the gravitational pull of the sun, we are also moving at 43,000 miles per hour, in the direction of the star Vega in the constellation of Lyra. In addition to that, the galaxy we are in, the Milky Way, is moving at 1.3 million miles per hour. We are never standing still.

?Where are you going with this, Cowboy?? my imaginary friend asks. Indeed, where. Well, we did recently have a total eclipse coming by our way. And there are always the Perseid meteor showers this time of year. And if celestial occurrences aren?t your thing, we?ve got a bevy of volcanoes going off right now on Spaceship Earth. Lots going on.

[Going macro now] It seems we all have an idea of what Italy, and by extension, Italian wine is. To some it?s an everyday drink, something to go with their Penne alla Vodka or Cotoletta alla Milanese. To others, it?s a trophy, like a Ferrari Berlinetta f12 or a Maria Grazia Cucinotta. You know, Sassicaia, Masseto, Ornellaia. Just like places.

To some, the cities are where it?s at. Rome, Florence, Milan, Venice. To others, the secluded countryside - Val d'Arno di Sopra, Positano, Como.


Just like the planets and the galaxies, we are affixed to some point of longing, and then spin our wheel to get the magic carpet ride to the destiny of our dreams. Wine is fine with that. Humans, we do it all the time, not just with wine. With food. With relationships. With the choices we make.

When I fell to earth, many years ago, I landed in California. It was a wonderful place, a paradise. Years later, I moved to Texas. It was, and remains, a challenge. In between, I traveled to Italy as much as I could. Too much. Now, I know Italy better than America, at least from the point of view of getting around the place and experiencing life there. But I might as well have traveled to the other side of the galaxy, our Milky Way, for what I think I know about any of these places. California. Texas. Italy.

That?s one of the fabulous things about living long enough. You really do learn that you?ve only just scratched the surface of knowledge. Of anything.


So, to my fellow Italian wine lovers and to those who want to be experts in the field , or to those who already think they are, happy trails. We know nothing. And we?re going nowhere fast. And while that might sound a bit nihilistic, look around you. Look up. Do you know where we are in the universe right now? In the time it takes to read this, we?ve already traveled further than any of us can ever travel, on earth, in a lifetime of lifetimes. We are not standing still.

Nor does knowledge, or expertise, for that matter. In the past three months of digging into Italian wine, for a project I was on, I realized, again, that Italy and Italian wine is moving forward rapidly. If you were an expert in 2014, now you might be a novice. That?s nothing to shy away from, for the opportunity to keep learning is high.

A few nights ago, I went outside and looked up at the meteor showers which show up in the skies this time of year. And I thought, ?Wow, this is like Italian wine ? new impressions, explosions, sensations keep showing up over our heads.? And it is up to those of us with an open mind to see that not as daunting but as prompting. We will never, any of us, conquer Italian wine. It isn?t there for us in that way, any more than the Milky Way over our heads is there for the taking. What both of them are there, for us, is to enjoy, to learn and to bask in their light and energy ? which ultimately is as life-affirming as it gets.

 


 
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[08/18/2024, 16:23] ?Climb Your Mountain!?

While scores of Italians and other Europeans flock to the beaches of Italy, Spain and Greece, suntanning their bums off, America is in the full throes of another push. Where are we going? What does it matter? There?s a mountain over there, and we must climb it!

I?m simplifying matters a bit, but if you are living in America right now, there is an energy, a fire that has been lit, and we?re not talking about an arsonist in the Sierra Nevada, or Burning Man, which is imminent. No, this is a larger upheaval. And while it might be a communally driven one, I?ve also been thinking about our individual climbs.

This was precipitated by the death of a long-time friend who battled LBD for the past five years. My friend was a world traveler, an art lover, a wine and food enthusiast and a love-magnet for beautiful, accomplished and fiercely independent women. Oh, and he loved to climb mountains.

I won?t mention his name here, for his influence and his inspiration is really what this piece is about. No, it?s not about his legacy. Anyone who knows me well enough knows I don?t buy into the legacy conceit. Do your stuff while you are alive, I say, and when you are no longer here, so what? Does it matter that anyone remembers you? And if so, for how long? Who remembers their great-great grandparents? legacy, unless your name is Washington, Jefferson, Lincoln or Roosevelt? And even then, who cares? No, let?s talk about climbing your mountain.

It might be to finally taste all the red and white wines from the Domaine de la Romanee-Conti. That would surely be a nice ascent. Or it might be to taste a complete vertical of Sassicaia or Solaia. That could be a fun hike. Or it might be to finally understand what wine really means to you in your lifetime.

I recently had an epiphany about wine. It was a Lugana, which is my current summer white wine. It was brutally hot outside, and I?d been putzing around in the garden. I showered and headed out to the store to buy fixings for dinner. When I got home, I was once again drenched in sweat. Triple digit time in Texas. So, I got under a fan with a wet towel and cooled down. Once I got to a point where I wasn?t hyperventilating, I set about making dinner. I prepped everything and got it ready and voil?, I had a free moment. In the fridge was a bottle of Lugana, so I poured a glass. And then I went into the freezer and grabbed a piece of ice. I know what you?re thinking.

Sitting down, again under a fan, I took a sip. The wine was cool, refreshing, slightly citric. It was like drinking a Verdicchio that had just had its alkaline batteries replaced with lithium ones (if that even means anything to anyone else other than myself). 

And the ice? It was as if that small piece made all the difference in the world. What? That?s blasphemy! 

No, that was a carabiner ? a coupling link. It caused a connection between the wine and me to be more fully realized. The dilution of the wine was minimal, while the addition of coolness made so much of a difference. It was uncanny, and totally unplanned. But it made me sit up and take notice.

Now, that was a cardinal rule of wine that I broke. And because of it, I got more from the experience than purists would probably give credence to.

It wasn?t a mountain, but it was an encounter with synergy that came totally out of the blue.

How many times do we have pre-conceived notions of what it is we can and should expect from a wine experience? So often, in these times, folks are so obsessed with numbers ? How well did it score? How many points did Parker or Suckling give it? How many wines in the vertical? How far back in time does it go? How many people have had this experience? And so on, to the point that sometimes a simple occurrence can be as transcendent as those highly sought after once-in-a-lifetime ones. It may not be Everest, but the view from Mt. Tamalpais is pretty damn inspiring too.

That was something I learned from my dearly departed friend. Before he died, he invited me over to his house. ?I have some things for you.? When I got there, several boxes of wine were sitting on his counter. ?I want you to have them. I can no longer drink wine, the medications will not let me.? Of course, I took the wines, if only to get them out of his way. But over time I have been popping corks and thinking about my friend and all his adventures while he was on Earth. He saw places I will never see. He climbed peaks I will never climb. He lived and loved, and laughed and cried, and was happy and sad, and confused and yes, enlightened while he was here in his life. How many of us can say we?ve summited all the mountains we have set out to climb?

 

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[08/16/2024, 05:44] Ristorante Maxi Chef Emmanuel Scotti ? Hotel Capo La Gala ? Vico Equense (NA)

Situato a Vico Equense, sulla costa rocciosa che si affaccia sul mare del Golfo di Napoli, proprio all?imbocco della penisola Sorrentino, il Capo La Gala ? un luxury hotel 5 stelle pensato per andare ?incontro a tutte le esigenze di chi sogna una vacanza perfetta?. Ed infatti oltre alle camere e suites, tutte particolarmente luminose ed arredate con uno stile mediterraneo dove sono protagonisti i colori del mare e del sole, l?hotel mette a disposizione dei suoi ospiti un solarium sulla spiaggia rocciosa, una infinity pool, un?area wellness e benessere ed una curata offerta gastronomica che spazia dalla colazione al dopo cena. Fiore all?occhiello della proposta fine dining ? il ristorante Maxi, che completa e valorizza la sosta in albergo ed arricchisce al contempo la scena gastronomica della zona essendo aperto anche ad ospiti esterni all?hotel.

La sala, con pavimento in legno e decorazioni che ricordano gli interni di una barca, si affaccia sul Golfo, permettendo agli ospiti di immaginare di cenare cullati dale onde del mare.

La cucina, affidata a Emmanuel Scotti, giovane chef di origine ischitana ma con alle spalle molteplici e significative esperienze, ? ?contemporanea e originale, e nello stesso tempo strettamente legata ai prodotti del territorio e ai piatti della tradizione?. Il fulcro dei piatti sono le eccezionali materie prime del territorio, pesce verdure e carni in particolare, sapientemente valorizzate attraverso le tecniche, le spezie e gli altri ingredienti conosciuti dallo chef lungo il suo percorso di crescita professionale.

 

La brigata di cucina

Executive Chef: Emmanuel Scotti

Sous Chef: Carlo Carandente Coscia ?

Capopartita antipasti: Marianna Ciufo ?

Capopartita ai primi: Michele Langella ?

Capopartita ai secondi: Valerio Montuori ?

Executive Pastry Chef: Carlo Gabbiano

Pasticciera: Yesenia Montes Guzman??

Lo staff di sala

Restaurant Manager: Giulia Tavolaro

2? Maitre: Giuseppe Maresca??

Sommelier: Mariano Fiorentino

Chef de Rang: Anna De Simone

Commis de Rang: Anna Ingenito

L’accogliente stanza decorata con i colori del mare.

Il piacevole benvenuto a base di frutta e Champagne

L’infinity pool al tramonto

Il suggestivo panorama da bordo piscina

Thomas Perseval – Champagne ” ART TERRE 2020″

Il vino proposto come aperitivo ? uno champagne del Domaine Perseval che sorge a Chamery, graziosa cittadina nel cuore del Parco Naturale della Montagne de Reims, opera in regime biologico dalla fine degli anni ?90 ed ? certificata dal 2012.

L?Art Terre ? un Pas Dos? da uve 40% Pinot Noir, 40% Pinot meuni?re e 20% Chardonnay affinato sui lieviti per almeno 24 mesi. Di colore giallo paglierino con perlage fine, al naso offre aromi fruttati, con sentori di brioche. Al palato esprime note sapide e buona struttura.

Amouse bouche

  • Croccante di riso al basilico, tartare di sarago e gel al pompelmo
  • Tartelletta di sedano rapa, kumquat e latte di bufala tostato
  • Cannolo di pasta brick con tartare di beneventana del Sannio, origano e radicchio croccante

Pane e grissini

  • Pane di grano arso e noci di Sorrento
  • Grissini di semola ?Senatore Cappelli?
  • Carta musica al rosmarino

I pani sono accompagnati da un extravergine d’oliva letteralmente a km 0, l?olio ?Eccolo” prodotto proprio a Vico Equense in localit? Montechiaro. Quest?olio nasce da alberi secolari, di oltre 400 anni, della cultivar Itrana Gentile, una variet? molto rara e antica usata principalmente come oliva da tavola e poco per la produzione di olio.

Laura De Vito – Fiano di Avellino ” ELLE” 2021

In attesa degli antipasti assaggiamo un vino anch?esso locale, ottenuto da 100% di uve Fiano, prodotto nel piccolo comune di Lapio, da sempre uno dei territori pi? vocati per la produzione di questo vitigno autoctono perch? qui la vite viene coltivata a circa 600 metri di altezza, garantendo cos? un?ottima escursione termica che, insieme alle caratteristiche del suolo, regalano vini ricchi di struttura, acidit? e sapidit?. L?azienda di Laura De Vito, seppure di recente ingresso sul mercato, si ? gi? resa protagonista di un?eccellente produzione di solo Fiano di Avellino declinato in quattro differenti etichette.

Il Ponte

Il men? degustazione inizia con un biscotto al panko farcito di alici marinate alla colatura, limone bio di Sorrento e caff? Guatemala di Gianni Frasi.

Si tratta di un piatto ?dedicato? al posto del cuore dello chef, Ischia Ponte, sua terra di origine, realizzato con ingredienti che fanno parte sia della tradizione Vicana che di quella Ischitana.

Didier Dagueneau – Poulliy Fum? ” Silex” 2019

Il vino seguente ci porta nella Loira, con una delle denominazioni pi? conosciute di questa grande area vinicola della Francia, un Pouilly Fume da 100% uve Sauvignon Blanc. Al naso offre aromi di frutta bianca con note sgrumate e leggermente affumicate. In bocca risulta elegante, sapido con finale profondo.

Braciami Ancora

Proseguiamo con il secondo antipasto, dove il pesce locale ? preparato con tecnica ispirata al Giappone: un tataki di ricciola, pannocchia arrostita e mandorla tostata

Brezza Marina

Passiamo ai primi piatti con un raviolo ripieno di mantecato di pesce e la sua zuppetta, miso di legumi piccante, pesto di finocchietto marino.

Heinrich – Graue Freyheit 2015

In abbinamento al piatto ci viene servito un vino dalla molteplice personalit?, un bianco che ? anche un rosato ma anche un orange, decisamente difficile da categorizzare.

Si tratta di un assemblaggio di Pinot bianco, Pinot grigio, Chardonnay e Neuburger prodotto dalla cantina austriaca Heinrich, che opera in regime biodinamico, come dimostra anche la bottiglia in terracotta usata come contenitore. Dopo la pigiatura delle uve, la fermentazione avviene in acciaio con le bucce a contatto con il mosto per circa 15 giorni a cui segue un affinamento in anfora e botti di rovere nuovo per 1 anno e mezzo circa. Un vino assolutamente interessante e originale!

Quando Arrivi Manda Un Messaggio

Passiamo quindi ad un risotto alla pizzaiola di seppie.

Si tratta del piatto al quale lo chef ? indubbiamente pi? legato. poich? ? l?unione fra due ricette per lui importantissime: il piatto pi? buono che abbia cucinato per sua madre, un risotto al nero di seppia, unito a quello che immancabilmente sua madre gli prepara quando sa che mangia a casa, le fettine alla pizzaiola.

Coppo ?– Chardonnay ” Monteriolo” 2007

Torniamo in Italia, e precisamente in Piemonte, con il prossimo vino, uno Chardonnay in purezza prodotto dalla cantina Coppo, realt? storica nel panoramica vitivinicolo piemontese e italiano in generale, essendo attiva dal 1892. Lo Chardonnay, in Piemonte, non ? come molti credono un?introduzione moderna. La sua presenza ? attestata a partire dalla prima met? dell?Ottocento grazie all?intraprendenza di Filippo Asinari, Conte di san Marzano e Costigliole ed importante figura politica-militare. Al suo rientro dalla Francia, dove aveva collaborato al fianco di Napoleone, port? con s? alcune barbatelle di Chardonnay dalle pi? famose vigne della Borgogna, per metterle a dimora a Costigliole. La loro presenza sul territorio ancora perdura perch? la composizione del suolo e il microclima a loro congeniale ne ha permesso il radicarsi.

Giallo paglierino con riflessi oro, al naso sprigiona note di? frutta esotica come mango e banana, fresche sensazioni vegetali di peperone verde. Al palato ? sapido con ottima struttura, equilibrata da una vena acida fresca e netta

Intramontabile

Ancora un primo piatto, questa volta ispirato ad in ricetta emblematica della cucina napoletana pi? tradizionale, ma integrato con tocchi originali che aggiungono una componente ?marina? e iodata. Bottoni di coda di manzo alla genovese, iodata di ostriche, ostriche marinate al coriandolo, zuppa di prosciutto e basilico.

Domaine Xavier Durand – Corton Rognet Grand Cru 2016

Con il secondo di pesce ci viene servito un vino rosso, abbinamento ancora non abbastanza diffuso ma sicuramente valido se correttamente scelto. Come in questo caso che prevede un ottimo Pinot Noir di Borgogna, terra di origine e di elezione di questo fantastico e nobile vitigno. Il Cortona Roget, del Domaine Xavier Durand, ? un Grand Cru prodotto della zona di Ladoix-Serrigny (C?te-d’Or). Di colore rosso rubino, al naso esprime i caratteristici profumi di frutti rossi, che evolvono verso aromi legnosi. In bocca ? intenso e strutturato, con gusto fruttato.

Finche? c?e? Verde? c?e? Speranza

Passiamo ai secondi con un San Pietro arrostito in foglie di limone, fagiolini, zucchine verdi e salsa di lattuga di mare.

La Grande Bellezza

Agnello Laticauda in doppia cottura; coscio pressato, carr? alla brace, melanzane al cioccolato e arancia. Questo piatto, oltre alla grande tecnica dello chef, esprime anche la sua meticolosa attenzione alla qualit? e all?origine della materia prima impiegata. La razza Laticauda ? infatti rara e pregiata ed originaria proprio della Campania. Si tratta di un agnello a presidio ?Slow Food?, allevato allo stato semi-brado, caratterizzato dal manto?bianco. Il nome deriva dalla sua caratteristica pi? particolare: la coda grassa e larga (dal latino ?Latis? che significa larga e ?cauda? che significa coda) che funge da riserva di grasso e di acqua.

Una foto con la brigata di cucina…

…e altre con lo staff al completo!

Una foto anche con l’amico Mario Acampora, resident Manager Capo La Gala Hotel.

“Cocco bello, cocco di mamma”

Bavarese alla vaniglia, cremoso al caff? e gelato al cocco.

Una morbida e dolce chiusura finale del degustazione.

Chiudiamo con un panettone pesca e cioccolato al latte 35% ed una sfogliatella al limone come cadeau finale.

Un ottimo caff?.

…ed un rinfrescante gin & tonic finale.

Al mattino un CLAMOROSO buffet di torte ci attende nella sala colazione.

Grazie alla splendida giornata, andremo a gustare la colazione ?sulla terrazza con vista mare.

Spremuta, cappuccino e viennoiserie.

Apprezzatissime coccole ESPRESSE dalla cucina!? Per quei risvegli davvero UNICI.

?Coccola dolce… la Graffa!

Coccola salata… La Montanarina!

?

pancakes con frutti di bosco.

Una colazione decisamente ricca e appagante!

La cucina

La filosofia di cucina del ristorante ? evidentemente basata sulla continua ricerca dell’eccellenza, con una particolare attenzione alle materie prime, in prevalenza del territorio, che vengono valorizzate attraverso ricette che si rifanno alla tradizione campana, interpretate e arricchite con tecniche moderne e ingredienti ?complementari?.? Come dichiarazione d?intenti, chiaramente espressa dallo chef nell?introduzione al men?, c?? la volont? di porre al centro della scena, come su un palcoscenico, i pescatori, gli allevatori e gli agricoltori ?grazie ai quali possiamo assicurarci le protagoniste indiscusse: materie prime di qualit? eccellente?.

I nomi dei piatti sono evocativi di luoghi, momenti, esperienze e ricordi, vicini e lontano, dello chef. Il menu cambia con le stagioni e propone solamente formule degustazione per offrire agli ospiti ?un percorso, del volersi sedere a tavola per appagare si il palato, ma anche il cuore e l?anima?. Le opzioni proposte sono quattro, una delle quali lascia completamente mano libera allo chef mentre un?altra, simpatica ed originale, fa scegliere ai commensali un antipasto e un primo piatto dai menu degustazione proposti affidando allo chef il compito di completare il resto del pasto.

Accoglienza e servizio

La gestione della sala ? affidata alla fuoriclasse Giulia Tavolaro che coordina una squadra attenta ed affiatata, unita dallo spirito e dal desiderio comune che alla fine della serata gli ospiti possano anch?essi ?avere? una storia da raccontare?.

Conclusioni

Una serata al Maxi garantisce certamente un?esperienza enogastronomica di assoluto livello. Ma non si limita a questo: il suono delle onde accompagna la serata, le luci che illuminano il Golfo fanno da scenografia ad una romantica cena sulla riva del mare. E per coloro che lo desiderano l?hotel Capo La Gala che ospita il ristorante, con le sue stanze ed i suoi servizi di eccellenza, offre la possibilit? di trascorrere non solo una serata ma una vacanza da ricordare in uno degli angoli pi? suggestivo della costa italiana.

?Altissimo Ceto per Capo La Gala & Maxi!? Accorrete!

Informazioni:

Maxi dell’Hotel Capo La Gala

Indirizzo: Via Luigi Serio, 8 – Vico Equense (NA)

Tel: +39 0818015758

E-mail: info@hotelcapolagala.com

Orari

Da luned? a sabato:? 19:30-21:45

Domenica Chiuso

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[08/11/2024, 16:21] ?They?ve stolen our dreadlocks!? ~ Have American chefs culturally appropriated la cucina Italiana?

As an Italian food chronicler, by virtue of working through the past few decades and witnessing many iterations of Italian-divined restaurants, living where I live in 2024 can be a bit discombobulating.

While I understand the spirit of Italian cooking draws upon improvisation, there is also a good argument for the great classic dishes that are rarely seen in these parts in their pure form. Ingredients matter. The season matters. The place where one lives matters. But sometimes lines are crossed, and from where I observe, we?ve crossed over into the land of contravention. They?ve stolen our dreadlocks. Italian food has been culturally appropriated. And it?s an unsightly mess.


And I?m just talking about the food. Don?t even get me started on Italian wine lists. The last one I viewed had Italian red wines listed under international reds. Under the domestic reds, they proudly displayed the The Prisoner Red Blend, Caymus Cabernet Sauvignon and Silver Oak Cabernet Sauvignon ? the ubiquitous triumvirate of American winemaking prowess and excellence ? Gold medal champions!

I?ve been fortunate to spend lots of time in Italy for work and for pleasure, having been everywhere (except Sardegna, which is still on my list). I?ve eaten in Puglia, Sicily, Calabria, Basilicata. I?ve had proper pizza in Naples, not some of the erectile dysfunctioning stuff they pawn off on the locals in my town. I?ve eaten good and bad in Rome, Milan and Venice. I?ve supped in Valtellina and Valle D?Aoste. Done the rounds in Marche, Abruzzo, Friuli, Emilia-Romagna. Been subjected to Tuscan cuisine, often surprisingly delightful. Sometimes, not so much. All this to say, I?ve been exposed to Italian food. I?ve worked in Italian restaurants, made wine lists for them, served in them, managed them. Talk to the local diners. And do you know what? They?re farther ahead in their personal evolution than most restaurateurs in town give them credit for. And that?s after one must navigate the labyrinthine restaurant puzzle, the often-indifferent host (or hostess) gatekeepers and the ubiquitous valet parkers (even though the parking lots are often sprawling and steps away from the restaurant). All this for a simple plate of pasta? If it were that simple.


No, instead they ply us with their inner-orb cabal of culinary conceits.

Weve been overrun with Calabrian chili, Calabrian chili oil and Nduja, although if you were to ask the chefs if they have ever been to Calabria, they might not have ever been there. We've been invaded with confit, foie gras and tzatziki, anything "a la Fran?aise", kale and shishito peppers, panko breadcrumbs, white truffle oil (still?) and highly wrought burrata. We've been subjected to under-cooked (and underwhelming) pizza, which is more of a slam against the American (or Greek) roots of the dish than Italian, although the diehard Neapolitan pizza worshippers will fight to the death to proffer their sagging facsimiles. We?ve been overexposed to garlic, octopus and anything "lollipop." We've been whipped with ricotta (no, not northern, possibly Sicilian or likely Greek in origin), confit-ted with duck and balsamic drunken figs, had our pristine melon and prosciutto subjugated with improvements by the addition of basil, candied hazelnuts and rose balsamic. I'm exhausted reading the menus and my stomach has been shredded beyond belief. I just crave a simple pasta from Sicily, a restrained risotto from Piedmont, a simply grilled fish from the Adriatic, some normal gelato, an espresso that doesn't cost $5 (and might be hopefully drinkable), and last but not least, a place where they honor the cultivation of La Cucina Italiana.


And while I?m at it, this calling of Italian food ?Northern Italian,? while serving food right out of the Southern Italian playbook (ergo Italian-American) is so ?80?s. And vacationers come back from the Amalfi Coast or Sicily and wonder why the food back in Italy was so much more memorable? They?ve said that about the wine for ages. Now, people are going to Palermo and Ischia and coming back with memories that they will rarely be able to replicate unless they go back there. Which is preferable to this hodge-podge of modified cultural comestible chimeras.

And it seems what?s lurking on the horizon doesn?t bode well for finding that holy grail of Italian food here in my region. One chef-consultant recently did a dinner (at $250 a head!), billed as a polenta table, where it was reported that the chef poured the polenta directly onto a fabric tablecloth (red-checkered of course, to persist with the clich?). Did you just feel that? It was my dearly departed Calabrese grandmother just causing the latest earthquake in North Texas.


She raised five kids during a depression by herself, in a strange land (Dallas) alone, and was poor. They ate polenta (not just the northerners eat polenta, people) but to put it on a tablecloth? My grandmother?s tablecloth was linen, possibly made by herself (she was a seamstress) and to dump polenta and tomato sauce and the fat of meat (which she didn?t do - couldn?t afford meat- but the so-called chef-consultant did!) is an impossible cultural anomaly. The amount of time she would have had to take to clean the damn tablecloth just wasn?t available to her - she was too busy keeping her kids fed and a roof over their heads.

If you go to places like Umbria (which, again, is not northern Italy folks ? it?s central) you can be served polenta on a wooden paddle or plank. I experienced that in 1977, so it is a thing. But we also drank Italian wines (obviously). But here in glitzy North Texas, the organizers of the polenta table dinner brought out one of the big guns from Napa (from the earlier mentioned ubiquitous triumvirate). Eww, just eww, what a cultural abomination.

And in other news, another, and latest, export just dropped in who will make Dallas a safer place for Italian food ? go to their Instagram page ? no, it?s not an Only Fans page, it just looks like one. Again, be prepared for another round of cultural appropriation. This time, they didn?t just steal my dreadlocks, they?re flaunting our war bonnets too. This is the end of the world as we know it. Beam me up, Lord, time to surrender and drink some natural wine from Cana. Help me, Jesus!

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[08/04/2024, 17:43] Big (and little) Alc?s Fall From Favor

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[07/28/2024, 14:07] What Is Your Cause?

It seems like everywhere you turn these days, someone is prosecuting their case for something that they deem purpose driven. We?re shouted out, poked, cajoled, interrupted, stopped mid-speech or worse, mid-thought, by any number of distractions in the name of cause. So many people are strip mining our attention for their brand, their cause or their spiel. So, what?s your raison d'etre under the sun?

A few months ago I was talking to my local Italian wine and food store proprietor, over a cortado, and I mentioned that lately I felt like I lacked a greater purpose. It was a momentary lapse on my part, for I have plenty to occupy my time, with photographic projects, household chores (especially fixing things in need of repair) renewing a not quite vintage German sports car, and keeping up with life. I?m not bored, but at the time I felt like my plate wasn?t quite full enough. Well, my friend saw to that and assigned me a marketing project for the newly re-set wine section. He pulled off all the shelf talkers from the wholesalers and importers and told me he wanted a uniform look to them. ?I want them all to look like they are part of something that belongs here, not just stuff taped up to help sell something.? So, I thought about it for awhile. And then I got to work on it. 200+ shelf talkers later, I?m beginning to see light on the horizon. They look good, they?re working well, and we?ve found a way to keep them on the shelves and placed under the correct wines that they detail. And while not a cause, it did cause me to think about what it is all of us in the world of wine have made our causes, be it individually or collectively.


I was thinking about the wine Barbera, for a young man yesterday in the store was asking me where they were on the shelves now. They?re not in the right place, as the owner of the store told me since he reset the store, the sales of Barbera have plummeted dramatically. I get it ? they?re below eye level and in a part of the store where it?s a little more obscure and darker. But it got me to thinking about Barbera and those of us who see Barbera as their life?s cause. That would be producers in Piedmont for sure, but also in parts of California  and elsewhere in Italy. And I?m sure other wine countries too. But this blog, for the most part, focuses on Italian wine.

The customer in the aisle asked me which Barbera would I recommend. I immediately looked to see if Bava was on the shelf, because I remember liking the wine. But I also like the people who make the wine. Is that a cause? To like the people for their wine? I would hope so.

But there were others there as well ? Vietti, Pio Cesare, Massolino, Montaribaldi, Prunotto?s ?Nizza?, Tenuta Rocca. Bava?s ?Nizza? was there, so I was spared the inevitable jumble of scrounging around looking for something I had just mentioned while the customer?s attention waned. I handed the wine to him and he seemed happy enough with it.


To lie in bed at night and think about one?s Nizza, I?m sure there are more than one winemaker having done so in the past. And with harvest approaching, I?d reckon there are more than one who stare at the ceiling at 3 AM and wonder if they will get though another season? This is their life ? and Barbera is their cause, why wouldn?t they? Just thinking about it, in the abstract, though, a million miles away, is something that makes me wonder about the whole idea of purpose ? and duty?

Yeah, July is almost done this year ? so as we head into the dog days of summer, I inevitably shift gears into my navel gazing phase.

For the past two months, one of my causes was to make the wine shopping a little easier for the myriad of folks who wander into the store and have little or no idea about Italian wines. They know they like them, and sometimes they even remember which ones they like. But often enough they are confounded by the choices and the hundreds of different wines. Which one should I pick? Will it be the right one? Am I spending enough on it? Am I spending too much? Does anyone know how to make this simpler for me? These are the thought balloons I imagine above their heads when they step into the wine sections. I get it. It is daunting, especially when your cause is a million miles away. You just want to get in and out and on with your life.


Italian wine has never made it easy. And that isn?t about to change anytime soon. Thankfully. There is plenty in our world that has been streamlined, dumbed down and made ?easy.? And from observing the world around me, it really hasn?t changed how human nature deals with the time and the life that has been handed to them.  

But Italian wine and those of us for whom Italian wine is a ?cause? still have a need to prosecute our case and our cause. Sure, it is like night and day from 40 years ago. Now we?re more like in a ?gilding the lily? era. There is so much well-made wine, representing virtually any style you could imagine. Want it funky? It?s findable. Want it polished? Ditto. Looking for something under $20? No problem. Over $500 ? easily done. Anything goes. Everything is possible. The effect of our collective causes is that Italian wine is more prevalent, more respected, more sought after, more beloved.

And for that one can only thank the thousands for which Italian wine was, has been and is and will be their life?s cause.

 

 

? written and photographed (at the Bersano Winery and Museum in Nizza Monferrato) by Alfonso Cevola limited rights reserved On the Wine Trail in Italy
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[07/23/2024, 21:12] Taverna del Capitano (Rooftop) ? Famiglia Caputo ? Marina del Cantone a Nerano (NA)
Ci troviamo nell’incredibile cornice della Penisola Sorrentina, a Nerano, alla?Taverna del Capitano che di recente si ? spostata sul Nuovo Rooftop affacciato sul mare. Dal 1967, questo ristorante ? un omaggio all?ospitalit? calorosa della cultura campana e alla straordinaria variet? dei prodotti delle sue terre e del mare circostante. La cucina della Taverna del Capitano riesce a bilanciare in modo perfetto la tradizione con un tocco di avanguardia, offrendo un?esperienza gastronomica che delizia e sorprende.

La ?rivoluzione? qui ? un concetto che riflette un movimento perpetuo, come quello di un corpo celeste attorno al suo centro di gravit?. Questa ? la storia di una famiglia che, da tre generazioni, ruota incessantemente attorno alla sua stella polare: Nerano. Matteo in cucina accanto ad Alfonso, e Federica in sala al fianco di Mariella e Claudio, incarnano questa passione, portando in tavola le eccellenze del mare e della terra in un?armonia perfetta.

Oggi, la Taverna del Capitano abbraccia contaminazioni globali e audaci slanci creativi, sempre mantenendo un forte impegno verso una cucina sostenibile ed etica. La filosofia del ristorante ? quella di supportare un?economia circolare virtuosa, capace di valorizzare e preservare i patrimoni ittici e agroalimentari locali. Un’esperienza oltre che indimenticabile, davvero di cuore.

La squadra
  • Chef e proprietario: Alfonso Caputo?
  • Head chef: Matteo Caputo?
  • Sous Chef: Niccol? Salvemini?
  • Head sommelier e proprietaria: Mariella Caputo
  • Maitre: Claudio Di Mauro
  • Assistant maitre: Federica Di Mauro?
  • Sommelier: Giacomo Gargiulo?

Inizio gi? da sogno: tavolo vista (SUL) mare

Mise essenziale, uno sguardo al men?

BENVENUTO DELLO CHEF: patate fondenti con uova di granseola; chips al nero di seppia con salsa di alchechengi; ostrica cotta alla brace con aglio fresco e ribes.

Tipologia di pane e sfogline: bianco e ai 5 cereali, sfogline al pecorino e fiori di zucchini; broccoli friarielli; fiori eduli; cipolla rossa; bottoncini allo strutto.

LO SCAMPO ” GREEN”: cuore di lattuga alla brace e riduzione delle sue foglie esterne, pompelmo e uvetta.

Accompagnato da un calice di Franciacorta Dosaggio Zero – Saline

I profumi sono ricchi e invitanti, con un?evoluzione perfettamente controllata, tra note di pasticceria, frutto e spezie. La bocca impressiona per fragranza croccante di piccoli frutti rossi, affondo sapido, pienezza gustativa. E? goloso, saporito, salato, con una di pepe bianco e liquirizia.

Procediamo ora con LA SEPPIA CON L’OSSO SBAGLIATO: cotta nel midollo di manzo e maracuja, carpaccio di Marchigiana.

Abbinato a Notaro Tramonti Bianco Costa D’Amalfi DOC – Ida Giordano

Caratterizzato da riflessi giallo paglierino limpidi, offre profumi intensi di fior di limone, arancio, aghi di pino, ananas e citronella, con sottili note minerali e saline. Al palato, ? delicato e avvolgente, con un sorso lungo e piacevole.

Passiamo alle LINGUINE DI GRAGNANO NOCCIOLE E NOCI con caviale Oscietra, calamaro e zenzero. Uno spettacolo tra profumi ed equilibri.

Perfetto degustato con Beati Colli Pallagrello bianco 2023 – Masseria Piccirillo

Dal colore giallo scarico con accentuati riflessi verdi, al naso si presenta ricco in aromi del tipo tiolico, che ricordano gli agrumi, pompelmo rosa ma anche pesca gialla. Al palato fresco, persistente e molto equilibrato.

Assaggiamo ora un sorso di Lapazio Paestum IGP Bianco 2022 – Francesca Fiasco

Vino dalla trama finissima, fiori e agrumi in grande spolvero, zagara e ginestra, cedro e arancia gialla, erbe aromatiche, un bouquet in progressione che trova ottima corrispondenza al palato, dove evidenzia ancora meglio tutta la sua giovent?, il legno gli ha consentito di equilibrare la spinta acida e agrumata rendendo il sorso molto piacevole e non spigoloso.

Proviamo ora LO SPAGHETTINO AL LIMONE con rag? di aragosta.

Passiamo ai secondi con LA CERNIA ROSSA DI CRAPOLLA crema di patate al limoncello, porro grigliato e olio al rosmarino. In abbinamento: Idi?le IGP ? Raffaele de Martino

Sintesi tra la caparbiet? del Greco, l’eleganza del Fiano e la dolcezza della Falanghina. Di colore giallo paglierino carico, si esprime al naso con piacevoli sentori di frutta tropicale. Sorso pieno con un accenno minerale.

Passiamo ora a LE CAPASANTE E IL MAIALINO NERO CASERTANO emulsione del corallo della capasanta e riduzione di nocillo (liquore di noci). Che spettacolo! Fuochi d’artificio e capriole nello stomaco.

Abbinato al rosso Coda Rara –?Agricola Bellaria

Rosso rubino elegante e luminoso il colore, piacevole la consistenza nell?ordine della media struttura. Le note in apertura sono iodate e di pietra focaia, condite da sentori floreali di rosa canina. A seguire il gelso rosso, la mora selvatica, il?cassis?e la ciliegia sotto spirito, poi un pizzico di cannella e pepe rosa. Ingresso tannico carezzevole, sapidit? e succosa freschezza.

[Menzione Speciale] Nella foto qui sotto uno straordinario TALENTO, Giacomo Gargiulo. Giovane e appassionato Sommelier che ci ha guidato in un percorso al calice davvero memorabile.

Passiamo ad un calice di Lucno Roccamonfina IGT 2016 – I CACCIAGALLI

Vinificato con uve autoctone di Piedirosso provenienti da agricoltura biologica e biodinamica. Il vino subisce una lunga macerazione a contatto con le bucce in anfora, anche l?affinamento avviene negli stessi contenitori senza subire chiarificazioni o filtrazioni. Al naso rilascia profumi di frutta rossa, macchia mediterranea e sentori minerali. Palato ben allineato con la parte olfattiva, sapidit? e freschezza.

Saapientemente accostato agli inconfondibili sentori degli immancabili SPAGHETTI ALLA NERANO zucchini, formaggi locali e basilico.

Pre-Dessert

Arriva Federica con il carrello dei formaggi!

Dal quale optiamo per una selezione mista tra freschi, erborinati e stagionati.

Passiamo al dessert! LA DELIZIA AL LIMONE pan di Spagna al limoncello con crema al limone e crema “alleggerita” alla panna.

E concludiamo in gran bellezza con la mitica PICCOLA PASTICCERIA:

  • tartelletta con crema pasticcera
  • mousse ai frutti di bosco su frolla salata
  • bab? bagnato al limoncello biologico
  • arancia candita al cioccolato
  • cioccolatino fondente aromatizzato alla menta

Uno scatto con chi ci ha fatto sognare!

Grazie di cuore per tutto e…alla prossima!

Cucina

Alfonso e il figlio Matteo ritrovano le radici di piatti che parlano di mare e di orto, di appagamento dell?ospite, di gioia della tavola che esplode alla fine con un tripudio di dolci a cui ? impossibile rinunciare. Il consiglio ? di non seguire la carta, ascoltare con attenzione quello? vi raccontano perch? ogni giorno ci sono novit? intriganti.

Servizio e accoglienza

Con un savoir-faire eclettico e decisamente impattante, un’accoglienza calda e raffinatissima la famiglia Caputo celebra l’accoglienza con grande abilit? ed esperienza. In questa direzione la famiglia e, in particolare, la Patron Mariella Caputo insieme con Federica a guidare il servizio con lo straordinario Giacomo per proporvi il meglio nell’accompagnamento dei vini.

Conclusioni

La cucina della Taverna del Capitano ? un atto di attivismo culinario. Al centro di questa visione non c?? semplicemente la creativit? del cuoco, ma soprattutto le storie dei fornitori locali: dal miglior pesce all?alba; agli agrumi e oli biologici prodotti da un uliveto a picco sul mare; formaggi artigianali con il latte delle sue mucche libere di pascolare; ma anche frutti, ortaggi e legumi biologici, nutriti dalla brezza salmastra. Ogni piatto della Taverna del Capitano, quindi, racconta una storia di passione e dedizione, in una cornice mozzafiato. Chi viene a vivere questa esperienza ? destinato a farsi rubare il cuore.

 

TAVERNA DEL CAPITANO

Piazza delle Sirene 10/11
Localit? Marina del Cantone 80061 Massalubrense (Na)
Mail: info@tavernadelcapitano.com
Telefono +39 081 808 10 28
Sito web: www.tavernadelcapitano.com

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[07/22/2024, 20:04] Antico Francischiello dal 1909 ? Chef Antonino Attardi, regia Francesco Gargiulo ? Massa Lubrense (NA)

Fondato nel?1909 da Francesco Gargiulo, l?Antico Francischiello ? da sempre un punto di riferimento per gli amanti della buona cucina campana. Sono state tre le generazioni che si sono succedute alla guida, come tre sono state le sedi in?oltre 100 anni di storia. La prima location era guidata proprio da Francesco ?Francischiello? Gargiulo. L’attuale sede gode della vista su Capri, con ampie sale e grande area panoramica.

In cucina troviamo lo chef Antonio Attardi, quarta generazione di una famiglia che fonda le proprie radici culinarie alla fine dell?800. Prodotti a km zero, ricette della tradizione come i famosi cannelloni e la delizia al limone, la?creativit??e la?grande conoscenza delle materie prime dello chef rendono oggi la cucina dell?Antico Francischiello un?esperienza unica ed esclusiva. Non mancano sperimentazioni con nuove tecniche di cucina, per restare sempre al passo con i tempi ed arricchire la proposta tradizionale di famiglia, con estro e fantasia.

La squadra:
Francesco Gargiulo – Sommelier
Antonino Attardi – Chef e pastry chef
Firmina Gargiulo – Contabilit? e accoglienza
Ci accomodiamo al tavolo vista mare…

Iniziamo con un calice di Prosecco Treviso Extra Dry Millesimato “Il Fresco” DOC – Villa Sandi

Di colore giallo paglierino scarico con perlage fine e persistente. Il bouquet ? fruttato e floreale con note di mela Golden matura e piccoli fiori di montagna. Il gusto ? asciutto, morbido e sapido su fondo morbido con retrogusto fruttato ed aromatico.

Iniziamo il percorso con un crocch? di patate appoggiato su una crema di pomodorino del Piennolo leggermente caramellato e polvere di pomodoro essiccato.

Tipologia di pane e grissini: pane classico con 72 ore di lievitazione, grissini alla fragranza del pane.

Tartare di Tonno pinne gialle accompagnata da una caponatina di stagione con pomodorini, olive nere di Gaeta e capperi del nostro giardino.

Accompagnato a un calice di Falanghina Beneventano IGT – Villa Raiano

Di un bel giallo paglierino brillante, al naso si esprime con un ampio ed esuberante impatto olfattivo. Profumi di agrumi, ananas, pesca bianca ben bilanciati tra di loro. Il sorso ? fresco e appagante; riuscito equilibrio tra acidit?, sapidit? e volume, mai eccessivo. Finale pieno ed asciutto.

Passiamo ora al polpo prima cotto a bassa temperatura e poi scottato in padella e lo serviamo con una vellutata di piselli e polvere di aglio nero.

Che viene abbinato a Alto Adige DOC Sauvignon Winkl 2023 Terlano

Colore giallo paglierino lucente con luminosissimi riflessi verdolini. Al naso ha ricco bouquet di frutta esotica, melone e mandarino, per poi cedere a note vegetali di ortica e floreali di fiori di sambuco, in un contesto di grande mineralit? che ci segue come filo conduttore anche all’assaggio, convincente nello spalleggiamento tra freschezza e sapidit?, verso un finale di ritorni floreali di sambuco molto persistenti.

Proseguiamo con lo sfizioso gamberone in tempura su zucchine alla scapece e crema di zucchine.

Arriviamo al primo piatto: Risotto karbor mantecato al basilico con ventresca di ricciola e riduzione di pomodorino.

Wow!? Risi preziosi.

Abbinato con Ephyra Rosato Campania IGP – Rossella Cicalese

Ramato poco colorato, brillante e luminoso. Frutta rossa al naso, ciliegia, agrumi, prugna bianca e mela, ingresso deciso e ben equilibrato. Sorso fresco con buona consistenza. Chiude con ritorno di ciliegia e un accenno di tannino che accentua la freschezza.

E poi finalmente i tanto attesi classici cannelloni, ripieni di carne di manzo stracotta mozzarella e ricotta e cotti e gratinati nel forno a legna. Ogni morso un abbraccio della nonna, che sa di casa, di domenica, di famiglia.

A noi sono stati serviti accompagnati da un calice di Bruno Primitivo Salento IGT – Vespa

Il Primitivo ?Bruno dei Vespa? della cantina fondata insieme ai figli dal giornalista televisivo Bruno Vespa ? un rosso pugliese fragrante e mediterraneo, dal profilo morbido e avvolgente. ? la versione pi? tipica del territorio di Manduria, che grazie a un breve affinamento in legno, riesce a coniugare sapientemente i densi aromi fruttati, tipici di questo antico vitigno d?origine dalmata, con le note pi? evolute dovute al passaggio in botti di rovere.?

E da un calice di Piediroso Campania IGP – Diis Vini

Di colore rosso violaceo, l’olfatto esplode nella ciliegia matura, il sorso ? morbido, vellutato e dal corpo avvolgente di grande persistenza.

Passiamo ora al dentice locale scottato alla piastra su vellutata di finocchio e vinaigrette di limone. Una delicata carezza per il palato!

E ora…ci divertiamo con i dessert! Dal carrello dei dolci scegliamo un gelato per iniziare…

E ovviamente lo STORICO! Delizia al Limone inventata proprio qua nel 1970 dal nonno Giuseppe Gargiulo e il suo staff con cui ottenne la prima stella Michelin in Campania nel 1973.

Oggi la delizia a limone ? diventato il dolce tipico della penisola Sorrentina a sottolineare l?importanza e la qualit? che ha il limone in questa terra.

Dal sontuoso carrello dei dolci del giorno: Perch? no anche una crostata alla crema pasticciera e mandorle…

Uno scatto con lo chef vista Capri!!

Che spettacolo!! Grazie di cuore e….alla prossima!!

Cucina

Dal 1909 sulla costa di Sorrento, l’insegna Antico Francischiello tiene vive le ricette di famiglia, capisaldi della cucina campana e pezzi importanti della cultura materiale italiana. Qui si possono trovare quei piatti della domenica che ricordano casa come i Cannelloni ripieni, che sono un must. Antonino prepara la sfoglia di pasta fresca all?uovo tutti i giorni, cos? come il pane, grissini e tutte le deliziose preparazioni che colpiscono dritte al cuore e non si fanno di certo dimenticare. Un viaggio nel tempo, esplorato senza mai esasperare i?sapori?e soprattutto stupendo ad ogni piatto la propria clientela internazionale, con novit? e?fantasia, ma rispettando sempre stagionalit? ed utilizzando i prodotti freschi della propria terra.

Servizio e accoglienza

In questo tempio della buona cucina ogni saluto, gesto, particolare, oggetto della mise en place o del servizio, rappresentano poesia pura. Nel 1973 ? stato il primo ristorante stellato della Campania, la ricca collezione dei pregiati servizi di piatti, pentole in rame, bicchieri, arredi, lo testimonia di continuo. La tradizione viene raccontata con la ferma volont? di dare continuit?, senza scadere mai nella retorica n? nell’ag?. Il valore intrinseco lo si trova nell’accoglienza, che sa di casa, di famiglia.?

Conclusioni

Un indirizzo prezioso, dalla storia importante, con una bellezza intrinseca grazie alla sua posizione strategica, alle ricche sale che creano un?atmosfera di grande accoglienza e relax e dall’animo gioioso e abbondante di tutta la famiglia Gargiulo.

Antico Francischiello

Via Partenope, 27, 80061 Massa Lubrense NA.

Tel:?081/5339780
Fax:?081/8071813
E-mail:?info@francischiello.com
Sito web: www.francischiello.com

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[07/22/2024, 08:15] Zest Sorrento Ristorante Chef Domenico Iavarone ? Grand Hotel la Favorita Sorrento (NA)

[Le ANTEPRIME di VG… NEW! Nuovo Ingresso Guida Michelin 2024] Sorrento ? una graziosa cittadina situata sulla penisola, che da essa prende il nome, che si estende di fronte alla baia di Napoli; arroccata sulla scogliera con una fantastica posizione a strapiombo sul mare, regala panorami straordinari a cui deve certamente gran parte della sua fama, insieme al mito letterario che l?ha incoronata come la seducente Terra delle Sirene. Ed infatti, fin dal XVIII secolo ? stata inserita tra le mete del celebre Grand Tour europeo ed ha ispirato grazie alle sue bellezze naturali tanti artisti e pensatori dell?Ottocento e del Novecento, da Nietsche a Ibsen, senza dimenticare Lucio Dalla che qui ha composto la famosa canzone ?Caruso?. Ancora oggi Sorrento vanta un posto di rilievo nel turismo mondiale e dispone di una ricca e variegata offerta alberghiera. Tra le opzioni di soggiorno pi? prestigiose si trova il Grand Hotel ?La Favorita?, un cinque stelle nel centro storico della citt? gestito dai giovani imprenditori Giuseppe e Mario Manniello, due fratelli cresciuti in una famiglia attiva da molti anni nel settore dell?hospitality, che hanno voluto completare l?offerta con il ristorante fine dining Zest.

Un nome che evoca uno dei prodotti di eccellenza della costiera, quei limoni di Sorrento che troviamo anche nel bel giardino che circonda l?hotel e sul quale si affaccia la sala interna del ristorante.

La guida della cucina, e di tutta l?offerta gastronomica dell?hotel, ? stata affidata a Domenico Iavarone, uno chef con una lunga e consolidata esperienza sul territorio della Campania e della costiera sorrentina in particolare. Napoletano, ha maturato esperienze nelle cucine del Capri Palace a fianco di Oliver Glowig e poi con Gennaro Esposito alla Torre del Saracino; in seguito, ha lavorato al ristorante Capo La Gala di Vico Equense dove ha confermato e mantenuto per quattro anni una stella Michelin e successivamente ? approdato al progetto Jos? di Torre del Greco, portando subito la stella e un notevole successo.?

?Riprodurre la semplicita? e? una sfida complessa? scrive lo chef come introduzione al menu del ristorante, per sottolineare la sua visione di cucina, di ispirazione mediterranea, che punta a valorizzare le numerose materie prime del territorio con preparazioni semplici e immediate, ma ricche di gusto e personalit?.

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La Squadra

Proprietari / patron: Mario e Giuseppe Manniello

Chef: Domenico Iavarone

Sous Chef: Antonio Commone

Maitre Di Sala: Francesco Cinque

Sommelier: Antonio Gargiulo

Pastry Chef: Anastasia Cannavacciuolo e Gennaro Pepe

Saliamo all’ultimo piano…

Il Rooftop Bellavista?

?con l?angolo bar per aperitivi e cocktail after-dinner.

Il panorama con vista sul golfo al tramonto.

Il nostro aperitivo accompagnato da golosi stuzzichini

Un altro scorcio della terrazza panoramica, con la piscina a disposizione degli ospiti dell?hotel.

Torniamo al Ristorante…

Il nostro tavolo per la serata.

Il cortile interno dell?hotel con gli alberi di limone.

Partiamo con alcuni appetizer:

  • Pane, olio, pomodoro
  • Oliva ascolana
  • Cannolo di melanzane arrosto basilico ed erbe spontanee
  • Tacos di mais con giardiniera di verdure e maionese di cipolla

Seguiti da zucchine cotte e crude come amouse bouche.

Il servizio del pane, con un goloso assortimento di pane, brioche sfogliata, cracker e grissini, accompagnati da un burro al limone.

Cantine Antonio Mazzella – Vigna del Lume Ischia biancolella doc

Il primo vino della serata ? prodotto a breve distanza da Sorrento, precisamente sull?Isola d?Ischia, a 100 metri sul livello del mare, nella localit? da cui prende il nome, Punta del Lume volgarmente chiamata ?o? lummo?. Il vitigno da cui ? prodotto, il Biancolella, ? autoctono dell?isola d?Ischia, il cui suolo di origine vulcanica conferisce all?uva una peculiare sapidit?. Di colore giallo paglierino, al naso risulta floreale con profumi di frutta quasi matura; al palato ? fresco, delicato e leggermente sapido.

Zucchine e fiori, parmigiano in salsa di fiano e paprika dolce

Apriamo il pasto con un antipasto dai sapori estivi, un fiore di zucchina con un ripieno a base di zucchine, fritto e accompagnato da una salsa di parmigiano al Fiano e paprica dolce.

Lallier – Blanc De Noirs Brut Grand Cru

Il prossimo vino ci porta in Francia, ed in particolare nella Champagne, con il Blanc de Noirs della maison Lallier. Si tratta di una composizione dello Chef de Cave basata su due leggendari terroir di Pinot Nero di A?, l?unico Grand Cru della Vall?e de la Marne, che offre un vino morbido e fresco, e della regione collinare di Verzenay nella Montagne de Reims, dal carattere intenso. Di colore dorato intenso che si avvicina all?ambrato, ha un naso complesso dominato da aromi fruttati; al palato offre note aromatiche di frutti maturi con note cnadite e di pasticceria e un finale profondo e persistente.

Tonno ricotta e ciliegie

Ancora un antipasto caratterizzato da abbinamenti insoliti ma ottimamente bilanciati: un cannolo di tonno crudo riempito di spuma di ricotta e accompagnato da ciliegie.

Annecchia in salsa tonnata, con peperoncini verdi, melanzane e tartufo nero

Proseguiamo con una reinterpretazione, originale anche nella presentazione, di un grande classico, girello di vitello (chiamato annecchia in questa parte d?Italia) in salsa tonnata con peperoncini verdi, melanzane e tartufo nero.

Risotto limone, scampi e liquirizia

Passiamo ai primi piatti con una interpretazione moderna di un classico risotto italiano nel quale la freschezza agrumata del limone si sposa con la dolcezza degli scampi, il tutto arricchito da un insolito e inaspettato tocco di liquirizia. Un riuscito esempio della capacit? dello chef di trasformare ingredienti semplici e ?normali? in un piatto elegante e originale.?

Bernard Defaix ? Chablis Le Lys Premier Cru 2019

In abbinamento ci viene servito un altro vino francese, proveniente dallo Chablis nel Nord della Borgogna, area vocata alla produzione di Chardonnay che qui si caratterizza per una spiccata freschezza e sapidit? derivante da un clima continentale e da un terreno ricco di gesso. Les Lys ? il nome del vigneto, classificato Premier Cru, composto da alcune vigne piantate dal produttore Bernard Defaix negli anni ?60. Il vino esprime eleganza e finezza, frutto di basse rese e una vinificazione svolta principalmente in acciaio per preservare la schiettezza del frutto e, in piccola parte, in barrique per conferire corpo e profumi.

Raviolo di patate zucchine, provola e gamberi

Proseguiamo con un altro primo che celebra e valorizza gli ingredienti della regione: dei ravioli fatti in casa racchiudono un ripieno cremoso di patate e zucchine, abbinato alla provola affumicata in spuma e ai gamberi freschi del Mar Mediterraneo.

Contrada Salandra – Piedirosso Campi Flegrei 2019

Torniamo nella? regione con il prossimo vino, il Piedirosso Campi Flegrei dell?azienda Contrada Salandra. Si tratta di un rosso prodotto con le migliori qualit? di questo storico vitigno della Campania. Vinificato solo in acciaio per conservare le caratteristiche varietale e fruttate del Piedirosso, sprigiona un bouquet di piccoli frutti a bacca rossa con sentori di sottobosco ed erbe aromatiche. Il sorso ? armonioso e accattivante, con frutto succoso e un finale fresco ed equilibrato.

Triglia in patate fritte, maionese allo zafferano, ravanelli e schiuma di pepe bianco.

Vie Di Romans ? Pinot Grigio Dessimis, 2021

Assaggiamo ora il Dessimis dell?azienda friulana Vie di Romans, da uve di Pinot Grigio al 100%. Nel bicchiere si presenta giallo paglierino con evidenti riflessi ramati tipici del vitigno, e sprigiona profumi fruttati e fioriti con sentori di vaniglia e spezie, donati dalla permanenza del vino in barrique di rovere. Al palato ? morbido e ricco, con note fruttate, una piacevole freschezza e lunga persistenza.

Frescobaldi ? La Maione Toscana IGT 2018

In accompagnamento al secondo di carne ci viene servito un vino toscano, di una delle pi? note cantine della regione. Il La Maione ? vino nato nella tenuta di CastelGiocondo in Montalcino, dove la famiglia Frescobaldi, negli anni ’70, inizi? a piantare, sfidando la tradizione, le prime barbatelle di Merlot. I risultati furono soddisfacenti e portarono, nel 1991, alla nascita di questo vino, decisamente unico ed inconsueto nel panorama di Montalcino. Rosso rubino intenso, al naso offre profumi di confettura di ciliegia e di prugna, con note speziate, cioccolato fondente e liquirizia. In bocca ? caldo e rotondo, con tannini importanti ma al contempo fini e setosi.

Petto di anatra, sedano fondente, albicocca e limone

Il petto d?anatra viene cotto al rosa, scaloppato e servito con del sedano fondente e delle albicocche grigliate, che donano una nota dolce ma con un piacevole retrogusto acidulo, e limone che conferisce ulteriore freschezza al piatto.

Saint Honor? tonka, nocciola e gelato burro nocciola

Come dessert l?interpretazione di un grande classico della pasticceria, la torta Saint Honor?, resa moderna dall?uso di fava tonka che dona una sfumatura esotica; il gelato al burro di nocciola aggiunge ricchezza e cremosit? rendendo questo dolce un trionfo di raffinata golosit?.

A chiudere la cena una selezione di piccole prelibatezze in accompagnamento al caff?:

  • Craqueline alla vaniglia
  • Cioccolato fondente e lampone
  • Panna cotta cocco e mango

Lo chef con i responsabili della sala

Foro ricordo di rito?.

Buongiorno!

Il meraviglioso giardino di limoni ci accoglie per la colazione.

Selezione di golosi dolci tradizionali accompagnati da un ottimo cappuccino

La piscina alla luce del mattino

Cucina

Una cucina raffinata e ricca di tecnica quella di Domenico Iavarone, ma allo stesso tempo immediata e sempre orientata a valorizzare gli ingredienti senza snaturarne l?identit?.

Per assaporarla si pu? scegliere dalla carta, cha cambia al variare delle stagioni, oppure affidarsi ad uno dei men? degustazione: il ?5 Senses?, un percorso di cinque portate o ?The Story Telling?, 7 portate a mano libera dello chef. Per entrambi ? possibile anche scegliere un percorso di abbinamento vini selezionati dal Sommelier dalla ricca cantina del ristorante. Sicuramente ciascun ospite potr? scegliere il percorso pi? in linea con i propri gusti ? e l?appetito del momento!

Servizio e accoglienza

Il servizio, guidato dal Maitre Francesco Cinque e coadiuvato dal? Sommelier Antonio Gargiulo ? preciso e attento come giustamente ci si aspetta in un albergo a 5 stelle, ma al contempo discreto e mai invadente. Del resto l?accoglienza di classe ? un tratto distintivo dell?hotel La Favorita nel suo complesso!

Conclusioni

Seppur inaugurato solamente alla fine del 2023, e fresco di ingresso nella Guida Michelin il ristorante Zest ? in pochi mesi riuscito a interpretare la volont? dei fratelli Manniello di portare a Sorrento una grande cucina in Albergo, rafforzando in questo modo l?offerta sia turistica che gastronomica di questa bellissima citt? della costiera. E l?aver investito in uno chef dalla solida preparazione e dall?evidente passione per la sua terra come Domenico Iavarone fa giustamente immaginare un solido futuro e meritati riconoscimenti.

 

Informazioni ? Ristorante ZEST presso il Grandi Hotel La Favorita

Via Torquato Tasso, 61
80067 Sorrento (Napoli)

tel. ?+39 081 8782031

e-mail.?info@hotellafavorita.com

Sito Web. https://www.zestsorrento.com

Orari. Aperto tutti i giorni solo a cena 19.00 ? 22.00

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[07/21/2024, 17:01] A Journey Through the Early White Wines of Abruzzo ~ Or, Self-Investing in Your Path to Mastery

Recently I had a long conversation with a young wine professional. Currently they?re sommeliering in a very exclusive hotel which has a restaurant with a quasi ? Italian flavor. This person believes in taking deep dives into wine countries at their own expense, in order to further their knowledge and education and love for wine, which is part of their livelihood. Imagine that ? spending your own money to learn more about wine?  

Look, I?ve known wine buyers and sommeliers who really didn?t have much interest in Italian wines over the years. I remember telling one that they should try going ? they might have their minds changed. One, I knew, dipped their toes into Italy with a free junket to Prosecco-land. It was a start. But there were always more interesting places for them to go to ? France, South Africa, Argentina ? more exotic, and of course, no charge. It was as if Italy were this indecipherable, non-linear, complicated jumble of regions and wines and opinions ? duh. That was often enough to put off the most left-brained of wine-experts-in-training. But for people like the young somm above and myself, it is a ticket to an endless parade of characters ? rich stories ? unpredictable wines at times ? but always somewhere a great meal and a beautiful cache of scenery.

San Benedetto del Tronto

I bought my own ticket, dozens of times. Spent my own dime. And one place where I kept going back was to the Marche/Abruzzo regions. Marche, because a good friend lived there on the coast, bordering Abruzzo. And Abruzzo, because twenty minutes away, the vineyards called.

So, let?s take a trip into the time machine and go visit some of the early white wine experiments coming out of Abruzzo in the 1980?s and 1990?s ? let?s see where we were ? not just where we think we are today. Some of it might be surprising to those who think they ?discovered? all of this. Well, I?m not here to humble anyone (they proclaim often enough how humbled they are anyway on their socials, they don?t need me beating that drum). Still to say, there might be one or two of you out there who enjoy history. Let?s open up that book.

I?m going to concentrate on one winery ? Illuminati ? which is in Controguerra, a village built upon the hills of Teramo. There are other wineries there who have garnered adoration among the trend followers of wine, some of it deserving. But Illuminati is where I spent my time watching the evolution of Abruzzo wine, red, white, rose, sparkling and sweet. We?re going down the white wine rabbit hole today.


Trebbiano d?Abruzzo ? the basic building block of white wine in Abruzzo in the 1980?s. It was really all we knew. Pecorino was emerging. Passerina was in the field blends, for sure. But everything was called Trebbiano. It was a high-acid wine with a neutral character ? great for quaffing down with a fritto misto at the Chalet Federico on the beach at San Benedetto del Tronto. It was cold, crisp, light and dry. Period. If someone threw down a plate of linguine with those sweet baby clams that come out of the Adriatic near San Benedetto, all the better. It seemed to work well in places like Houston, who had a larger Italian-American population than Dallas, where I lived. But we found folks who got to know and like the wine. Stanley Marcus was a regular at a place in Dallas, La Tosca, and he enjoyed the wine when he wasn?t imbibing on La Scolca Gavi di Gavi. But the wine evolved. It picked up fruit. Cold fermentation techniques made the wine brighter and more polished. It was like a chunk of marble, just waiting for the sculptor to carve into it. Which the winemakers at Illuminati did. Let?s look at some of them.

Nicolino ? not quite p?tillant naturel, more like p?tillant capricieux, Nicolino had a mind of its own. The wine was originally sealed with a cork, and then changed to a crown cap ( like beer bottles) to seal the liveliness of the wine inside. I remember once I was dining at a friend's restaurant and he had a few cases of Nicolino in the back room. We heard a pop, banging sound, and rushed to the back room. The cork had popped and blasted completely through the cardboard case, which in those days might not have been as rigorously constructed as they are today. But, nonetheless, it made that wine a very hard sell. Probably not today, though. It would be a self-disgorging darling of the Tik-Tok somm-set. They wouldn?t even have to saber the wine ? it was auto-sabering. Talk about social media opportunities for the ?Look at me!? sommelier community. Nicolino went away ? an experiment that did not succeed, sadly.

Next up ? Ciafr?. I loved this wine. It was a blend of Trebbiano, Passerina, Riesling, Chardonnay, among others. It was an experiment. And some of the oncoming wines into the eventual portfolio of Illuminati were still young. So Ciafr? was the petri dish. And what a dish it was.

I likened it to a what a Meursault might taste like if it was made by an Italian in Italy with Italian grapes. That sold it to the restaurants. They were looking for something they could put on the list for $40 in those days. Ha ? now $40 will get you a couple of glasses of mediocre wine at many Italian spots I have found my way into recently. Anyway, the wine was friendly. It didn?t stink of oak or acid or any off putting aromas. It was floral without being a Far-Niente wannabee. No butter. Just grapes in balance and harmony ? medium bodied and alcohol in check. It was brilliant with meaty white fish, like Halibut or Grouper. It stood up to a veal chop famously. I miss that wine. The winery no longer makes that wine too. Evolution in Abruzzo ? it?s not something new. It?s been going on for generations ? ok Zoomers?


Cenalba ? originally intended as an aperitif wine (Cenalba, pronounced "chin-al'-bah" means ?the dawn of dining?) this came out as an unoaked Chardonnay from young vines. Eventually it became a Controguerra DOC, and the wine did well enough ? but not great ? so to the wastebasket of history it went.

Daniele ? Amber wine lovers would have loved this wine when it first came out. It was tinged with this saffron hue that gave the wine a look of gravitas. Finally ? a wine like the Valentini Trebbiano, which was a grail wine for Zampognari?s (according to cellarmaster Agostino, ?those who sang the praises of Abruzzo wines back in the day?). There was a lot of hope for Daniele ? I personally loved this wine. It was rich, full-flavored, had an amazing quiver of aromas and flavors indicative of the  land of Controguerra and the Teramo hills. It was my unicorn. Thankfully, the wine is still being made. Predominantly Trebbiano, with a smidgen of Passerina and Chardonnay ? they haven?t veered too far from the original recipe. When this wine gets ?discovered? I?ll be sorry to see it show up on a wine list in NY or Dallas for $600, much in the way I now lament seeing the prices of Pepi whites so out of range for everyday wine lovers. Of course, all one needs do is go to Italy where the prices aren?t geared only for the economic elites. Still, I lament.

Last wine and a p.s. of sorts ? and that is the Illuminati Lor? ? which was a Trebbiano ( and Sauvignon) based wine ? the vines of which grew in an area where the noble rot was active ? botrytis ? so, a dessert wine. I have a 375ml bottle remaining in the cellar from the 1990 vintage. It is now the color of a Madeira. Gorgeous. Wonderful with blue cheese or foie gras. And yes, a meditation wine for sure. Happily, the winery still makes this wine . So, three out of six isn?t bad.

 

And finally?.

There?s nothing wrong with a junket, especially if you have a thoughtful group and a leader who keeps the trip on mission. I?m all for it. But I would encourage wine lovers, especially those who aspire to master wine, to invest in your future by taking your own time and money and digging even deeper. There are stories out there ? there is knowledge ? there is wonder ? and there is your future- just waiting for you to discover it ? Italy is an open palm, just waiting for you to take it, hold it, squeeze it, and reward you with strength and support.

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[07/15/2024, 04:47] Stua Noa Fine Dining (Summer 2024) Chef Andrea Fugnanesi ? Livigno (SO)

Siamo tornati con grande piacere al ristorante Stua Noa, il gioiello gastronomico dell’Hotel Concordia, situato nel cuore pulsante di Livigno. Questo esclusivo locale offre un’esperienza unica con soli cinque tavoli, pensato per garantire un servizio impeccabile e raffinato. Il giovane e talentuoso chef Andrea Fugnanesi, nato nel 1995, guida la cucina con una visione innovativa che combina ricette tradizionali con abbinamenti audaci, esplorando i sapori nascosti di ogni ingrediente.

Il nome del ristorante, Stua Noa, rende omaggio alla cultura e alle tradizioni di Livigno. In dialetto locale, “Stua Noa” significa “Stanza Nuova”. Un tempo, la vita familiare si svolgeva nella Stua, l’unica stanza riscaldata delle case contadine, dove le famiglie si riunivano per condividere il pasto serale. Oggi, questa antica Stua si trasforma in un ristorante esclusivo, dove la “vecchia Stua” diventa “Stua Noa” per offrire un’esperienza che fonde la cucina contemporanea con l’atmosfera accogliente del passato.

Tornare allo Stua Noa ? sempre un’esperienza piacevole, dove tradizione e innovazione si incontrano in un perfetto equilibrio, con un tocco di audacia che rende ogni piatto una scoperta.

La squadra:

Hotel Manager?Daniel Giacomelli?

Brigata Cucina

Executive Chef Andrea Fugnanesi?

Sous Chef?Gabriele Bianchi

Junior Sous Chef?Lorenzo Marcelli

Capo Partita Antipasti Federica Postorino

Capo Partita Primi Francesco Trapani

Capo Partita Secondi Yuri Meo

Pastry Chef?Federica Bagnarelli

Brigata di Sala

Restaurant Manager Mattia Rossetto

Vice Ma?tre Alberta Manzoni

Sommelier Camilla Riva??

La nostra esperienza ? iniziata con un delizioso aperitivo. Siamo stati accolti con un assortimento di salumi e formaggi locali, che hanno esaltato i sapori autentici del territorio. Il tutto ? stato accompagnato da un drink , perfetto per aprire la serata.

Lo chef Andrea Fugnanesi, con una carriera brillante e la passione per la cucina tradizionale italiana, unisce creativit? e autenticit? nei suoi piatti. Classe 1995, Andrea ? gi? riconosciuto per la sua abilit? nel sorprendere con delizie culinarie uniche e indimenticabili.

Iniziamo subito con un Ca’ del Bosco Sat?n 2017 che ? un capolavoro di eleganza e raffinatezza. Questo spumante, dal perlage fine e persistente, offre al naso delicate note di fiori bianchi e agrumi. Al palato, si distingue per la sua cremosit? e il perfetto equilibrio tra freschezza e morbidezza. Un’esperienza sensoriale unica, ideale per celebrare momenti speciali.

La nostra cena inizia con un incantevole assortimento di amuse-bouche, piccole delizie che anticipano la creativit? della cucina. Ogni boccone ? un’esplosione di sapori, perfettamente bilanciato per stuzzicare il palato. Questi piccoli capolavori sono il preludio perfetto a una serata gastronomica indimenticabile. Con grande maestria, lo chef ci introduce nel suo mondo culinario fin dal primo assaggio.

Iniziamo la degustazione con la Pappa al Pomodoro, cremosa e avvolgente, che apre le danze con un tocco di tradizione. Segue il Cannolo di rapa, fiocco valtellina e panna acida, un perfetto equilibrio tra dolcezza e acidit?. La Tartelletta con mozzarella, limone e trota offre una fresca esplosione di sapori mediterranei. Infine, l’Aspic di salmerino chiude con eleganza, offrendo una texture gelatinosa e un gusto delicato e raffinato.

La selezione di pani ? un viaggio tra sapori autentici e tradizioni locali. Iniziamo con il pane con lievito madre 85% idratato, soffice e fragrante, che esalta la qualit? degli ingredienti. Segue il Pan da Carcent, tipico di Livigno, caratterizzato dall’inconfondibile sapore delle rape. Il pane di segale, aromatizzato con anice stellato e finocchietto, offre una combinazione di profumi e sapori unica e avvolgente.

A completare questa esperienza, il burro della latteria di Livigno, arricchito con polvere di salvia e fiocco valtellina essicato, che aggiunge una nota di eleganza e raffinatezza a ogni boccone.

Il primo degli antipasti ? l’Uovo di Selva, proveniente da galline allevate in un bosco di castagne a Morbegno. Accompagnato da fiocco valtellina e adagiato su una cremosa fonduta di formaggio di capra, ? impreziosito dal gusto affumicato della barbabietola al pino. Questa combinazione di sapori rustici e raffinati offre un’esperienza culinaria autentica e profondamente radicata nella tradizione locale.

Proseguiamo con la Parmigiana in viaggio verso il Giappone, un’esperienza culinaria che fonde tradizioni italiane e giapponesi. La melanzana, cotta al BBQ e glassata con salsa teriyaki, presenta un sapore affumicato e dolce. Il piatto ? arricchito dal cerfoglio in polvere e fresco, che aggiunge una nota erbacea e vivace. Completa l’insieme un gelato alla mozzarella di bruna alpina, che introduce una cremosit? inaspettata e delicata.

Proseguiao con il Pranzo della Domenica, un omaggio ai sapori tradizionali italiani. Il cannellone ripieno di pollo arrosto evoca ricordi di famiglia e convivialit?. La crema di patata affumicata aggiunge una nota vellutata e profonda, mentre la pelle di pollo essiccata conferisce un tocco croccante e saporito. Questo piatto combina due classici della cucina casalinga, reinterpretati con eleganza e creativit?.

Proseguiamo con Trout Essential, un raffinato incontro tra tradizione e innovazione. Lo spaghettone Monograno Felicetti ? cotto in un fumetto di trota, che gli conferisce un sapore delicato e profondo. Viene poi mantecato con un burro acido al prezzemolo, che aggiunge freschezza e una leggera nota acida. Il limone candito, presentato sia in crema che in polvere, apporta un contrasto agrumato che bilancia perfettamente il piatto. Le uova di trota affumicate, adagiate sulla pasta, offrono un’esplosione di sapore e una texture intrigante, completando questa creazione culinaria con eleganza.

Accompagnamo il tutto con Opera di Mamete Prevostini, vendemmia 2023, ? un IGT Alpi Retiche che incanta con la sua freschezza e complessit? aromatica. Dal colore brillante e trasparente, si apre al naso con note floreali e fruttate, accompagnate da una delicata mineralit?. Al palato, offre una struttura equilibrata, con un’acidit? vivace che lo rende perfetto per accompagnare piatti di pesce e formaggi freschi. Un’interpretazione elegante e moderna dei vini della Valtellina.

A seguire ci accingiamo a degustare un Parcellari Chardonnay 2020, che?proviene da una raccolta manuale selezionata di uve Chardonnay all?interno della “parcella 146” del vigneto Bricco La Gambina, situato ad Asti, Grazzano Badoglio. Si presenta con un colore giallo paglierino tendente al dorato. Al naso emergono note di rosmarino, foglia di pomodoro, pesca gialla e un leggero sentore di lievito. In bocca, si percepiscono sapori di mandorla e anice, con una freschezza iniziale che si apre ulteriormente sul palato, con un finale lungo e persistente. Questo vino ? ottenuto tramite fermentazione e batonnage per 10 mesi, seguito da un affinamento in bottiglia di 12 mesi.

Il secondo Acqua Dolce?celebra il salmerino cotto al BBQ, esaltandone il sapore delicato con una cottura perfetta. Accompagnato da rabarbaro presentato in diverse consistenze, sia candito che in polvere, offre un interessante contrasto tra dolce e acido. L’emulsione all’aneto aggiunge una nota fresca e aromatica che completa armoniosamente il piatto. Le erbe fresche e la presentazione elegante contribuiscono a rendere questo secondo piatto un’esperienza culinaria raffinata e memorabile.

Chiuduamo con la Namelaka al gembro, presentata in questa elegante composizione, colpisce per la sua raffinata semplicit?. La crema ultra-cremosa, tipica della tradizione giapponese, ? delicatamente distesa su un piatto, formando una base liscia e lucente. Spolverata con cacao amaro, che contrasta visivamente e gustativamente con la dolcezza della crema, si crea un gioco di sapori e consistenze intrigante. L’attenzione ai dettagli nella decorazione aggiunge un tocco di sofisticata eleganza a questo dessert, rendendolo un’esperienza sensoriale completa.

Accompagnamo i dolci con un ottimo Donnafugata Ben Rye 2020 ? un passito di Pantelleria DOC, prodotto con uve Zibibbo raccolte manualmente e selezionate per una pressatura soffice. Dopo una fermentazione in acciaio a temperatura controllata, il vino affina per 8 mesi in vasca e almeno 12 mesi in bottiglia. Si presenta con un colore dorato dai riflessi ambrati e un bouquet intenso di albicocca, scorza d?arancia candita e sentori mediterranei. Al palato, offre note fruttate, erbe aromatiche e miele, con un equilibrio straordinario tra freschezza e dolcezza, risultando intenso e persistente.

Concludiamo la cena con la Piccola Pasticceria, un trionfo di dolcezze in miniatura. Include un macaron con cremoso al cioccolato e lampone, che combina la croccantezza del guscio con la morbidezza della crema. La mini finanziera al cioccolato offre una ricca e deliziosa esperienza in un piccolo boccone. Infine, il marshmallow alla birra 1816 aggiunge un tocco originale e sorprendente, con la sua consistenza soffice e il sapore leggermente maltato.

Cucina

Il cuore dell’esperienza di Stua Noa Fine Dining, guidata dallo chef executive Andrea Fugnanesi, risiede nella sua abilit? di condurre gli ospiti in un percorso gastronomico unico, basato sui migliori ingredienti stagionali. Il men?, che evolve con le stagioni, ? un omaggio all’arte culinaria italiana, impreziosita da influenze alpine e internazionali. Ogni piatto, da creazioni come il Pan da Carcent di Livigno e l’Uovo di Selva a delizie come la Parmigiana in viaggio verso il Giappone, riflette la passione e l’innovazione che rendono indimenticabile ogni visita.

Accoglienza e servizio

Stua Noa Fine Dining accoglie i commensali con un’eleganza raffinata e una cura meticolosa dei dettagli. Il locale, caratterizzato dal calore del legno e dalla robustezza del porfido, crea un’atmosfera intima e accogliente. Il servizio, impeccabile e professionale, ? curato da un personale altamente qualificato e discreto, sempre pronto a garantire un’esperienza culinaria perfetta. L’accoglienza calorosa e l’attenzione ai dettagli rendono ogni visita un momento indimenticabile. La carta dei vini offre una selezione di bollicine nobili, etichette prestigiose ed emergenti, accompagnate da una variet? di distillati, birre artigianali e una raffinata selezione di t?.

Conclusioni

Stua Noa Fine Dining ? un autentico tempio della gastronomia italiana e alpina. Ogni visita ? un’esperienza di lusso e raffinatezza, dove la tradizione culinaria si fonde con l’innovazione per creare piatti che sono vere opere d’arte. Per chi cerca il meglio del meglio a Livigno, Stua Noa ? una destinazione imperdibile. Prenotate un tavolo e lasciatevi trasportare in un viaggio culinario che delizier? tutti i vostri sensi, guidati dalla maestria dello chef Andrea Fugnanesi e dal suo team.

INFORMAZIONI ? Ristorante Stua Noa Fine Dining

Via Pontiglia, 39, 23041 Livigno (SO ? Valtellina), Italy

Tel.+39 0342 990 108

Mail.?info@lungolivigno.com?

Sito web.?lungolivigno.com

Orario: Si ricevono tavoli solo su prenotazione (tutte le sere) dalle 19:00 alle 21:00

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[07/14/2024, 15:38] Able Was I Ere I Saw Elba Rosso

Not long ago, an erstwhile colleague recounted a story they had while making an Italian wine presentation. The account was a tony Italian-styled eatery that had recently changed wine buyers, so a meet-up was de rigeur. The  person who oversaw the wine lists was Gen-Z?ish in age and predilection.

My confrere was discussing Tuscan wines, with the new buyer. The subject of international varieties came up. You know, things like Cabernet Sauvignon, Merlot, and grapes like that, which also grow in Italy. This was an all-Italian wine list, and whether we like it or not, diners come in looking, at times, for wines they know and recognize. Like Cabernet Sauvignon. The young overseer interrupted him and said, ?Italy doesn?t make good Cabernet or Merlot. The place for that is Napa Valley.? Ok, so no Masseto? No Sassicaia? (said restaurant is in a high net-worth neighborhood) My friend then asked them about Super Tuscans. ?Not my thing.? Dismissed again. So, as the meeting came to an end, and my friend was getting up to leave, the wine buyer asked him, ?But do you have any orange wines??

You know, under the Italian sky, there really isn?t anything that hasn?t already been invented, or tried, somewhere in past days. I have a box of labels to prove it. So, I dragged it down out of the closet to take a peek at some of the soldiers who fought in wars of past. Some made it, some didn?t. Let?s visit with them.

For the most part, I am restricting myself to Tuscany, with a brief foray into nearby Lombardia (next week), beginning with white wines.


Probably most famous of all is/was Galestro. There was a big push by  the producers in Tuscany for a white wine of equal standing with Chianti ? A White Chianti they would whisper to me. And it seemed Galestro was the heir apparent. The word Galestro is meant to describe a type of soil. If you want to know more about that, I?d refer you to Monty Waldin?s site here: https://chateaumonty.com/galestro/.

Galestro the wine ? there were high hopes. I remember going to a wine dinner in Tuscany where all the producers of Galestro were present for a dinner highlighting the wine. All the wines were there too, about nineteen. The wind up is after we all sat, for hours, eating and sipping on all of the Galestros, the consensus at the table was that there probably wasn?t much future for the wine Galestro. Indeed, within years the wine vanished. Sorry, Gen-Z wine buyer, you might  have loved it. But it was DOA before you were BORN. I bought some for the company I worked for. Fortunately I had a client who bought it all, or else it would have been an FCO (Future Close Out).


Another hopeful white was Bianco Vergine Valdichiana. It?s still around, so it could still be ?discovered? by the 21st century folks. Forty years ago, it was a tough nut to crack.  Predominantly Trebbiano, which is a current darling among the Orange-istas. But then it was vapid and not terribly interesting save for the fact that it was white, could be chilled and used as a substitute for water in dire situations. It was, after all, 88% water. So we could survive on it. But the wine buyer crowd wasn?t interested. They wanted that international variety, Chardonnay. And Italy, then, wasn?t as forthcoming with Chardonnay as it is now. This one from the old owners of Avignonesi ( they?ve since sold and decamped to Puglia) was an attempt. And we failed. I wish the Gen Z crowd had been there- they probably would have liked it, as it was high acid, indigenous, prone to refermentation (or Frizzante Naturalmente). And with a few months of age, the Malvasia and Grechetto in the blend would turn yellow, or the now fashionable l'orange.

Speaking of fizzy wine ? P?t-nat is all the rage with the kids these days ? so lets take a journey into the time machine and revisit one.


In Tuscany we had this one product called  Le Bizze ? We sold it by saying ?Le Bizze is the Fizz!? it didn?t go over well with the Boomers. But now it might be Lit AF. It was naturally fermented, so it would fill the bill for frizzante, or p?t-nat, maybe even metodo ancestrale. Anyway, it flopped too, in the 80?s. No one was having any tantrums over not getting any. I guess you had to be there.

One last white ? one that is still around ? Montecarlo Bianco -

 

@ professore_usa, who is a wine collector and expert extraordinaire, recently posted a picture of an aged (1978) Montecarlo Bianco with the description ?Infinito.? A white (now aged to amber) wine 46 years old. Unthinkable. Yet, infinite. Fascinating. Anyway, I had a client in Fort Worth, Texas, who loved (and probably still loves) this wine. I brought it in from Mayflower Imports in Washington DC. We all, apparently, have fond memories of this wine. I wish our young wine appropriator could discover this wine for their generation. We?d probably never hear the end of it. Oh wait, we (the old ones) are going to die soon anyway, so it doesn?t matter. Party on, Garth!

 

Next week ? Part 2 - Abruzzo

wine blog +  Italian wine blog + Italy W
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[06/27/2024, 16:40] Osteria Bakar? | Chef Giuseppe Veloce ? Ristorante Gourmet di Peschiera del Garda (VR)

Il ristorante Osteria Bakar? ? situato a Peschiera del Garda, non lontano dal centro della nota localit? gardesana, ma defilato rispetto al pi? turistico vecchio porto e alle rive del lago. Una scelta coerente con la filosofia del locale che punta ad essere e rimanere un luogo rivolto agli amanti di una cucina e di uno stile di ristorazione ricercati.

Infatti, sebbene il nome possa far pensare ad un?altra categoria di locale, il Bakar? ? un ristorante ?gourmet di 28 posti, un progetto giovane ed ambizioso con prodotti di alta qualit? e piatti ricercati, per un percorso enogastronomico dai sapori unici?. L?ambiente ? accogliente, allestito con arredi dai colori tenui realizzati con legni naturali, in linea con la scelta dei proprietari di ispirarsi anche nel design ai contemporanei principi ?green?. Oltre che nella sala principale, nella bella stagione ? possibile accomodarsi in un piccolo dehors, arredato nello stesso stile naturale e ?green? dell?interno.

Alla guida della cucina troviamo Giuseppe Veloce, un giovane chef di origini calabresi ma con diverse esperienze in vari ristoranti sia in Italia che all?estero. Nei suoi piatti, sia di carne che di pesce, si ritrovano i sapori della tradizione gastronomica italiana, reinterpretati con tecniche moderne e talvolta rivisitati con tocchi internazionali, ispirati soprattutto all?estremo oriente. ? ? ?

La carta vini comprende una selezione di etichette italiane e francesi.

La Squadra

Executive chef: Giuseppe Veloce

Pastry chef: Alessandra Lo Verde

Responsabile di sala: Lamhadi Majda

Il Menu Degustazione pensato dallo chef ?per il nostro pranzo.

La mise en place.

Alcuni scorci della sala principale.

Dettagli.

Ferrari – Trento Spumante Brut ‘Perl?’, 2018

Apriamo il pranzo con uno spumante Metodo Classico Millesimato prodotto dalla celebre azienda trentina Ferrari. Si tratta di una delle etichette pi? rappresentative della cantina, un vino prodotto da uve Chardonnay 100% raccolte manualmente ed affinato sui lieviti per un minimo di 48 mesi. Nel bicchiere si presenta giallo paglierino con tenui riflessi dorati; i profumi sono intensi e complessi con note di fiori bianchi, agrumi e frutta secca, uniti a sentori pi? vanigliati e dolci di miele e brioche. All?assaggio conferma la ricchezza e complessit? bilanciate da una piacevole freschezza e da lunga persistenza.

Il grazioso dehors disponibile nella bella stagione.

In accompagnamento all?aperitivo una selezione di golosi amuse-bouche:

  • Spuma di pecorino, pere e rosmarino?
  • Piadina con tartare di scampo e maionese alla liquirizia?
  • Tartelletta con burro montato al prezzemolo, mandorle e alici
  • Sorbetto di albicocca e timo con yogurt bianco

Il cestino del pane comprende:

  • Pane con farina tipo 0, farina di segale integrale, avena e riso con semi di lino, sesamo e girasole , con lievitazione diretta 24 ore.
  • Grissini di farina tipo 0 olio di sesamo e semi di sesamo neri

Ferrari – Trento DOC Dosaggio Zero “Perl? Zero Cuv?e Zero 15”

Proseguiamo la degustazione vini con un?altra etichetta della cantina Ferrari, un dosaggio zero di Chardonnay al 100%, ma in questo caso si tratta di una cuv?e realizzata dall?assemblaggio di numerosi millesimi, ciascuno con la propria caratteristica, affinati parte in legno e parte in acciaio. Dopo l?assemblaggio il vino riposa in bottiglia di vetro sui lieviti per 6 lunghi anni che conferiscono allo Chardonnay una grande eleganza e complessit?.

Panzanella

Il primo antipasto del nostro menu degustazione, ? una fresca reinterpretazione della classica insalata toscana a base di pane raffermo e pomodori. Una ricetta che nasce come piatto di recupero viene qui arricchita da una tartare di tonno fresco e da un estratto concentrato di cetrioli, pomodori e cipolla a richiamare i sapori tradizionali.

Il bisonte

Decisamente pi? elaborato e creativo il secondo antipasto, una battuta di bisonte, con salsa acida ai ricci di mare e mango, accompagnato da un macaron salato al caramello di midollo.

Uberti – Franciacorta Brut Saten ‘Magnificentia’ 2019

Ci spostiamo in Lombardia, ed in particolare in Franciacorta, per un altro grande spumante italiano, prodotto da Uberti, un?azienda storica nel cuore di uno dei territori pi? vocati alla produzione di bollicine italiane di eccellenza. Si tratta di un Metodo Classico della tipologia Brut Saten prodotto da sole uve Chardonnay provenienti da alcuni vigneti selezionati di et? media di 25 anni situati sulle colline di Erbusco. Dopo la raccolta manuale e la fermentazione del mosto, in parte in tini di rovere e in parte in acciaio inox, la rifermentazione avviene in bottiglia, con affinamento di almeno 36 mesi sui propri lieviti.

Di colore giallo paglierino con un perlage finissimo e persistente, al naso rivela profumi floreali, con gradevoli note di legno. Al palato risulta complesso e persistente, con sentori di crosta di pane e un finale pulito e asciutto.

Lo spaghettone

Passiamo ai primi piatti con degli spaghettoni del pastificio pugliese Cavalieri, conditi con una salsa di melanzana bruciata e miso, nduja, ricotta affumicata e pesce spada marinato. Un piatto che unisce ingredienti tipicamente mediterranei, in un bilanciamento di sapori e colori, e li completa con il tocco umami del miso, ingrediente base della cucina giapponese.

Riso Acquerello

Ancora colori e sapori mediterranei nel risotto che segue, nel quale si incontrano in un piacevole gioco di contrasti la dolcezza del caramello di pomodoro e le note erbacee e fresche del pesto di basilico fresco. Sulla superficie si compone un quadro di gusti e consistenze, che comprende burrata?di bufala, sarde marinate, gamberi rossi e cozze alla brace.

Un piatto pensato per appagare occhi e palato!

Zym? ? Kairos Veneto IGT

Per accompagnare i secondi piatti ci viene servito un vino del territorio, anche se decisamente peculiare rispetto ai vini classici della Valpolicella, nel cuore della quale sorge la cantina Zym? che lo produce. Infatti, come ben rappresentato anche dall?etichetta, questo vino ? un vero mosaico di sensazioni derivanti dall?unione di almeno 15 varier? di uve di cui 4 a bacca bianca (Garganega, Trebbiano toscano, Sauvignon Blanc e Chardonnay) e 11 a bacca rossa (Corvina, Corvinone, Rondinella, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Syraz, Teroldego, Croatina, Oseleta, Sangiovese e Marzemino). Ne deriva un vino ricco e complesso, intenso corposo e persistente, una perfetta rappresentazione del terroir di provenienza.

La ventresca

Il primo secondo che ci viene servito ? un viaggio culinario nell?estremo Oriente. La ventresca di tonno viene cotta alla brace e servita con una salsa Yakiniku (molto usata in Giappone per accompagnare pietanze al BBQ) e gel di Sambal Oelek di Piccadilly, piacevolmente piccante, con un accompagnamento di fragole, avocado e wasabi.

Il cervo

A completare la degustazione di piatti salati, un filetto di cervo dalla cottura rosata, servito con un piccante kimchi alla ciliegia, rapa rossa in osmosi e una croccante frolla di cacao salato (presentata in una simpatica forma di corna di cervo). Il tutto completato da una maionese al wasabi e un caramello acido alle ciliegie.

Rinfrescante pre-dessert.

Esotico 2.0

Un dolce dai sapori esotici, composto da una namelaka di cioccolato al latte Jivara e cocco abbinata ad un cremoso al mango serviti su una ?terra? di cocco. A rinfrescare il tutto un’insalata di ananas, mango e lime e sorbetto al mango.

Strawberry Hugo

Per terminare ci viene proposta un?altra creazione della pastry chef Alessandra Lo Verde: una bavarese al Prosecco e fragole abbinata ad un cremoso al cioccolato alla fragola e sambuco, serviti su un biscotto croccante e accompagnati da gelatina di Hugo che aggiungono consistenza e profondit? al piatto. A completare il piatto delle fragole in osmosi e un crumble alla vaniglia.

Il caff? servito ? un Nespresso Professionale per ristorazione, soluzione scelta in considerazione del numero molto limitato di coperti disponibili.

Ad accompagnare il caff? una golosa piccola pasticceria che include:

  • Cake con farina di riso, pere gel di pre e rum bianco ( senza glutine, n? lattosio)
  • Tartelletta con farina di mais lemon curd e gel al basilico (senza glutine)
  • Sfoglia salata al lampone con namelaka al cioccolato bianco e wasabi
  • Tartufi al cioccolato fondente al 70 % passino frutti e Passoa (senza lattosio)

Bordiga ? Centum Herbis

Il nostro pranzo si conclude piacevolmente con un amaro di una storica distilleria artigianale piemontese, la Bordiga. Il liquore prende il nome dalle innumerevoli tipologie di botaniche utilizzate per realizzarlo. Il punto di forza di questa etichetta ? il fatto che le?spezie, le erbe e fiori utilizzati, provenienti per la maggior parte dalle Alpi Marittime, vengono ancora selezionate manualmente ed essiccate all?aria aperta.

Una foto con lo chef !

.

… ed una con la squadra al completo!

Cucina

Una cucina dichiaratamente contemporanea quella dell?Osteria Bakar?, con piatti che traggono spunto da ricette tradizionali e le rendono moderne attraverso l?uso di tecniche innovative (l?osmosi, il sottovuoto, ecc.) e/o ingredienti provenienti da terre pi? lontane. Grande attenzione ? riservata alla scelta degli ingredienti e dei fornitori di materie prime, per garantire alti livelli qualitativi oltre cha la massima freschezza. La pasta fresca, il pane e la pasticceria sono realizzati quotidianamente dalla cucina, sotto la supervisione dello chef Giuseppe Veloce e dalla Pastry Chef Alessandra Lo Verde. ??

La carta prevede una scelta tra 4 diversi piatti per ciascuna portata e viene periodicamente rivista per seguire la stagionalit? degli ingredienti. E? possibile in alternativa affidarsi ad un men? degustazione di 4 portate (pi? amuse-bouche e piccola pasticceria) con i piatti pi? rappresentativi della cucina.

?Servizio e accoglienza

Il servizio ? gestito, sotto la supervisione della responsabile di sala Lamhadi Majda, da personale attento e preparato, pronto ad accogliere e seguire i clienti con discrezione durante il loro pranzo o cena. Il ristorante pu? anche essere riservato in maniera esclusiva per eventi privati, sia di business che familiari, ovviamente per un numero limitato di persone.

Conclusioni

Il desiderio di affermarsi come ristorante gourmet di riferimento della zona si esprime in maniera coerente in tutte le scelte del locale, dall?offerta gastronomica, all?attenzione per il servizio al cliente, alla piccola ma curata e ragionata carta dei vini. E gli sforzi sono stati recentemente riconosciuti anche dalla prestigiosa Guida Michelin, che dal 2024 ha inserito l?Osteria Bakar?, primo ristorante nella storia di Peschiera del Garda, nella sua selezione. Complimenti!

Informazioni ? Osteria Bakar?

?Via Venezia, 30/B

37019 Peschiera del Garda (VR)

tel. +39 045 611 4830

e-mail.?osteriabakare@gmail.com

Sito Web. https://www.osteriabakare.it

Orari:

Marted? e Mercoled?: 19.30 – 22.30

da Gioved? a Domenica: 12.30 ? 14.00 / 19.30 ? 22.30??

Giorno di chiusura: Luned?

?

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[06/26/2024, 08:48] Enigma Restaurant ? Chef Ciro Sieno ? Reggio Emilia (RE)

Ci troviamo all?interno dell?elegante Hotel 4 stelle Mercure Astoria nel cuore di Reggio Emilia, immerso nel verde del parco cittadino, a pochi passi dalle pi? importanti vie commerciali del centro e dal famoso Teatro Valli, alla scoperta di?Enigma Restaurant. Come una vera storia che si rispetti, anche questa inizia da un viaggio. Gestito dall’intraprendente Chef Ciro Sieno e da sua moglie Giulia Mazza in sala a fare da padrona di casa, Enigma rappresenta i sapori di due terre che si raccontano grazie alla cucina, il ricordo dei gusti della propria casa che si uniscono alla scoperta dell?innovazione. Qui, infatti, la tradizione campana si fonda a quella emiliana in un pensiero basato sulla profondit? del gusto e sulla golosit?, senza mai tralasciare eleganza e il gioco di contrasti. Si tratta di un vero e proprio viaggio, un Enigma decisamente appagante tutto da svelare.

 

La squadra

Chef di Cucina: Sieno Ciro?
Sous Chef: Campagna Mattia?
Commis di cucina: Edris Shirzai
Restaurant Manager: Giulia Mazza
Chef de Rang: Lazar Krystian

 

Ci accomodiamo e sfogliamo il men?.

Chef Ciro ci accoglie raccontandoci la filosofia della sua cucina!

Giulia, da brava padrona di casa, non ci lascia neanche un minuto all’asciutto!

Quando l?entr?e ti sorprende sia dal punto di vista estetico che di gusto sai gi? che si tratter? di un pranzo decisamente di alto livello! Gli incredibili e divertentissimi amuse bouche:

  • Un ricordo di cornetto algida: cono al sesamo con glassa di aceto balsamico in punta, cremoso al parmigiano reggiano e granella di nocciole
  • Cannolo con mousse di ricotta al limone e polvere di prosciutto crudo
  • La caprese, sfera di mozzarella di bufala dop kappata con salsa di pomodorini datterino
  • Come un erbazzone, crostatina di pasta bris? con sfera di erbazzone , parmigiano reggiano e lardo soffiato
  • Biscotto di pasta frolla salata con battuta di Ternera Asturiana, caprino, zucca , tartufo nero estivo e timo al limone
  • Arancino di risotto alla milanese con maionese artigianale e limone salato

Se abbiamo iniziato nel migliori dei modi, non possiamo che proseguire con la splendida panificazione:

  • Pane bianco e integrale, con lievito madre e lievitazione di 24 ore
  • Focaccia Pugliese
  • Gnocco Reggiano
  • Mini buns al sesamo
  • Chips di polenta
  • Grissini all’olio di oliva con farina di polenta

In abinamento al burro piemontese centrifugato INALPI

Iniziamo con il primo antipasto: il Polpo allo Spiedo.?

Tentacolo arrostito, salsa barbecue fatta in casa con pomodorini datterino, batata e maionese artigianale. Viene cotto a bassa temperatura per 12 ore 75?, rendendolo cos? morbidissimo, passato alla griglia dopo averlo spennellato con olio e salsa di soia, infine infilzato con lo spiedo e finito in salamandra per 5 minuti.

Proseguiamo con il Magnum di Baccal? islandese con dissalatura spagnola che viene mantecato, passato nella panatura di pane Panko, spinaci, aceto balsamico, aragosta della tenuta Venturini Baldini e nocciole piemontesi igp.

Ci abbiniamo un calice di Miniere Greco di Tufo DOP Riserva 2021 – Cantine dell’Angelo

Al naso esprime una tensione minerale spropositata e cenni di frutta a polpa bianca. Il sorso ? verticale, con la freschezza e la sapidit? a dettare la velocit? della beva, molto appagante, e l?alcool in equilibrio con l?acidit?. Un bianco di estrema potenza ma non muscoloso, bella espressione del vitigno.

Giochiamo ora con Sottocenere: patata Ratta arrosto cotta a bassa temperatura per 1h 40 minuti ad 85?, passata in padella con mazzetto romatico ed infine in forno a 200? per 10 minuti. Adagiata sulla cenere di cipolla bruciata, lardo di patanegra, panna acida e olio al rosmarino.

Passiamo ai primi, iniziamo con il bellissimo e profumato Risotto, base riso gallo riserva maturato un anno mantecato al caciocavallo podolico ?Jolanda de col?”, gamberi viola di Sicilia, aglio nero di Voghiera, prezzemolo e limone.

Che abbiniamo a Melascone 2021 – Colombera & Garella

Un assemblaggio rosso composto dal?65% Nebbiolo, 20% Croatina, 15% Vespolina. Terroso, fresco. Al palato ? diretto e preciso. I tannini presenti ravvivano e contribuiscono all’eleganza del vino, mentre l’acidit? apre la strada ad una bevuta animata. Il finale ? fresco e caratterizzato da spezie fini e frutta rossa.

Assaggiamo anche “630 Km da Napoli a Reggio Emilia”, il gustoso e cremoso tortello di pasta all?uovo ripieno di rag? alla partenopeo con fonduta di parmigiano reggiano e salsa al basilico. Un piatto che si presenta bello corposo, che invita soddisfa del tutto, dove la pasta fresca ? decisa e racchiude il classico rag? napoletano, saporito e denso.
La salsa di basilico rinfresca il palato, regalando una bella aromaticit? che si fa ricordare.

Terzo primo: Tradizione in evoluzione? la mia tagliatella al rag? alla bolognese?. Tagliatella di pasta all?uovo ripiena di rag? alla bolognese, colatura di mozzarella di bufala DOP , jus di manzo e olio al basilico. Che spettacolo!

Passiamo al sfizioso secondo con la seppia e piselli, come non li avete mai visti! Seppioline di Porto Santo Spirito alla piastra, piselli e pomodorini confit. Un piatto esteticamente accattivante, dove l?eleganza lascia spazio al sempre sorprendente binomio mare-terra.

Ed ora un passo verso le dolci note

Con un calice di Pensiero 2019 – Petrussa

Pensiamo ad un vino ricco, concentrato e potente: il Verduzzo Friulano riesce ad esprimere queste caratteristiche e molte altre ancora se posto in condizioni particolari. La sua tipica alta concentrazione di tannini lo avvicina ad un vino rosso mantenendo per? la sua splendida veste da vino bianco. Non ? la potenza, n? l?alta concentrazione di zuccheri residui a fare grande un vino, bens? il suo equilibrio aromatico e gustativo.

Si passa quindi alla conclusione, con le dolcezze finali.

Un giro in costiera..Il limone: mousse di cioccolato bianco yuzu valrhona, inserto di limone e limone salato

La zuppa inglese ?alla napoletana”: pan di spagna inzuppato in alchermes cremoso al cioccolato bianco valrhona, gelato all?amarene Fabbri, crumble di cacao e meringa all?italiana.

Terminiamo con il Caff? Biologico tostato a legna della torrefazione Torrcaff??e alla deliziosa piccola pasticceria:

  • Crumble al limone con crema al limone e scorzetta di arancia e limone
  • Ricordo di caprese
  • Torta alle mandorle con crema alle nocciole
  • Torta alle mele

Ma non ci facciamo mancare nemmeno la biscotteria:

  • Pasta frolla con burro francese
  • Frolla montata con cioccolato bianco e nocciole
  • Brutto ma buono alle nocciole glassato al cioccolato fondente

Uno scatto a questo incredibile team!

e con VG!

Che dire…GRAZIE DI CUORE a tutti per questa splendida esperienza!

Cucina

Ciro Sieno l?Executive Chef del ristorante?Enigma, esprime al massimo la sua visione culinaria in cui valorizza la tradizione campana e quella emiliana. Il suo pensiero ? chiaro: profondit? del gusto e golosit? ma senza mai tralasciare eleganza e contrasti a tratti decisi, piccanti, amari e sapidi, in un alternanza di rivisitazioni dove croccantezza e morbidezza si alternano in un piacevole gioco appagante.

Servizio e Accoglienza

La prima cosa che si nota entrando ? lo stile retr? sia dell?hotel, che del ristorante. Pavimento in moquette, pareti color verde, tende a separare le sale, arredi e bancone bar in legno che trasmettono il calore d’altri tempi. Una volta varcata la soglia di Enigma Giulia accoglie i clienti con grande savoir faire, consigliando minuziosamente i vini in abbinamento ai piatti.

Conclusioni

Un locale che ti regala un’esperienza di duplice viaggio: dalla tradizione campana alla chiave emiliana, attraverso piatti rivisitati e dall?estetica accattivante, dove i sapori sono concreti ed esplosivi, le consistenze si alternano e i contrasti sono intriganti. Vieni a scoprire tutto questo da Enigma, di nome e di fatto decisamente tutto da svelare.

Enigma Restaurant
by Hotel Astoria

Via Leopoldo Nobili 2/C Reggio Emilia (RE) 42121
Tel: +39 339 17 94 095 | +39 0522 20 66 14
E-mail: info@enigmaastoria.it
Sito web: www.bento.me/enigmarestaurant

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[06/25/2024, 09:52] Il Cascinale Nuovo ? Meeting VG Roadshow 2024 ? Famiglia Ferretto ? Isola d?Asti (AT)

Il Cascinale Nuovo di Isola d?Asti ? una meta prediletta dagli Amici Gourmet, che vi tornano sempre con piacere.

Questo nuovo evento, onorato dalla presenza del presidente Enzo degli Amici Gourmet, ha messo in luce l’eccellenza del ristorante di Walter e Roberto Ferretto, immerso nella campagna astigiana. Con oltre 50 anni di attivit? alle spalle, dal 1968, quando erano i genitori dei fratelli Ferretto a gestirlo, molte cose sono cambiate: il totale rifacimento degli ambienti e la drastica riduzione dei coperti sono stati attuati per offrire un servizio superiore e un’esperienza gastronomica ricercata.

La squadra

Roberto Ferretto ? Patron, direttore e sommelier (1955)
Walter Ferretto ? Chef/Patron (1960)

Bianco Gabriele – Chef?

Sala e mise en place

Il tavolo?Amici Gourmet

Apribocca in giardino

Il pranzo ? iniziato con un aperitivo nello spazio esterno, creando un’atmosfera accogliente e rilassata. Gli ospiti hanno potuto degustare il pregiato vino Finigeto 2005 Pas Dos?, che ha arricchito l’esperienza conviviale e preparato i palati per i deliziosi piatti successivi.

Roberto Ferretto, direttore e sommelier

Il Finigeto 2005 Pas Dos? ? uno spumante raffinato e di grande eleganza. Prodotto con uve selezionate, questo vino si distingue per la sua complessit? aromatica e la sua struttura equilibrata. Al naso, offre note di frutta secca, agrumi canditi, e lievi sentori di crosta di pane, dovuti al lungo affinamento sui lieviti. In bocca, ? fresco e vivace, con una piacevole sapidit? e un perlage fine e persistente. Il finale ? asciutto e pulito, con una persistenza gustativa che invita al prossimo sorso. Perfetto come aperitivo, si abbina splendidamente anche a piatti di pesce e crostacei.

Il primo assaggio ? un’ottima focaccia, soffice e fragrante, che esalta il sapore del prosciutto crudo, ? dolce e saporito. Ogni morso offre un perfetto equilibrio tra la croccantezza della focaccia e la delicatezza del prosciutto.

Continuiamo con un Cristo di Campobello 2017 Extra Brut Metodo Classico ? uno spumante siciliano di straordinaria finezza ed eleganza. Prodotto con uve selezionate e affinato sui lieviti, offre un bouquet complesso con note di agrumi, mela verde, e delicate sfumature di fiori bianchi e crosta di pane. Al palato, si presenta fresco e vivace, con un perlage fine e persistente che esalta la sua struttura minerale e la sapidit?. Il finale ? asciutto e armonioso, con una piacevole persistenza che richiama la freschezza degli aromi iniziali.?

Enzo, il presidente

In accompagnamento, Cubo di bollito in salsa Verde e Millefoglie di lingua di vitello e foie gras e gelatina al porto

Lo chef Walter Ferretto

Il men? in esclusiva per Amici Gourmet

Proseguiamo il pranzo all’interno del locale degustando uno Tsarine Champagne Brut ? uno spumante francese rinomato per la sua eleganza e raffinatezza. Prodotto con un blend di Chardonnay, Pinot Noir, e Pinot Meunier, presenta un bouquet aromatico complesso con note di frutti gialli, agrumi e leggere sfumature di brioche e nocciola. Al palato, ? fresco e vivace, con un perlage fine e persistente che dona una texture cremosa e setosa. Il finale ? lungo e armonioso, con una piacevole mineralit? che bilancia la ricchezza del frutto.

La Collezione di Roberto!

E proseguiamo con un Langhe Bianco Ca’d’Gal 2019,?un vino bianco piemontese di grande freschezza e aromaticit?. Ottenuto principalmente da uve Moscato, offre un bouquet fragrante con note di fiori bianchi, agrumi e pesca. Al palato, ? fresco e vivace, con una piacevole acidit? che esalta i suoi aromi fruttati e floreali. La struttura leggera e armoniosa rende questo vino perfetto per essere gustato come aperitivo o in abbinamento a piatti a base di pesce, verdure e formaggi freschi. Il finale ? lungo e rinfrescante, lasciando una sensazione di pulizia e eleganza.

E continuiamo con un Monte Colombo 2008 della Tenuta Cisa Asinari di Gresy ? un vino rosso piemontese di grande struttura e complessit?. Prodotto con uve Barbera, presenta intensi aromi di frutti rossi maturi, ciliegia, e prugna, arricchiti da note speziate di vaniglia, pepe nero e un tocco di tabacco. Al palato, ? robusto e vellutato, con tannini ben integrati e una buona acidit? che conferisce equilibrio e longevit?. Il finale ? lungo e persistente, con eleganti sfumature di cioccolato fondente e liquirizia.

Ed ecco sua maest? il risotto Carnaroli, tipico del territorio, con zucchine in fiore e gamberi, un piatto raffinato e delicato. Il riso Carnaroli, viene arricchito dalla dolcezza delle zucchine in fiore, dalla freschezza dei gamberi e da una leggera salsa di pomodoro che aggiunge una piacevole nota acidula. Le zucchine in fiore aggiungono una nota floreale e un tocco di colore vivace, mentre i gamberi, appena scottati, offrono un sapore marino succulento. Il piatto ? armonioso e bilanciato, ideale per una cena elegante e leggera.

Ravioli del Plin nel Tovagliolo

Un piatto della tradizione piemontese che richiama le antiche usanze contadine. I ravioli del plin, piccoli e deliziosi, sono ripieni con ingredienti freschi e locali. Vengono serviti avvolti in un tovagliolo di stoffa, un modo autentico e nostalgico per mantenerli caldi e umidi, esaltando il loro sapore ricco e genuino. Un’esperienza culinaria che celebra le radici storiche e la convivialit? della cucina piemontese.

Proseguiamo con un Barolo Tenuta Rocca 2002 ? un vino rosso piemontese di grande eleganza e complessit?. Prodotto con uve Nebbiolo, offre un bouquet aromatico intenso con note di frutti di bosco, ciliegia e prugna, arricchite da sentori di tabacco, cuoio e spezie dolci. Al palato, ? strutturato e ben equilibrato, con tannini vellutati e una piacevole acidit? che dona freschezza. La sua profondit? e ricchezza di sapori culminano in un finale lungo e persistente, con sfumature di cioccolato fondente e liquirizia.?

E per finire accompagnamo il dolce con un Passione 2021 Acqui, un vino rosso piemontese fresco e fruttato. Prodotto principalmente con uve Brachetto, offre un bouquet aromatico vivace con note di fragoline di bosco, ciliegia e rosa canina. Al palato, ? leggero e aromatico, con una dolcezza equilibrata e una leggera effervescenza che lo rende piacevolmente vivace. Il finale ? fresco e persistente, con una piacevole nota floreale.

Coccole Finali

Gin tonic rintemprante finale e… “piccola” merenda con spaghetti? Monograno Felicetti al pomodoro?

Le MERENDE “defaticanti” di VG.

Cucina

La cucina del Ristorante Il Cascinale Nuovo ad Asti ? un viaggio gastronomico che fonde tradizione e innovazione.

Walter Ferretto in cucina ? affiancato adesso dal giovane emergente Chef Gabriele Bianco, il ristorante offre piatti che celebrano i sapori del Piemonte con un tocco moderno.?Gli ospiti possono scegliere tra un menu ? la carte o un menu degustazione, ideale per assaporare l’essenza della cucina del ristorante.?

La carta dei vini, curata con competenza da Roberto Ferretto, offre una vasta selezione di etichette locali e internazionali, garantendo abbinamenti perfetti per ogni piatto.

Servizio e Accoglienza

In un ambiente moderno, ben curato e accogliente, il servizio di sala, gestito da uno staff altamente qualificato, ? sempre attento e disponibile senza mai risultare invadente. Questo equilibrio tra professionalit? e discrezione contribuisce significativamente a rendere l’esperienza complessiva piacevole e rilassante per ogni ospite.

Conclusioni

Il ristorante Il Cascinale Nuovo ? un punto di riferimento nel panorama gastronomico di Asti. L’ambiente caldo e accogliente, unito a una cucina che bilancia perfettamente tradizione e innovazione, rende ogni visita piacevole e soddisfacente. La cura del servizio, sempre attento e preparato, contribuisce a creare un’esperienza culinaria completa. La raffinata selezione di vini, attentamente curata, esalta ulteriormente i sapori dei piatti, facendo del Cascinale Nuovo una tappa imprescindibile per chi cerca eccellenza e creativit? in cucina?.

Albergo Ristorante Il Cascinalenuovo
1
4057 Isola D?asti (AT)
Statale Asti-Alba, 15
Tel. 0141.958166

Chiuso domenica sera e luned?. A pranzo aperto solo su prenotazione
E-mail:?info@ilcascinalenuovo.it
Sito internet:?www.ilcascinalenuovo.com

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[06/19/2024, 15:12] Nobuya Ristorante Giapponese ? Chef Niimori Nobuya ? Milano (MI)

Nel cuore della vibrante metropoli milanese, si cela un santuario della gastronomia asiatica che ridefinisce il concetto di lusso culinario: il ristorante Nobuya. Questo esclusivo locale, nascosto tra le vie storiche della citt?, offre un’esperienza sensoriale unica, dove ogni dettaglio ? curato con eleganza e raffinatezza.

Al tavolo si evince l‘armonia degli opposti apparenti. La vita tra Giappone e Italia dello chef Niimori Nobuya e? un?esplorazione costante tra due paesi, profondamente distanti in superficie ma piu? vicini di quanto si pensi. La cucina di Nobuya ?, infatti, espressiva e profonda, proprio come lui. Si pu? apprezzare un crescendo di sapori e fantasia frutto di un pensiero laterale davvero notevole, in cui lo chef ha messo a frutto le sue esperienze e la sua visione del mondo, che guarda verso un futuro libero e consapevole.

La squadra

Direttore: Emanuele Palladino
Sommelier: Lorenzo Gentile?
Chef de rang: Takeshi Reyes?
Chef patron: Niimori Nobuya
Head chef: Franceco Carraro
Pastry chef: Mina karimi

Diamo inizio a questo viaggio….

Entrando al ristorante Nobuya, si ? accolti da un ambiente che emana un?eleganza discreta e sofisticata. Gli interni, progettati con materiali pregiati, creano un’atmosfera intima e lussuosa. Le luci soffuse e gli arredi minimalisti contribuiscono a un’esperienza visiva che accompagna perfettamente il viaggio culinario.

La mise ? semplice ed elegante.

Iniziamo con un calice di Champagne Extra Brut La Pouillotte – Jerome Blin?

Perlage?fine e persistente, di colore giallo?paglierino luminoso. Al naso si presenta con note di frutti a polpa bianca, di albicocca, di nocciole e di mandorle fresche. Il sorso ? elegante, chiude con un finale di rara?persistenza, sul frutto.

In abbinamento (partendo dal piatto a destra) sgombro marinato aburi, tecnica che consiste in una scottatura superficiale che porta ad un contrasto con la parte interna del pesce che risulta crudo, con insalata di patate giapponese e gel alla cipolla rossa di Tropea caramellata.

A seguire:

  • cono di carote con tartare di tonno e crema di aji marillo
  • tamago di piselli e shiso con bottarga di branzino fatta in casa.
  • ravanello croccante, okura con maionese alla rucola wasabi e crispy di sesamo al wasabi

Tataki di ombrina corba rossa del Gargano frollata 13 giorni con koji soia ed olio aromatizzato allo zenzero ed erba cipollina.

Delicatissimo e profumato, una carezza al palato.

Salsa di soia

Passiamo ora all’immancabile selezione di sashimi composta da ventresca di Fuentes, seppia nazionale con caviale Cru, capesante hokkaido, gambero rosso di Sicilia Don Gambero.

Spingiamo con i sapori verso l’anguilla kabayaki con sansho pepe.

Ora il momento del rombo chiodato pescato, frollato 15 giorni, cotto al Josper con agretti al vapore. Che spettacolo!!

Il prossimo calice viene sempre dalla Francia ma ci spostiamo di zona: Bourgogne Rouge 2022 – Sylvain Pataille?

Vino espressivo ed elegante, un’autentica interpretazione di Pinot Nero?della Borgogna. Inizialmente ricco e dai sentori di frutta rossa, si sviluppa in seguito respirando con note terrose di bosco autunnale. Al sorso si evolve?vellutato, rivelando una grande morbidezza e raffinatezza.

In perfetto abbinamento carr? e controfiletto d?agnello iberico cotto alla brace con pesto di gomadare, contorno di patate novelle e carciofi e jus d?agnello teriyaki. Una goduria per tutti i sensi…

Passiamo ora ai dessert! Iniziamo con?il posset vegano, una bevanda a base di panna cagliata con sudachi, ovvero agrume rotondo, verde, di origine giapponese della Provicia di Wakayama, nota appunto per i suoi agrumi, e di Tokushima. ? un agrume acido, non consumato come frutta, ma usato come aroma alimentare, al posto del limone o del lime, o come salse e succhi. Viene poi aromatizzata ai fiori di Buddha (t? giapponese bianco e verde, con note di gelsomino e litchis). Completano:

  • spugna di latte di soia al cacao amaro
  • anacardi allo sciroppo d?acero caramellato
  • ?terra di mandorle salate
  • ?foglie di geranio mela
  • ?petali di fiori eduli di viola variet?? ?tiger eye?

Ora proviamo il Wadachi Way, il riso giapponese di tipo Koshihikari, prodotto organicamente nel villaggio di Shitada, nella citt? di Sanjo nella prefettura di Niigata,?cotto nel latte di mandorla.

A completare:

  • sorbetto di arancia amara di Sicilia e yuzu kosh? (condimento sotto forma di pasta a base di peperoncino verde, buccia di yuzu e sale, che viene poi lasciata fermentare per mesi)
  • spuma al latte di cocco
  • cracker di yogurt di soia e polvere di kinako (soia tostata giapponese)

Infine piccola pasticceria in un unico piatto:

  • Ostrica al cioccolato bianco vegano VAO WAISS
  • ?Gelatina di umeshu
  • Sorbetto al passion fruit
  • Perla di cioccolato al caramello vegano
  • Germogli di erba cristallina (detta erba ghiaccio) ? una pianta che produce fiori e foglie dall’aspetto insolito: sembrano ricoperti da gocce di rugiada. Il sapore ? fresco e ricorda il mare.

Una foto con questa incredibile squadra!

Che dire…GRAZIE per questo meraviglioso viaggio!

Cucina

Il cuore dell’esperienza Nobuya risiede nella maestria dello chef, che guida gli ospiti in un percorso gastronomico personalizzato, basato sui migliori ingredienti stagionali. Il men?, che cambia quotidianamente, ? un omaggio all?arte culinaria giapponese, arricchito da influenze asiatiche contemporanee.

Accoglienza e servizio

Il locale accoglie i commensali con grande eleganza e cura dei dettagli. Un luogo materico, dominato dal calore pacato del legno e dal porfido. Il servizio al ristorante Nobuya ? sinonimo di perfezione. Il personale, altamente qualificato e discreto, ? sempre a disposizione per garantire che ogni aspetto della cena sia impeccabile. L’accoglienza calorosa e l’attenzione ai dettagli trasformano ogni visita in un momento indimenticabile. In carta tante bollicine nobili, etichette convenzionali come altre emergenti?e molti sake. Non mancano distillati, birre e una carta dei t?.

Conclusioni

Il ristorante Nobuya ? un vero e proprio tempio della gastronomia asiatica. Ogni visita ? un?esperienza di lusso e raffinatezza, dove la tradizione culinaria si fonde con l?innovazione per creare piatti che sono autentiche opere d?arte. Per chi cerca il meglio del meglio a Milano, Nobuya ? la destinazione imperdibile. Prenotate un tavolo e lasciatevi trasportare in un viaggio culinario che delizier? tutti i vostri sensi.

 

Nobuya

Via San Nicolao, 3a, 20123 Milano MI
Mail: info@nobuya.it
Sito web: www.nobuya.it
Orari di apertura: dal luned? al sabato | 12.30 ? 14.30 e 19.30 ? 23.00

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[04/12/2024, 09:45] Genova Wine Festival 2024, due o tre cose che so di lui


La seconda edizione del Genova Wine Festival, da qui in poi GWF, anno 2020, era bella che pronta a partire ma il lockdown ce l'ha levata di sotto il naso. Annullata, cancellata, non si fa. Tutto quel che ? successo dopo ? storia, ma ora che parlo di GWF 2024 non posso non iniziare con questo ricordo spiacevole. Un giorno studieranno questo incipit nelle scuole di scrittura creativa e lo indicheranno come esempio negativo: non iniziate un racconto con una menata. Quindi per emendarmi un po' da questo attacco respingente vi dico che succede adesso, ma a modo mio, per punti, elencando con attenzione le cose che non leggerete nei comunicati stampa. Che non cielo dicono.

Nota di stile: i link li metto tutti alla fine cos? se non vuoi sorbirti il pippone scrolla gi? in fondo.

Il Genova Wine Festival ? una figata

Nel panorama delle infinite rassegne enoiche questa ? una fiera su invito. Significa cio? che noi, il team di Papille Clandestine che organizza, ci siamo tolti lo sfizio di creare il nostro dream team degli espositori, scegliendo chi ci piace. Questa cosa ha creato infiniti guai per un motivo essenziale: le aziende eno che hanno successo e vendono tutto il prodotto senza alcuna fatica non fanno fiere. "Non ho vino. A che mi serve? La domenica riposo. Non ne ho voglia. Quel giorno ho judo":  normalmente ci hanno risposto cos?. Quindi li abbiamo implorati (alcuni anche moltissimo): per favore, siamo simpatici, siamo creativi, siamo umili, facciamo cose. Ha funzionato con una cinquantina di loro, che qui adesso ringrazio ancora, mentre a quelli che ci hanno risposto gne gne posso solo dire: vabb? tanto ci riproviamo l'anno prossimo. (Che a dirla tutta, veramente no, c'? pure qualcuno che ci siamo detti: "questo ? simpatico come un ausiliario del traffico e lo depenniamo forever". Sei forse tu, che leggi ora, quello? Eh, saperlo).

Papille Clandestine ? una macchina da guerra
L'associazione che organizza GWF si chiama Papille Clandestine ma nessuno la chiama cos?, ci chiamano tutti Papille Gustative e io ormai ci ho rinunciato a correggere, ragazzi cambiano nome che tanto usano quell'altro. Comunque sia l'associazione ? composta da una cupola di (circa) una dozzina di pazzi furiosi, quorum ego, ognuno dedito a uno o pi? aspetti che compongono una fiera del vino: il termine "logistica" non spiega niente, ci sono un milione di dettagli che vanno incastrati con precisione e i papilli (chiamiamoli cos? che faccio prima), durante innumerevoli riunioni operative nottetempo che manco i carbonari, sono esattamente i cavalieri che fecero l'impresa. Ogni dettaglio ha avuto il suo curatore, e ogni associato ha lavorato assai. Io per esempio mi sono occupato tra l'altro di laboratori (alcuni), eventi off GWF (alcuni) ma soprattutto una parte che ho amato molto, sognare a occhi aperti: "Fiorenzo chi chiameresti? - Ecco, io vorrei questo e quello". E poi via cos?.

La ricaduta sul territorio
Questo capoverso ha un titolo troppo serio, era meglio se lo cambiavo con uno cazzaro. Per? un po' ? vero, ci piaceva l'idea che la citt? risentisse in positivo di questa rassegna. Per questo ci sono numerosi eventi che collegano alla rassegna le realt? produttive cittadine (sto parlando come un assessore leghista, lo so, ora la pianto). Insomma ci sono queste serate in diversi ristoranti ed enoteche di citt? che comunque generano una vibe positivissima intorno al GWF. (Ho usato "vibe", ora sono a posto). Inoltre questa fiera consente l'accredito gratuito agli operatori, e signori miei questo succede a Genova, scusate ma mi pare rilevante. Di nuovo, ci piace accogliere gli enofili e ci piace avere un occhio di riguardo per quelli che fanno del vino il loro lavoro: come mi disse una volta un signore che stimo, "il vino si fa per venderlo".

E direi che basta, come post che annuncia "arriva il GWF 2024". Ci si vede il 4 e 5 maggio. Ecco i link come promesso.

Genova Wine Festival ? una (orgogliosa) produzione di Associazione Culturale Papille Clandestine.
La homepage di GWF ? qui, contiene tutto quel che c'? da sapere (tipo quali aziende ci sono).
Siccome tutto accade a Palazzo Ducale a Genova, date un'occhiata alla location (La grande bellezza, proprio).

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[02/22/2024, 12:23] Report, quello di adesso, 2024

Perch? scrivere l'ennesimo wall of text quando c'? gi? chi se la sbriga meglio, e pure velocemente? Allora tanto vale linkare Ernesto Gentili, che dice tutto quel che va detto sulla nuova puntata di Report dedicata, con modi sommari, alla nostra bevanda del cuore. Giusto una citazione:

"Dopo aver sentito definire WineandSiena come uno degli eventi pi? importanti del panorama nazionale e aver scoperto, bont? loro, che ci sono perfino due produttori (uno scovato in Abruzzo e uno in Veneto) dall?animo puro, qualche dubbio che ci stiano prendendo in giro pu? anche sorgere".

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[11/03/2023, 10:09] Di Fornovo, fiere, fastidi, e un libro (fondamentale)


Sono partito per Fornovo avendo in testa questo passaggio, tratto dall'opera pi? fondamentale recente sul vino (Epistenologia, cio?).

?Esco dall?ennesima fiera del vino, vivo vitale naturale indipendente nudo critico resistente e corsaro, con consueto disagio e un gran mal di testa. Non sono i solfiti, certo che no, e poi tanti vini che ho amato son qua, gli irregolari e scomposti. Non ? questo, non ti agitare: non ho cambiato gusti rispetto al precedente viaggio. ? piuttosto il chiacchiericcio costante da indulgenze plenarie, tutta quella polvere che l?ambulare continuo da un banco a un altro, da un ?prova questo? a quest?altro solleva, insieme alle solite baggianate sulle annate e le frasi fatte che le accompagnano. Tutto questo mi procura un po? di fastidio, ma sono io, non ? certo colpa del vino. Abbiamo conosciuto dei vecchietti siciliani un po? persi e sperduti per la prima volta evidentemente portati a Milano perch? ora il loro ?prodotto? si vende. Mi piace il loro vino ma non per quel misero assaggio al banchetto, dosi talmente omeopatiche che sembra di essere in quel film di Antonioni dove si gioca a tennis senza pallina; mi ? piaciuto perch? mi piacciono loro, e questo non ? un surrogato rispetto al piacere del vino. Anzi, ormai sono questi gli aspetti del vino che noto: quella frase ?conta solo quel che ? dentro il bicchiere? ? qualcuno ancora lo dice, e con supponenza, come se rivelasse una verit? persino profonda ? non vuol dire nulla. Non c?? nulla solo dentro il bicchiere, perch? quel che ? dentro ? sempre anche fuori. Nemmeno dal rigoroso punto di vista delle ricerche sul percepire: perch? gustare, come ormai sanno tutti, ? multi- e cross-sensoriale.
Poi una volta che esco m?infastidisco anche di me che ho provato fastidio?

Insomma ero malmostoso, preventivamente. Ma poi quell'ultimo passaggio, "mi infastidisco anche di me che ho provato fastidio", per me arriva a proposito, siccome mi ci specchio dentro da un pezzo.


A Fornovo pioveva (ma che notizia ?, del resto)

Fatto sta che ho improvvisato qualcosa per evitare il fastidio. Questa edizione di Fornovo era per me pi? libertaria del solito, non avevo mappe o desideri. Cos? in mezzo ai molti produttori notissimi, con folle di assaggiatori al tavolo, ho scelto sempre i tavoli dove il produttore meno noto, o proprio sconosciuto, era da solo, mezzo triste mezzo assonnato. Ecco, ho fatto una raffica di assaggi cos?. E sono stati quasi tutti assaggi molto interessanti, al punto che pure essendo partito per Fornovo pensando "non mi serve nulla" adesso ho tre o quattro nomi che considero con favore. Forse questa formula destrutturata si rivela ideale, ma comunque Fornovo non ha deluso nemmeno quest'anno.

Sconosciuti a me, sconosciuti al mondo come lo frequento, il mondo digitale, internet, la conoscenza condivisa. Che nel frattempo ? diventata cosa? Pure quella vittima di una forma di enshittification, ovvero: alcune cose cambiano, ma inevitabilmente in peggio. Potrei fare qualcosa in proposito per rimediare, uno di quei post riassuntivi di nomi, aziende, assaggi, schede, punteggi. Ma ci sono due problemi: ho detto che ho scelto in via preventiva produttori depressi e abbandonati, ora che figura ci faccio ad elencarli? Ma soprattutto: siccome non possiamo non dirci perulliani, cio? seguaci della filosofia di tanto autore, che smonta senza scampo chi fa il mestiere del redattore di schede (io, tra l'altro!), come si fa?

Ci? ? fastidioso, no? E ovviamente m?infastidisco anche di me che ho provato fastidio.

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[10/18/2023, 11:58] Due assaggi della domenica e si scopre che


Quando arriva domenica metto da parte qualche assaggio della festa, e riservo a quel giorno bevute che immagino pi? divertenti. Anche se come sempre quando apro una bottiglia di vino non so mai davvero cosa mi aspetta, come la scatola di cioccolatini di Forrest Gump. C'? un'idea di massima, spesso delle aspettative, che finiscono sempre per intralciare l'assaggio, o ti deludono o resti sorpreso, ma appunto non sai mai.

Ecco il Rosso di Montalcino 2022 di Tiezzi: produttore molto stimato per il lungo cursus honorum, per aver fatto cose grandiose col sangiovese a Montalcino su due piccoli vigneti, il Poggio Cerrino e Vigna Soccorso. Dunque mi aspettavo la sangiovesitudine e la montalcinit? (non saprei come dire meglio) in fondo a quel bicchiere. Aspettative molto soddisfatte: il Rosso subito ha un naso truculento di sangue e macelleria, poi si quieta piano verso il mentolato (un naso di erba aromatica, verde, direi) e il frutto. Bocca super salda, tannino davvero squillante, sorso dritto e verticale, come a dire di grande soddisfazione, nel complesso un vino che mi piace perch? non rinuncia al carattere ruvido e nello stesso tempo ? appagante, sul finale risulta confortevole a dispetto delle premesse e del quadro generale. Ma come ci riesce? Beh, ci riesce. Il genere di assaggio che vorrei rifare il giorno dopo.

 

E una retro etichetta non ce la vuoi mettere?


Nel relax del fine pranzo risento il Rum Millionario 15 Reserva Especial, solera, che viene dal Per?. Posso ripetere quel che ho detto l? per l?: non me lo ricordavo cos? buono. Assaggio che supera le aspettative quindi, perch? io guardo spesso al Rum (quello nello stile dolcione, perlomeno) come a una bevuta un po' appesantita dalla zuccherosit?, tant'? che il Rum migliore ? quello che riesce a maneggiare la botta mielosa alternandola ad altro - ma a cosa? Qui c'era in effetti un alcol pulito, l'invecchiamento col metodo solera lo ha asciugato, la bocca era sollecitata ma non stuccata di dolcezza lasciva. Caspita, mi dico da solo, bravo Millionario, bel lavoro. Ancora adesso non so come mai non lo ricordassi cos? bene, serviva proprio il ripasso della lezione.

Ora mi devo studiare qualcosa di nuovo per la prossima domenica, vediamo che mi invento.


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[10/10/2023, 10:05] Brut Tradition Vorin-Jumel. Le basi, proprio

Qualche considerazione dopo l'assaggio del nuovo Champagne Brut Tradition di Voirin-Jumel. Nuovo in quanto c'? stato un piccolo cambiamento nelle percentuali delle uve dell'assemblaggio, ora predomina il pinot nero col 61%, il restante ? chardonnay. Fino a un paio d'anni fa era cinquanta-e-cinquanta. Essendo arrivato fresco fresco, potevo esimermi dall'assaggiare subito, curioso come sono? Non potevo. 

Direttamente dalla mia galleria personale

Quindi ecco: il pinot nero prevale quanto basta, senza strafare, cio? non esagera in potenza ma fa il suo bel lavoro, conferisce una certa fierezza. Lo chardonnay segue a ruota, in secondo piano ma certo non dimesso, col suo corredo di crema pasticcera, insomma un po' di delicatesse che serve a completare il quadro. La retro etichetta ? del genere parecchio esplicativo, ci tiene a dire tra l'altro che la cuv?e in questione ? essenzialmente figlia della vendemmia 2020, e fa bene siccome ? una bellissima annata, col tradizionale saldo di vini di riserva.

Questo ? il genere di Champagne-base che praticamente ogni maison ha nel suo listino, in un certo senso ? il vino che rappresenta lo stile e le capacit? appunto basiche di chi produce. Per me i brut tradition (spesso si chiamano tutti cos?) sono assai significativi, perch? definiscono la champagnitudine (esiste 'sta parola? Boh) in maniera essenziale: eccolo qui, lo Champagne. Un po' come quando metti alla prova lo chef chiedendogli di fare la pasta al burro: vediamo un po' quanto sei bravo. E succede che quello ti stupisce tirando fuori un gran piatto, fatto di semplici materie prime di alto livello, e classe nell'esecuzione.


La retro in tutta la sua dettagliata spiegazione

Ma questo brut tradition, si diceva: bello e godevole, profuma di agrume e pan brioche, in bocca ha la vena salata tipica del genere, con quel dosaggio zuccherino che non ? n? poco n? tanto, ma ? in grado di sedurre le masse. Nuovamente, questa ? la missione delle cuv?e basiche, essere facili senza tradire la verve della tipologia. E farsi bere con volutt?. Il tradition di Voirin non mi delude nemmeno stavolta col piccolo cambiamento nel dosaggio. Ce ne sono tanti come lui, ma questo ? il mio. In quanto scelto da me.

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[07/07/2023, 08:23] Com'? fatto un produttore di vino

Oggi ho mandato un mail ad un vigneron che mi fornisce cose buone. L'indirizzo mail solito ha un autorisponditore, ed ecco la risposta:


Tradotto liberamente: ciao ma ho avuto una bimba, la seconda (la famiglia cresce!) quindi fino ad agosto ho il mio da fare, parlane con mia sorella o col cantiniere (seguono email relativi). 

Ecco, quando si parla, molto, di differenza tra produzione artigianale e produzione industriale, io ci mettere pure questo, come distinguo: il vignaiolo (vignaiola, in questo caso) artigianale ? un umano, al quale capitano felicemente cose umane, quindi regolati di conseguenza, aspetta un attimo, parlane con chi mi sostituisce perch? adesso non posso. Questo, spero sia chiaro, ? alquanto meraviglioso, ? l'essenza dell'avere a che fare con umani, e non con misteriose SpA, o gente che in vigna ci va per sport, se ci va. E again spero sia chiaro, questa enoteca sceglie pervicacemente fornitori della prima specie.

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[06/09/2023, 12:32] Di ritorno da Pantelleria, assaggi e cogitazioni laterali


Pantelleria ? una terra aspra. Distante, ai confini meridionali dell'Europa, spazzata da un vento impietoso che non a caso ? all'origine del suo nome arabo. Terreno vulcanico, ovunque la lava spunta con le sue lame di pietra nera e affilata. Isola senza spiagge, circondata da scogli inaccessibili fatti della stessa lava che scartavetra le estremit? degli umani, i quali pensando di essere al mare cercano un punto dove, chess?, fare un tuffo. Molto meglio fare camminate in mezzo a quella natura, meglio il trekking. Le strade sono spesso strettissime e inerpicate, ricordano le single track road viste in Scozia, quando preghi di non trovare nessuno in direzione opposta, perch? non sapresti dove accostare. Ma cos? hai la scusa buona per percorrere quelle strade molto lentamente, per goderti i paesaggi spettacolari tutto intorno. Nei pochi giorni in cui ho pilotato la vettura noleggiata, ho tenuto praticamente sempre la seconda marcia. La terza quasi mai. La quarta e la quinta sono praticamente inutili. 

Il vigneto pantesco (di Pantelleria, cio?) ? fatto cos?.

Pantelleria ? una terra estrema e difficile, le piante della vite sono alberelli infossati a proteggersi dal vento, e sono un bel disagio da vendemmiare, l? in basso. Questa terra dove l'uomo ha dovuto creare residenze, i dammusi, fatti di mura spessissime a proteggersi dal caldo che diciamo africano per amore dell'iperbole ma qui lo ? davvero, siccome siamo davanti all'Africa, questa terra durissima produce uno dei vini pi? dolci, flessuosi, accoglienti, confortevoli e deliziosi del globo. 

Il Passito di Pantelleria sembra la reazione opposta al suo contesto, quasi a contraddire le premesse. Qui sostanzialmente c'? un'unica uva, il moscato di Alessandria o moscatellone o zibibbo, clone diverso dal piemontese moscato bianco di Canelli. Vinificato come vino secco, senza alcun residuo zuccherino, ha l'aromaticit? gradevole del vitigno con un carattere spiccato e, questo s?, direi territoriale, indomito. Nella versione passita tocca il suo vertice, come dicevo pare un negativo fotografico di quella terra.

La situazione produttiva enologica a Pantelleria non ? dissimile da quella del resto del mondo: esiste un artigianato encomiabile che propone passiti da tuffo al cuore, struggenti e sensazionali. Esiste anche qualche tipo di industria che fa numeri ed ? certamente pi? pittoresca e turistica, diciamo. Nelle loro cantine si trovano pi? facilmente etichette disponibili e milanesi imbruttiti. I vini della prima categoria sono eternamente introvabili, e pure la visita in cantina ? meno agevole ("venite pure ma vino non ce n'?"). Lascio al mio lettore indovinare quello che piace a me. A questo proposito, ecco un paio di assaggi.

Salvatore Murana
Produttore storico, amato, stimato, rispettato. Vini inappuntabili e densi non solo nella struttura della dolcezza, ma anche densi di suggestioni e richiami. Murana ha diverse versioni del suo passito, Martingana imperativo e solenne, Mueggen una pietra miliare, Turb? apparentemente pi? delicato. Gad? ? la versione secca della stessa uva, salino e ampio. Il "Creato" ? raro e prezioso, ora si beve il 1983 (non ? un refuso) perch? affina per decenni, letteralmente. Ho provato a chiedere il suo prezzo, e alla risposta ("costa come un biglietto aereo per Pantelleria") non ho ritenuto di fare altre domande. Certo, che meraviglioso privilegio averlo nel bicchiere, con quel colore brunito e il finale interminabile.

Gli assaggi da Murana.

I vigneti intorno.

Da Murana ? visitabile, tra l'altro, il giardino pantesco: costruzione circolare a proteggere, di solito, una pianta di agrume, che senza il riparo non potrebbe crescere.

La retro etichetta del Creato racconta gi? molto.

Mueggen ha un equilibrio perfetto tra frutta essiccata e note marine.

Salvatore Ferrandes
Ci vuole un po' di fortuna, nel caso di Ferrandes: per trovarlo, anche geograficamente intendo, e trovarlo disponibile perch? gli impegni che ha sono numerosi, il lavoro in vigna per esempio. E comunque ? un altro produttore che, dati i numeri, ha scarsissimo vino disponibile - abbiamo prenotato qualcosa, abbiamo incrociato le dita, ora speriamo. Il suo passito ha una tensione dolce struggente, tiene impegnato l'assaggiatore per mezz'ore col naso infilato nel bicchiere perch? ogni olfazione ? un nuovo riconoscimento, una nuance inedita. In bocca pressoch? infinito. 

La strada per arrivare da Ferrandes ? una cosa cos?.

Assaggio di grande intensit?, definitivamente.

La (micro) cantina di Ferrandes, solo acciaio, niente legno.

L'uva appassita, peraltro buonissima.

E gli altri che non nomino
Nei miei giri per cantine naturalmente ho visitato anche il fashion e il decadente, poi c'? quello che non risponde al telefono e quello che non risponde alla mail, tutti questi non li nomino essenzialmente perch? non ho voglia di grane. Io comunque consiglio, nei preparativi delle visite di cantina, di infilare sempre un produttore che potrei definire industriale, o modaiolo, quello che ha sempre vino e ha la struttura fatta apposta per accogliere l'enoturista: ? un tipo di conoscenza utile, didattica, spesso costoro hanno numerosi meriti, consentono la visione ampia e soprattutto consentono di fare la scelta finale, viste tutte le opzioni.
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[04/01/2023, 09:27] Aspettati l'inaspettato


In questi giorni ho scaricato tra le altre cose il Dolcetto d'Alba 2022 di Francesco Principiano. Produttore di formidabili nebbiolo e Barolo in Monforte, Principiano riesce a stupire pure con cose solo apparentemente piccole, come questo dolcetto.

La denominazione del dolcetto ? vasta e varia: Ovada, Alba, Dogliani, Acqui, Asti, e altre che dimentico perch? sono troppissime. Io sono un fan di Ovada, per molteplici motivi che hanno a che fare col chilometro zero (praticamente Ovada ? entroterra di Genova) e col fatto che l? la mia famiglia aveva vigneti, lo scorso millennio, e io facevo vendemmie e lavori connessi. Senza dire che molti Dolcetto di Ovada sono buoni come il pane - e a questo proposito ultimamente da un ovadese fatto assaggi molto interessanti, ma questo ? un altro discorso, e un altro post.

Il Dolcetto d'Alba di Principiano, dicevo. Si conosce bene, nel nostro giro, la triste storia del dolcetto albese: volentieri espiantato per far posto al nebbiolo che ? pi? figo e, ops, remunerativo, sta diventando raro (quello buono). Anche per questo ho preso al volo l'occasione di aggiungere il dolcetto agli altri rossi del produttore. E adesso scusate, mi faccio i complimenti da solo, ho fatto proprio bene: che meraviglia nel bicchiere. Floreale di violetta come da accademia dell'assaggio, frutti neri fitti, bocca succosissima e viva, tannini e un po' di agrume rosso su quel finale cos? langarolo, ruvido con simpatia. Un po' non te lo aspetti, ma vedi? Bisogna aspettarsi l'inaspettato. 

A voler dare punteggi io direi 87/100, in enoteca circa 11 euro, roba da prenderne a casse, ecco.

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[01/11/2023, 08:54] Intelligenza naturale

Probabilmente sapete gi? cosa sia Chat GPT, la miglior versione di intelligenza artificiale in grado di elaborare testi e semplicemente chattare sulla qualsiasi. Oggi ci siamo intrattenuti in una simpatica conversazione, e il risultato, direi, non ? niente male.

"Il vino naturale ? un tipo di vino che viene prodotto senza l'utilizzo di additivi artificiali o conservanti e con il minimo intervento possibile durante il processo di produzione. La fermentazione avviene generalmente con lieviti presenti naturalmente sull'uva, senza l'aggiunta di lieviti selezionati in laboratorio. Inoltre, tali vini spesso non vengono filtrati o chiarificati prima dell'imbottigliamento".

Con Chat GPT si accede facilmente con l'account Google, per chi non ha voglia di ulteriori login. E con il robot uso modi educati, perch? quando Skynet prender? il potere si ricorder? che sono una personcina a modo, e non mi sterminer?.

 

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[12/10/2022, 09:48] Aprire in caso di panettone


Nel campionato molto stagionale del vino da panettone, questo assaggio recente della Malvasia dolce di Camillo Donati sale agilmente sul podio. Annata 2017, quindi un po' di stratificazione, e dolcezza suadente, mielosa senza stanchezza. La rifermentazione naturale in bottiglia le d? un'effervescenza pimpante, adatta ad abbinarsi al lievitato butirroso di un panettone ricco. Attenzione solo al momento della stappatura, perch? il tappo (metallico) libera una gran quantit? di effervescenza - tenete il bicchiere molto vicino, non si sa mai. E soprattutto, sprecarne anche una goccia sarebbe un vero peccato. In enoteca sta sui venti euro, ed ? arrivato il momento: aprire in caso di panettone, ma provata pure su formaggi appena stagionati, una delizia.

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